Coperto dalle fiamme che
mi avvolgono continuo a fissare il bellissimo panorama che mi si
porge davanti agli occhi: l'anima di Dean Winchester fatta a
brandelli dai miei demoni. Ascolto soddisfatto le sua urla, un ghigno
divertito appare sul mio viso.
È
passato molto tempo, duecentoquaranta anni, da quando il cacciatore
per eccellenza è stato trascinato qui, letteralmente: la mia
Lilith era finalmente riuscita a spezzare l'ultimo sigillo che mi
impediva di uscire dal mio regno. È
stato un gioco da ragazzi far fuori quel
buono a nulla del suo angelo, credeva davvero di potermi fermare?
Stupido. E poi c'era Sam, Samuel Winchester. Pensando a lui stringo
le dita in un pugno, i suoi occhi neri ancora impressi nella mia
mente. Sorrido tra me, mi avrà anche rimandato a casa ma la
battaglia l'ha persa lui: sono riuscito a strappargli l'unica cosa
che ancora lo teneva legato al mondo, l'unica persona che contava più
della sua stessa vita.
Dirado leggermente il fumo
per potermi godere meglio lo spettacolo, ho lasciato Dean alle cure
dei miei demoni più fidati, devo dire che sono piuttosto
bravi. Lo osservo venire marchiato, il suo petto è
completamente lacerato e assaporo bene l'odore acre del suo sangue;
il suo corpo sospeso nel vuoto trattenuto per i polsi e le caviglie
soltanto da corde che lui non può vedere.
Lo sento implorare, vuole
scendere; lo sento dire di essere più forte, può
continuare il lavoro che gli era già stato affidato. Sorrido,
è pronto.
Con un soffio faccio
sparire il fuoco intorno a me, mi avvicino a passi lenti al ragazzo
facendo allontanare i demoni. Dean mi guarda, lo sguardo spento:
- "Papà..."
poggio una mano sul suo viso distorto dal dolore, segnato dalle
atroci torture che gli sono state inferte. Lo accarezzo piano e si
ritrae immediatamente, le sue labbra tremano. Scuoto la testa:
- "Dean... Vuoi
scendere?" chiedo.
Annuisce disperato.
"Già... Me lo
aspettavo, ti ho insegnato questo io vero? A cedere? Come una
femminuccia... Ma sai? Ci sono abituato ormai, mi deludi ogni volta
di più..."
Con un dito percorro
lentamente ogni ferita, scendo fino al petto e penetro con la mano
nel cuore. Mi diverto a giocarci, lo stringo. Quando urla mi fermo,
senza però estrarre la mano.
- "Pa... pà..."
"Ti sto addestrando,
Dean" rispondo, sorridendo.
Proseguo in questo modo
per molto, molto tempo. Non più John, ora Mary, ora Sam.
Vedere le lacrime scorrere libere sul suo viso mi riempie di
orgoglio, la mia vendetta sta andando a buon fine. Fino a questo
momento Dean era riuscito a tenersi lucido, spesso lo sentivo
mormorare antichi esorcismi. Adesso piange lacrime amare; il suo
corpo in preda a violenti spasmi, dovuti ai singhiozzi. Ormai non gli
sto facendo più nulla, si sta torturando lui stesso. E dopo
altri due secoli mi allontano sorridendo lasciandolo solo alla sua
pazzia, il mio obiettivo è stato raggiunto: Dean Winchester
non esiste più.
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