Versante est.
Aprì gli occhi semplicemente per scorgere ciò che più non aveva.
Un’espressione di disapprovazione si formò sul viso. Sarebbe dovuto tornare da solo.
Nemmeno gli amici di una vita avrebbero potuto aiutarlo questa volta. Se solo avessero saputo.
Passò alla rabbia quando cominciò a incamminarsi verso l’auto e sbuffò aprendo la portiera cinque minuti più tardi. Gli scarponcini da montagna avevano lasciato orme troppo profonde e la tormenta attardava a presentarsi.
Era entusiasta anche se non avrebbe dovuto esserlo.
La vettura sfrecciava veloce lungo i tornanti, e ad ogni curva quasi non si scontrava contro la parete rocciosa.
Quello che aveva sognato in quel periodo si era rivelato, l’attimo dopo, un incubo. E nulla era più in suo potere e possesso. La radio era accesa e c’era un brusio di fondo che gli impediva di restare impassibile. La canzone lo stordiva man mano che la ascoltava. Stava già terminando.
I battiti del suo cuore iniziarono a rimbombargli nel petto e nella testa con crescente intensità.
L’ultimo tornante si avvicinava impetuoso, ma sapeva già cosa fare.
Accelerò con furia contro l’imminente futuro, sollevato.
La luce gli fece capire perché era ancora vivo, nonostante le fiamme divampassero vicino al fiume.
Sarebbe stato sveglio quella notte.
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