DITA
Le dita.
Appena apre gli occhi, Monia le vede. Appoggiate con
noncuranza sul cuscino, attaccate alle sue mani sottili, che tramite un
braccio
bianco sono collegate alla sua spalla, al suo collo, al suo cervello.
Risale
lungo tutto il suo corpo, partendo dall’indice della mano
destra. Guardandolo,
si accorge che lo smalto rosso che ricopre l’unghia di quel
dito è sbeccato.
Trova la forza di alzarsi solo per poterlo sistemare.
Tra poco arriveranno, e lei odia lo smalto sbeccato.
Sporge le gambe, ancora stanche, oltre il bordo del letto, e
resta per un attimo ad osservare i suoi piedi. Li ha sempre trovati
bellissimi.
Snelli e perfetti. Scende dal letto.
Si avvia lentamente, appoggiata al muro, lungo il corridoio
che porta al bagno. Apre la porta, ma al momento di accendere la luce
si ferma.
Specchio, in quella
stanza c’è uno specchio.
Ritira l’indice dall’interruttore e a tentoni cerca
lo
smalto. Trovatolo, torna in stanza e si siede sul letto. Aperta la
boccetta,
lascia cadere qualche goccia di smalto sull’unghia sbeccata.
Sembra sangue. C’era del sangue, ieri, su quel dito, quando
ha spinto con decisione sul grilletto…?
Monia non se lo ricorda. Sorride.
Le dita. Sono state le sue dita. Uno scatto improvviso. Lei
non l’avrebbe mai fatto.
Ma ormai non c’è più tempo. Richiude la
boccetta, mentre
delle luci blu, accompagnate da un frastuono assordante, illuminano la
camera,
passando attraverso la finestra dalle tende socchiuse.
Lo smalto ha coperto l’imperfezione. Lungo il corridoio si
soffia sull’unghia dell’indice per farlo asciugare.
Tra poco suoneranno. Ma lei, ormai, è pronta. Camicia da
notte blu, capelli neri, unghie rosse. Farà un bel contrasto
sul pavimento
bianco della cucina.
Suonano alla porta. Lei si affretta ad aprire il cassetto. È
lì. Battono alla porta.
È il momento. Per un attimo, rivede il suo sorriso. Ma le
urla provenienti da fuori le impediscono di trattenerlo col pensiero.
Monia sorride dolcemente, prima di affondare il coltello.
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