Eccoci con una nuova ficci... eh si lo so, speravate di non vedermi più, invece vi tocca sopportarmi! XD La mia mente non riesce a stare buona... questo è quello che ho partorito, spero che vi piaccia e che vi appassioni.Ora vi lascio alla lettura! Un bacione, anzi, un morso! Goten^^
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Capitolo
1
Altro
giorno altra noia! Possibile che qui non ci fosse nulla di
interessante?!
Stavo
guardando l'ennesimo sfogo di gelosia di mia sorella Rosalie, a
quanto pare, una sciocca umana aveva osato parlare con suo marito
Emmett.
<<
Voglio sapere cosa ti ha detto esattamente, oppure, voglio a sua
testa! A te la scelta! >> Ringhiò Rosalie arrabbiata, mentre
con la Volvo stavamo tornando a casa.
Lo
sghignazzare di Emmett fece vibrare i finestrini. << Amore,
gelosa sei magnifica! >>
Ecco,
ora aveva rabbonito Rosalie, ma mancava ancora la ciliegina sulla
torta...
<<
Mi ha detto solo il suo nome... Gattina mia, sai che tu sei il mio
unico amore... Mio bellissimo girasole. >>
Appunto.
Ed ora ci mancava che Rosalie si mettesse a fare le fusa.
<<
Sei il mio piccolo, tenero, raggio di sole. >> Aggiunse
Emmett.
Ed
eccole le fusa!
Sospirai
infastidito, possibile che ogni singolo maledettissimo giorno fosse
sempre la stessa cosa?!
Parcheggiai
perfettamente nel garage, non aspettai i miei fratelli, volevo
rimanere da solo, anelavo la mia solitudine, mi crogiolavo in essa,
era la mia compagna, per l'eternità.
Come
sempre, nostra madre, Esme, ci aspettava sorridente sulla porta.
Eravamo una famiglia, anche se particolare...
<<
Come è andata oggi? >>
Cosa
dovevo dirle?! Che ogni giorno era sempre tutto uguale?! Si aspettava
davvero che qualcosa cambiasse?!
Sbuffai
e tirai avanti dritto. Sapevo che soffriva per il mio comportamento,
ma non potevo farci nulla, non mi interessava, non più...
Feci
solamente qualche passo in sala, diretto verso la scala che mi
avrebbe condotto in camera mia, quando mi paralizzai.
I
miei sensi si allertarono improvvisamente.
<<
Che cosa è questo odore?! >> Esclamai voltandomi verso i miei
fratelli, mentre un lampo illuminava a giorno l'intera radura.
Tutti
quanti stavano annusando l'aria, vedevo chiaramente nei loro pensieri
lo stupore per quello strano aroma.
<<
E' dolce... >> Realizzò Rosalie.
<<
Sembrano fiori... >> La voce di Alice aggiunse anche quel
piccolo particolare.
Jasper
e Emmett erano anche loro colpiti da quella fragranza, notai una
piccola sciarpa sul divano, con passi misurati, mi avvicinai e la
presi.
L'odore
arrivava da li, ma di chi era quella sciarpa?
Esme
entrò in quel momento. << Oh eccola. >> Esclamò
allungando la mano per recuperare quella piccola stoffa. Non so
perché, ma indietreggiai di un passo.
<<
Di chi è? >> Domandai sospettoso.
Esme
sospirò. << E' di Bella, una ragazza che mi ha tenuto compagnia oggi. >>
<<
Un'umana è stata qui?! >> Sibilò a bassissima voce Rosalie,
stupita.
Nostra
madre annuì. << Si, verrà anche domani e il giorno dopo
ancora. >> Sentenziò tranquilla.
<<
Come puoi? E se ci scoprisse? >> Sibilai io, tenendo ancora
stretta in mano quel piccolo fagotto.
I
suoi occhi si fecero tristi. << Non può scoprirci. >>
Era dolore quello che sentivo nella sua voce. Le dispiaceva per
quella sciocca umana.
<<
Non importa! >> Risposi duro. << Lei non dovrebbe stare
qui. >>
<<
Che cosa dice Carlisle. >> Ci interruppe Jasper.
L'attenzione
di Esme andò a mio fratello. << Lo sa. E' stato lui a proporre
che Bella passasse i pomeriggi con me. >>
<<
Ma che cosa diavolo avete in mente!? E' un'umana!! >> Esplosi
rabbioso.
<<
Edward, calmati. Lo sappiamo benissimo che è un'umana, ma è una
ragazza così dolce, indifesa e sola... se tu la conoscessi, sono
sicura che.. >>
<<
Non pensateci neanche! Non ho intenzione di conoscerla! E non ho
intenzione di tollerare la sua presenza in casa nostra! >>
Sbottai ancora più rabbioso.
Senza
pensarci due volte, mi voltai e andai nella mia camera chiudendomi
dentro. Solo in quel momento mi resi conto di avere ancora in mano la
piccola sciarpa morbida.
<<
Stupida umana. >> Mormorai, ma non mollai la presa.
Passai
l'intera notte con il naso in quel tessuto morbido. E più
l'annusavo, più sentivo l'odore svanire e di conseguenza la mia
rabbia aumentare.
Ma
cosa diavolo aveva questa ragazza di così particolare?!
No,
non volevo interessarmene, avevo perfino evitato di guardare nella
mente di Esme per scoprirne il volto. Non volevo sapere nulla di lei.
Nulla.
Carlisle
quando tornò dal turno dell'ospedale, mi raggiunse in camera, bussò
alla porta ed entrò.
Sapevo
che cosa voleva, cercava di perorare la causa della piccola, indifesa
umana. Ma perché diavolo ci tenevano così tanto a lei?!
<<
Edward. >> Cominciò, ma io lo interruppi.
<<
No Carlisle, non cambio idea. Io non ho intenzione di farmi scoprire.
E non ho intenzione di avere una stupida ragazzina umana in giro per
casa! >> Mi voltai verso la grande vetrata, la pioggia scendeva
fitta, ogni tanto qualche lampo illuminava il bosco.
Ti
prego, Edward. Significherebbe molto per Esme. Isabella verrà qui
solo nelle ore scolastiche, voi non ci sarete, non la vedrai mai. Per
favore...
Le
sue parole mi fecero riflettere per qualche secondo, sapevo che Esme
ci teneva, l'avevo letto nei suoi pensieri, ma il fatto di non vedere
questa Bella, non mi faceva stare tranquillo. Non riuscivo a
spiegarmi il perché! In fondo, non avrei mai avuto a che fare con
lei. Quindi, non potevo provare fastidio... eppure, non mi piaceva
l'idea di non associare un volto a questo profumo.
<<
Va bene... >> Sussurrai bassissimo, ma mio padre lo sentì
comunque.
<<
Ti ringrazio. >> Mi sorrise mesto, lasciandomi nuovamente nella
mia solitudine.
Il
giorno seguente, prima di uscire per andare a scuola, lasciai
volontariamente la sciarpa sul divano, una folle parte di me, si
augurava che magari, Isabella, la sfiorasse, la indossasse e che,
magari, la dimenticasse nuovamente. Volevo in sostanza che il suo
profumo si imprimesse di nuovo, volevo avere di nuovo la possibilità
di annusarlo...
Non
dissi niente agli altri, rimasi silenzioso, muto... mentre le ore a
scuola sembravano essere ancora più lunghe del solito, per passare
il tempo, mi misi ad immaginare come poteva essere fatta questa
ragazza... mi odiai dopo l'ennesimo tentativo a vuoto, non riuscivo a
dare un volto al suo profumo.
Quando
anche l'ultima campanella suonò, liberandoci da quella agonia,
scattai verso la macchina. Ero ansioso! Desideravo tornare a casa,
prima che la fragranza svanisse... e soprattutto, desideravo
rituffare il mio sensibile naso in quella piccola, morbida sciarpa.
La
strada scorreva veloce, ma non abbastanza, quasi esultai di gioia
quando spensi la macchina in garage.
Veloce,
mi fiondai in casa, sentivo nelle menti degli altri delle mute
domande al mio strano comportamento, ma non volevo farmi distrarre,
avevo una meta e volevo arrivarci!
Il
mio passo si fece più lento, quasi umano, quando entrai nella sala,
la fragranza era ancora li, poco percepibile, ma c'era. Il mio
sguardo si puntò verso il divano, dove notai con enorme disappunto e
con una punta di rabbia che la sciarpa era sparita.
Probabilmente
l'aveva ripresa... era logico... eppure, io avevo sperato che
Isabella la dimenticasse ancora. Adesso, non avevo niente in mano. Il
suo profumo stava inesorabilmente sparendo. E questo mi rese ancora
più funesto.
Mi
stavo facendo del male da solo, lo sapevo, sarebbe stato sufficiente
leggere la mente di mia madre per dare finalmente un volto a
Isabella, ma feci la perversa scelta di non sfruttare la mia abilità.
No. Non volevo. E adesso che finalmente il suo profumo era svanito,
la mia mente era tornata lucida. Non avrei mai dovuto avere a che
fare con lei, sarebbe stata la mia condanna, me lo sentivo.
Quella
notte, la passai di nuovo davanti alla grande vetrata, immobile, gli
occhi chiusi e la mente rivolta alla sera prima, quando fra le mani,
stringevo quel misero pezzo di stoffa. Quanto potevo essere
patetico?! Molto! Eppure, la volevo! Volevo sentire di nuovo
quell'odore!
Il
lieve bussare alla mia porta mi distrasse dai miei ricordi, la cosa
mi infastidii al quanto, non volevo essere disturbato, volevo
annegare in quel profumo.
<<
Avanti. >> Dissi con voce stizzita. Non mi interessava che
Alice se la prendesse, aveva interrotto una cosa per me importante.
Con
grazia, Alice entrò nella mia stanza, vedevo chiaramente cosa voleva
dirmi. Me lo stava mostrando più che chiaramente; il sole. Domani ci
sarebbe stato il sole... una giornata in meno da trascorrere a
scuola. Vieni a caccia con noi?
<<
Va bene... >> Risposi, tornando a guardare la foresta scura.
Era
forse mezzogiorno, quando sollevai lo sguardo dal cervo che mi aveva
sfamato. Adesso, stavo decisamente molto meglio, anche se, dovevo
ammetterlo, una parte della mia mente continuava a pensare che in
quel preciso momento, Isabella era a casa nostra, con Esme.
Scossi
il capo arrabbiato con me stesso. Non dovevo pensarci!
Eravamo
nella foresta, poco distanti da casa, il sole splendeva e illuminava
tutta Forks, eppure, il mio cuore morto era sempre al buio.
Come
ti senti, Edward? Emmett era parecchio in pensiero per me in
questi giorni. Mi dispiaceva, con lui, era sempre tutto molto
semplice, il mondo o era bianco, o era nero. Ma non adesso, il mio
mondo, aveva quella sfumatura impercettibile che non riuscivo a
capire.
Stavo
per rispondere quando udii un suono a me molto familiare... il mio
pianoforte!
Ringhiai
arrabbiato. Tutto potevano toccare, ma non il mio pianoforte! Tutta
la mia famiglia lo sapeva!
Non
pensai più razionalmente, lasciai cadere il cervo e corsi, veloce,
rapido, come un predatore! Maledetta umana! Non solo dovevi
infastidirmi con il tuo profumo! No! Avevi osato toccare ciò che più
di tutto mi è caro!
Ringhiai
ancora più arrabbiato.
La
porta si aprì di botto, come uno sparo, sotto la mia mano, ed
eccola, lei! Maledetta! Scattai avanti veloce, la sua melodia si era
interrotta, le sue dita erano immobilizzate per lo spavento.
<<
Stupida! >> Sibilai, rapido, forse anche più del solito, la
raggiunsi e la strattonai, facendola cadere dallo sgabello. <<
Maledetta... >> Le ringhiai contro inferocito.
Ero
furioso, arrabbiato. Come aveva osato quella insulsa ragazza toccare
il mio bene più prezioso!? Non alzava neanche gli occhi su di me, si
era rannicchiata con la schiena contro il muro, impaurita, la testa
bassa e il corpo tremolante. Il suo profumo, quel maledetto profumo!
Di nuovo mi stava saturando! NO! Basta!
<<
Edward! No! >> La voce di Esme giunse dal piano di sopra,
veloce, scese le scale posizionandosi in difesa di quella umana. <<
Edward non toccarla! >> Era decisa.
<<
Spostati. >> Sibilai livido.
Esme
stava per rispondermi, quando una voce sconosciuta la chiamò. <<
Esme... >> Era fragile, piccola... piena di terrore. <<
... dove sei... ? >>
<<
Sono qui Bella, non ti preoccupare, sono qui. >> La rassicurò
mia madre indietreggiando di qualche passo verso l'umana.
Che
razza di scena era?! Quella stupida ragazzina perché diavolo...
oddio... solo in quel momento notai la mano della ragazza tastare il
terreno e raggiungere la caviglia di Esme. Non aveva mai alzato il
viso, puntava sempre verso terra.
Un
decimo della mia rabbia si assopì. Affilai lo sguardo tornando in
posizione normale, anche Esme si rilassò, abbandonando la sua
posizione difensiva.
<<
Bella, va tutto bene... >> Usò un tono di voce rassicurante,
ma i suoi occhi non abbandonavano mai la mia figura.
<<
Esme... Esme... >> Le sue mani risalirono sul corpo di mia
madre, fino ad arrivare sul suo volto.
<<
Sono qui, Bella. Sono qui... >> Si lasciò toccare, finché
l'umana scoppiò in un pianto a dirotto abbracciandola.
Le
braccia di mia madre l'accolsero, cercando di calmarla. <<
Sshh... Bella, va tutto bene, è finita. Tranquilla... tranquilla. >>
Solo
in quel momento, mi accorsi che tutti i miei fratelli avevano
assistito alla scena impietriti.
Oh
mio Dio, che cosa avevo fatto...