Capitolo 1
In Kyo era quasi del tutto scomparso il freddo che per oltre diciannove anni aveva avvertito dentro di sé.
Guardò la ragazza dolcemente e poi si
ravvide, era conscio che qualcuno avrebbe potuto notare quello sguardo.
Quello
sguardo pieno di riconoscenza, pieno di amarezza e anche di…
“Ma che diavolo
hai, gatto!” lo canzonò Hatsu senza però sortire un grand’effetto. Kyo cercò di
divincolarsi dalla stretta in cui suo cugino l’aveva immobilizzato e come al
solito vi riuscì quasi subito. Apprezzò qualche minuto il suo pugno rovesciato
schiantato in volto a Hatsu e sorrise. La sua forza cresceva continuamente, si
sorprese a pensare con non poco orgoglio, ma poi si immerse ancora nei suoi
pensieri…
Erano passati ormai quattro anni da quando Tohru viveva con loro ma la
situazione, che inizialmente era stata piacevole, si era trasformata in un
inferno di dubbi e supposizioni…e non poche gelosie.
Il ragazzo era riuscito a
leggere quasi chiaramente nel cuore di Yuki e di Shigure ma i sentimenti di
Tohru …beh quello era un altro discorso.
Aveva lottato contro la sua gelosia,
contro la voglia di baciarla, che ormai era persistente nel suo cervello, contro
la smania di chiederle chi davvero facesse emozionarla tanto da divenire a volte
muta e rossa.
Con un brivido la sua memoria si catapultò a pochi anni addietro
quando quell’ abbraccio di Tohru aveva risanato tutte le ferite infertegli dai
suoi dubbi, dalle paure per il suo aspetto ”originario”, alla disperazione che
aveva camuffato dietro l’arroganza e a volte dietro la violenza.
Tutto si era
disciolto dentro di lui con un suo semplice e commovente abbraccio. Lo aveva
accolto vicino a sé senza ribrezzo né paura…solo am…
Kyo per la seconda volta la
guardò e si perse nei suoi occhi, di un nocciola immenso, avvolgente e come spesso
accadeva il suo cuore accelerò di colpo.
“Kyo, stai bene?” si era avvicinata
appena a lui ma il ragazzo sentiva perfettamente la vicinanza del suo corpo, del
suo viso. Arrossì violentemente e si voltò di scatto dalla parte
opposta.
“Sto bene”…risposta secca, appropriata e precisa. Essenziale avrebbe
detto Hatori ma falsa completamente. Star bene non sapeva nemmeno più cosa
significasse da quando aveva preso coscienza delle sue emozioni. Da quando quel
sorriso lo aveva catturato in una spirale di sentimenti sempre più
intensi, maturi… forse troppo per un ragazzino di diciannove anni.
Prese la bottiglia d’acqua e se ne versò un bicchiere
senza peraltro perdere di vista la ragazza che stava cucendo un bottone
su una camicia di Yuki. Fissando le sue mani veloci ed esperte che
volavano su quella stoffa si stupì a sorridere con un pizzico di
gelosia mentre la consapevolezza di amarla lo assaliva in ondata
regolari. Non si sorprese più di tanto, quei sentimenti ormai li
conosceva fin troppo bene. Inspirò rumorosamente con il naso
accasciandosi sul tavolo e per la terza volta nel giro di cinque minuti
la guardò intensamente, tanto che Tohru sembrò avvertire
i suoi occhi profondi su di sé e si voltò ancora verso di
lui.
“Hai bisogno di
qualcosa?” gli chiese con quella dolcezza innata che usava con tutti, si
intristì… proprio con tutti.
“Dai Kyo che oggi Kagura verrà a trovarti!”ammiccò
senza ritegno Shigure mentre lui gli rivolgeva uno sguardo di fuoco, poi
repentinamente guardò il viso di Tohru cercando una traccia di gelosia, anche
minima di fastidio ma riuscì a notare con un singulto solo le sue labbra
mordicchiate per la concentrazione.
Shigure gli rimandò lo sguardo e sorrise
dolcemente. Sapeva bene cosa si nascondesse nel cuore del ragazzo con i capelli
rossi, era lo stesso sentimento che si dibatteva dentro di lui e Yuki .
Amore…
puro e semplice.
Non sapeva se Kyo avesse preso coscienza di ciò, era sempre
stato un testardo poco interessato ai sentimenti e meno che mai alle ragazze, ma
Tohru aveva cambiato tutto, in tutti e tre.
Era sempre stato un ragazzo
freddo e superficiale, forse lui voleva essere superficiale, per sfuggire al
tremore da cui era invaso costantemente adesso. Quel maledetto tremore che non
passava mai, nemmeno quando lei non era con lui, nemmeno quando fuori c’erano
40°.
Kyo si alzò da tavola e si allontanò piano aspettando che Tohru gli
chiedesse qualcosa…una qualunque cosa.
“Vai ad allenarti?” la domanda non tardò ad
arrivare e lui istintivamente sorrise. Viveva per ascoltare la sua voce, viveva
per quelle piccole sillabe che gli solleticavano le orecchie.
Si girò verso di
lei, “Se hai finito possiamo farlo insieme” chiese cercando di impostare la
sua voce in modo indifferente, come se fosse la cosa più normale del mondo, come
se il pensiero di stare da solo con lei non facesse accentuare il tremore.
“Perché mi faccio questo?”si domandò aspettando la risposta di Tohru con
trepidazione…lei sorrise…
Ecco la risposta alla sua muta domanda.
Quel sorriso,
quegli occhi, quella bocca. Tutto di lei lo mandava in visibilio, lo catapultava
in un universo parallelo dove tutto era luce, colore…VITA, che era in netto
contrasto con tutto ciò che aveva sempre conosciuto.
Tohru si stiracchiò
alzandosi in piedi, si spogliò del grembiule che portava per fare le faccende di
casa e annuì, “Mi farà bene un po’ d’aria fresca”concluse raggiungendolo sulla
porta.
La primavera fuori casa Soma era scoppiata in una vasta gamma di
colori iridescenti ed i suoi profumi si mescolavano nell’aria dolce e tiepida
riscaldata da un timido sole. I due ragazzi camminarono per un po’ prima di
arrivare in una piccola radura dove si fermarono.
Kyo era entusiasta della sua
vicinanza e mentre la ragazza legava i suoi morbidi capelli in una treccia,
iniziò a riscaldare i muscoli con tutta la passione che gli riempiva il corpo
giovane e fresco.
“Sei pronta, Tohru? Sappi che non avrò pietà” le disse
divertito mentre lei incurvava le labbra in una smorfia di disappunto.
Sorrise
fra sé, non sarebbe riuscito a farle del male nemmeno se avessero minacciato di
ucciderlo e lei di questo ne era pienamente consapevole.
Il primo pugno che
scagliò era sferrato per mancarla ed infatti colpì il tronco di un albero che si
piegò innaturalmente di lato, sorrise diabolico sollevando un sopraciglio, era
davvero bella mentre era intenta nel cercare di colpirlo. Dopo aver schivato
almeno una dozzina di pugni e calci si esibì in un salto con doppia capriola ed
atterrò proprio dietro di lei ma fu così veloce che Tohru se ne accorse troppo
tardi e cercando di voltarsi in fretta inciampò in una piccola imperfezione del
terreno e…AHIME’…gli rovinò addosso.
Ci fu un attimo che furono labbra contro
labbra ma lui sentì distintamente prima le sue mani sul petto poi il suo seno
schiacciato violentemente contro i suoi pettorali e poi la sua bocca morbida
scontrarsi con le proprie labbra che l’avevano tanto bramata e poi…
POOOFFF…
La
trasformazione avvenne repentinamente, lasciandolo con l’amaro in bocca e molto
più che imbarazzato.
Tohru aveva assunto il colore delle ciliege che le si
era propagato sul volto uniformemente senza tralasciare nessun lembo di pelle.
Rimase qualche attimo sbigottita dalla consapevolezza di aver avvertito le
labbra di Kyo contro le sue ed il cuore accelerò di colpo…
...d’un tratto …
...improvvisamente…
INASPETTATAMENTE!
“Miaooooohhh”
“Oh santo cielo” si sollevò
di scatto dal corpo del gatto, “Mi dispiace Kyo, sono una frana”si scusò senza
troppi preamboli con un leggero tremore nella voce ma dopo poco avvertì un
bruciore alla mano e si risedette sul terreno. Non si era ingannata, lì c’era un
piccolo taglio sul dorso, si strinse la mano ferita ed improvvisamente le
lacrime arrivarono traditrici e silenziose. Aveva ancora una volta rovinato gli
allenamenti di Kyo…e…
…Plick
Plick…
Le lacrime scivolavano giù dalle
sue guance in gran fretta e formavano delle piccole macchie scure sul terreno.
Il gatto le si avvicinò con cautela e dopo un momento di titubanza iniziò a
sfiorare con la lingua la sua mano proprio dove la pelle diveniva più rossa per
il trauma subito.
Tohru rimase quasi ipnotizzata da quella dimostrazione di
affetto struggente e cadenzata. Lo fissava esterrefatta cercando di non pensare
al viso di Kyo ma inevitabilmente l’animale sollevò lo sguardo verso di lei e
tutto lo splendore degli occhi del ragazzo la colpirono come una sferzata di
vento gelido.
Un vento che odorava di neve ma che si mischiava con sentori di
fiori d’arancio, di pesco e di…sapeva della pelle di Kyo, odore della sua
pelle, della pelle candida del ragazzo.
Non si era mai accorta della
somiglianza che univa Kyo al gatto, aveva sempre pensato ad una trasformazione
completa che poco lasciasse all’uno qualcosa dell’altro ed invece quegli occhi
erano interamente di Kyo…e avevano un’espressione così sofferente, solo allora si
decise ad alzarsi, non sapeva per quanto tempo fosse rimasta lì seduta a
commiserarsi ma l’improvvisa paura che forse anche Kyo non fosse uscito indenne
da quella caduta la fece rabbrividire. “Andiamo”disse semplicemente sollevandolo
da terra e raccogliendo con l’altra mano i suoi vestiti.
“Spero di non averti
fatto troppo male”si intristì la ragazza mentre stava affettando un gambo di
sedano per cucinare il ramen.
"Tohru non mi hai fatto male” ripeté per la
quindicesima volta il ragazzo dai capelli rossi mentre si poggiava con la
schiena alla parete, "Ho rovinato i tuoi allenamenti come al solito” si preoccupò
ancora lei senza sollevare lo sguardo dal coltello che cadeva con ritmo regolare
sul piatto di ceramica procurando un rumore a dir poco assordante.
“Tohru non
hai colpa di nulla…semmai il contrario” sussurrò l’ultima affermazione per paura
di essere ascoltato da qualcuno. Era talmente timido nelle dimostrazioni
d’affetto che sarebbe impallidito se altri avessero udito ciò che diceva. Gli
occhi castani di lei vacillarono per poi intristirsi ancora.
“Ascolta, non è
successo nulla, tu…puoi anche cadermi addosso se vuoi” poi subito aggiunse "Qualche
volta” abbassò lo sguardo fino ad osservare la punta delle sue scarpe, iniziava a
renderlo nervoso questo discorso “Io…io posso sopportarlo se sei tu a
farlo”concluse con non poca difficoltà.
Quanto era complicato spiegarsi con le
parole e soprattutto per lui che non ne aveva mai fatto abuso. Non gli piaceva
particolarmente chiacchierare, aveva imparato a rinchiudere tutti i suoi
sentimenti dentro, senza mai dargli forma né colore né suono.
Tohru gli rivolse
una dei più dolci sorrisi e lui perse sé stesso per poi ritrovarlo in lei, nella
sua luminosità, nella sua armoniosa bellezza, nei suoi occhi traboccanti di
amore per tutti e, mera consolazione, anche per lui.
Le si avvicinò
spontaneamente, sembrava attirato irriducibilmente da lei come le mani di un
neonato cercano spasmodicamente quelle della madre, schiudendo e serrando le
dita in un ritmo febbrile che ci fa comprendere quanto disperatamente ne abbia
bisogno.
“Tohru” le soffiò fra i capelli con tono palesemente roco e afferrandole
le spalle la indirizzò verso di lui, verso le sue labbra.
Doveva… doveva
sfiorarle almeno un’altra volta, un'unica volta poi avrebbe anche potuto essere
maledetto per sempre, ancora una volta voleva avvertire quella bocca schiacciata
contro la sua, era come una droga, una mielosa e letale droga in cui avrebbe
potuto perdere sé stesso ma in cui bramava di abbandonarsi.
“Kyo…” la voce di
Kagura l’aveva raggiunto anche nel suo mondo dove le uniche due esistenze erano
la propria e quella di Tohru. Si staccò da lei con languida lentezza quasi
volesse farsi scoprire in quella posizione. Guardò negli occhi la ragazza che
gli stava di fronte e le diede un buffetto affettuoso sulla guancia “Stai
migliorando nel karate!” esclamò serio e pensieroso per poi scagliare un pugno
sulla parete cercando di non imprimergli troppa forza.
Era furente, doveva
dirglielo, anche se tutto sarebbe cambiato, anche se l’avrebbe costretta a fare
una scelta, anche se di lì a poco questa atmosfera sarebbe mutata.
“Ciao
Kagura” salutò Yuki che era appena ritornato con le mani e i vestiti sporchi di
terreno, dedicò un breve sguardo a Kyo ed un cenno con la testa a Shigure.
"Yuki
sei tornato?”chiese la giovane sporgendo appena la testa dalla porta della
cucina, lui le si avvicinò “Che buon profumo, sono affamato” le sorrise il bel
moro, un limpido sorriso dolce e confortante.
Kyo quella sera si rinchiuse
nella propria camera più presto del solito, non sopportava di assistere ai
soliti battibecchi e non si sentiva nemmeno in vena di fingere una noncuranza
per Tohru che era ben lungi dal provare. Si sfiorò le labbra piano e sorrise
dolcemente. Cercò di concentrarsi per ricordare la sensazione della sua bocca
contro la propria ed il cuore prese a battergli all’impazzata. Come una litania
si ripeteva nel cervello le uniche due parole che avrebbero potuto liberarlo da
quel tormento.
Ti amo ti amo ti amo ti amo…e così scivolò nel sonno.
…Knock
knock…
Si svegliò di soprassalto e socchiuse gli occhi per palesarsi di aver
udito davvero quel bussare alla sua porta.
Knock knock knock
Si sollevò
pigramente dal futon e si avvicinò alla porta con passi strascicati, quando
l’aprì la ragazza era là, con un piatto nella mano.
“Ehm... te ne sei andato
così presto a dormire, stai bene Kyo?” chiese lei con un tono strano nella voce,
sembrava emozionata forse sorpresa.
Lui sorrise dolcemente “Sto bene, sei ancora
sveglia?” domanda inutile, era inesorabilmente sveglia e…più sublime che mai con
quell’aria preoccupata ed…intimidita.
Sorrise e gli porse il piatto “So che ti
piace…io” spostò lo sguardo dagli occhi del ragazzo alle sue labbra e inghiottì a
vuoto “L’ho fatto per te”continuò.
Il cuore di lui a quelle parole si riempì di
una gioia talmente intensa che gli fece rischiare di rovinare tutto, frenò
giusto in tempo le mani che volevano serrarsi intorno alle braccia di lei per
trascinarla nella stanza ed in seguito baciarla con passione fino a quando le
sue labbra non si fossero consumate su di lei. A Tohru non sfuggì il cambiamento
di espressione del ragazzo e spontaneamente sollevò una mano poggiandola sulla
fronte di lui per sincerarsi con il palmo se Kyo avesse la febbre o meno. Ma poi
rimase impietrita, schiava dei suoi occhi.
Kyo indurì la mascella in segno di
nervosismo inespresso e inevitabilmente perse la ragione a quel contatto. La
trascinò nella stanza senza gentilezza, richiuse la porta e la immobilizzò
vicino la parete. Respiravano a fatica entrambi riuscendo ad inspirare poca aria
e espirandone troppa.
Non doveva avvicinarsi troppo, si ammonì mentalmente
Kyo, altrimenti la sua maledizione avrebbe, come sempre, rovinato tutto e
lui aveva la ferma intenzione di andare fino in fondo questa volta. Prese ad
accarezzarle il collo col dito della mano, che aveva appoggiata sul muro, con un
ritmo talmente dolce da divenire insostenibile.
“Tohru devo dirti una cosa…”
davvero quella era la sua voce??!! Si stupì ad osservare, era completamente roca
e tremava palesemente.
Lei inghiottì nervosamente e fece cenno di continuare ma
erano le labbra del ragazzo che rapivano imprudentemente il suo sguardo.
Continuò a fissarla negli occhi cercando di trovare le parole che erano da lungo
tempo racchiuse in fondo al suo cuore, quelle dannate parole che facevano fatica
ad uscire. Registrando con il corpo il tremore di lei si preoccupò
esageratamente, mollò la presa e si allontanò.
L’aveva spaventata a morte, pensò
erroneamente fraintendendo del tutto i brividi che scuotevano il corpo di Tohru.
Era troppo occupato a calmarsi da non riuscire a comprendere che anche lei era
percorsa dalla sua stessa ansia, dalla suo stesso desiderio di un bacio, dal suo
stesso sentimento inespresso.
“Scusami” infine le sussurrò rassegnato “Non volevo
spaventarti” disse sprofondandosi una mano nei capelli.
Tohru lo fissò
esterrefatta e accorciò la distanza che li separava, “Tu non potresti mai
spaventarmi, io…” gli si avvicinò ancora e gli si sedette accanto sul futon, “Io
so che non mi faresti mai del male”.
Kyo sbarrò gli occhi e indirizzò il suo
sguardo verso di lei. Ricordi vaghi gli riempirono la mente, migliaia d’immagini
di Tohru con quell’espressione dipinta sul volto, Tohru che sorrideva a Yuki, a
Shigure e d’un tratto la mordente gelosia lo sopraffece.
“Sono stanco ora” la
informò freddamente sollevandosi ed accompagnandola alla porta “Kyo ma...” la
ragazza adesso era triste e perplessa.
“Notte Tohru” le disse richiudendo la porta senza nemmeno
aspettare una sua
risposta.
Kyo si svegliò d’improvviso completamente sudato cercando di dimenticare
istantaneamente le immagini del suo incubo. Respirò profondamente e si mise
seduto nel letto. Avrebbe dovuto chiedere scusa a Tohru, i suoi occhi tristi gli
avevano trasmesso un immenso senso di colpa. Si maledisse silenziosamente per la
gelosia che era fin troppo lampante in lui, forse semplicemente non era fatto
per l’amore…per Tohru. Questo pensiero gli fece provare una fitta intensa di
dolore che provò a soffocare ricercando nel suo cervello le immagini del fugace
incontro di labbra della mattina precedente.
Si preparò per andare a fare
jogging come ogni giorno e si rassegnò a non vedere la ragazza fino all’ora di
colazione, la scena della sera precedente gli martellava nella testa con non
poca emozione.
Che cos’era poi l’amore se non un continuo rincorrersi?
Scese
dabbasso con passo pesante costringendosi di pensare alla faticosa corsa che lo
aspettava e ripassando mentalmente il tragitto che faceva da anni, provando a
tenere occupata la mente almeno fino all’ora in cui l’avesse rivista. Proprio
perché era profondamente preso dai suoi pensieri sobbalzò quando la giovane
gli comparve dinnanzi. Aveva gli occhi cerchiati di chi non aveva quasi per
niente riposato e Kyo si sorprese a chiedersene la ragione.
“Buongiorno” lo
salutò lei con un sorriso, lui le rispose con un cenno del capo poi le si
avvicinò lentamente “Alzata presto stamattina!” esclamò facendo trasparire dalla
voce la sua felicità per quell’incontro inaspettato.
Tohru sollevò lo sguardo
verso il suo volto e lo informò che avrebbero avuto ospiti a cena così stava
cucinando qualcosa di particolare in loro onore.
“Ci sarà anche Hatsu?” chiese il
ragazzo sforzandosi di avere un tono noncurante, da un po’di tempo lo stava
divorando il sospetto che il cugino dai capelli bianchi fosse anch’egli
innamorato di Tohru, spesso li aveva sorpresi a parlare sottovoce e sempre
troppo vicini per i suoi gusti. Era a conoscenza che Hatsu precedentemente
fosse stato innamorato di un’altra ma Tohru era l’essenza dell’amore, nessuno
avrebbe potuto frenare i propri sentimenti per lei, era troppo perfetta per non
innamorarsene perdutamente.
Dopo la risposta affermativa della giovane, Kyo
strinse i pugni cercando di controllare la rabbia e vi riuscì quasi subito.
“Ci
vediamo più tardi” la informò dirigendosi verso l’uscita, ma ritornò sui suoi
passi.
“Tohru, mi dispiace per come mi sono comportato ieri” sussurrò mentre lei
gli sorrideva socchiudendo gli occhi, mostrandogli con il volto più che con le
parole, che tutto fosse già stato dimenticato.
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