l'altro
NdA: perdonate
l'atroce ritardo.. ma se voglio dare l'esame di biologia a giugno
è meglio che io usi il cervello anche un po' per il ciclo
cellulare, e non solo per pensare a quello che succede a Cair
Paravel!!! Detto questo... godetevi il capitolo... ci vediamo alla
fine! he-he-he... (risatina malefica...)
Lui, lei, l'altro
Qualche giorno dopo il “regalo” di Peter, ero seduta a
leggere nel cortile, quando un'ombra mi apparì davanti.
- Lexander, buongiorno. - Dissi, riconoscendolo a malapena, con il sole negli occhi.
Lui si sedette accanto a me, scuotendo con noncuranza i lunghi capelli ramati e guardandomi intensamente con i suoi occhi neri.
- Buongiorno a te. Cosa leggi? -
- Racconti e favole della vecchia Narnia. L'avete letto? -
Risposi io, distogliendo lo sguardo per non lasciarmi prendere dall'imbarazzo.
- No, non leggo molto. Preferisco una bella cavalcata, una battuta di caccia... o un allenamento con arco e frecce. -
- Oh, non vi ho mai ringraziato per l'utilità del vostro addestramento, mi è stato utile. -
- Ne sono felice. Dimmi, Elizabeth... c'è qualcuno che ti aspetta, a Londra? -
- A Londra? Beh, ho amici, parenti, la mia famiglia... -
- Intendo se hai un uomo. Un promesso, qualcuno a cui appartiene il tuo cuore. -
- Oh... quello. - Dissi io, arrossendo.
Oh cavolo. E adesso che gli dico?
- Oh, perdonami. Non dovrei essere così diretto! Fai finta che non abbia detto nulla, d'accordo? -
Si alzò e mi sorrise.
- Più tardi sarò nelle stalle, devo domare un nuovo puledro. Se vuoi puoi venire. -
- Non mancherò, grazie. - Dissi io con un sorriso.
Lexander si allontanò e io ripresi la mia lettura.
Qualche tempo dopo mi avviai verso il palazzo, e mentre andavo
incrociai Alderian e Peter che tornavano da un allenamento con la spada.
- Proprio non capisco cosa ci trovate di bello. - Dissi.
Peter e Alderian si guardarono come due vecchi amici e risero.
- Sei una ragazza, non potresti capire nemmeno se ti sforzassi! - Esclamò Peter.
- Maschilista! - Esclamai io.
- Cosa? - Domandò Alderian.
- Niente, non la ascoltare. Donne. - Disse scuotendo la testa.
Io lo fissai con uno sguardo che inceneriva, e lui mi sorrise con dolcezza di rimando.
Anche loro stavano andando alle stalle, e ci fermammo assieme vicino
alla staccionata, mentre Lexander saliva sul puledro, che schiumava e
sgroppava.
All'inizio ebbi molta paura, temevo di vederlo fracassarsi il cranio
sullo sterrato, ma lui era molto più bravo di quanto pensassi,
così dopo un po' mi rilassai. Ben presto il puledro smise di
sgroppare, ma si lanciava a testa bassa verso ogni direzione.
Lexander sembrava saperlo dominare, ma all'improvviso, proprio quando
sembrava domato, il puledro si lanciò in un'ultima folle corsa
proprio nella mia direzione.
Terrorizzata, non riuscivo nemmeno a muovermi.
- Elie! - Sentii Peter tirarmi contro di sé e stringermi tra le
braccia, proprio mentre si alzava un gran polverone attorno a me.
Quando riuscii a guardarmi intorno, le facce sbigottite dei cortigiani
fissavano me, ancora pallida di terrore, il principe Lexander a cavallo
che tratteneva il puledro imbizzarrito a meno di mezzo metro dalla
staccionata e re Peter, che mi stringeva tra le braccia con fare
protettivo.
Lentamente la tensione del momento si sciolse, e gli stallieri presero
il puledro domato al principe. Non appena smontò di sella si
precipitò nella mia direzione.
- Stai bene, Elizabeth? Non sei ferita, vero? -
- No, sto bene. -
- Sarebbe meglio fare più attenzione la prossima volta. - Disse Peter con tono di rimprovero.
- Con tutto il rispetto, re Peter, voi non siete nemmeno capace di domare un puledro. Con permesso. -
Lexander lo fulminò con lo sguardo e poi si allontanò.
- Dovevi essere così duro con lui? - Chiesi a Peter mentre tornavamo indietro.
- Non mi piace come ti guarda. - Rispose lui, scuro in volto.
- Ah-ha... sei geloso! - Dissi io.
- Sì. Ma non solo... non mi ispira fiducia. -
- Non ti preoccupare. Sei tu il mio principe preferito. - Dissi, aggrappandomi al suo braccio.
- Lo so, Elie. - Disse lui sorridendo. - Di te mi fido. È di lui che non posso dire lo stesso. -
- Non preoccuparti, non oserebbe mai andare oltre la sua bella “etichetta di corte”. - Replicai io.
- Speriamo. - Rispose Peter.
Qualche ora dopo eravamo a cena con i principi e il re, e l'atmosfera
sembrava molto più rilassata, per fortuna. Dopo aver mangiato ci
sedemmo nel grande terrazzo della sala del trono ad ascoltare l'aria
fresca della sera appena scesa.
Lexander mi stava intrattenendo con i suoi irriverenti racconti di
avventure, e mi raccontava di imprese eroiche con una naturalezza e una
spigliatezza così piacevoli che non mi accorsi del tempo che
passava. Quando la luna, alta nel cielo, ci illuminò con la sua
luce d'argento, Peter si chinò verso di me.
- Io vado nella mia stanza, tu cosa fai? - Chiese.
- Io rimango, non ho sonno! - Risposi.
Mi stavo divertendo, e poi era la prima volta che riuscivo a parlare
con Lexander senza sentirmi in tremendo imbarazzo! Peter annuì.
- Buonanotte re Aldian, principi. Buonanotte Elie. - Disse Peter, prima di sparire dietro le pesanti tende della sala del trono.
- Buonanotte Peter. - Risposi io.
- Buonanotte principe Peter. - Rispose Lexander.
- Pensavo fosse re! - Esclamai io, rivolta a Lexander.
- Fino a prova contraria, re è mio padre, e al massimo io e
Alderian possiamo dire che lo saremo un giorno. A questo punto Peter
è solo principe. - Disse lui, secco.
Continuammo a chiacchierare ridendo per molte ore, finchè non
rimanemmo soli sul terrazzo. Lexander era rimasto gentile e galante per
tutta la sera, e ormai stavo facendo cadere le barriere che avevo
eretto a mia difesa, tanto che avevo iniziato anche a dargli del tu.
Mi avvicinai alla balaustra e ammirai il cortile di Cair Paravel, anche
a quell'ora brulicante di servitori e cameriere che si affaccendavano
dappertutto.
Lexander mi si avvicinò e disse:
- Ti piace vivere qui? -
- è il posto che ho sempre sognato. A casa leggevo sempre storie
di castelli e principesse, e non posso credere di esserci proprio
dentro! - Esclamai.
- Ti piacerebbe diventare principessa? - Disse lui.
- Certo. - Dissi io senza pensarci due volte.
Lui mi sorrise, e la luna si specchiò nei suoi occhi neri.
Dio, ti prego, no. Non lasciargli rovinare tutto. Ti prego.
Si avvicinò a me e mi scostò una ciocca di capelli dal viso, sempre sorridendo.
- E magari anche regina? -
- N-non saprei. - Balbettai.
- Io penso che sarebbe bello. Non trovi, Elizabeth? Io e te, a dominare
su questa bellissima terra... avremo tutto quello che si può
desiderare, potremo fare ciò che vogliamo... saremo liberi! -
- Sarebbe bello, Lexander, ma io non penso che... -
- Non pensi cosa? Non hai visto quanto è bello stare insieme?
Non ci siamo nemmeno accorti di quanto è diventato tardi! Sono
andati tutti a letto, e noi due no. Siamo perfetti assieme,
Elizabeth... -
- No, davvero, Lexander... - Dissi io, facendo un paio di passi
indietro e sottraendomi alla stretta delle sue belle mani calde sulle
spalle.
- Dimmi la verità, c'è un altro. Hai un altro ragazzo in testa, vero Elizabeth? - Disse.
Il suo viso, da dolce era all'improvviso serio, tirato.
Il luminoso sorriso di Peter mi balenò in testa, assieme alla sua raccomandazione di tenere segreto il nostro amore.
- No, Lexander, davvero. È solo che io non ho mai amato nessuno... - Improvvisai.
Mi accorsi dell'incredibile idiozia che avevo detto solo quando vidi i
suoi occhi riempirsi di nuovo di speranza. Agghiacciata, lo vidi
precipitarsi verso di me e prendermi il viso tra le mani.
- Non preoccuparti, ti insegnerò ad amarmi! - Disse felice.
Appoggiò la sua bocca sulla mia e premette forte.
Raccogliendo il mio coraggio, allontanai a forza le sue mani dalle mie guance e distolsi il viso.
- No! - Gridai, evitando il suo sguardo.
- Ma io pensavo... Che noi... Che io e te, Elie... - Disse lui, interdetto e forse un po' deluso.
Se già mi ero pentita di avergli dato confidenza, quando mi
chiamò Elie capii che avevo sbagliato tutto. Solo Peter poteva
chiamarmi così.
- E non osare chiamarmi Elie! - Gridai, scappando in camera mia.
Mi buttai sul letto e abbracciai il cuscino, scoppiando in singhiozzi.
Perchè, perchè, perchè mi ero lasciata affascinare
da quel ragazzo? Era bello, quello era poco ma sicuro... e anche
divertente, e spiritoso.
Ed era così diverso da Peter, il dolce, timido e intelligente principe che amavo con tutto il mio cuore.
Già... io amavo lui.
E allora chi era quella ragazza che ridacchiava assieme a un aitante
giovanotto dai capelli rossi ignorando il principe dai capelli dorati
seduto poco lontano? Ero davvero io?
Una nuova ondata di singhiozzi mi travolse... e per fortuna mi ero
fermata in tempo, per fortuna Peter era tornato nei miei pensieri prima
che io potessi accettare le avances di Lexander.
Ricordavo le sue mani calde sulle spalle e la sua bocca che sapeva di
liquirizia, come il liquore scuro che aveva sorseggiato mentre
chiacchieravamo. Ricordavo la sua voce roca e suadente mentre mi
raccontava di avere travolto un troll alto sette metri solo con la
forza della sua spada, mentre lo guardavo con occhi e bocca spalancati,
affascinata da tanta prestanza fisica...
Mi ero lasciata tentare, come una ragazzina... E come una ragazzina ero stata punita per la mia leggerezza.
Sentivo ancora il tocco invadente e violento delle sue labbra sulle
mie... mi aveva rubato un bacio. Un bacio che apparteneva a Peter.
Oh, lui probabilmente mi avrebbe perdonato, con la sua bontà
immensa, se gli avessi raccontato tutto e gli avessi detto quanto mi
dispiaceva.
Ma con che coraggio mi sarei rifugiata tra le sue braccia? Potevo
davvero correre da lui e dirgli che avevo sbagliato, che avevo fatto la
sciocca con Lexander tutta la sera ma che mi ero sentita una traditrice soltanto quando mi aveva baciato? Forse potevo farlo... anzi, dovevo farlo.
Avevo sbagliato, ma per aggiustare le cose il primo passo è ammettere i propri errori, no?
Mi asciugai le guance e mi dissi che la mattina dopo mi sarei alzata e
mi sarei presentata da Peter prima di colazione. Gli avrei raccontato
tutto e gli avrei chiesto scusa... lui mi avrebbe abbracciato e
accarezzato i capelli, e mi avrebbe detto che non importava.
Cullata da quel pensiero, mi lasciai prendere dal sonno.
--***--
NdA: Bene bene... come vedete la
nostra Elie ci è proprio cascata... e le cose non finiscono qui!
Pensate che Lexander si accontenti di un bacio rubato? Naaaaaa....... E
poi, da un tipo come lui, forse vi sembra plausibile un "eh, con
me non ci è stata, pazienza, sarò più fortunato?"
no no no... ha in serbo qualcosa.. qualcosa di grosso.. qualcosa che
NON potrà NON conquistare la nostra Elizabeth...
Vi ho messo curiosità, eh???? lo sssssso, lo sssssso!!!! Spero
di potervi accontentare presto, ma come ho detto prima
l'università mi attanaglia!!! (che parola!!!!! ^_^)
... @ benny e Jiu:
beh, l'intento era proprio quello di far apparire Peter il "principe
azzurro" delle favole. Ovviamente poi nella realtà un tipo
così sarebbe un po' stucchevole, così ho pensato che a
una diciassettenne di Londra avrebbe fatto piacere trovarsi uno tutto
"spada e eroismo" assieme al principe che le regala una stanza sotto il
cielo stellato e che la consola quando piange...
Se vi può consolare, pure io
voglio un Peter
cosììììììììì...........
:'''''''(
Ok.. alla prossima!!! Baci baci!
*Flora*
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