Oltre il buio

di Dreamstar
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PROLOGO

Quella telefonata nel pieno della notte, quel richiamo alla realta' e ad abbandonare le gioie e comodita' del mondo onirico cosi difficilmente guadagnate appena poche ore prima.
La mano che lenta, quasi imprigionata in un eterno slow motion, cerca affannosamente la cornetta, tastando ogni centimetro della superficie levigata del comodino alla ricerca di una preda tanto desiderata, non per volonta', quanto piuttosto per la necessita' di zittire ogni bisogno di realta'.
Strana e' la mente e strani sono i meccanismi con cui i ricordi ormai abbandonati e affievoliti, d'un tratto decidano di riaffiorare prepotentemente in tutta la loro forza, manifestandosi come impulsi a una determinazione che mai avremo conosciuto prima.
Le 3.13 del mattino, le cifre rosso fuoco della vecchia radiosveglia appoggiata sul comodino risplendevano con tutto il loro ardore  nell'oscurità della stanza e avrebbero potuto tenere sveglio anche il pigro più' ostinato; ma la sera precedente no, era stata diversa, gia sapeva, o meglio "sentiva" che di li' a poco tutto sarebbe cambiato, che tutto sarebbe stato diverso, che sarebbe bastata una telefonata a determinare un nuovo inizio o il principio della fine, e che quindi anche poche ore di sonno sarebbero state necessarie, ma forse non sufficienti, a prepararlo per cio che avrebbe dovuto affrontare.
Le 3.13 del mattino, il timer era scattato, tic-tac-tic-tac scandivano le lancette della sua mente: quella era la sua Ground Zero, da li in poi solo un salto nel buio.
Le 3.13 del mattino.




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