Dolci
dal passato
«Yuka,
Sayuri, avete visto Akane?» chiese Ranma alle due ragazze
intente a
cambiarsi le scarpe per tornare a casa dopo la fine delle lezioni.
«È
ancora nell'aula di economia domestica, doveva finire una
ricetta.»
rispose la prima.
«L'avete
lasciata da sola ai fornelli?» chiese, allarmato.
«Avete idea di
quanto sia pericoloso?»
«Esagerato!»
esclamarono le due in coro ma il ragazzo non poté sentirle
perché
si era fiondato dentro la scuola correndo come un matto.
Arrivato
davanti all'aula incriminata, spalancò la porta, pronto a
lanciare
una delle su frecciatine ma l'immagine che gli si parò
davanti lo
fece desistere.
Akane
era accoccolata sul davanzale della finestra.
Sul
tavolo davanti a lei stava una poltiglia informe, probabilmente il
suo ultimo esperimento culinario. Lei la fissava ad occhi bassi
mentre grosse, silenziose, lacrime le solcavano le guance.
Questo
atteggiamento non era da lei.
Di
norma si accaniva sui suoi disastrosi piatti finché non era
convinta
di averli trasformati in qualcosa di commestibile. Mai nessuno dei
suoi pasticci era finito nella pattumiera senza prima passare dal
tavolo da pranzo, per la disperazione dei suoi familiari.
Non
si era mai arresa.
Sinceramente
preoccupato, Ranma le si avvicinò.
«Hey,
Akane, tutto bene?»
«Lasciami
in pace.» sibilò lei, in quella che voleva essere
una minaccia e
che apparve invece più come una supplica.
«Dai,
non è successo nulla di nuovo. Non prendertela
così.»
«Tu
non capisci, stavolta è diverso.»
pigolò, nascondendo il viso
sulle ginocchia e ricominciando a piangere.
Ranma
odiava quando si metteva a piangere, stavolta non era colpa sua ma si
sentiva comunque impotente.
Osservandola,
si chiese cosa potesse fare.
In
quel momento gli tornò in mente una scena accaduta la sera
precedente
e che, in quel momento, assunse un significato nuovo.
Mentre
stava salendo le scale, Kasumi lo aveva fermato e gli aveva
raccomandato di essere il più gentile possibile con Akane
nei giorni
a seguire perché sarebbero stati giorni un po' difficili.
Lì
per lì aveva semplicemente annuito ma adesso, guardando
quella
poltiglia, si era ricordato di qualcosa successa circa un anno prima.
La
famiglia Tendo insieme ai Saotome erano andati a visitare la tomba
della madre di Akane.
In
quell'occasione Kasumi aveva portato una specie di dolce di riso che
avevano condiviso davanti alla lapide.
«Era
il dolce per tua madre?» chiese Ranma, riducendo la voce ad
un
sussurro, nel timore di disturbarla.
«Quest'anno
avevo chiesto a Kasumi di poterlo fare io ma ho fallito, come al
solito.» mormorò, tra un singhiozzo e l'altro.
«La mamma ce lo
faceva sempre quando eravamo piccole e così è
diventata una
tradizione portarlo sulla sua tomba.»
«È
un classico dolce di riso.» osservò Ranma, dando
uno sguardo alla
ricetta poggiata sul tavolo. «Non è difficile.
Dai, ti aiuto.»
«Mi
prendi in giro?» chiese Akane, guardandolo storto.
«No,
dico sul serio. Questo dolce me lo faceva anche mia mamma quando
avevo il mal di gola, so come si fa.»
«Davvero?»
domandò, ancora titubante.
«Davvero.»
confermò lui con dolcezza.
Sotto
la guida di Ranma, Akane iniziò a pesare gli ingredienti e a
mescolarli stupendosi ad ogni minuto di più per la sua
bravura e la
sua pazienza, nonostante lei non smettesse di combinare disastri.
«Ora
fa attenzione, incorpora la farina di riso delicatamente. Se smonti
gli albumi il dolce non verrà soffice.»
«Ma
se vado piano non si mescolano. Non capisco come devo fare!»
esclamò, preoccupata che il suo ennesimo sforzo andasse
perduto.
«Ti
faccio vedere io.» disse Ranma, portandosi alle sue spalle e
poggiando le mani sulle sue per farle vedere il movimento.
Akane
alzò per un attimo lo sguardo e si sentì
arrossire.
La
sua schiena era praticamente incollata al petto di lui, senza contare
che per raggiungere la ciotola e la spatola l'aveva cinta con le
braccia imprigionandola nel mezzo.
Per
un attimo fu tentata di fare una scenata delle sue, di dargli del
maniaco e lanciarlo in volo sui tetti di Nerima ma, quando vide il
suo sguardo concentrato e attento, si rese conto che sarebbe stato
davvero stupido da parte sua.
«Ecco
fatto!» annunciò lui, poco dopo. «Prendi
lo stampo.»
«Eccolo.»
rispose lei, porgendoglielo.
«Su
versa il composto.» la incoraggiò lui.
Anche
se spaventata, fece come lui le diceva e in breve l'impasto fu
trasferito nello stampo e messo in forno.
«E
adesso le caccolette!» esclamò, il ragazzo,
ridacchiando.
«Cosa?»
chiese Akane, perplessa.
«Quando
ero piccolo, dopo che mia mamma aveva finito di riempire lo stampo mi
faceva ripulire il recipiente con le dita. I residui di impasto li
buttavo su di un padellino e li cuocevo. Venivano delle forme
stranissime e così io le chiamavo “le
caccole”. Era il solo modo
che aveva per evitare che assaggiassi il dolce prima della
cena.»
spiegò sorridendo al ricordo rievocato.
Mentre
parlava aveva accompagnato le parole con l'azione e, in breve degli
strani serpentelli di pastella avevano preso a gonfiarsi in padella.
«Adesso
non ci resta che aspettare e mi raccomando, non aprire il
forno!» la
redarguì.
«In
attesa che cuocia inizio a ripulire. Grazie per l'aiuto.»
disse,
arrossendo.
«Aspetta,
sono pronte le caccolette.»
«Ti
prego, non chiamarle così!»
«Tu
assaggiale e vedrai che non t'importerà più come
le chiamo.» la
esortò.
Pur
se titubante, la ragazza fece come lui le aveva detto.
«Wow,
sono buonissimi!»
«Visto,
così sai già che il gusto del tuo dolce
sarà buono, dobbiamo solo
sperare che non sgonfi in cottura.» sentenziò
Ranma, augurandosi
che andasse tutto bene.
«Sayuri
ho telefonato a casa di Akane ma non è ancora rientrata. Non
le sarà
davvero successo qualcosa?» disse Yuka, parlando al telefono
cono
voce concitata.
«Magari
sta ancora cucinando, oggi la scuola rimaneva aperta fino a tardi per
gli allenamenti del club di atletica. Però forse
è meglio andare a
controllare.»
«Ok,
ci vediamo tra un quarto d'ora davanti all'ingresso della
scuola.»
«Ci
siamo.» annunciò Ranma quando il timer che aveva
impostato finì di
suonare. «Adesso dobbiamo lasciarlo nel forno con lo
sportello
aperto per cinque minuti e poi sarà pronto.»
«Ma
è fantastico!» esclamò Akane,
occhieggiando il dolce che faceva
bella mostra di se sul ripiano del forno.
«Siamo
stati bravi.» rispose lui soddisfatto.
«Potrò
portare il mio dolce alla mamma.» sussurrò, mentre
gli occhi le si
facevano lucidi. «Oh, grazie Ranma, grazie!» disse,
buttandogli le
braccia al collo.
Imbarazzato
e stupito dal suo comportamento, il codinato rimase per un attimo
immobile ma poi, vinto dalla tenerezza, la cinse con le sue braccia
assaporando il piacere ti tenerla stretta a se.
«Akane,
tutto bene?» chiesero in coro Yuka e Sayuri irrompendo
nell'aula.
«Oh
cavolo, mi sa che abbiamo disturbato!» esclamò
quest'ultima mentre
il viso le era diventato di bracia.
Veloci
come erano arrivate, le due si dileguarono mentre un'imbarazzatissima
Akane si allontanava di botto dal suo fidanzato.
«Noooo,
adesso chissà cosa penseranno!» mugugnò
Akane, in preda allo
sconforto, portandosi le mani al viso per la vergogna.
«Chi
se ne frega!» esclamò Ranma, ancora arrabbiato per
l'interruzione,
guadagnandosi un'occhiataccia da parte della ragazza. «Dai,
potevo
capire se fosse stato quella testa di legno di Kuno ma loro sono tue
amiche, domani parlerai con loro e ti chiarirai. Per adesso
ciò che
conta è che il dolce sia venuto bene.»
«Hai
ragione.» rispose lei, ritrovando il sorriso.
«Allora
andiamo a casa?»
Akane
fece un cenno affermativo e, dopo aver avvolto il dolce in un
canovaccio, i due si avviarono fianco a fianco.
Avevano
fatto mille volte quel tragitto eppure mai come quella sera, mentre
gli ultimi raggi di sole li accarezzavano, quella strada era loro
apparsa così bella.
Nda:
So che Akane che riesce a cucinare
qualcosa è
OOC e che Ranma che l'aiuta lo è ancora di più ma
senza queste
piccole modifiche la ff non avrebbe mai visto la luce. Spero vi sia
piaciuta.
A
presto.
Notteinfinita.
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