Titolo:
Azzurro cielo Genere:
angst, malinconico Rating: per
tutti Avvertimenti: One-shot Personaggi: Lantis,
Zagato/Emeraude Claim: [Magic
Knight Rayearth] - Emeraude, Zagato, Lantis Tema: set 05. Sky Blue Tabella:
Colourful
roulette Introduzione:
Il cielo di Sephiro. Azzurro, bellissimo... ma terribilmente triste.
Almeno per chi è tornato dopo aver cercato di andare oltre.
Lantis
alzò gli occhi verso il cielo di Sephiro: poche nuvole, bianche e
morbide, interrompevano quella distesa di azzurro. E, improvvisamente,
si sentì triste.
Se solo fosse apparsa una nuvola
nera in
mezzo a tutto quell’azzurro avrebbe potuto pensare che il nuovo Sephiro
non era ipocrita come il vecchio.
Quel vuoto che
lo aveva
trafitto quando aveva sentito la morte di Zagato non lo aveva mai
abbandonato e ogni tanto, da quando la guerra era finita e Sephiro era
stato ricostruito, quel sentimento tornava, arrivando in punta di
piedi, come il sonno mentre ci si riposa ad occhi chiusi. E quando dava
segno di sé, le palpebre, invece di rilassarsi, si spalancavano,
all’improvviso. Perché non esisteva riposo quando arrivava il vuoto,
solo un dolore, sordo, costante, che stava lì, tra la pancia e il
torace e pareva volesse mangiargli fegato e cuore e tutto quello che ci
stava attorno. Non era la rabbia di un senso di colpa e
neppure la
stilettata del rimorso: era la mancanza di due che aveva amato, il
rimpianto di non averli visti felici insieme. E consumava, come le
braci sotto la cenere, che non danno segno della loro esistenza, ma
bruciano, affumicano e logorano. C’erano
stati solo sguardi
tra Zagato ed Emeraude, occhiate fugaci e colpevoli, gesti spontanei
che, improvvisamente, si caricavano di imbarazzo. Quando le loro mani
arrivavano a sfiorarsi. Quando si avvicinavano abbastanza da sentire il
profumo del respiro dell’altro. Quando gli sguardi trasognati si
incontravano e potevano leggere lo stesso desiderio.
Azzurro
su nero. Nero su azzurro.
E
fughe – troppe fughe – per tornare immediatamente nei ruoli assegnati,
ognuno a compiere i propri doveri, ognuno a rimuginare sotto un cielo
che pareva sempre più triste.
Emeraude aveva gli
occhi azzurri
come il cielo. O, forse, sarebbe più corretto dire che era il cielo ad
avere il colore dei suoi occhi. Perché su Sephiro lei era il cielo:
tutti sapevano che c’era, fiduciosi della sua costanza, del suo sguardo
amorevole. Avevano la sua preghiera, la sua protezione. La
sua vita. Ma di cosa si trovasse al di là del cielo, si
raccontavano solo favole E
una di queste narrava di tre cavalieri che avrebbero potuto risvegliare
gli spiriti guerrieri di Sephiro se mai quel mondo si fosse trovato in
pericolo. Tutti credevano fosse una favola perché, da sempre, nessuno
ricordava una giornata senza l’azzurro del cielo e nessuno sapeva
immaginarlo.
Arrivò il giorno in cui Lantis volle
guardare
oltre il cielo di Sephiro. Era partito per lasciarsi alle spalle una
guerra che non poteva combattere. Perché in guerra un soldato deve
schierarsi e lui, semplicemente, non poteva farlo. Non poteva scegliere
tra l’azzurro del cielo di Sephiro e l’azzurro degli occhi della sua
principessa, perché – lui l’aveva capito – erano la stessa cosa. Non
poteva sopportare di vederli offuscarsi restando impotente, di fronte
alla scelta del bene maggiore: il destino di un mondo popolato da
sconosciuti o la felicità di una persona amata. Non poteva
scegliere tra suo fratello e Sephiro. Poteva
solo andare a vedere cosa c’era oltre il l’azzurro del cielo di
Sephiro. E si sarebbe accontentato anche di aver trovato luoghi con
cieli meno azzurri, ma meno infelici.
Poi era
tornato. E
l’azzurro di quel cielo era peggio di una droga: lo rendeva triste, ma
non poteva fare a meno di guardarlo. Se solo fosse apparsa una nuvola
nera – una sola, anche piccola – magari si sarebbe potuto illudere che
Zagato ed Emeraude erano davvero insieme da qualche parte.
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