Lo spettro dell'ultima risata

di Mad Moon 214
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<< Perché mi hai abbandonato, George? Perché mi hai lasciato morire? >> 
Quella voce fredda e inumana rimbombava nelle tenebre della sua mente, allargandosi in ogni meandro e portando con sé il gelo.
<< Non ti sei curato di rimanere con me >>.
Ora la voce si faceva beffarda, si faceva beffe di lui.
<< Non lo sai che i gemelli devono stare sempre insieme, George? >> stava ridendo.
<< Guardati, sei così patetico: piangi come un bambino.
Ma non preoccuparti, George, sarò sempre con te: siamo gemelli, no?
Qualunque specchio tu avrai davanti, io sarò davanti a te: lo spettro del gemello che hai abbandonato al suo destino >>.

George si alzò seduto di scatto, il fiato che innaturale non riempieva i suoi polmoni e il sudore che imperlava ogni angolo del suo corpo.
Per l'ennesima volta, aveva affrontato lo stesso incubo.
Quell'incubo era come una trappola, sempre pronto a risucchiarlo tra le sue fauci.
Si alzò in piedi, desideroso di potersi beare della dolce sensazione dell'acqua fresca sul suo viso bollente.
Non appena compì un passo, però, si scontrò solo con la dura realtà. 
Fred lo stava guardando dallo specchio, con lo stesso sguardo freddo e beffardo che aveva riempito i suoi sogni.
Cadde a terra pesantemente e strisciò sul fondoschiena, patetico.
Scontratosi con il comodino, vide la sagoma trasparente del gemello in piedi dall'altra parte dello specchio. 
<< No >> ebbe appena la forza di sussurrare << Fred, io non ti ho abbandonato... non ti ho lasciato morire >>.
"Ne sei così sicuro?" 
Quella voce era dentro la sua testa, gli stava divorando ogni cosa che era rimasta sana in lui.
Era come se la follia lo stesse trascinando nel suo buco nero.
<< NO, INVECE! >> urlò di dolore << NON TI HO ABBANDONATO! >>
Di nuovo quella risata.
"Sarò sempre qui, a ricordarti lo spettro della mia ultima risata".
Preso da una momentanea ondata di pazzia mista a disperazione, George si rimise in piedi e corse allo specchio.
Lo colpì violentemente con entrambi i pugni e questi, andò in mille pezzi.
Le mani erano sanguinanti e gli dolevano, ma lui non si fermò.
Continuò a colpirlo e colpirlo e colpirlo fino a quando ogni pezzo non lo rifletteva più.
Al fine, crollò a terra e si coprì il viso, incurante del sangue che si inferociva a colare senza fine.
Una risata breve e insane uscì dalle sue labbra, mentre il liquido rosso si mescolava alle lacrime.
<< Lo spettro dell'ultima risata >>.




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