Edith tornò a casa sua. Era sfinita.
Entrò in quella casa vuota, in cui nessuno ci andava mai. I
suoi genitori vivevano lontani, e meglio senza di lei. Non aveva molte
amiche, o amici. Ne aveva giusto una, con la quale andava a scuola
insieme, e che si vedevano più o meno una volta al mese dato
che la sua amica, Aletha, faceva molti viaggi per lavoro. Edith ci
pensò su: d'altronde Aletha sarebbe tornata fra quattro
giorno. Perchè non invitarla un giorno da lei?
Edith, già stesa sul letto pronta per addormentare, decise
prima di leggersi un libro: Io Uccido, di Giorgio Faletti. Ne sentiva
parlare bene da ormai un anno, e quindi si convinse a comprarlo. Il
silenzio di casa sua, per quanto inquietante potesse sembrare, per lei
era abitudine. E in quel silenzio, leggendo le righe di quel libro, non
riusciva a non pensare al caso appena risolto. Era, sì,
fiera di sè, ma non riusciva a non pensare a quelle due
coppie di ragazzi che non hanno salvato. Però non doveva
pensare a quella parte negativa: doveva pensare che loro avevano
salvato quei ragazzi.
Qualche settimana dopo, una mattina come le altre, Spencer e Edith
arrivarono insieme alla stazione, in anticipo.
-Buongiorno Edith.-
-Buongiorno Spencer.-
-Come mai così mattutina?-
-Non avevo tanto sonno.-
-Hai fatto colazione?-
-No. E ho una certa fame...-
-Vieni, prendiamo un caffè e una brioche. Non fa bene non
fare colazione.-
-Va bene, ti seguo.-
Reid, a testa china, le sorrise e la portò nel bar di fronte
alla stazione, facendola entrare per prima.
-Siediti pure, cosa vuoi da mangiare, che ordino io?- disse lui, mentre
Edith le dava le spalle, cercando un posto.
-Mi andrebbe una brioche salata vuota e un bicchiera di acqua naturale,
grazie.- si sedette e aspettò che Spencer ordinò.
Intanto lo stava guardando. Non riusciva a non ammettere che fosse un
bellissimo ragazzo: i capelli castani, mossi, lunghi più o
meno fino a sotto le orecchie, dove le ciocche più corte
ogni tanto scappavano e finivano davanti ai suoi grandi occhi marroni.
La sua figura, alta e magra. Le fossette che apparivano quando rideva e
la dentatura perfetta e bianca. Il suo modo di vestire, a cui Edith
piaceva tantissimo; ma non come il suo profumo. Non sapeva di qualcosa
in particolare, ma sapeva di Spencer. E Edith ne andava matta. Ma
quello che più affascinava Edith era l'intelligenza, il modo
di parlare, la conoscenza, l'ampio bagaglio culturale di cui Spencer
godeva e al quale teneva molto.
Spencer stava arrivando verso di lei, e subito Edith si accorse che si
era incantata. Si diede una scossa e guardò altrove,
imbarazzata.
-Adesso arriva da mangiare.- sorrise lui, sedendosi.
-Allora- iniziò lei. -Dimmi un po' com'è il mio
partner.- ridacchiò lei, guardando Spender sorridere di
rimando.
-Beh, non saprei che dirti... Ho un QI di 187, ho due lauree:
psicologia e sociologia; ho anche un dottorato in chimica, matematica e
ingegneria, e ho ottenuto una terza laurea in filosofia ultimamente.
Amo leggere i libri, l'inverno e i gatti.- fece una pausa. -Basta, non
sono molte altre cose.- disse con una punta di tristezza. -Tu?-
-Ehm, ho una laurea in psicologia, come te, e una in scienza della
formazione. Prima di diventare un'agente della BAU volevo fare
l'insegnante di asilo.-
-Ti piaccioni i bambini?-
-Oh, beh, si. Ma quelli più piccoli. Però tipo
gli adolescenti non li sopporto. Non sarei in grado di spiegare davanti
a centinaia di sbruffoni.- Spencer annuì, concordando.
-Anche a me piace molto leggere.- continuò lei. -Infatti ora
sto leggendo "Io Uccido" e...-
-Ho letto quel libro. Mi è piaciuto moltissimo.- disse quasi
emozionato Spencer. -E' strano che ad una ragazza piacciano dei libri
così. Jj mi ha parlato una volta anche di un certo Twilight.
Non ho mai letto un libro di quella serie.-
-Direi che a me piace un po' di tutto.- rise lei. -Anche
perchè conoscono quella serie, e ho letto tutti i libri. E
poi ho visto tutti i film corrispondenti.- Spencer alzò le
sopracciglia.
-Hai larghi orizzonti.-
-Si, abbastanza.- ridacchiarono insieme.
A Spencer piaceva molto la risata di Edith. Limpida e genuina. La
vedeva come fosse una risata angelica. E non solo la sua risata la
trovava angelica. Già il fatto che lo sopportasse, per lui
era un miracolo. Per quanto la squadra gli stesse a cuore, non aveva
altri amici oltre a loro. Ed era da molto che non se ne faceva di
nuovi. E poi, il fatto che fosse bellissima, era un grandissimo bonus,
data la sua intelligenza e la sua maturità. Già
si immaginava lunghe chiacchierate insieme a lei a parlare di infinite
cose, dalle più stupide alle più profonde.
Intanto era arrivata la colazione. Spencer prese solo il suo
caffè dove ci mise le sue solite tre bustine di
zucchero.
-Ti piace amaro il caffè, posso notare.- disse
sarcasticamente Edith. Spencer sorrise.
-Perspicace.-
Fortunatamente non dovettero lavorare a nessun caso, quella mattina,
così si trovarono tutti nella sala grande insieme. C'era
Reid che giocava a scacchi insieme a Hotch, mentre Garcia stava
navigando su internet in cerca di promozioni; Jj era al telefono con
suo marito ed Emily stava leggendo un libro. Edith era seduta sul
divano, che guardava Spencer giocare a scacchi. Lei non sapeva
giocarci, ma avrebbe voluto imparare, anche se sapeva che non ce
l'avrebbe mai fatta a capire quel gioco.
Le ore trascorrevano, e le giornate pure. La colazione tra Edith e
Spencer alla mattina insieme divenne quotidiana, come le chiacchierate
in ogni momento vuoto delle loro giornate.
-Oggi a cena che fai?- chiese lei a Spencer. Sapeva che avendoglielo
chiesto, Spencer poteva captare un secondo fine, ma subito non se ne
accorsero nessuno dei due.
-Nulla, mangio a casa mia da solo. Tu?-
Lei ci pensò bene. -Nulla, mangio a casa mia da sola.-
Lei stava solo aspettando che ci fosse un invito da parte di Spencer, e
Spencer sapeva che lei stava aspettando un suo invito.
-Ti va di cenare da me?- chiese balbettando. -Ceh, solo se puoi eh. Non
sentirti obbligata. Se non puoi fa lo stesso. Ceh, preferirei che tu ci
fossi, ma se non puoi non preoccuparti eh.- continuò a
balbettare lui.
-No Spencer- ridacchiò timidamente lei. -Se non disturbo
verrei volentieri.- entrambi arrossirono. Probabilmente sarebbe stato
imbarazzante cenare a casa di lui, ma d'altronde, era quello che
volevano entrambi. Insomma, tra amici è normale, no?
Verso le diciassette di sera, Edith cominciò a prepararsi:
si lavò i capelli, se li arricciò, formando dei
boccoli dolci e lunghi. Si truccò come suo solito non molto
pesantemente e, quando arrivò il momento di decidere cosa
mettersi, gli venne il panico. Non sapeva se sarebbe stata una serata
da gonna, da jeans o da abito. E il colore? Colori scuri o tenui?
Spencer cosa avrebbe preferito?
Non voleva ammettere che Spencer un po' la incuriosiva, ne tanto meno
che le interessava. Insomma, era orgogliosa, e dopo tre settimane,
pensava lei stessa, non poteva pensare già queste cose. Si
sarebbe vestita come più preferiva lei. Un jeans nero a vita
alta, con uno strappo sulle ginocchia, una canottiera verde olivastro
che aveva messo dentro ai jeans, un cardigan dello stesso colore della
canottiera e delle scarpe nere con il rialzo bianco. Si
guardò allo specchio centinaia di volte, anche
inconsciamente. Verso le venti sarebbe venuto Sppencer a prenderla
sotto casa, ed erano le diciannove e cinquanta. Si mise il profumo, si
guardo per la milionesima ed ultima volta allo specchio e decise di
aspettarlo fuori dal cancello di casa sua. Sentiva qualcosa di strano
nell'aria. Qualcosa di positivo, di nuovo, di emozionante.
Una macchina che assomigliava a quella di Spencer entrò nel
suo viale di casa: era proprio lui. Edith gli sorrise e lo
salutò sventolando la mano. Era buoi, malgrado fossero solo
le otto; ma d'altronde era febbraio, e le giornate erano ancora corte.
Edith salì in macchina e vide uno Spencer con il berretto di
lana sulla testa e una sciarpa anch'essa di lana sulle sue ginocchia.
-Spencer hai freddo per caso?- ridacchiò lei.
-Non scherzare.- scherzò e rise anche lui di rimando.
-Questa sera è particolarmente fredda.- Edith
annuì.
-Cosa offre oggi lo chef Reid?-
Spencer sorrise. -Una buona pasta al ragù bianco di pesce,
degli spiedini di crostacei e per dessert una cheesecake alla
marmellata di amarene!- disse felice lui.
-Sono intollerante al pesce Spencer...-
-Oh, mi dispiace, io non lo sapevo, allora ti faccio da mangiare
qualcos'altro scusami- incominciò a balbettare lui.
-Scherzo Spencer!- rise Edith. Entrambi scoppiarono in un'energica
risata, al quale nessuno dei due riusciva a smettere.
Arrivarono davanti all'appartamente di Spencer, e gentilmente lui
andò ad aprirle lo sportello dell'auto. Lei gli sorrise,
anche un po' stupita che potessero esistere ancora ragazzi come lui.
Entrarono nell'appartamento e subito Edith sentì dappertutto
l'odore di Spencer. Poteva annusarlo, senza sembrare un cane o senza
stare attaccata a lui. Le bastava alzare il naso, inspirare e goderselo
a polmoni pieni.
-Che casa bella!- Edith adorava, oltre all'odore, la disposizione
dell'appartamento. Appena entrati, alla destra c'era un'enorme scaffale
pieno di libri su qualunque argomento: dalla biologia, alla sociologia.
Dall'informatica, alla pedagogia. Gialli, horror, comici, romantici. Su
tutto. Alla sinistra invece si apriva il salotto, dove al centro della
stanza c'era un divano a tre posti bianco, sopra ad un tappeto
anch'esso bianco che si stendeva sul parquet in rovere grigio. Davanti
al divano c'era il televisore, nero, con affianco stereo e porta CD.
Anche i CD erano di più tipi: pop, rock e soprattutto
classica. La luce non era pesante, anzi, era fioca e bianca. Guardando
in giro, non c'erano molte foto di amici o familiari, proprio come a
casa di Edith. Sul camino, di fianco alla televisione, c'era
lì, piccola, una foto di lui e una signora bionda: c'era uno
Spencer da bambino, sui dieci anni, con i capelli ricci. Edith sorrise.
Era bellissimo in quella foto, da piccolo. Probabilmente, parlando da
maestra, avrebbe adorato avere un allievo come Spencer a scuola.
Sarebbe stato attento alle sue lezioni, alle curiosità che
poteva fornire ai suoi alunni.
-Vuoi darmi la giacca?- chiese Spencer da dietro, con voce leggera.
Lei si voltò di scattò, assorta nei suoi pensieri
e gli sorrise. Annuì, se la tolse e gliela porse.
-Te la metto su questo attaccapanni- informò lui. -Ah, io
torno di là in cucina, che ho il pesce che si sta cuocendo.
Fra una decina di minuti dovrebbe essere pronto da mangiare.- sorrise
lui, per poi scomparire in cucina. La cucina era adiacente al salotto,
in una stanza più a sinistra, mentre sempre avanti c'era
un'altra stanza, chiusa da un separè a due ante.
Probabilmente era la sua stanza da letto.
Edith raggiunse la cucina, intenta a voler dare una mano a Spencer con
le preparazioni.
-Dato che non ho voglia di non fare niente, ti dò una mano
almeno ad apparecchiare.-
-Ma figurati!. rise quasi Spencer. -Tranquilla, faccio io.-
-No!- esclamò lei. -Ti do una mano. Dove posso trovare la
tovaglia?-
Ciao a tutti :))
Come state? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre. E
qui le cose iniziano a farsi dolci! Finalmente no? Ahah. Va beh, non
voglio troppo dilungarmi, quindi vi auguro una buona giornata e, se
volete, potete lasciarmi un commento qua sotto. Anche solo dicendomi
come state. Grazie a tutti, ciao bellissimiiii
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