Heavenly Battles - Battaglie Celesti

di James Potter II
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Miliardi di demoni caricavano il piccolo manipolo di angeli. Le forze di Michele erano state ridotte a poche centinaia, ma il coraggioso Arcangelo non si sarebbe mai tirato indietro.
Spiegò le sue sei ali piumate, e si alzò in volo sopra i suoi soldati. L'armatura dorata scintillava al sole, il mantello, dorato anch'esso, era mosso dal vento, e così anche i capelli d'argento del generale. 
Alzò la sua spada dalla lama fiammeggiante, e con voce calda e solenne tuonò -vogliamo forse permettere alla fiamma della speranza di essere estinta dal buio? Vogliamo forse lasciare che la luce venga dimenticata. Sono tanti, è vero, ma non è anche vero che una debole fiammella splende di più se il buio è profondo? La luce sovrasta il buio. Le ombra fuggono davanti al sole, nascondendosi dietro corpi solidi.
Se voi volete permettere a Lucifero di oscurare il cielo, andate a rannicchiarvi nei vostri giacigli, fuggite. Ci penseranno i demoni a strapparvi le ali. 
Ma io, combatterò ugualmente. Non rinuncerò alla libertà di combattere, alla speranza della vittoria.- poi si rivolse ai demoni, ormai sempre più vicini -finché su questo campo ci sarà anche un solo coraggioso servo della luce, sappiate che non ci piegheremo mai! Le ombre a cui siete tante devoti non ci fermeranno.
Mi chiamo Michele, Arcangelo, ispiratore di coraggio, generale di eserciti, spada della libertà e della giustizia. Vi mostrerò il potere della Luce.-
E così dicendo, si gettò verso l'esercito dei demoni. Tutti i suoi soldati lo seguirono, nessuno era disposto a cadere sotto il potere delle tenebre.
Lance dorate trapassarono ventri spinosi, spade d'argento tagliarono orrende teste, e corpi lucenti abbattevano sempre più mostri infernali.
All'improvviso i cieli tremarono, e una nube buia sembrò abbattersi sul bianco campo di battaglia.
Un uomo di una bellezza stratosferica si fece strada tra i demoni. I suoi capelli erano dorati, i suoi occhi chiari come il cielo. Un'armatura d'ossidiana lo proteggeva, e un mantello del color del sangue avvolgeva il suo corpo.
-Lucifero!- tuonò Michele. Al sentire il suo nome, Lucifero spiegò sei ali piumate, nere come la pece -amico mio, Michele- disse con voce melliflua -sono contento di vederti-
-Non osare chiamarmi amico, essere infernale- urlò di rimando il guerriero dorato. Lucifero lo guardò, e rise. Dapprima era una risata calda, contagiosa, tanto che strappò qualche sorrise anche nell'esercito degli angeli, ma ben presto divenne una risata roca, malvagia, carica di odio e rimorso, senza un briciolo di felicità.
-Tu hai tradito la luce- continuò Michele -hai tradito me! Ti ricordi il nostro potere quando eravamo insieme? Ora sprofonderai, sterco del demonio!-
-Sterco del demonio? Ma non ti rendi conto che, IO sono il demonio!- dicendo questo, fu ricoperto da un vortice di fiamme, e si gettò contro il generale angelico. Nella sua mano apparve una lancia di fuoco, e ben presto i due nemici che un tempo erano amici si ritrovarono a combattere l'uno conto l'altro.
Lucifero sembrava avere la meglio, ma Michele fece qualcosa del tutto inaspettato. Gettò la spada.
-Sei impazzito?- chiese l'angelo oscuro -ti arrendi già?-
-ti sbagli- disse l'Arcangelo con un sussurro. Improvvisamente una luce accecante si materializzò intorno a lui, e quando si affievolì, Michele era divenuto completamente d'oro, dal busto alla testa, che sembrava la testa di una statua intagliata ad arte, fino alle ali, che sembravano fatte di oro liquido.
Si gettò sul demone, e lo spinse giù dal cielo. Per almeno un minuto caddero, con Michele che aveva le mani auree al collo di Lucifero, che invece urlava, ma non di terrore, di rabbia.
Quando atterrarono, un enorme cratere si formò sulla terra, quello che un giorno sarebbe stato chiamato "Gran Canyon".
Michele si alzò, puntò la spada verso il suo vecchio amico, e sussurrò -Sprofonda, demone!- e la roccia sotto di lui divenne sabbia, facendo sprofondare il l'angelo delle tenebre. 




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