SAKURA
(Fiori di Ciliegio)
Fiori di ciliegio, fiori di
ciliegio,
per le campagne ed i villaggi
a perdita d’occhio
nebbia o nuvole
profumano nel sole del mattino.
Canzone
giapponese
*Prologo*
THE WOOD
(La cima dell’albero)
La quiete che ammanta il palazzo in una tiepida coltre
senza tempo, il silenzio materno e accogliente di secoli, si sgretola come
sabbia asciutta nella forma di schiamazzi infantili: le suole di una bimba che
indossa scarpine nuove che la mamma le ha regalato solo qualche ora fa in
occasione della grande festa ondeggiano nell’aria in ampi oscillamenti, le suole
si consumano ticchettando in schiocchi contro la superficie rugosa e il suono
rimbalza crepitando tra i rami grandi e piani, la vernice lucida si è già
strappata e graffiata in più punti. Una risata argentea fluisce tra lunghi
capelli biondi, nelle pieghe di vesti sporche arricchite di bagliori rugiadosi
d’oro e argento frullando contro il cielo di un celeste pallido ed esangue.
Sotto di lei le grida.
Suppliche mischiate a intimazioni.
Ordini uniti a vaghe implorazioni di scendere.
Promesse di sonore sculacciate assieme all’assicurazione
che non le si torcerà un capello.
Quattro voci totalmente dissonanti ad accalcarsi in
disordine come i vestiti nel suo armadio. Ci sarebbe di che restare perplessi
sul da farsi se avesse intenzione di dar loro retta. Davvero, pensa lei,
uno di questi giorni dovrebbero mettersi d’accordo sul modo di farmi obbedire.
Non teme di essere raggiunta perché nonostante siano più grandi, corrano più
veloci di lei e conoscano tutti i suoi nascondigli preferiti non sono amanti
delle grandi altezze. Specialmente Mars, che però non lo ammetterà mai.
La principessina scoppia a ridere al pensiero.
C’è tanta pace qui…
Non ha mai avuto una gran predilezione per il giardino del
palazzo da che ha memoria. Pare gli si sia stato dato il nome di giardino per
mera convenzione dal momento che non vi sono piante né fiori ma solo una distesa
azzurrina uniforme percorsa da sottili sentieri bianchissimi costellati di luci
flebili che danzano nell’aria come lucciole ma non sono vive. Tutto è tinto
della tenue luminescenza cristallina della luna. Persino camminare tra quei
viottoli deserti le invade l’animo di una sottile inquietudine. Dà l’idea
d’esser sole.
Non le piace.
Poco fa poi s’è addirittura ripromessa di essere brava come
regalo per la mamma e così dopo essersi lavata, pettinata e vestita senza che
qualcuno dovesse trascinarcela a forza come di consueto, invece di bighellonare
in cerca di avventure solitarie si è seduta alla finestra della sua camera con
un libro che le aveva imprestato Mercury, fiera del suo proposito, per passare
il tempo; ma quel romanzo era di una noia devastante – una storia d’amore
tragico, nientemeno! - e dopo poche righe ha finito col tenerlo in grembo con
aria inutile, scorrendo a tratti le pagine scritte fitte e senza figure per dare
l’idea di essere immersa nella lettura in caso a qualcuno fosse venuto in mente
di dare una sbirciata, ma la mente era persa in fantasticherie. Fuori c’era il
giardino, e il grande albero sul lato sud. Veramente sulla luna gli
alberi non crescono al di fuori delle serre reali ma quello, qualunque cosa
fosse, vi somigliava abbastanza da meritare quel nome.
Un enorme fusto sterile si stagliava in alto fino a
perdersi nell’omogeneità immota di flebile luce e sogno artificiale del cielo di
Silver Millennium; un legno cobalto pallido striato di celeste in venature
sottili e imperfezioni della corteccia. Così grande e ampio che le radici
avrebbero potuto scavare il terreno sotto tutto il palazzo reale, che è la
misura più grande che la sua mente riesce a concepire. E d’improvviso la
principessa, da sempre atterrita dalle sue ombre decise e dalla sottigliezza
scheletrica e immobile dei suoi rami, si sente invadere da una tenue, tiepida
quietudine che la richiama a sé. Salirvi è stato null’altro che ispirazione del
momento. Attratta da un’improvvisa percezione di bellezza tutta nuova ha
scavalcato la finestra per non dare spiegazioni sospette alle guardiane di posta
all’uscio - meglio chiedere il perdono che il permesso. Nel farlo ha strisciato
contro il cornicione e le si è disfatta l’acconciatura la cui edificazione
aveva portato via tanto tempo a Jupiter: i riccioli le sono cascati flosci
senza forma dalla nuca e davanti agli occhi. Le rose che ne fissavano le ciocche
sono cadute o hanno subito gravi danni, una pioggia di petali bianchi è danzata
verso il suolo come vittime di una contesa. Il tentativo di porvi rimedio senza
l’ausilio di uno specchio ha solo peggiorato la situazione dando alla sua chioma
una singolare forma a nido d’uccello che certamente non farà scalpore nella moda
di Silver Millennium. Dal Palazzo giungeva un vociare indistinto e vago, e le
prime note stonate delle concertiste reali intente ad accordare gli strumenti.
Archi, ottoni, un pianoforte, un’arpa d’argento.
Forse la mamma suonerà per
deliziare gli ospiti o lo lascerà fare a me anche se non saprei tirar fuori più
di una filastrocca stonata a due dita, pensa, ma tutti mi applaudirebbero lo stesso
senza uno straccio di merito. Conquistare quell’albero invece sarebbe
un’impresa quantomeno straordinaria.
Solo una volta all’inizio della scalata, in punta di piedi
su una grossa radice ritorta ad allungare il braccio verso un grosso ramo più
basso si è chiesta per quanto tempo sia riuscita a starsene buona e tranquilla.
Molto poco, si è risposta distrattamente con una scrollata di spalle, ma la
mamma apprezzerà comunque lo sforzo. E’ salita con un sentimento di crescente
esaltazione a guidarne i passi verso le irregolarità del fusto, le mani in
appigli, d’istinto. Non credeva d’esserne capace non avendo mai tentato, eppure
si è resa conto di possedere un discreto talento! Alla fine s’è ritrovata a una
ventina abbondante di metri dal suolo prima che un grido squarciasse il silenzio
costringendola a tapparsi le orecchie a discapito della presa. Anche adesso,
quanti strilli! La principessa non si sarebbe stupita di poterli sentire fino
all’altro emisfero della luna. Venus ha sempre avuto una voce troppo squillante
per i suoi gusti, infatti non a caso delle guardiane è l’addetta alle ramanzine.
Adesso mirano a rintronarla e a farla cadere, forse.
Jupiter ha i riflessi abbastanza pronti e la forza per
afferrarla al volo.
Questo naturalmente senza contare la miriade di rami su cui
si infrangerebbe la schiena prima di atterrare dolcemente tra le sue forti
braccia, ma a questi particolari non ci si pensa mai nel momento dell’azione.
Seduta a cavalcioni su un ramo senza alcuna intenzione di obbedire alle
guardiane la principessina si domanda divertita chi tra loro si staccherà dal
gruppo per andare ad avvertire la regina.
Mercury la esclude.
Per quanto puntigliosa non è una spia.
Venus è la più permissiva e a volte l’aiuta a trasgredire,
quindi no.
Punta tutti i suoi spiccioli su Mars. Infatti poi è
Jupiter. Fortuna che ha scommesso con se stessa.
La vede scomparire in un guizzo verde, inglobata dalle
porte del palazzo che si staglia ai suoi piedi piccolo come un giocattolo,
dunque immeritevole del benché minimo interesse. Adesso ha poco tempo per bearsi
delle sensazioni che la invadono dal momento che quando arriverà la mamma non ci
sarà spazio né tempo per i capricci, quindi tanto vale godersela. Si adagia
all’indietro intrecciando le dita al petto. E’ come galleggiare su un mare
d’aria immobile e senza vento: davanti a lei, grande e luminosa immersa
nell’uniformità del cielo di casa, la Terra.
Non è niente di particolare, dapprincipio, solo qualcosa di
diverso su cui posare gli occhi. Nulla di nuovo. L’ha vista tante volte appesa
lassù come un palloncino iridescente: pallida, indifferente, silenziosa. Le
guardiane le hanno sempre proibito d’andarci ma nemmeno saprebbe come fare o
comunque non s’è mai interessata. Qualche volta ci sarebbe anche la tentazione,
per dispetto o per sfida, ma se la mamma deve rivolgervi tante preghiere per
assicurarne la pace e la prosperità, invocazioni al potere del Cristallo che
immancabilmente la lasciano spossata al punto da non avere voglia di giocare
deve essere davvero un posto orrendo e non può valere un castigo.
Ma adesso i colori la incantano.
Il verde, il giallo, il bianco delle nubi ad arabescarne
l’intero globo in forme vive e cangianti. L’azzurro chiaro dei suoi occhi
attoniti si riflette nel blu lustro e limpido di un mare che pare sconfinato.
Non ha mai visto un azzurro tanto intenso, di certo non a Silver Millennium dove
tutto è avvolto in una coltre d’argento.
La Terra è un gioiello
prezioso.
Da rimirare da lontano quasi con soggezione.
Per questo quando la regina chiama non indugia nel
distogliere lo sguardo.
Ne è quasi sollevata. Fa per scendere, dal momento che,
pensa, non sarà più difficile che salirci, ma le viene intimato con una voce
ferma e autoritaria a cui non è avvezza di non azzardarsi a muovere un’unghia
mentre un giovane garzone chiamato d’urgenza si sarebbe adoperato per
portarla giù. Lui è talmente veloce da lasciarla di stucco, questo tizio
potrebbe fare invidia persino a Luna. E poco importa che non dia affatto l’aria
di essere lusingato dalla fiducia accordatagli dalla Regina per quella
delicatissima missione di salvataggio, che il suo sguardo sia seccato e astioso
o che per correre in soccorso di una mocciosa viziata il suo lavoro subirà un
ritardo mostruoso e sarà costretto a recuperare il tempo perduto. Quando
l’afferra – con un braccio solo e senza nemmeno trovare un punto d’appoggio nel
ramo che la principessa ha eletto a dimora provvisoria – la carica sulle spalle
con malagrazia come un sacco di quelle verdure orripilanti che cercano sempre di
farle mangiare. Ma non te l’ho mica chiesto io, pensa la principessa
aggrappandoglisi al collo con forza. Stringe le labbra in una smorfia altera e
stizzita tutto il tempo della discesa. Che è poco, comunque. Mi sarei potuta
arrangiare da sola senza dar fastidio a nessuno, prenditela con mia madre se la
cosa ti disturba tanto, accidenti!
La punizione la trascorrerà nella sua stanza con Mercury,
dopo la festa perché - parole di sua madre - lasciare che la mia Serenity non
presenzi alla festa sarebbe soltanto una punizione per la sottoscritta. Con
la pancia ancora piena di torta e gelato e la musica allegra di valzer e
minuetti nelle orecchie, dopo essersi preparata per la notte e messa a letto, si
sorbirà uno degli interminabili trattati morali della guardiana sull’importanza
dell’obbedire alle regole e sulle responsabilità che il suo ruolo di principessa
le impone. A differenza del solito però la giovane principessa non recalcitrerà
dopo poco né darà segni di impazienza. Non la distrarrà dal suo ruolo di
moralizzatrice proponendole dei giochi e non fingerà d’assopirsi per poi
mettersi a saltellare sul letto non appena sentirà i passi farsi sempre più
lontani e la porta chiudersi con un cigolio. Non le farà il verso alle spalle né
cercherà di impietosirla con uno sguardo lacrimevole.
Mercury lo vedrà come un buon segno.
La principessa resterà tutto il tempo seduta tra le coltri
in un silenzio assorto.
Coi gomiti poggiati sulle ginocchia e le guance tra le mani
a fissare il cielo di sottecchi.
Se fossi salita più in alto,
pensa, fino a raggiungere la Terra, forse avrei potuto divertirmi un altro
po’.
The Wood - La cima dell'albero (FINE)
*
Note dell'autrice: Qualsiasi libertà io possa essermi presa
sull'ambientazione è a fini di trama. Personalmente poi non ho memoria di una
Silver Millennium immersa nel verde o nel grano dorato come alla Mulino Bianco!
:D Ho sempre immaginato che sulla luna i fiori e gli alberi potessero crescere
solo nelle serre, così come ho sempre immaginato Serenity come una bambina molto
allegra e vivace ai limiti del pestifero piuttosto che una giovane posata e un
po' timida. Nel manga si fa menzione del grande amore di Serenity per la Terra e
la sua gente. Tuttavia non credo che questo sentimento sia nato dal nulla, a mo'
di colpo di fulmine. Nemmeno con Mamoru, che pure dovrebbe essere il principe
del suo destino, ha provato un colpo di fulmine, anzi, all'inizio gli stava
proprio antipatico (non che lui facesse molto per rendersi gradevole)! :D
All'inizio è un interesse vago, infantile e pure un po' egoistico che col tempo
si trasformerà in un amore forte, quasi un'ossessione.
"La cima dell'albero" (The Wood) è una delle Clow Card e ogni capitolo di questa storia porterà come titolo il nome di una carta. Non c'è un vero e proprio motivo per questa scelta, è che mi piace un sacco Card
Captor Sakura.
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