Sfregò
appena le labbra contro la sua schiena, seduto sulle sue cosce, con le braccia che
passavano sotto a quelle del compagno per potersi aggrappare alle sue spalle e
il suo sedere sotto il ventre.
Harry
fece per voltarsi, ma lui lo fermò, puntando i gomiti contro i suoi fianchi,
fingendo di non accorgersi che in quel modo gli faceva male.
“Draco?”
Il
tono era interrogativo, nessun timore o irritazione, solo un po’ di sorpresa e
confusione.
Draco
inarcò la schiena, passando questa volta il naso contro la sua pelle,
ripercorrendo la leggera curva della schiena fin dove riusciva ad arrivare
senza spostarsi.
Harry
tornò a rilassarsi contro il lenzuolo, senza muoversi, ma Draco sapeva che non
era più a suo agio, aveva capito che c’era qualcosa di strano e voleva sapere
che cosa.
A
nessuno sarebbe importato, probabilmente nessuno se ne sarebbe mai nemmeno reso
conto, ma non Potter, Potter voleva sapere, Potter voleva sempre sapere tutto
di lui, Potter non si lasciava sfuggire nulla e tantomeno era disposto a fingere
di farlo.
Stringendo
i denti con improvvisa e furiosa rabbia spinse con le dita sulle sue spalle
fino a sbiancarsi i polpastrelli, puntando i gomiti nei suoi fianchi e
stringendo le cosce contro le sue, immobilizzandolo sotto di sé anche se non
aveva mai nemmeno accennato ad impedirglielo.
“Mi
stai facendo male…”
Il
tono era ancora neutro, se anche era turbato non sembrava avere intenzione di
mostrarglielo.
Draco
sentì la rabbia crescergli dentro fino a gorgogliare nel cervello e
annebbiargli del tutto ogni autocontrollo.
Sentiva
sotto di sé, contro di sé, la pelle bruciante del compagno, i muscoli tesi e il
corpo sodo che resisteva alla sua stretta senza nemmeno tendersi. Sentiva il
suo sedere contro lo stomaco nella rotondità praticamente perfetta e vedeva
quella schiena che tante volte aveva accarezzato, baciato, afferrato e
graffiato, quella pelle serica che lo aveva sempre stregato e quel profumo così
puro, così tutto Potter che nemmeno il sapone riusciva mai ad eliminare.
Abbassò
il naso contro la sua scapola, annusandolo con forza ma senza che la sua ira scemasse
anche solo di poco, un secondo dopo piantò i denti nella sua spalla.
Harry
gemette, sorpreso, dolorante, per un attimo lottò contro la sua stretta,
incapace di comprendere cosa stesse succedendo, ma quando lo afferrò dai polsi,
tirandoglieli sopra la testa in modo da impedirgli di reggersi sui gomiti,
Harry aveva già smesso di ribellarsi. La guancia appoggiata al materasso e gli
occhi puntati contro il muro.
Se
lo avesse guardato, se solo avesse scorto i suoi occhi nei propri… forse Draco
si sarebbe fermato, forse gli avrebbe permesso di voltarsi e sarebbe
sprofondato tra le sue braccia. Ma Harry non si voltò e nemmeno provò a farlo,
restò con gli occhi puntati verso un punto che non vedeva, concentrato nel
nulla e lui non si fermò.
Draco
leccò il segno rosso che avevano lasciato i suoi denti, consapevole che il
giorno dopo si sarebbe trasformato in un livido, eppure incapace di provarne
rimorso, lo aveva ferito, gli aveva fatto male e la prova ce l’aveva proprio
davanti agli occhi, eppure questo non gli impedì di morderlo nuovamente questa
volta sul fianco.
Harry
strinse i denti fino a farsi dolere anche la mascella, ma non disse nulla,
avrebbe potuto chiedergli di smetterla, ma non sapeva se avrebbe sopportato il
vedersi ignorato. E poi c’era anche un altro aspetto da considerare… Draco
eccitato, Harry sentiva l’inizio di un’erezione contro di sé e per la prima
volta il suo corpo non rispecchiò quello del compagno, per la prima volta l’eccitazione
dell’altro non lo lasciò altro che sgomento.
Draco
si spinse contro di lui con più decisione, l’erezione che sfregava contro le sue
natiche, consapevole in qualche parte dentro di sé che era Potter, Potty!, quello contro cui si stava
spingendo eppure tutta la rabbia che provava che si poneva tra quella
consapevolezza e il presente. Era cosciente di ciò che stava facendo e per
questo dentro di lui qualcosa stava urlando, eppure continuò a farlo, con una
soddisfazione quasi masochista perché lui amava Potter… e Potter amava lui, lo
amava con tutto e malgrado se stesso.
Lui
era Draco Malfoy, solo Draco Malfoy,
eppure Harry Potter lo amava.
Harry
si rilassò nella sua stretta, lasciandosi ricadere morbidamente contro il
materasso, non aveva mai iniziato a ribellarsi, ma ora eliminò qualunque tipo
di resistenza, costringendo se stesso a distendere uno ad uno tutti i muscoli.
Offrendosi con una remissività che non gli era mai stata richiesta e che non
aveva mai mostrato. La sua mente che lentamente e meccanicamente gli ricordava
tutti gli incantesimi che avrebbe potuto usare, tutte le tecniche di difesa che
aveva imparato in quegli anni, tutto ciò che avrebbe potuto dire per far sì che
Draco si fermasse... e con la calma ripetitività della cantilena ritrovò la
calma necessaria a non usare nessuno di quegli incantesimi, nessuna di quelle
mosse, nessuna di quelle parole… era semplice: si fidava di lui.
Draco
a malapena si accorse del cambiamento avvenuto in lui, continuando a spingerglisi
contro senza allentare la stretta con cui lo tratteneva, non era eccitato, non
lo era sul serio, una pallida copia di erezione sfregava contro le natiche
dell’uomo che amava e per quanto impegno ci mettesse a dimenticare chi fosse, il
suo corpo lo stava sbeffeggiando, ormai diventato incapace di fare semplice
sesso con colui che gli aveva insegnato come si fa l’amore.
Una
lacrima gli scese sulla guancia, sfocandogli la vista per qualche secondo e lasciando
che un po’ del panico che provava si mostrasse, quello stesso panico che si era
sempre negato.
Convivevano
nella stessa casa da ormai cinque mesi, dividevano il letto da più del quadruplo,
eppure ancora aveva paura, ancora non riusciva ad accettare quanto dipendesse
da quell’uomo e da quella felicità che nemmeno sapeva di poter provare. Ma più
di tutto ancora, temeva Potter. Malgrado tutti i ti amo sussurrati e tremanti contro le sue orecchie, malgrado tutti
i litigi e tutte le volte che avevano fatto l’amore, malgrado le volte che Harry
si era permesso di essere debole, malgrado le volte in cui debole lo era stato
lui, malgrado tutto, ancora non riusciva a credere che Potter lo conoscesse
davvero, perché se davvero lo avesse conosciuto, allora sarebbe scappato da
tempo…
Ma
ora basta!
Era
stufo di tornare a casa con il terrore di non ritrovare il suo sorriso, era
stufo di passare le giornate a rigirarsi nella mente i ricordi, quasi non
potesse formarne di nuovi, quasi non stesse facendo altro che godersi il giorno
presente, in attesa della fine. Era stufo di sentire il cuore martellargli nel
petto prima di uscire per andare al lavoro, perché adesso era ancora amato, ma
chissà cosa sarebbe potuto succedere dopo aver lasciato la loro casa. Era stufo
di giocare con Ted con il solito pensiero fisso, quando sarà grande si
ricorderà ancora di quella persona che lo lanciava in alto in alto, facendolo
ridere fino a togliergli il fiato? Quando sarà grande Harry gli parlerà di
quanto gli aveva voluto bene? Basta!
Era
stufo, era ora che Potter sapesse, che squarciasse quel velo di irrealtà che
regnava sulle loro vite e lo vedesse davvero, lui, Draco Malfoy, meschino,
piccolo e vile, così come era sempre stato. Voleva essere visto per quello che
era davvero… quasi desiderava essere cacciato via dalla sua vita, così che
potesse infine provare dolore, il vecchio atroce dolore a cui era abituato e
che avrebbe infine preso il posto di quella strana felicità che era troppo, semplicemente troppo per riuscire a sopportarla.
Chiuse
forte gli occhi per fermare le lacrime e il profumo del compagno giocò con il
buio dietro alle sue palpebre, ricordandogli quante volte aveva provato quella
sensazione: essere attorniato da Potter nel buio, protetto, cullato, salvato.
E
con la consapevolezza dei propri sentimenti la realtà schiaffeggiò la sua
rabbia, ridendo di lei e di ciò che sotto ad essa provava a nascondere.
Le
sue dita lasciarono i polsi dell’uomo quasi stessero scottando e Draco fuggì
dalla camera, troppo terrorizzato da quello che avrebbe potuto leggere negli occhi
del compagno per fermarsi anche solo un secondo di più.
Harry
restò seduto sul letto per tutto il tempo che servì al suo cuore per smettere
di battere veloce, ma ne passò altrettanto perché si decidesse infine a
smettere di passarsi le dita sulla pelle dolorante e alzarsi davvero.
Si
appoggiò lentamente alla porta del bagno dietro la quale si era chiuso Malfoy, prendendo
un respiro profondo e cercando di mettere in ordine i pensieri.
Lasciò
scorrere i secondi prima di abbassare la maniglia.
Per
un istante non riuscì a capire cosa stesse succedendo e fece più forza, ma poi
la realtà colpì il suo cervello con una fitta di rabbia: la porta era
indiscutibilmente chiusa… a chiave.
“Apri la porta”
Non
era un ordine, non ne aveva il tono, eppure Draco sentì in quelle parole una
richiesta che esigeva di essere soddisfatta. Allungò istintivamente le dita
verso la chiave, ma proprio quando aveva già sfiorato il metallo, esitò. Cosa
lo aspettava? Cosa avrebbe detto Potter? Cosa avrebbe fatto? Era l’ultima volta
che avrebbe parlato con lui? Come avrebbe potuto sopportare l’idea senza finire
ridotto in pezzi?
Ancora
un paio di secondi e Draco vide la serratura sciogliersi sotto i propri occhi.
Ebbe appena il tempo di scostarsi dalla porta che Harry piombò in bagno.
Draco
schiuse le labbra, sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, sapeva che era il
momento giusto, forse l’ultimo per implorare il compagno, per dirgli che lo
amava, per scusarsi, ma ancora una volta non seppe districare quello che voleva
davvero dall’alone di panico.
Tuttavia
Harry non si aspettava che parlasse, probabilmente se lo avesse fatto si
sarebbe solo infuriato di più, semplicemente lo afferrò da un braccio e lo
spinse fuori dal bagno. Draco incespicò, ma a metà spingendolo e a metà
sorreggendolo il compagno riuscì a trascinarlo fino al letto per poi spingerlo
su di esso.
Draco
lo guardò, gli occhi pieni di lacrime e parole che non riusciva a pronunciare,
ma tutto quello che Potter gli permise di vedere fu il palmo della mano appena
prima che calasse sulla sua guancia.
Faceva
male, Draco sentì i propri denti affondargli nella guancia, non aveva la bocca
chiusa, una cosa estremamente stupida da fare quando qualcuno ti schiaffeggia,
ma d'altronde lui non aveva mai ricevuto uno schiaffo da qualcuno, lui riceveva
i pugni, gli schiaffi erano per le persone a cui tieni e nessuno che lo faceva,
o che pretendeva di farlo, aveva mai avuto il coraggio di dimostrarglielo sul
volto.
Per
un secondo restò destabilizzato, gli occhi che sbattevano e la mano che gli
saliva spontaneamente sulla guancia bruciante, ma quando infine la abbassò e cercò
di parlare Harry gli tirò un secondo schiaffo.
“Sta
zitto e apri le orecchie.”
Harry
lo squadrò con rabbia, ma Draco era ben lontano dal contraddirlo e annuì
appena.
“Se
vuoi urlarmi contro, se vuoi prendermi a pugni, se vuoi farmi male, se vuoi usare
la forza…”
Draco
strinse i denti e abbassò gli occhi, le guance brucianti e nuove lacrime che
gli bagnavano le guance senza che lui avesse l’ipocrisia di credere che fossero
stati gli schiaffi.
“…
se hai avuto una giornata di merda, una settimana di merda o un mese di merda,
se anche ti girano le palle per nessun motivo plausibile…”
Harry
lo afferrò con forza dal mento, costringendolo ad alzare gli occhi su di lui e
il Draco pianse ancora di più di fronte al suo viso sfocato perché lo amava,
amava da matti quell’uomo e non poteva farci nulla.
“…
fallo! Per Merlino, fallo! Non mi importa il motivo, non mi importa come, ma se
hai bisogno di sfogarti fallo e basta! Non voglio che tu sia sempre felice, non
voglio che sia tutto perfetto, voglio che sia vero e voglio te!”
Harry
gli lasciò il mento, trasformando in una carezza la sua stretta e facendogli
scivolare le dita sul volto, attento a non toccargli la guancia in fiamme e
infilandogli i capelli dietro un orecchio, sedendosi sui talloni così da
mettere i loro visi alla stessa altezza.
“Io
ti amo Malfoy, smettila di comportanti come se dovessi svegliarti da un momento
all’altro”
Harry
aveva affondato le dita nei suoi capelli, gli occhi terribilmente dolci su di
lui come una medicina contro qualunque male, ma quando Draco cercò timidamente
di avvicinarsi a lui, terribile dentro di sé il bisogno di sentire un contatto,
allora Harry si tirò indietro, ritrovando la passata rabbia in tutta la sua
intensità:
“E non azzardarti mai più a fuggire da me!”
Draco
riprese a piangere, aggrappandosi a lui e dimenticando l’amor proprio o
qualunque autocontrollo. Singhiozzando contro la sua spalla e affondando il
volto nella pelle tiepida del compagno.
Gli
aveva fatto male, lo aveva morso e se il suo stesso corpo non lo avesse
tradito, avrebbe fatto molto peggio!, ma quello che davvero Potter non aveva
potuto sopportare era quando pieno di vergogna era scappato da lui e dal suo
giudizio.
Un
istante soltanto e Draco si ritrovò a sussurrare piano contro il suo collo
perché non voleva che la voce rendesse vere le proprie parole:
“… non mi scrivono da tre settimane… mi hanno gettato via come una mela marcia …”
“Non
ti hanno gettato via, non potrebbero mai farlo, sono i tuoi genitori e ti hanno
sempre amato, lascia che continuino a farlo anche se alle loro stupide
condizioni… ma non confondermi con loro, i tuoi genitori possono anche fingere
di allontanarsi da te, ma non io, mai!,
non riuscirai a mandarmi via, puoi mettermi alla prova tutte le volte che vuoi,
puoi dire o fare cose orribili, non mi importa perché non smetterò mai di
amarti e non mi arrenderò mai, qualunque cosa accada non ti lascerò da solo…”
Draco
pianse ancora più forte, stringendosi a lui nel vedere i suoi occhi spaventati,
nel percepire il timore nella sua voce, quello stesso timore che lui provava
ogni giorno, il timore irrazionale di essere abbandonato.
“…e
se avrai bisogno di un’altra famiglia io e Ted saremmo felici di fornirtene
una, devi solo volerlo. Ti amo Draco, ti amo e non ti lascerò scappare via da
me”
Draco
singhiozzò, stringendosi a lui, ancora una volta tanto forte da fargli male, ma
adesso anche Harry lo stava stringendo e non lo avrebbe lasciato andare… mai.
Sono
una santa, ma voi senza alcun dubbio vi sareste meritati una DobbyxEdvige … non
pensavo fosse tanto difficile votare, ma a quanto pare… vabbè, abbiamo appurato
che io sono una santa e voi delle cacchine, passiamo oltre:
Spero
che vi sia piaciuta la storia, la prossima sarà la BlaisexNeville e la
pubblicherò lunedì.