Dedicata ad A che mi manca e che spero di rivedere
tra un anno.
Al quale dedico quasi ogni momento. Mio fratello per scelta e molto
altro
Perché quando una persona cresce con me e vede i miei
demoni, accettandomi
per me vale tanto
Facendogli capire che quando una persona cambia e il legame muta sono
guai,
ma dai guai ci si può salvare ed io, in qualche modo, volevo
trasmetterglielo così.
Dedicato a Hemmo1996, la mia prima vera crush.
Se
c'era una cosa che Anne odiava, oltre ai ragni ed al colore rosso, era
senza dubbio la pioggia.
O
meglio. Odiava la pioggia quanto lei era in giro, magari anche lontana
da casa e di colpo iniziava a diluviare.
Quel
pomeriggio il tempo sarebbe dovuto rimanere stabile, con temperature
nella media per il mese di aprile, ma a quanto pare non era
così.
Era
uscita da scuola alla una, con la cartella su una spalla e gli occhi
bassi.
Aveva
atteso il suo amico al cancello del suo istituto scolastico per almeno
venti minuti e, non vedendolo arrivare, si era diretta verso la fermata
del pullman, prendendone uno.
Era
scesa nel centro di Sydney.
Si
era dedicata quel pomeriggio per lei. Per loro, si corresse
mentalmente, ma Luke non era stato del suo parere, visto che gli aveva
dato buca.
Come
biasimarlo però. Luke, o meglio Lucas, come amava chiamarlo
lei, aveva iniziato le superiori e non aveva più molto tempo
per lei.
Lei
e Luke si conoscevano da molti anni, da quando lei ne aveva otto e lui
undici.
Si
era trasferito nella casa a fianco alla sua ed erano divenuti subito
amici.
Anne
adorava Luke, era il fratello che mai aveva avuto.
Luke
e i suoi capelli biondi come il grano. Luke e i suoi occhi azzurri
limpidi e privi di malizia.
Luke
e il suo carattere aperto e la sua risata contagiosa. Luke e i suoi
skinny jeans. Luke e le sue fossette. Sì, era la parte che
più adorava del ragazzo. Quei due buchetti che gli
spuntavano sulle guance anche quando accennava solo lontanamente un
sorriso.
Si
erano ripromessi di andare nel centro di Sydney per fare un giro nei
negozi di musica e perdersi tra tutti quei colori che formavano
l'enorme città australiana.
Eppure
ora era lei. Da sola. Lei che camminava osservando l'asfalto che
diveniva mano a mano più scuro a causa della pioggia che
batteva sulla città.
Lei
con le cuffie nelle orecchie con qualche musica qualche volta rock,
qualche volta pop, che passavano per la radio alla quale era
collegata.
Lei
che si dirigeva verso una fermata a passo più svelto
possibile, per evitare di perdere il pullman.
Era
arrivata a casa mezz'ora dopo. I suoi genitori lavoravano anche fino
alle otto di sera e ora, che erano a malapena le quattro e mezza, Anne
inseriva la chiave nella toppa metallica e, prima che potesse anche
solo appoggiare la mano sulla maniglia, due mani le coprirono la
visuale.
Inutile
dire che non le servii neanche sentire la voce squillante del ragazzo,
per riconoscere in quelle mani, le mani del suo amico che quel giorno
le aveva dato buca.
Perché
sì, Anne riconosceva l'odore di Luke: era un odore, anzi un
profumo, buonissimo, un profumo del quale non ti annoieresti mai e poi
mai. Non sapeva come descriverlo, ma sapeva che era buonissimo e che se
mai quell'odore fosse quello di un fiore, la sua casa ne sarebbe ornata.
Poggiò
le sue mani, piccole rispetto a quelle del ragazzo, su quelle che le
coprivano gli occhi, alzandole da esse e poi girandosi, trovandosi
faccia a faccia (o forse faccia a petto, tenendo conto l'enorme
differenza d'altezza) con Luke che le sorrideva, mettendo in fin troppa
bella mostra, le fossette che gli scavavano le guance.
"Ciao
nana"
Si
ritrovò ad amare quella voce, ora come in ogni momento che
passava con il biondino.
Quel
nomignolo che lui le aveva dato, sempre a causa della sua altezza non
proprio eguagliabile a quella di Luke, rimbombava spesso nelle sue
orecchie, ma non come un'offesa, perché detto da lui sapevi
che la cosa era sempre detta simpaticamente:
"Lucas"
Lo
abbracciò, stringendolo a sé e inebriandosi del
suo profumo. Constatò che aveva ancora addosso la divisa
scolastica e, forse, comprese il motivo che aveva causato l'assenza al
ragazzo:
"Scusami
Anne, ma mi hanno trattenuto a scuola per punizione"
Ridacchiò,
stringendola a sè:
"Hanno
beccato me e Micheal a giocare a Space Invaders durante l'ora di
informatica"
La
sua felicità si bloccò un po'. Non che odiasse
quel ragazzo, amcio di Luke, ma mai gli era andato a genio. Micheal, ci
aveva messo un po' per imparare il suo nome, anche a causa sua che
amava storpiarlo, era uno dei migliori amici di Luke. In
realtà il loro rapporto era stato molto più
tempestato di problemi.
All'inizio
del primo anno di superiori i due non si sopportavamo. SIa
perché Luke odiava in generale chiunque fosse bocciato,
ritenendolo un completo incompetente, sia perché il
carattere tremendo di Micheal non permetteva a un ragazzo buono come
Luke di avvicinargli.
No,
Clifford, il cognome di Micheal, non era un ragazzo finto depresso che
pubblica fotoin bianco e nero del mare scrivendo descrizioni di merda
su ogni social, non era neanche il ragazzo che picchiava i
più piccoli perché "è divertente" e
non era neppure un teppista.
Micheal
aveva semplicemente un carattere forte, un'ironia un po' offensiva, era
pieno di sarcasmo in ogni sua frase.
E
Luke tutto ciò non era stato in grado di captarlo. Luke era
il ragazzo gentile, paffutello, un po' timidino e chiuso in
sé stesso. Micheal era quello che scherzava forse un po'
troppo, che si montava la testa per una sufficienza, che amava il
ballo, ma non sapeva ballare.
Erano
uno l'opposto dell'altro. Un po' come l'acqua e il fuoco, ma si
completavano benissimo.
Anne
non sopportava Micheal, portava Luke sulla cattiva strada, che poi, ci
aveva pensato, che cattiva strada? Non aveva mai visto Luke tornare a
casa ubriaco o con il collo tempestato da succhiotti provenienti da
chissà dove e da chissà chi.
Luke
era sempre il bravo ragazzo e Micheal anche, solo in modi diversi.
"Ancora?"
Sì,
ancora, perché quella punizione era già la terza
volta che se la beccavano:
"Sai
quanto è noiosa l'informatica? So come si accende un
computer e come si naviga in internet. Non ho bisogno che mi dicano che
va cliccata la palla con tre onde rosse, verdi e gialle, con il pallino
al centro. Cioè si chiama Google Chrome cazzo!"
SI
portò le mani alla bocca, appena si accorse di
ciò che aveva appena detto:
"Scusa
Anne, fai finta di non aver sentito l'ultima parola"
Sorrise
compiaciuta, Luke tentava di farla crescere bene, senza parolacce,
senza bestemmie, senza cattiverie ed avidità.
"Il
cinese si è evitato la punizione?"
"Si
chiama Calum"
Sbuffò
un sorriso Luke sentendo come Anne pronunciava il nome del ragazzo.
"E'
un cinese dai! Cioè il suo naso - e si toccò il
naso - è più grande del mio e del tuo messi
assieme. Cioè di a Calem..."
"Calum..."
"Quel
che é, di stare attento, perché a momenti quel
naso prenderà il possesso del suo corpo, ha vita propria!"
Luke
scoppiò in una forte risata e Anne lo seguii a ruota:
"Oddio
Anne, davvero, io ti adoro."
Che
dolce, pensò:
"Comunque
no"
SI
asciugò una lacrima sfuggita dal troppo ridere:
"Calum
oggi era assente, aveva una visita"
"Ma
lui o il suo naso?"
"Anne!"
"Ok
scusa biondino."
Calum
Hood, anni sedici, bocciato una volta, australiano (ma probabilmente
cinese in incognito), amico di Luke.
Tra
Micheal e Calum, Anne si trovava in difficoltà tra chi
odiare di più.
Calum
aveva più l'aspetto da bravo ragazzo, nonostante una volta
lo avesse visto girare nudo in casa Hemmings e aveva dubito
dell'orientamento sessuale di entrambi.
Calum
era però il ragazzo che fumava e quando aveva visto che
aveva coinvolto Luke, una sola volta sperava, nel fumare, lo aveva
odiato maggiormente. Anne odiava il fumo. Di certo preferiva una
sigaretta alle droghe però non avrebbe iniziato a fumare.
Calum
era più educato di Micheal, un giorno li aveva incrociati
tutti e tre sulla strada di casa e, oltre a Luke, ovviamente, solo
Calum l'aveva salutata, Micheal l'aveva squadrata, snobbandola alla
grande.
Calum
lo aveva soprannominato il cinese, perché in altro modo non
poteva chiamarlo. Aveva la faccia palesemente da cinese e, se mai
avesse avuto il suo numero, lo avrebbe salvato due volte, uno dei due
profili lo avrebbe chiamato "Cinese-man" e l'altro "Naso del
cinese-man" perché sì, quel tipo aveva un naso
gigante, un naso che viveva davvero da solo.
Sorrise
facendo quei pensieri e tornando a concentrarsi su Luke, che era ancora
lì con quel meraviglioso sorriso:
"Sai
cosa Lucas?"
"Dimmi
piccola"
"Hai mai preso in considerazione l'idea di farti un
labret?"
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