~~And if I died?
Refuse he...
Rimango in piedi davanti a lei: la fisso a lungo per ricordarmela,
voglio che quel viso rimanga impresso nella mia mente, con
quell'espressione serena.... serena dopo tanto tempo e tanto
dolore.
La bara si chiude.
Non posso più vedere il mio riflesso.
L'uomo al mio fianco recita gli ultimi versi e convenevoli, fa le
condoglianze e poi si allontana, insieme al resto dei presenti.
Dei tizi con lunghi impermeabili si affrettano a gettare terra nella
fossa, coprendola interamente; finito il lavoro se ne vanno anche
loro stringendosi nei pesanti abiti.
Delle sfuggenti gocce di pioggia bagnano la frase incisa sulla lapide:
- Una giovane ragazza privata della vita troppo presto -
Privata di una vita in completa solitudine, che nessuno rimpiangerebbe.
Sono in procinto di andarmene anch'io.
Sparendo nell'ombra.
Dove nessuno può più giudicarmi.
Almeno, finché non la vedo avvicinarsi: una sagoma nella pioggia
cammina lentamente, mi supera e si china vicino alla tomba.
E' un ragazzo.
Non uno qualsiasi.
Ma nemmeno LUI...
Ha i capelli spettinati e i jeans zuppi.
Sul suo viso si legge il dolore, mentre appoggia al suolo un mazzo
di rose gialle: si ricorda ancora che erano le mie preferite?
LUI, invece non se l'è mai ricordato...
Con un mano rovista nella tasca del giubbotto, fino a che non la
trova:
la sua collanina... o meglio, la mia collanina..... la nostra.
< Ti amavo Gwen >
Le sue iridi smeraldo si illuminano, quando lo dice.
Appoggia quel magico ciondolo vicino ai fiori.
Gli è tornato il sorriso.
Si allontana, andando verso la macchina: apre la portiera alla
ragazza bionda e angelica che, con pazienza lo aspettava lì.
Lei gli stampa un dolce bacio sulle labbra.
L'auto poi scompare, il cielo si offusca insieme a tutto il resto in
torno a me.
Buio.
< Dai scemo, ridammi il telecomando! > ride qualcuno.
La risata si ripete, così la riconosco subito: rare volte ho potuto
sentirla e, di questo me ne pento.
Mi trovo su un terrazzo di un grande condominio, l'appartamento
è illuminato e riesco a vedere le persone al suo interno: sento una
forte fitta al petto, come se qualcuno ci avesse infilato
un coltello.
< Non se ne parla principessa, stasera guardiamo quello che dico
io > ride a sua volta LUI.
Si, proprio LUI.
< Ah! Va bene; dovrò imparare a sopportarti in vista del
matrimonio >
Courtney fa una finta faccia esasperata e LUI la stringe a sé,
baciandole la testa.
Ha uno sguardo sereno, completamente devoto, mentre le
accarezza il viso con la mano adornata da quella maledetta fede.
Dev'essere uno scherzo.
LUI non si sposerebbe mai a soli ventiquattro anni.
Non dopo avermi lasciata solo un anno prima.
Ci rido sopra: presto mi sveglierò nel mio letto che ha il suo
profumo, lo troverò in bagno a farsi una doccia e mi unirò con
gioia.
Dopo esserci lavati rideremo insieme della stranezza di questo
incubo: niente camion che sbanda fuori controllo, niente
funerale, niente ragazzi con nuove fidanzate e matrimoni da
programmare.
< Non vedo l'ora di sposarti principessa, finalmente saremo solo
noi due, basta con gli insulti e le ripicche, basta con le insulse
sbandate >
Non può averlo detto.
La vista mi si appanna, vorrei piangere.
< Basta con le cazzate? >
Ma non posso piangere, non più.
Il problema è che quel camion era reale.
Io non ci sono più, sono morta.
Sono morta andando verso casa sua, per cercare di salvare la nostra relazione; quella stessa relazione che mi ha fatto guadagnare disprezzo dalla mia famiglia e da i miei ex compagni di scuola.
Vorrei urlare che è sola colpa sua, ma non è la verità:
avrei potuto rifiutarlo
così mi sarebbero rimasti Courtney e Trent, le due persone che mi amavano veramente.
< Niente più cazzate >
Avrei potuto rifiutarlo in quell'aereo...
ma non l'ho fatto.
- Ti amavo Duncan... -
- ...E ti amo ancora -
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