Romeo
e Giulietta
Guardo
il palco e sospiro.
Uffa,
dovevo esserci io là sopra.
Quando
a scuola hanno aperto le iscrizioni per il corso di teatro ed ho
scoperto che avrebbe partecipato anche Ethan mi sono fiondata ad
iscrivermi.
Naturalmente
la fortuna non è stata dalla mia e così adesso mi
ritrovo seduta in
platea a guardarlo mentre recita la scena del balcone insieme a Kate.
È
il giorno dell'ultima prova generale, quella in costume.
Domani
ci sarà lo spettacolo.
Io
sono stata scelta come sostituta di Kate quindi posso solo stare a
guardare.
«Sei
troppo concentrata. Stai cercando di fare una macumba a
Kate?» mi
chiede Miranda sedendosi di fianco a me.
Lei
è stata l'unica a proporsi come voce narrante
così ha avuto subito
la parte e senza stress.
«No,
che dici!» esclamo io, arrossendo, visto che devo ammettere
che
l'idea mi era balenata in mente.
Un
attimo dopo sentiamo un urlo e un tonfo.
Insieme
corriamo a vedere che cosa è successo.
Ben
presto scopriamo che nello scendere le scale dietro il balcone Kate
è
inciampata nel vestito finendo a terra.
La
professoressa chiama un'ambulanza e ci dice di andare a casa ma
nessuno di noi si muove. Vogliamo sapere come sta la nostra compagna.
Alla
fine arriva l'ambulanza e, dopo molte insistenze, la professoressa ci
porta con lei all'ospedale.
Quando
arriviamo i genitori di Kate sono già lì e lei
è già stata
portata in una stanza per essere visitata.
Passano
alcune ore si attesa in cui mi sento un po' in colpa mentre Miranda,
razionalmente, mi ricorda che io non c'entro nulla.
«I
signori Sanders?» chiede un uomo in camice bianco.
I
genitori di Kate si avvicinano e noi facciamo capannello.
Dopo
il cenno di consenso dei genitori il dottore ci lascia stare
lì, ci
spiega che Kate si è rotta una gamba e che hanno dovuto
ingessarla.
«Affinché
la frattura si ricomponga al meglio abbiamo dovuto metterle la gamba
in trazione. Dovrà rimanere ricoverata qualche
giorno.» aggiunge.
Naturalmente
siamo tutti dispiaciuti per lei e subito chiediamo di poterla vedere
ma il medico dice che è sotto sedativi e non possiamo
disturbarla.
Dopo
esserci assicurati che i signori Sanders le avrebbero dato i nostri
saluti, ci avviamo verso l'uscita.
Abbiamo
chiamato i nostri genitori per rassicurarli e la professoressa ha
detto loro che ci penserà lei ad accompagnarci a casa.
Siamo
già sulla porta dell'ospedale quando mi ferma.
«Mcguire,
spero tu ti senta pronta perché domani sarai tu la nostra
Giulietta.» dice, poggiandomi una mano sulla spalla.
Appena
registro le sue parole vado nel pallone.
Incredibile,
io sarò Giulietta e Ethan sarà Romeo.
Sono
talmente stordita dalla sorpresa da non accorgermi di essere arrivata
a casa.
Visto
che io e Miranda abitiamo a poche centinaia di metri scendiamo
insieme dall'auto, dopo aver ringraziato la docente.
«Lizzie
a quanto pare il tuo sogno diventerà
realtà!» esclama Miranda,
dandomi di gomito.
«Già.»
mormoro io, terrorizzata dall'idea di recitare davanti a tutta la
scuola.
Dopo
esserci salutate vado a casa.
Come
prevedibile i miei mi tartassano di domande per capire cosa sia
successo e, quando capiscono che io avrò il ruolo
principale, vanno
in fibrillazione moltiplicando le mie paure per lo spettacolo.
Sono
così preoccupata da non avere neanche fame e
così, nonostante le
insistenze dei miei genitori, mi chiudo in camera senza cenare.
Sono
distesa sul letto da meno di un minuto quando sento la voce di mia
madre chiamarmi.
«Lizzie,
tesoro. Al telefono per te.» urla e io mi tranquillizzo,
temevo
stesse tornando alla carica con la storia della cena.
«Heilà,
ciao!» esclama una voce a me ben nota, appena prendo la
cornetta.
«Gordo,
ciao!» rispondo io, felice.
«Miranda
mi ha dato la grande notizia, complimenti.»
«C'è
poco da complimentarsi, ho avuto la parte solo perché Kate
si è
rotta una gamba.» preciso io.
«Bé,
hai comunque raggiunto il tuo scopo.» ribatte lui con voce
strana,
quasi triste.
Lì
per lì mi chiedo cosa abbia ma poi mi dico che mi sono
sbagliata.
«Spero
solo di non fare una delle mie solite figuracce.»
«Sarai
fantastica.» m'incoraggia lui con quel tono dolce che ha il
potere
di rassicurarmi.
«Grazie
Gordo.» rispondo, sincera. «Ora vado a ripassare
un'ultima volta le
battute. Domani sera c'è la recita perciò non
credo ci sarà tempo
per fare altre prove.» spiego io, nuovamente in preda al
panico.
«Ok.
Buonanotte Lizzie. Ci vediamo domani.»
Lo
saluto e riaggancio quindi mi concentro sul ripasso della mia parte,
ad ogni battuta mi pento sempre di più di aver deciso di
partecipare. Sento che la figuraccia è dietro l'angolo.
Alla
fine, quando le due sono passate da un pezzo, crollo addormentata.
Il
suono della sveglia mi riporta indietro dal mondo dei sogni.
Sogni
popolati da me che dimenticavo le battute e venivo derisa da tutta la
scuola.
Facendo
uno sforzo sovrumano mi trascino fuori dal letto.
Purtroppo
prima della grande prova di stasera devo comunque affrontare una
giornata di lezioni e studio.
Controvoglia
mi trascino al piano di sotto dove vengo accolta dai miei genitori,
ancora molto galvanizzati.
Dopo
una veloce colazione esco di casa.
Non
che avessi molta fame ma volevo evitare di crollare in aula per un
calo di zuccheri.
Arrivata
alla fermata dello scuolabus trovo ad aspettarmi Miranda e Gordo. Al
solo vederli mi sento meglio.
Ho
giusto il tempo di salutarli schioccando sulle loro guance il
consueto bacio che la porta del bus si spalanca davanti noi.
Appena
saliti prendiamo posto, come al solito, io vicino a Miranda e Gordo
dietro di noi.
Ciò
di solito non ci impedisce di conversare tutti insieme ma stamattina
lui si limita ad ascoltare con sguardo assente.
Sono
un po' preoccupata e così decido di chiedergli cosa abbia
ma, appena
sto per farlo, Ethan sale sull'autobus e, come sempre, il mio
cervello va in tilt.
Come
farò a recitare con lui se non riesco neanche ad aprire
bocca in sua
presenza?
«Hey
Lizzie, ho saputo che prenderai il posto di Kate!» mi dice
lui, con
il suo solito sorriso abbagliante.
«Già.»
pigolo io.
“Già.”
ecco tutto quello che la mia brillante mente è riuscita a
partorire!
Vorrei
aggiungere qualcosa ma prima che riesca a svegliare le mie cellule
cerebrali lui è già sparito per andare a parlare
con i suoi
compagni del basket.
«Sarà
un disastro!» pronostico, affranta.
Miranda
cerca di consolarmi senza molti risultati mentre Gordo rimane chiuso
nel suo strano silenzio.
In
pochi minuti ci ritroviamo davanti alla scuola e a quel punto non
c'è
più tempo per commiserarsi.
Stasera
sarò Giulietta ma per adesso sono solo Lizzie Mcguire la
studentessa
e non mi posso lasciare andare al dramma.
Le
ore corrono veloci e, in men che non si dica mi ritrovo ad entrare in
classe per l'ultima lezione, letteratura inglese.
Appena
entrata la professoressa ci avvisa che, visto il cambio attrice
dell'ultimo minuto, invece che alle diciassette ci vedremo alle
sedici così da avere il tempo di provare almeno qualche
scena prima
dell'inizio dello spettacolo.
Giusto
il tempo di fare una panoramica sul prossimo autore che studieremo
che subito suona la campanella.
È
incredibile come un suono di solito così amato possa
mandarti tanto
nel panico in altre occasioni.
Con
gesti malfermi raccolto le mie cose e mi avvio all'uscita.
Oggi
niente frullato al Digital Bean, non ho tempo, purtroppo.
Il
viaggio sullo scuolabus neanche lo noto, sono troppo in ansia.
Ad
un tratto sento qualcuno scuotermi per la spalla: è Miranda.
«Siamo
arrivati.» mi avvisa.
«Ero
distratta.» mi scuso.
«Me
ne ero accorta.» sottolinea lei, ridacchiando.
Salutati
i miei due amici corro a casa.
Appena
arrivata mi chiudo in bagno e faccio una lunga doccia nella speranza
di rilassarmi.
Quando
sono pronta guardo l'orologio, tra un quarto d'ora la mamma di
Miranda passerà a prenderci per accompagnarci a scuola.
Approfitto
del tempo a disposizione per mangiucchiare qualcosa, non vorrei avere
un calo degli zuccheri in scena!
Quindi
corro a lavarmi i denti, voglio avere l'alito ultra-fresco per la
scena del bacio.
In
realtà non sarà un vero bacio, la professoressa
ha preteso che
usassimo la tecnica in auge ai tempi delle prime rappresentazioni; in
pratica gli attori frapponevano un pollice tra le loro labbra
così
che il bacio sembrasse vero anche se non lo era.
Da
un lato sono un po' delusa ma dall'altro forse è meglio
così...non
so come reagirei al pensiero di essere baciata da Ethan davanti a
tutta la scuola!
Anzi,
ho avvisato della cosa anche i miei genitori, così
papà non darà
in escandescenza...mi chiedo quando capirà che sono
cresciuta.
Sono
ancora concentrata sui miei pensieri quando sento il campanello.
«Lizzie,
è arrivata Miranda!» urla mia madre dal piano di
sotto.
Mi
passo un veloce velo di lucidalabbra e corro giù per le
scale.
Arrivate
davanti la scuola la madre di Miranda ci saluta e noi ci avviamo
verso il teatro.
Sento
che Miranda mi sta parlando ma non riesco a sentirla.
«Lizzie
presto, vai in sartoria, dobbiamo controllare che i costumi ti stiano
bene!» urla la professoressa appena varchiamo la soglia per
poi
spingermi nel dietro le quinte senza neanche darmi il tempo di dire
nulla.
Passo
la mezz'ora successiva a fare il manichino.
Miranda
è a fare un ripasso veloce delle scene in cui io non sono
presente;
peccato avrei tanto voluto scambiare due chiacchiere con lei.
«Fatto.
Puoi andare!» annuncia ad un tratto la professoressa del
corso di
cucito che si presta anche a fare la costumista.
«Grazie!»
rispondo io, sollevata.
Ero
proprio stanca di stare lì ferma impalata.
Liberatami
dal costume corro in direzione del palco da cui sento provenire un
chiacchiericcio concitato.
«È
un disastro, senza di lui non possiamo andare in scena!» sta
dicendo
la professoressa «Ok, calma, dobbiamo trovare una
soluzione.»
continua, parlando più a se stessa.
«Ci
sono, prenderò io il suo posto.» annuncia la
docente, dopo qualche
attimo di riflessione.
«Cosa
succede?» domando, perplessa.
«Ethan
stamattina ha fatto una partita a basket, ha sudato moltissimo e
adesso è a letto con quarantadue di febbre. Non
potrà prendere
parte alla recita.» mi dice Miranda, profondamente
dispiaciuta per
me.
«Non
preoccuparti, andremo comunque in scena, farò io
Romeo.» mi dice la
donna, credendo di rassicurarmi.
Prego
che sia solo un incubo.
Dovevo
essere la Giulietta di Ethan e, invece, mi ritroverò la
professoressa come Romeo.
Mi
viene da piangere.
D'altro
canto non abbiamo un sostituto per il suo ruolo (Ethan è
stato
l'unico ragazzo che si è presentato al provino e lo ha fatto
solo
per non essere rimandato in letteratura inglese) ma so che a livello
sociale sarà un suicidio.
«Professoressa,
forse ho una soluzione.» dice Miranda, forse impietosita dal
mio
sguardo scioccato. «Mi dia dieci minuti.» aggiunge
per poi correre
verso il corridoio.
In
attesa di capire quale soluzione ha trovato, io ripasso qualche
scena, più che altro per capire come muovermi sul palco,
visto che
durante le prove era sempre Kate a provare la parte.
«Ragazzi,
andate a indossare i vostri costumi. In un modo o nell'altro tra
venti minuti si va in scena.»
Con
il morale sotto i tacchi vado a cambiarmi.
Appena
sono pronta torno sul palco per sapere se ci sono novità.
Alzato
lo sguardo vedo Miranda che parla con la professoressa. Vicino a lei
c'è qualcuno ma dal punto in cui sono non riesco a capire
chi è.
«Gordo!?»
esclamo, appena lo scorgo in viso. «Che ci fai qui?»
«Sto
cercando di convincerlo a sostituire Ethan.» spiega Miranda.
«Lo
abbiamo costretto ad aiutarci con le battute quindi conosce la
parte.»
La
notizia mi destabilizza un po'.
Certo
è meglio che avere la professoressa come partner
però mi fa strano
pensare a Gordo come al mio Romeo...e poi, a dirla tutta, dalla
faccia non sembra per nulla convinto della cosa. So quanto è
timido
e di certo non ha alcuna voglia di stare al centro dell'attenzione.
«Gordo,
nessuno ti costringe, fallo solo se te la senti.» gli dico,
per non
farlo sentire obbligato. «La professoressa ha detto che se
sarà
necessario farà lei la parte di Romeo.»
A
giudicare dal mezzo sorriso che gli è spuntato il volto
direi che
non sono molto brava a mascherare la mia disperazione.
«Ci
sarà almeno un suggeritore?» chiede il mio amico,
sospirando.
«Certo,
mi occupo io di questo.» risponde la professoressa.
«E
va bene, vi aiuterò ma non vi assicuro nulla.»
cede, rassegnato.
«Grazie
Gordo.» gli sussurro, sinceramente colpita dalla sua
generosità.
C'è
appena il tempo di fargli vedere dove deve posizionarsi nelle varie
scene e di accorciare il costume con alcune spille che ci ritroviamo
dietro al sipario chiuso in attesa della presentazione.
La
professoressa entra in scena e spiega brevemente i problemi che
abbiamo avuto, forse spera che così il pubblico
sarà più clemente
quindi lo invita a farci un applauso d'incoraggiamento, poi le luci
in sala si spengono e ha inizio lo spettacolo.
Per
fortuna a causa della mancanza di mezzi e attori è una
versione
ridotta, almeno sarà più breve.
Il
sipario si apre ma rimane al buio, Miranda entra in scena e una luce
si accende su di lei che con voce chiara e decisa racconta
l'antefatto alla scena che sto per recitare.
Appena
lei finisce le luci si accendono sulla famosa scena del balcone.
Gordo
è nel “giardino”, seminascosto da un
albero finto.
«Ride
delle cicatrici chi non ha mai provato una ferita.» recita
con voce
malferma.
In
teoria io dovrei fingere di non averlo visto e guardare la luna ma mi
fa troppo tenerezza quindi mi volto facendogli un veloce sorriso
d'incoraggiamento.
La
mia mossa sembra fare effetto, quando riprende a recitare la sua voce
è più sicura.
Forse
abbiamo qualche santo in paradiso perché, contro ogni
previsione,
riusciamo ad arrivare alla scena finale senza intoppi e Gordo
è
davvero grandioso; non solo ricorda tutte le battute ma le recita con
passione.
Mi
ritrovo stesa su la lastra che funge da tomba, ho gli occhi chiusi ma
lo sento che si inginocchia di fianco a me.
Recita
il suo lungo monologo con voce tremante, in sala qualcuno si
è
commosso, sento qualcuno soffiarsi il naso mentre lui finge di bere
il veleno.
«Oh
fidato speziale! Il tuo veleno corre veloce. Così, in un
bacio io
muoio.» annuncia, con tono sofferente.
Gordo
poggia la mano sulla mia guancia e sfiora le mie labbra con il
pollice, penso si stia preparando per il finto bacio invece lo sposta
e poggia le sue labbra sulle mie.
Il
cuore mi va a mille e solo la consapevolezza di essere
“morta”
m'impedisce di sussultare e spalancare gli occhi.
Sapeva
della tecnica del pollice. Allora perché mi ha baciato
davvero?
Mi
sento totalmente confusa.
La
sua mano scivola via dalla mia guancia, sento il desiderio di
trattenerlo ma so che anche questo fa parte dello spettacolo.
Attendo
un po', come da copione, e poi riapro gli occhi.
So
che sto continuando a declamare i versi della tragedia e spero di non
stare facendo errori ma la mia mente è altrove.
Non
posso fare a meno di chiedermi il perché del suo gesto.
Immediatamente
mi tornano in mente le parole che Kate mi ha detto qualche tempo fa
“Lizzie, Gordo è cotto di te. Possibile che non te
ne sia ancora
accorta?”
Nel
frattempo ho detto la mia ultima battuta.
Ora
tocca a me baciarlo.
Approfittando
della posizione che m'impone di dare le spalle al pubblico, copro un
po' la visuale ai presenti mentre mi chiedo come dovrei comportarmi.
Con
esasperante lentezza mi abbasso su di lui mentre cerco di prendere
una decisione.
Se
uso la tecnica del finto bacio lui si sentirà rifiutato ma
se lo
bacio davvero si sentirà incoraggiato.
Sono
nel panico ma devo ammettere con me stessa che essere baciata da
Gordo mi ha emozionato più di quanto credessi, è
stato piacevole e
ha istillato in me un tremendo dubbio su ciò che provo
davvero nei
suoi confronti.
Pochi
millimetri mi separano da lui quando prendo la mia decisione.
Ho
bisogno di capire se le emozioni che ho provato erano dettate solo
dalla sorpresa per il bacio inaspettato o se erano reali.
Poggio
le mie labbra sulle sue in un bacio castissimo ma sento ugualmente le
farfalle allo stomaco.
Vorrei
sapere cosa sta pensando Gordo ma ho un'intera platea di spettatori
che attende la mia morte.
Mi
concentro sulla scena che mi aspetta e, dopo aver estratto il pugnale
di Romeo dal fodero mi colpisco al petto accasciandomi esanime su di
lui.
Attraverso
la stoffa avverto il suo cuore che batte forte.
Rimango
immobile ma so che presto avremo molto di cui parlare.
«Una
ben triste pace è quella che ci reca questo giorno.
Quest'oggi il
sole, in segno di dolore, non mostrerà il suo volto, sulla
terra.
Mai vi fu amore più triste di quello di Giulietta e del suo
Romeo.»
recita Miranda entrando in scena.
Il
sipario si chiude sul suo volto addolorato e, incredibilmente, uno
scroscio di applausi c'investe.
Mi
alzo e, appena il sipario si apre, faccio l'inchino insieme agli
altri attori.
Alla
mia sinistra c'è Miranda, alla destra Gordo. Stringo loro le
mani ma
non ho il coraggio di guardarlo in volto.
Appena
il sipario si richiude corro in camerino, là non
potrà seguirmi.
«È
andata bene.» commenta Miranda, soddisfatta.
«Già.»
mi limito a rispondere io, troppo presa dagli ultimi avvenimenti.
«Lizzie,
cos'hai, sei strana.» mi chiede, preoccupata.
«Nulla,
è solo la tensione che si allenta.»
Mi
dispiace mentirle ma non me la sento ancora di raccontarle cosa
è
successo.
Finito
di cambiarci usciamo dal camerino e due delle ragazze che hanno
recitato con noi ci avvertono che per festeggiare la buona riuscita
della rappresentazione la professoressa ha deciso di offrire a tutti
noi un frullato al Digital Bean.
Sono
felice che la professoressa sia soddisfatta di noi ma devo confessare
che non ho molta voglia di fare baldoria.
Approfittando
del fatto che il locale non è molto lontano da scuola ci
incamminiamo a piedi.
Di
solito io cammino al centro tra Miranda e Gordo ma stavolta lascio il
posto alla mia amica.
Camminiamo
in silenzio, anche perché già basta il chiasso
che fa la
professoressa in cima alla fila.
Arrivati
al locale facciamo la nostra ordinazione e ci sediamo al tavolo che
la docente ha fatto preparare per noi quindi, frullato alla mano, lei
si cimenta in un lungo discorso sulla nostra bravura e su quanto lei
sia orgogliosa di noi che ci mette tutti a disagio.
Quando
ha finito i suoi sproloqui, applaudiamo e ci dedichiamo al nostro
premio.
Per
paura di ciò che potrebbe uscire dalla mia bocca, tengo la
cannuccia
incollata alle labbra per tutto il tempo anche se, fortunatamente,
neanche Gordo e Miranda sembrano molto in vena chiacchiere.
Finito
di bere, ringraziamo la professoressa ed usciamo dal locale.
Il
Digital Bean non è molto lontano da dove abitiamo
così ci avviamo a
piedi...peccato solo che quando ho detto ai miei che non c'era
bisogno di venire a prendermi non ho pensato al fatto che per strada
saremmo stati solo noi tre.
Durante
il tragitto la povera Miranda cerca di tenere viva la conversazione
ma è un po' difficile visto che io e Gordo ci limitiamo a
grugnire.
In
pochi minuti raggiungiamo casa Sanchez e la nostra amica ci saluta.
Per
un attimo vorrei urlarle di non andarsene ma so che sarebbe inutile e
stupido.
«Gordo,
grazie per aver salvato la recita.» dico, cercando di
spezzare
l'imbarazzante silenzio che si è venuto a creare.
«Figurati.»
minimizza lui ma lo vedo che è arrossito.
«La
professoressa era davvero su di giri. Penso fosse contenta di aver
evitato il disastro.»
«Già.»
conferma lui, ridacchiando.
Abitiamo
così vicino che bastano queste due parole a coprire il
tragitto che
ci separa dalla via in cui abita Gordo.
Lui
si ferma all'incrocio, è il momento di salutarsi.
Per
un attimo rimaniamo immobili, non so come comportarmi, ma poi decido
che non mi lascerò condizionare da un bacio dato durante una
recita.
Fingendo
una sicurezza che non ho mi sporgo verso di lui e lo bacio sulla
guancia, a quel punto sposto la testa per dargli il secondo bacio ed
è in quel momento che succede l'impensabile: forse sono io a
non
essermi allontanata abbastanza o forse è lui che si
è avvicinato,
fatto sta che le nostre labbra si sfiorano e sento una scarica
elettrica attraversarmi da capo a piedi.
Spalanco
gli occhi per la sorpresa, sono tentata di allontanarmi ma poi
capisco che non voglio.
Il
semplice bacio di un amico non avrebbe potuto farmi sentire
così.
In
quell'attimo, con immenso stupore, mi rendo conto che ciò
che provo
per Gordo è qualcosa di più forte dell'amicizia.
Sento
le sue mani sui miei fianchi e avverto la sua indecisione. Non sa se
deve allontanarmi o se deve stringermi a se.
Porto
le mie braccia sulle sue spalle e gli cingo il collo per
incoraggiarlo, sento il mio cuore battere a mille e vedo l'imbarazzo
che colora le sue guance.
Riprendiamo
a baciarci dolcemente. Ad un tratto, spinta dall'istinto, schiudo
leggermente le labbra e lui approfitta immediatamente del mio invito
per rendere il bacio più intenso.
Le
emozioni mi travolgo e mi stringo più forte a lui.
Il
mio primo bacio alla francese e lo sto dando a Gordo.
Quando
ci separiamo siamo entrambi senza fiato e rossi come peperoni.
Mi
sorride impacciato.
Gli
sorrido a mia volta e abbasso la testa.
«Forse
è meglio che torniamo a casa, i nostri genitori si staranno
chiedendo che fine abbiamo fatto.» suggerisce lui.
«Hai
ragione.»
«Ci
sentiamo.»
«Ti
chiamo dopo cena.» rispondo io.
Mi
sporgo a sfiorare nuovamente le sue labbra assaporando ancora una
volta questa nuova piacevole sensazione quindi lo saluto e ci
incamminiamo verso le nostre case. Mi giro per fargli un ultimo cenno
di saluto e lo becco proprio mentre fa una capriola sul marciapiede.
Sorrido
felice e riprendo la strada verso casa pregustando il momento il cui
lo rivedrò.
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