Parigi, 30 maggio 1789
Un
lago di sangue; la sua superficie, prima liscia, ora lievemente increspata, per
poi agitarsi sempre di più sino a degenerare in un’aperta tempesta.
Ma
non era vero: era solo un bicchiere di vino, che tremava nella sua mano. Quando
Oscar se ne avvide, lo poggiò, brusca, sul tavolo, con una smorfia di
disappunto a nascondere l’inquietudine: da quando aveva iniziato a sognare ad
occhi aperti, a trasfigurare in forme così macabre la realtà?
È solo la stanchezza.
Ma
sentiva che non era una spiegazione sufficiente. Poteva giustificare un
assopimento momentaneo nel suo ufficio; non i crampi che la prendevano durante
le ispezioni per le vie di Parigi e i controlli dei tumulti cittadini; non
l’insonnia che sempre più di frequente le faceva compagnia anche dopo le più
stancanti giornate di lavoro; non l’angoscia improvvisa che la assaliva nei
momenti più disparati.
Di che ti stupisci? È un periodo incerto e
preoccupante per tutti. E in più sei malata.
Vero
anche questo. Insufficiente anche questo. La tisi non dava segnali di
peggioramento; non ancora, almeno. E era da quando era diventata soldato che si
trovava a vivere in situazioni incerte e preoccupanti: la corte di Versailles,
ricettacolo di intrighi, corruzione e complotto che minavano l’equilibrio della
monarchia, e la città di Parigi, epicentro del malcontento e del disagio che
dominavano il paese; non erano certo cose iniziate il giorno prima, eppure mai
le avevano causato simili stati d’animo! Del resto, soldati e guardie come lei
esistevano proprio perché esistevano problemi da risolvere o controllare:
l’importante era che lei facesse il suo dovere, per avere la coscienza a posto.
“Il
mio dovere…” mormorò Oscar a mezza voce “Già…”
Si
alzò, si avvicinò alla finestra: nel cortile semideserto, oltre ai due soldati
di guardia, c’erano alcuni funzionari, il cui nervosismo era visibile anche a
distanza, e un ufficiale a cavallo che sembrava aspettare qualcosa. Avrebbe
dovuto convocarlo e chiedergli cosa volesse, ma non ne aveva voglia: indossava
la divisa delle guardie di Versailles, un luogo che le era sempre meno gradito,
nonostante lì avesse passato tanti anni. Forse proprio per quello.
La
regina Maria Antonietta, a cui lei aveva offerto dedizione e servigi, la aveva
delusa. E il termine delusa era un eufemismo: dietro l’aspetto gentile,
sensibile e ingenuo, aveva scoperto una persona che non immaginava, egoista,
incapace di capire i problemi dei suoi sudditi o di assumersi le proprie
responsabilità di regina. E l’inetto re suo consorte, indifferente al dolore
del popolo come il suo predecessore, ma molte meno capace e carismatico, non
faceva nulla per spingerla ad un comportamento più consono. Ed era questa
famiglia reale a rappresentare la
Francia? Il servizio alla nazione passava per la fedeltà a
simili persone?
Ma
intanto Oscar aveva giurato fedeltà a Maria Antonietta, e al di là del
giuramento non poteva dimenticare l’affetto sconfinato che l’aveva legata alla
regina…
Bussarono
alla porta. André.
“Comandante”
disse, ponendosi sull’attenti “Il tenente Cardin
della Guardia reale chiede di conferire con voi”
Oscar
si appoggiò coi fianchi al tavolo, con un’espressione di insofferenza.
“Comandante?”
“Digli
che sono impegnata al momento, e che lo riceverò tra un’ora. Se non vuole
aspettare, si arrangi”
“Ai
suoi ordini”
André
uscì, e Oscar si mise a fissare il soffitto, pensierosa: che onore le faceva
comportarsi come una bimba pigra?
Un
minuto dopo, la porta si riaprì e riapparve André. Non aveva né bussato né
fatto il saluto, ma Oscar non lo rimproverò, limitandosi a fissarlo
stancamente.
“Hai
fatto presto a portargli la risposta” gli disse.
“Ho
chiesto a Alain di farlo al posto mio” rispose André, e sorrise “Con un occhio
solo rischiavo di non ritrovare l’ufficiale”
Oscar
non imitò il sorriso: “Che c’è, André?”
“Niente,
sono solo preoccupato: sono molti giorni che ti vedo sempre tesa, stanca,
nervosa…”
“Non
dovrei esserlo? La tensione in città è al culmine, e come comandante della
Guardia è mio dovere…”
“Sai
che non è questo” la interruppe André.
Oscar
sospirò: “Visto che hai deciso di infrangere tutte le regole del rapporto tra
comandante e soldato, vai fino in fondo e dimmi chiaramente cosa hai in mente”
“Se
esploderà lo scontro diretto tra i nobili e il Terzo stato, la Guardia nazionale si rifiuterà
di combattere contro il popolo”
“Lo
so”
“E
tu, come comandante, dovresti farli punire per insubordinazione. Invece, starai
dalla loro parte”
Oscar
non disse niente, né si mosse per alcuni minuti. Poi annuì col capo.
“Hai
fatto la scelta giusta” disse André “Non sparerai contro i cittadini che
chiedono diritti e attenzione, e non appoggerai chi vuole mantenere per sé
privilegi intollerabili e ottenuti senza meriti se non la nascita”
“Lo
so bene, anche senza che mi fai la lezione”
“E
allora di cosa hai paura?”
Di
nuovo, Oscar non parlò, ma stavolta André non attese la risposta: fece un passo
verso di lei e la afferrò per il polso.
“Te
lo dico io cosa temi” le disse piano, fissandola negli occhi “Temi di fare
questo passo con cui taglierai i ponti con la tua vita precedente. Sei una
nobile di alto rango che ha deciso di stare dalla parte del popolo: una scelta
che ti fa onore, ma gli aristocratici non ti ammireranno per questo. Dovrai
rinunciare a molte cose che hai sempre avuto, che fanno parte di te, della tua
vita e delle tue aspettative da sempre. Di questo hai paura, vero?”
Oscar
si era irrigidita quando André le aveva preso il polso, ma più lui parlava e
più sentiva le proprie membra allentarsi, e tremare. Anche André se ne accorse,
e rilassò la stretta della mano, e Oscar lo abbracciò, stringendolo forte,
mentre lacrime iniziavano a rigarle il volto. Il malessere che la seguiva era
così evidente, e lei non se n’era accorta, eppure André l’aveva capito subito,
e ancora una volta le aveva detto in faccia una verità che lei non aveva saputo
– o voluto – vedere.
“Hai
ragione, André” mormorò, tra i singhiozzi “Tutto mi sarei aspettata… ma non
questo… una rinuncia così totale a ciò che mi hanno sempre insegnato… la mia
famiglia…”
André
ricambiò l’abbraccio, le carezzò con dolcezza i capelli.
“Non
sei sola; ciò che perdi può essere rimpiazzato da ciò che otterrai: i tuoi
soldati che ti ameranno sempre, l’amicizia di persone come Rosalie e Bernard, e
nuove persone nella nuova Francia che sta per nascere” le prese una mano e la
strinse “Nemmeno io ti lascerò sola, puoi esserne certa”
Sino
a quel momento, Oscar si era appoggiata ad André: ora si raddrizzò, passandosi
una mano sugli occhi ad asciugare le lacrime. Rivolse all’amico un sorriso
colmo di riconoscenza.
“Grazie,
André”
“Dovere,
comandante” disse lui, facendo il saluto militare. Risero entrambi.
“Secondo
te, cosa vuole quell’ufficiale di Versailles?” chiese Oscar.
“Probabilmente
a palazzo sono preoccupati per le proteste di questi giorni, e vogliono approntare
azioni comuni”
“Lo
penso anche io; quindi sarà il caso di fargli sapere che la Guardia nazionale non farà
più azioni repressive”
“Così
ti metterai subito contro la famiglia reale e i nobili”
“Lo
so; ma se deve succedere, meglio affrontarlo subito, senza indugiare. Vai a
chiamare il tenente Cardin, e digli che lo posso
ricevere”
“Subito,
comandante”
André
stava per uscire, quando si sentì richiamare.
“Ah,
André…”
Si
voltò: Oscar fece per dire qualcosa, poi parve incerta.
“Niente.
Vai pure”
Rimasta
sola, Oscar tornò a guardare fuori dalla finestra, stavolta verso il cielo. Il
malessere dentro di lei non era scomparso: non bastavano delle parole, per
quanto belle, a cancellare la paura. Ma ora era più tenue, e lei si sentiva più
sicura, più consapevole, più pronta ad affrontare gli eventi.
Il
bicchiere di vino era sempre lì sul tavolo; lo prese, tenendolo fermo per
qualche istante: nessun tremore. Sorrise, e bevve un sorso. Una sensazione
calda e dolce le discese per la gola. Questo la rasserenò ulteriormente.
Ça ira, disse a se stessa, sedendosi in
attesa del tenente.
Questa fanfiction la dedico
ad una mia carissima amica che in questo momento passa un momento delicato ma
decisivo della sua vita; spero che possa aiutarla ad avere il coraggio che le
serve, e a sapere che chi le vuole bene non la lascerà mai sola^^