Lettera ad un giornalista

di Wilson Walcott
(/viewuser.php?uid=951121)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Napoli, 06 Settembre 2013

Caro Giancarlo, come stai? Ti scrivo questa lettera per aggiornarti su quanto stia succedendo qui, da quando te ne sei andato in quel triste 23 Settembre 1985. Lo so bene che vuoi essere informato sui fatti, del resto è nella tua natura. Le cose non sembrano affatto migliorare ma al contrario, con il passare del tempo, a tratti sono persino peggiorate. Te ne accorgi dagli occhi spenti delle persone che siamo diversi; qui sembra che nessuno ti somigli. Tanti volti che si limitano a respirare e a camminare come degli automi che vivono impassibili, in una staticità surreale. Aspettano l'eroe di turno, ma qui nessuno lo è. Siamo semplicemente esseri umani, proprio come te. Nonostante tutto si va avanti, facendo finta di niente o cercando una giustificazione. Che se per caso ci va di mezzo qualcuno di loro, in fondo se l'era meritato. Questo è il pensiero comune, senza capire il disegno nel suo insieme. Non ci arrivano a comprenderlo. La camorra si è ramificata nel tessuto sociale, a tutti i livelli, come un parassita che si nutre di sangue: un tumore che ammala un Paese intero e con esso la dignità del suo popolo. La cosa tremenda è che non sembra esserci cura a questo morbo. Tutti inermi ad aspettare di crepare, come carne da macello. La similitudine non è poi così tanto lontana dalla realtà se pensi che negli ultimi vent'anni i tumori sono aumentati del 400% in Campania. Quasi ogni famiglia ha un malato in casa. Si ammalano tutti: uomini, donne, bambini ed anziani, senza alcuna distinzione. Qualche domanda bisognerebbe cominciare a farsela. Qui sembra che il problema non esista: nessuno ne parla, ci si limita ad accettare lo stato delle cose. Fin quando riguardava il contrabbando di alcool e tabacco al mercato nero era un conto, ma da quando hanno iniziato a fare affari con la droga e con i rifiuti e gli impianti di stoccaggio è cambiato tutto. Giancarlo, ti rendi conto? Questi avvelenano la nostra gente, le nostre famiglie, amici, il nostro cibo, il nostro sangue, la nostra rispettabilità e nessuno si indigna. Al contrario, diventi un infame se denunci, se parli, se punti il dito sbattendogli in faccia tutta la loro bassezza umana perché fai quello che dovrebbero fare loro, ma che nessuno ha il coraggio di fare: opporsi. La corsa al potere, le faide e gli omicidi non sono così tremendi e mostruosi se messi a confronto e rapportati alla mentalità di molti, di quelli che, in teoria, dovrebbero rappresentare la società civile. La questione non è circoscritta solo al Meridione o in alcune Regioni, ma è un problema che affligge tutta l'Italia, Nord e Sud, indistintamente. Perché non basta non pensarci od allontanare un problema per risolverlo. A volte non so proprio dove trovare la forza per andare avanti, mi ripeto di scappare, andare lontano, crescere altrove. Magari in Francia o in Inghilterra. Ma poi realizzo che io non voglio scappare, proprio come non hai fatto tu; non voglio andare lontano e fuggire, ma voglio crescere nella mia terra, senza la paura di ammalarmi o che si ammali un mio caro; senza la paura di finire ammazzato in qualche faida per errore, in mezzo alla strada; senza la paura di crescere un figlio e sapere che può rovinarsi la vita. Senza paura e basta insomma, ma pensando che qui le cose possano cambiare. Ti saluto caro amico.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3498986