| A
star without a
sky |
Il gelo
gli penetrava nelle
ossa,
ma non ci faceva troppo caso, al freddo era abituato. Il cappuccio
della felpa
scura era sudicio, e le maniche erano grondanti del sudore versato
prima,
mentre correva faticosamente per non sapeva dove.
Stava con la schiena poggiata
contro una parete, respirava piano e avvertiva solo l’odore
del fumo e il
sapore del tabacco sulle labbra. Strinse tra due dita la sigaretta,
ormai quasi
del tutto consumata, per poi gettarla a terra e calpestarla,
interrompendo il
suo continuo consumarsi.
Emise
l’ultimo sospiro di fumo,
inebriandosi dell’odore di quel veleno.
Con le mani
infossate nelle
tasche e gli occhi indagatori, verde bottiglia che fendeva la luce dei
lampioni
con la sua ombrosità, mosse qualche passo in avanti,
svoltando in un vicolo.
Vi
trovò un’ennesima figura, una
di quelle omogenee al resto che non risaltava mai,
dall’aspetto sciupato e
losco.
<<
Hai dell’erba? >>
udì, ma quel suono giunse a lui come ovattato e
impiantò i suoi occhi chiari in
quelli della sagoma che, poggiata al muro, lo scrutava.
Scosse il capo,
e il viso giovane
ma già consumato di quell’uomo si levò
in un’espressione di rude disgusto,
mentre sogghignava.
<<
Sei un pivello. >>
fece quello, e lo vide infilare una mano nella tasca di quel giaccone
vecchio e
rovinato, frugare un po’, ed infine tirare fuori quella che
sembrava essere una
semplice sigaretta. Ma sapeva che non era solo una sigaretta, non una
come quelle
che aveva fumato poco prima. Lo avvertiva dall’odore, lo
capiva perché già una
volta era capitato che se ne ritrovasse una tra le mani.
Inclinò
il capo di lato e
arricciò le labbra, non scostando lo sguardo da quello del
vecchio, anzi, lo
squadrò più profondamente.
<<
Vuoi? >> sibilò l’ombra,
afferrando dalla tasca dei pantaloni un accendino argentato.
<< Un tiro
non ha mai ucciso nessuno. >>
Avrebbe voluto
ribattere che lui
era morto esattamente il giorno in cui aveva provato quel fatidico
tiro, ma solo
fisicamente. La sua mente si era arrestata tempo prima.
Dopo attimi
interminabili di
esitazione si avvicinò ed ogni passo gli provocò
una scarica di adrenalina e
una fitta di dolore al petto, che lo intimava di fermarsi sul posto. E
non lo
fece, perché ormai non aveva più niente da
perdere.
Poi non comprese
cosa fosse
successo, non lo rammentava. Sapeva solo di essere sdraiato
lì, in quel putrido
ammasso di lenzuola, con gli occhi arrossati e le lacrime che premevano
per
uscire tanto gli bruciavano. E strinse le labbra, respirando
pesantemente,
rendendosi conto che, cazzo,
l’aveva
fatto di nuovo.
Chiuse gli occhi
– magari non
li
avrebbe aperti mai più
-, e si lasciò cullare dal silenzioso canto dei grilli che
suonavano in quella notte stranamente sola, per lui, osservando
distrattamente la distesa immensa che era il cielo oltre la sua
finestra.
Quelle scie
della Via Lattea erano tanto belle quanto nostalgiche e
intimidatorie per lui, che ormai da lì era stato esiliato.
La sua luminosità
era affogata in un mare di senso di colpa, non brillava più,
non emetteva più
calore. La terra che sempre aveva osservato dall'alto sarebbe divenuta
la sua tomba.
Era solo una
stella dall’animo morto, condannata a non possedere
più un
cielo.
[ti
brucerai, piccola
stella senza cielo]
Angolo Autrice:
Ebbene,
perché ho scritto questa schifezza?
Perché è un brutto periodo e non riesco a
scrivere altro
se non schifezze - ma quelle le scrivo a prescindere - deprimenti.
Perché
proprio Leo - e
non Loki (?) -?
Perché non mi piace come Mashima l'ha trattato, sembra solo
un
dongiovanni e nemmeno il rapporto con Aries è approfondito
più di tanto.
E secondo me è un personaggio molto più profondo,
quindi
ho deciso di usare lui, anche se all'inizio doveva esserci Gray, ma
chissenefrega.
E niente, è corta e poco approfondita, ripetitiva e tutto il
resto, ma non mi andava di concentrarmi più di tanto su
questa... roba.
Considerando poi che l'ho buttata giù un cinque minuti...
A parte questo... credo - lo spero - si sia capito di cosa tratti
generalmente la fiction - se può essere definita tale -,
ovvero del "modo di sentirsi meglio" di Loki/Leo/Micio/come volete
chiamarlo, dopo mesi dall'incidente con Karen.
Inoltre non ho voluto approfondirla appositamente, perché...
non ci riuscivo e basta.
E... boh, mi scuso per questo obbrobrio, ma mi sentivo di scrivere una
cosa del genere ed infine è venuto fuori ciò.
Ora mi dileguo - grazie ai Kami ;-;
- Naru
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