E'ria

di niky999
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PROLOGO
L'inizio della fine.

 


 
 





Buio.

Era così dunque, che si moriva.


Il vento che mi sfiorava delicatamente i capelli assomigliava tanto a un ultimo alito di vita. Una brezza fredda e macabra, poi un respiro. Probabilmente quello della morte.

Chiusi gli occhi d'istinto: improvvisamente il soffio di poco prima si fece violento e travolgente, ma non seppi spiegarmi il perché. Era come se qualcosa lo avesse fatto infuriare, e stesse quindi riversando tutta la sua rabbia su chiunque incontrasse per la sua strada. 
In quel caso, il mio corpo disteso immobile sul terriccio bagnato risultava un facile bersaglio.

Comunque, nell'arco di pochi secondi mi accorsi di non avvertirlo nemmeno più, sebbene il mio corpo fosse ancora gelido.
Possibile che si fosse fermato? No... i miei capelli svolazzavano ancora.

Poco a poco iniziai a sentire l'oscurità avvolgermi. Le sue mani tastarono incerte il mio corpo, poi lo graffiarono, avide e ingorde. Potevo avvertire il suo tocco gelido e minaccioso sulla mia pelle, ma non il dolore provocato dai suoi artigli ferrati e dai denti affilati.

Era così dunque, che si moriva.

Nessun dolore, nessuna sensazione. Desideri soltanto morire. 
'Tutto qui? Deludente', pensai. 
Credevo che al nostro popolo fosse riservata qualche attrazione in più, o una semplice diavoleria. 
Decisi che alla prossima riunione avrei sommerso il consiglio di lettere di reclamo, e gli avrei persino fatto visita di persona se fosse stato necessario. 'La morte è troppo noiosa e manca di creatività, propongo fuochi d'artificio e musica metal di sottofondo.' pft, a chi volevo darla a bere? Nessuno avrebbe accolto la mia richiesta, e soprattutto non ci sarebbe stata una prossima volta. Diavolo, stiamo parlando dei nostri ultimi attimi di vita, certamente non pretendevo un'orchestra o un ballo in mio onore, però pensavo ci fosse qualcosa di più fico e movimentato di quella cantilena da vecchi.

Aprii gli occhi di scatto, mandando in fumo le ultime forze che la mia linfa vitale era disposta ad offrire. 
Per un attimo mi era parso di intravedere del trambusto in mezzo alla folla, ma non mi fu concesso abbastanza tempo per capire. 
Mi sfuggì una lieve risata, che sembrò più uno spasmodico colpo di tosse: stavo morendo, che importanza aveva? 
Tutti quei pensieri rimbombavano nella mia testa come un'eco infinito, assordanti e fragorosi. 
Poi, ahimè, nella mia mente si fecero strada le immagini dei miei primi attimi di vita.

Ero morta? No, non ancora.

Iniziai a vedere tutto ciò che il mio corpo aveva trascorso dalla sua nascita sino a quel giorno, anche se in modo un po' confusionario, e a essere onesti avrei decisamente preferito non ricordare.

La curiosità che mi aveva pervasa poco prima fu in un attimo sostituita dal grande desiderio di farla finita, o di premere un ipotetico pulsante rosso che spegnesse tutti i miei sensi e le mie emozioni. Purtroppo però, questo privilegio non fu concesso né a me, né a chiunque lo avesse desiderato prima di me. Nessuno sceglie  quando morire, e a dirla tutta avevo la netta sensazione che il fato mi avesse riservato ancora qualche minuto di pura sofferenza.

Per la prima volta dopo tanto tempo mi accorsi di essere triste. Probabilmente stavo persino piangendo, ma non avevo modo di sentire le lacrime salate che mi scorrevano sul volto. Pensai che fosse sicuramente meglio così.

L'oscurità, che poco prima mi afferrava e mi dilaniava con i suoi artigli, divenne poco a poco una carezza amorevole sul mio corpo. Era piacevole, e decisi quindi di assaporarne il calore per quanto potessi. Ridicolo, vero?
Iniziò poi ad avvolgermi a sé, ricordandomi tanto il caldo abbraccio di una madre. Come potevo provare quella sensazione? Non aveva importanza. Niente per la mia testa ne aveva, ormai. 
La mia anima lottava per rimanere ancorata al mio corpo, ma non riuscivo a capirne il motivo.

Era una sensazione così gradevole.

Decisi di mettere fine alla sua inutile battaglia, e cercai di abbandonarmi completamente al mio dio e alla sua volontà.
Proprio quando finalmente era giunta la mia fine, inaspettatamente, sentii qualcosa strapparsi nel mio petto. A poco a poco divenne uno squarcio, e il dolore invase i miei sensi. Credevo mi avessero abbandonata, cosa stava succedendo? 
Un vortice gelido mi lacerò la pelle e mi sentii strappare dalle braccia invisibili che poco prima mi attiravano a sé. 
Il vuoto... sentivo che stavo cadendo nel vuoto. 
Per un attimo mi parve di sentire il clangore di una spada, ma non avevo più tempo per pensare. Dovevo lasciarmi andare.

Buio.

Era così dunque, che si moriva. 





 Buona lettura! (Lasciate un commento se vi va, così ho modo di migliorarmi!)

 




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