Rock Bazar
- Capitolo Due
New
& Old
Dopo
aver passato
quasi un’ora al telefono a calmare Lily e a spiegarle come
comportarsi con
quell’idiota di Matt, CJ e Mike telefonarono al resto del
team, avvisando tutti
di essere estremamente puntuali, la mattina seguente, e pronti al
peggio,
soprattutto. Olivia e Philip risero di gusto, quando vennero a scoprire
del
comportamento di Matt, scatenando le risa anche al loro capo.
Erano quasi le undici
quando finirono il giro delle telefonate e, per CJ, non era ancora
tempo di
mettersi in viaggio fino al ristorante in cui avrebbe dovuto incontrare
il
fratello, così rimase ancora in ufficio per sistemare gli
ultimi dettagli per la
giornata seguente, e Mike non se la sentì proprio di
lasciarla sola,
soprattutto dopo averla vista con un diavolo per capello.
Si
spostarono nella
zona riservata al resto del team, una stanza più o meno
grande quanto la sala
d’attesa, ma compresa di una piccola cucina ad angolo, con un
grande tavolo ad
L, adibito a piano da lavoro per gli altri quattro dipendenti di CJ.
Era
adorabile, quel posto, ma soprattutto era funzionale in un modo che
nessuno
avrebbe creduto possibile, ma quando Tom si era messo
d’ingegno ne era uscito
un vero e proprio gioiellino: una stanza adatta a tutte le ore del
giorno,
grazie anche al meraviglioso divano letto color antracite disposto
infondo alla
stanza.
“In tessuto antiodore, ovviamente”,
sentì CJ nella sua mente,
ricordandosi di quando Tom aveva terminato tutti i lavori.
Si
misero al lavoro
entrambi, decidendo con che approccio partire la mattina dopo, come
spiegare
per filo e per segno al resto del team la situazione con Matt e cosa
dire a
Lily per convincerla a lasciar perdere un cretino di quelle dimensioni,
soprattutto per evitare altri inutili disagi tra le mura di
quell’ufficio. Mike
le consigliò perfino cosa indossare per apparire
più autoritaria e CJ scoppiò a
ridere di fronte ad un cambio di argomento simile, ma ormai lo
conosceva bene:
avrebbe parlato di abiti e di moda – oltre che di musica
– ventiquattro ore al
giorno.
Ridendo
e scherzando,
arrivarono a mezzogiorno inoltrato e CJ si decise a raccattare tutti i
suoi
averi per raggiungere Tom, cercando di non fare troppo tardi
perché, tanto per
cambiare, l’altro fissato con la puntualità,
escluso Mike, era proprio il suo
caro fratellino. Salutò l’amico in fretta e furia,
pregandolo di chiudere tutto
quando sarebbe andato via e salì in macchina di corsa,
accendendo il motore e
partendo sgommando, decisa più che mai a non ricevere
l’ennesima filippica
della giornata.
Ringraziò il traffico
fluente di Los Angeles di quella mattina e, quasi in perfetto orario,
arrivò a
destinazione, in quel ristorantino sul mare che Tom aveva sempre
adorato:
semplice, essenziale, in legno rustico, ma non troppo spartano.
Non
appena entrò nel
locale, CJ lo vide già seduto ad un tavolo –
ovviamente accanto ad una finestra
che dava sulla spiaggia – intento a trafficare con il suo
I-Phone. Così si
avvicinò lentamente, cercando di non attirare la sua
attenzione e, non appena
fu alle sue spalle, gli coprì gli occhi con le mani, come
quando faceva da
bambina.
Lo vide sussultare
leggermente, prima di poggiare il telefono al tavolo e posare le mani
sulle
sue. “Finalmente sorellina,
cominciavo a
chiedermi dove ti fossi cacciata”, disse,
scherzando.
“Solo un leggero ritardo, fratellino, non puoi
sopportare nemmeno
questo?”, ribatté lei, ridendo, con la
miglior espressione innocente che riuscì
a sfoderare.
Tom si alzò in piedi
e, quando finalmente poté incontrare gli occhi della
sorella, le regalo uno dei
suoi soliti sorrisi, quelli che nemmeno con il tempo erano cambiati.
“Ciao CJ”, esclamò,
infine, avvicinandola a sé.
“Ciao Tommy”,
rispose, lei, come meglio riuscì, ormai intrappolata
tra le braccia toniche del fratello.
Era
alto più di lei di
almeno quindici centimetri, Tom, e questo le aveva sempre dato fastidio
perché,
a suo confronto, si sentiva una vera e propria nullità.
Senza contare il fatto
che, teoricamente, quella grande
tra
i due doveva essere lei.
CJ si accomodò al suo
posto, davanti al fratello, e dopo aver depositato tutti i suoi averi
sullo
schienale della sedia cominciò a tempestare Tom di domande,
avida di
informazioni sulla sua ultima vacanza.
Lo
ascoltò rapita,
ammirando il colorito bronzeo della sua pelle perfetta e come il sole
avesse
schiarito ancora di più i suoi capelli biondi, in terribile
contrasto con i
suoi. Era una bellezza, Tom, e lei ne era sempre andata fiera. Ed aveva
sempre
represso l’incredibile voglia di urlare ad ogni ragazza che
aveva soffermato lo
sguardo su di lui più del dovuto “Ehi
bella, abbassa lo sguardo che me lo consumi! È il mio
fratellino!”.
Si perse nei suoi
occhi azzurrissimi, animati quanto quelli di un bambino, mentre
spiegava per
filo e per segno il suo itinerario e le sue tappe a Cuba. Era
circondata da
occhi belli quanto il cielo o il mare, si ritrovò a pensare.
Prima Mike, poi il
suo fratellino… invece lei, da povera sfigata, doveva
accontentarsi di un
semplice e monotono paio di occhi castani, più scuri della
media.
Un’ingiustizia!
Una
delle tante!
“Ed infine ho passato non so quante
ore in spiaggia”, disse,
sospirando. “Ci sono spiagge
magnifiche e
il mare, CJ… prima o poi ti ci porterò, te lo
prometto!”, aggiunse, infine,
facendola sorridere.
Diceva
così ogni volta
che le raccontava di un posto differente: in tutti i luoghi che aveva
visitato,
Tom trovava sempre quel particolare che sapeva sarebbe piaciuto da
impazzire
alla sorella e, ogni singola volta, le prometteva che, prima o poi, ci
sarebbero andati insieme. E lei lo avrebbe voluto davvero, se non fosse
stata
sempre e costantemente impegnata con il lavoro perché, per
quanto potesse
essere bravo ed efficiente Mike, sapeva che non avrebbe potuto lasciare
il
timone in mano a lui.
O forse non avrebbe
voluto…
“Tu, invece?”, le chiese, poi,
destandola dai suoi pensieri. Aveva
poggiato i gomiti al tavolo e si era preso il volto tra le mani,
sembrando lo
stesso bambino di poco prima, troppo vispo e curioso per essere un
maturo
trentunenne.
“Cosa?”,
domandò CJ, confusa.
“Mi racconti qualche novità?”,
esclamò. “Non ci vediamo
da tantissimo tempo, sorella, non puoi venirmi a dire
che non ti è successo nulla di eclatante, nel frattempo”.
Sembrava quasi
allibito, Tom, sorpreso dalla monotonia della vita della sorella, anche
se
sapeva che non era facile vestire i suoi panni, essere lei in tutte le
sue
sfaccettature. L’aveva vista più spossata del
solito fin da quando l’aveva notata
entrare nel locale, fingendo di non essersi accorto di lei, e non gli
piaceva
per nulla perché sapeva che aveva bisogno di riposo, di
svago, ma era talmente
testarda e cocciuta che non avrebbe mollato il suo lavoro nemmeno con
una
catastrofe naturale.
“Cosa vuoi che ti venga a raccontare, Tom?”,
chiese lei, con una
risata poco convinta. “Sto lavorando
come
una matta in questo periodo e non mi mancano i problemi, ma preferisco
non
parlartene ora perché, primo, so che non ti piace che mi
metta a ciarlare in
continuazione di ciò che faccio e, secondo, non ho voglia di
entrare in
argomento adesso che ho la possibilità di pranzare con te
dopo così tanto tempo”.
“Va bene, ma devi prenderti una
pausa, CJ”, cominciò, Tom, tornando
sempre sul discorso di sempre. “Sei
stanca, l’ho notato subito, dovresti prenderti un paio di
settimane e partire
con me, ti farebbe bene”, continuò,
prendendole la mano che aveva poggiato
sul tavolo, cercando quel contatto che la metteva sempre in
difficoltà.
CJ
si fermò un momento
ad osservare l’espressione appassionata del fratello, i suoi
occhi chiari tanto
convinti delle sue parole e soppesò il suo discorso, la sua
idea, e sapeva che
non le avrebbe fatto male, ma avrebbe mandato in fumo quasi due mesi di
lavoro
assiduo e nottate in bianco, e non poteva permettersi una cosa del
genere.
“Sai quanto mi piacerebbe, Tom,
davvero”, mormorò, cercando di
ignorare il disappunto sul viso del fratello ed il suo improvviso
distacco. “Ma ci sono troppi
problemi, ora, all’ufficio
e se me ne vado adesso rischio di mandare tutto a puttane”.
“Tra poco a puttane ci andrai tu, CJ, se non impari
a prendere del tempo
per te stessa”, disse, improvvisamente, con un tono
di voce che lei non
aveva mai sentito.
Non era mai stato così
scontroso, Tom, ma era arrivato al limite della sopportazione e non gli
piaceva
vedere sua sorella sempre più sciupata, ma non aveva la
minima idea di come
poterla convincere a darsi una tregua.
Calò
improvvisamente
un silenzio glaciale, interrotto solamente dal cameriere che
arrivò per
annotare le loro ordinazioni e, a CJ, passò improvvisamente
la fame, ma non
volle far imbestialire ulteriormente il fratello, così
optò per una semplice
insalata fredda di mare che, a confronto della grigliata mista di Tom,
risultava davvero una sciocchezza.
Il cameriere corse
via, forse consapevole della tensione che aleggiava tra i due e Tom si
prese un
momento per pensare, osservando la sorella fissare il bicchiere colmo
d’acqua
davanti a lei. Era sempre stata tanto bella ai suoi occhi, CJ,
così semplice,
ma non scontata, ma in quel momento le sembrava quasi
un’altra persona, con
quei capelli arruffati, il trucco improvvisato e le occhiaie sotto gli
occhi.
Lasciò
passare
parecchi minuti di silenzio, mandando un paio di mail ed osservando di
tanto in
tanto CJ che lasciava vagare lo sguardo per la sala.
Era indeciso se
raccontarle o meno del contatto che aveva avuto, una grande occasione,
probabilmente, ma alla fine cedette, sempre pronto a lustrare la
carriera della
sorella, nonostante la stesse portando allo scatafascio.
“Dato che ti piace così tanto il tuo
lavoro, se non puoi venire in
vacanza con me per rilassarti, puoi almeno ascoltare cosa ho da proporti”,
cominciò, Tom, con la voce ancora inacidita dal momento
prima.
“Di cosa stai parlando, scusa?”,
gli domandò lei, incuriosita, ma
restando sempre sull’attenti.
“Di un contatto”, rispose
semplicemente, restando impassibile ed
assaggiando il vino bianco che il cameriere gli aveva appena versato.
“Va benissimo, grazie”,
mormorò,
congedando all’istante il poveretto che, quel giorno, era
incappato per sbaglio
nel Tom più nervoso che CJ avesse mai visto.
“Un contatto, seriamente?”,
lei ancora sembrava poco convinta e lo
si poteva comprendere dal suo sopracciglio sollevato e l’aria
guardinga, l’aria
di chi si sarebbe aspettato di tutto, ma non quello.
“Si, CJ, hai capito bene”,
parlò, Tom, leggermente esasperato. “Il
mese scorso sono stato qui a Los Angeles
per dare una sistemata alla casa di questo tizio – e
preferisco sorvolare sulle
condizioni in cui ho trovato il tutto – e alla fine siamo
finiti a parlare di
musica ed io ti ho nominata, facendogli sapere che sei mia sorella,
così mi ha
chiesto se fosse possibile avere un appuntamento con te, nonostante il
suo
gruppo sia già affermato”.
“Ma scusa, se è
già affermato nel mondo della musica perché
vorrebbe un
appuntamento con me? A cosa gli servo?”, chiese
lei, non capendo il
nocciolo della questione.
Le
pietanze
arrivarono, bellissime quasi quanto un quadro e dal profumo invitante.
CJ
sembrava aver riacquistato almeno un po’ di appetito,
così cominciò a gustare
la sua insalata di mare.
“Non ho ben capito, vorrebbe un
sound nuovo o vecchio, va a saperlo”,
rispose Tom, cominciando a sfilettare un non ben precisato pesce.
“Aveva cominciato a straparlare ed
io non ci
sono stato più dietro, così ho smesso di
ascoltarlo, fatto sta che vuole
vederti davvero, ti conosce di fama ed ha sentito parlare di te molto
bene”.
“Vorrei vedere che di me si parlasse male, Tom”,
borbottò, colpita
in pieno nell’orgoglio.
“Lasciamo stare questo, per favore”,
la interruppe, lui, agitando in
aria la forchetta. “Questo tizio
è
insistente, mi ha contattato appena tornato da Cuba e anche questa
mattina,
chiedendomi di parlartene e di convincerti a dargli la
possibilità di parlarti
di persona”, aggiunse, come se niente fosse,
completamente concentrato sul
piatto che aveva davanti.
“Ah addirittura”,
commentò CJ, finendo di masticare un gamberetto. “Si potrebbe fare, credo, devo parlarne con
Mike… comunque chi sarebbe questo misterioso tizio di cui
ancora non mi hai
detto il nome?”, domandò, con un
sorrisetto furbo in volto, facendo
sorridere anche Tom.
Finalmente un sorriso, fratello, pensò, leggermente più
sollevata e tranquilla.
“Jared Leto”.
CJ sbarrò gli occhi,
colpita da quella rivelazione e dall’identità
dello sconosciuto che premeva
tanto per incontrarla. Non avrebbe mai pensato che, un personaggio
già più che
affermato come lui potesse aver bisogno proprio di lei, magari di Mike,
e dei
suoi consigli in fatto di moda, ecco – perché,
diciamocelo, sono parecchio discutibili, pensò -.
“Cosa possono volere i Thirty Seconds to Mars da me,
scusa?”,
domandò, forse più a se stessa che a suo fratello.
“Ah non ne ho idea, CJ”,
Tom fece spallucce, continuando a
trangugiare la sua pietanza. “Dovrai
chiederlo a lui, gli ho detto di passare dal tuo ufficio
martedì mattina”.
“Che cosa!?”, le uscì
come un grido stridulo, quasi come le unghie
passate su di una lavagna. Sì, probabilmente fastidioso
quanto quello.
“Non ti scaldare tanto, CJ”,
cominciò Tom, ridendo di gusto della
sua reazione. “Sa essere davvero
insistente così, per evitare che mi tempesti di telefonate
anche nei prossimi
giorni, gli ho dato appuntamento”.
“Ah e grazie tante per aver chiesto il mio parere,
Tom, sei sempre un
ottimo fratello”, commentò lei, con una
massiccia dose di sarcasmo.
“Lo so che mi ami, CJ, ammettilo”,
la stuzzicò, lui, sporgendosi sul
tavolo e riducendo gli occhi a due fessure, scatenando le risate della
sorella.
Finirono
di pranzare
con calma, accantonando per un momento il discorso “Jared
Leto” e, dopo aver
terminato, si concessero una tranquilla passeggiata sulla spiaggia,
accarezzati
dal vento leggero e dal sole che ancora illuminava Los Angeles in
quella
bellissima giornata.
Passarono insieme
ancora un paio d’ore, scherzando come quando erano ragazzi e
rincorrendosi per
la spiaggia, guadagnandosi parecchie occhiate scettiche da chi, come
loro, aveva
deciso di prendere un po’ d’aria fresca. Si
comportavano ancora come due
bambini, a volte, come se il tempo non fosse passato e fossero ancora
tra le
terre sconfinate del Wyoming.
Nel
tardo pomeriggio,
poi, Tom ricevette una chiamata dalla sua assistente che doveva
aggiornarlo
sugli appuntamenti dei prossimi giorni perché, neanche a
dirlo, era sempre
richiesto da una miriade di persone, lui, nemmeno fosse Johnny Depp.
Ah il piccolo e dolce
fratellino continuava a fare strada sotto il suo sguardo e CJ, dal
canto suo,
non poteva far altro che guardarlo come se al posto degli occhi avesse
i
cuoricini.
Si
lasciò abbracciare
da Tom che, grazie ai suoi numerosi centimetri in più,
avvolse la piccola CJ
come se nulla fosse, poi scappò via, tornando in strada e
lasciando la sorella
sola a passeggiare per la spiaggia.
Like a true nature’s child
We were born, born to be wild
We can climb so high
I never wanna die
Born to be wild
Steppernwolf – Born to be Wild
Decise
di concedersi
altro tempo per lei, CJ, altro tempo per restare in riva al mare a
respirare
aria buona e per prendere un po’ di sole in viso, per
assorbire quanta più
natura possibile, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli,
facendola
quasi sentire selvaggia. Ne aveva bisogno, perché i giorni
seguenti sarebbero
stati incredibili. E non necessariamente in senso buono.
Dopo essere tornata
alla sua auto, si infilò in strada, pronta a tornare a casa
sua per buttarsi di
getto nella vasca da bagno e non uscirci fino all’ora di
cena. Avrebbe ordinato
pizza, per la scarsa voglia che aveva di cucinarsi qualche cosa. Come
sempre,
d'altronde.
Forse era il caso di
assumere una domestica oppure un cuoco a domicilio. Certo, se la cavava
abbastanza bene ai fornelli, ma a lei mancavano le forze ogni volta che
metteva
i piedi in cucina e, improvvisamente, la voglia di prepararsi un buon
piatto
caldo spariva come se nulla fosse.
Alla fine, dopo aver
terminato la sua pizza alle verdure, tentò di concedersi un
film,
dimenticandosi di tutti i tentativi, nelle serate precedenti, finiti in
fumo
dopo i primi venti minuti scarsi. Ogni volta che sceglieva un qualsiasi
film,
non arrivava nemmeno a guardare una mezzora che o crollava addormentata
sul
divano del suo soggiorno o spegneva tutto e si metteva a lavorare.
E quella sera non fu
diversa dalle altre!
Mandò tutto al
diavolo, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence ed Il
Lato Positivo, non riuscendo a concentrarsi sul film, e si
alzò
a fatica dal divano per spegnere il televisore.
“Ero una
troiona, ma non lo sono più! Ci sarà sempre una
parte di me che
è smandrappata e sudicia, ma questo mi piace, insieme alle
altre parti di me
stessa!”.
Si bloccò un momento,
osservando il viso della Lawrence alla tv, con il trucco pesante e il
viso incazzato,
e pensò a quanto potesse rispecchiarsi in quelle parole. Un
sorriso amaro le
comparve in volto, nonostante avesse cercato di reprimerlo con tutte le
sue
forze, ed il suo sguardo si perse nel vuoto, mentre tutto si era fatto
improvvisamente silenzioso. Spense il televisore e scacciò
quei ricordi
fastidiosi dalla mente, pronta per concentrarsi sul programma della
mattina
seguente, cominciando ad articolarsi nella mente il discorsetto che
avrebbe
fatto a Matt. E a Lily, intanto che c’era.
Mike!
Improvvisamente si
ricordò di ciò che le aveva detto Tom e di come,
da perfetta idiota, non avesse
ancora avvisato il suo migliore amico dell’improvvisa
novità che sarebbe
arrivata martedì, così afferrò il
telefono e fece partire la chiamata al suo
vice.
“Boss!”,
la salutò allegro, Mike, parlando a voce alta, cercando di
coprire il brusio di sottofondo.
“Ehi, ma
dove sei?”, domandò lei, incuriosita,
avviandosi verso il
suo studio. “Cos’è
questo casino?”.
“In un
locale con un amico, nulla di che”, rispose lui,
incerto, non
convincendo per niente CJ.
Ormai lo conosceva
bene e sapeva quando le stava nascondendo qualcosa oppure quando
cercava di
omettere parte della verità. “Domani
vorrò tutti i dettagli, Mike”, disse, in
tono cospiratorio, provocando le
risa dell’amico. “Comunque,
ti ho
chiamato perché ho novità!”,
aggiunse, tornando seria, ma al tempo stesso
leggermente più esaltata di quanto avrebbe voluto.
“Ti sei
trovata un uomo!”, esclamò Mike,
trattenendo il respiro.
“No,
razza di idiota”, tagliò corto lei.
“Ho un nuovo contatto!”.
Momento di silenzio.
Solamente il brusio di poco prima in sottofondo, della musica jazz,
forse, CJ
non riuscì a capirlo. “Questa
sarebbe la
tua novità? Davvero?”, disse, poi, Mike
senza nascondere la delusione nella
sua voce.
“Non
è uno dei soliti contatti, Mike, questa è roba
grossa!”,
esclamò CJ, improvvisamente. “Tom
ha
fatto tutto il lavoro ed oggi mi ha raccontato ogni cosa:
martedì avremo
visite!”, continuò, cercando di
nascondere un sorriso divertito.
Sapeva che avrebbe
fatto prendere un infarto all’amico, ogni tanto Mike nominava
Jared Leto, e non
solo per il suo pessimo gusto nel vestire, ma decisamente
per… altro, ecco. Non
era stupido e nemmeno cieco, e non lo era nemmeno CJ, anche se quella
barba da
capra le ricordava fin troppo il Wyoming e stendiamo un velo pietoso
sui
capelli e sul loro shatush.
“Pensi
di tenermi ancora sulle spine, CJ, o preferisci dirmi di chi si
tratta prima che si faccia mattina!?”,
sbraitò Mike, all’improvviso, colto
dall’impazienza.
“Promettimi
di non dare di matto, Mike”, .
“Cazzo,
CJ, parla!”.
“Mike,
promettimelo!”, insistette lei, perfettamente
consapevole di
quanto quel suo comportamento lo stesse mandando in bestia, ma intanto
che
c’era voleva divertirsi.
“Okay,
te lo prometto”, cedette, infine, Mike, al limite
dell’esasperazione.
Momento di suspance,
silenzio perfettamente studiato ed una mano sulla bocca per non
scoppiare a
ridere e rovinare tutto. CJ sapeva essere davvero infantile, a volte.
“Jared
Leto”.
E, infine, poté
ritenersi soddisfatta quando sentì Mike tossire
rumorosamente, probabilmente
per colpa di un drink andato di traverso.
Lasciò passare il
tempo, lasciò che l’amico si riprendesse, mentre
controllò la sua casella di
posta.
“Tu
scherzi!”, fece poi, Mike, riprendendosi.
“Magari
scherzassi, Mike”, ribatté lei,
convinta. “Ma ti dirò
tutto domani, ora voglio
lasciarti alla tua serata, tesoro”, aggiunse,
infine, ridendo di gusto.
“Sei una
stronza, CJ”, riuscii a sentire al telefono, lei,
prima che
chiudesse la chiamata e si abbandonasse ad una grossa risata.
Sapeva che, il mattino
dopo, sarebbe stata tempestata di domande da parte di Mike e sapeva
che, con
ogni probabilità, quel chiacchierone avrebbe raccontato
tutto quanto agli altri
membri del team prima del suo arrivo, quindi avrebbe dovuto calmare gli
animi
di almeno altre quattro persone, ma le andava bene così.
Perché era bello
vedere quanto potessero esaltarsi con poco, anche se poco
proprio non era.
Ci avrebbe pensato
meglio la mattina seguente, decine di mail reclamavano a gran voce la
sua
attenzione e, non appena si rese conto di come fosse volato il tempo e
di come
fossero arrivate il fretta le undici di sera, capì che,
anche quella notte,
avrebbe fatto le ore piccole.
Per precauzione
preparò l’ennesima aspirina sulla scrivania.
“Come
puoi chiedermi di aspettare fino a quando la riunione con Matt non
sarà finita!?”, sbraitò Mike,
ormai fuori di sé dall’impazienza. “Come puoi torturami in questo modo, CJ!?”.
Ci aveva visto giusto,
lei, la sera precedente, quando aveva immaginato tutto il team
già aggiornato e
desideroso di saperne di più, ma non avrebbe mai creduto di
trovare il suo
amico ridotto in quello stato. Dire che aveva superato il limite della
decenza
era dire davvero poco, e per fortuna in ufficio non c’era
ancora nessuno di
esterno, nessuno che potesse spaventarsi davvero del suo comportamento.
Perché,
sul serio, c’era da prendersi paura. Quegli occhioni blu,
sempre tanto dolci e
simpatici, parevano invece quelli di un pazzo ed il fatto che i suoi
capelli
perfetti non fossero poi così perfetti
lasciava da pensare.
“Posso
eccome, Mike”, ribadì lei, irremovibile.
“Ora ho altro a cui pensare e
preferisco
prendere sottobraccio una questione per volta, motivo in più
per parlare
sinceramente con Lily”.
Si erano rinchiusi
nell’ufficio di CJ, desiderosi di avere pochi minuti solo per
loro, come
facevano spesso oppure per evitare che anche la dolce
segretaria venisse a conoscenza di tutto quanto, altrimenti
lo stesso pomeriggio ci sarebbero stati manifesti ovunque per Los
Angeles. Sì,
scusa molto più plausibile!
CJ uscì dalla stanza,
ritrovandosi nella sala d’aspetto e osservando quasi
spazientita Lily, intenta
a trafficare con l’I-Phone . Prese un profondo respiro e le
si avvicinò
tranquillamente, cercando di nascondere la maschera di agitazione che
le si era
fermata in viso. Doveva mantenere i nervi saldi, il suo solito contegno
glaciale che assumeva ogni volta che se ne stava tra quelle quattro
mura perché
– cazzo! – presentarsi
al lavoro in
quel modo era una chiara dichiarazione di guerra a chi, uno stupido e
striminzito top in pelle nera senza spalline, non poteva assolutamente
permetterselo. Che fosse tornata da un altro lavoro di cui CJ non
sapeva nulla?
I wanna take you home
I won't do you no harm, no
You've got to be all mine, all mine
Oh, foxy lady
Jimi Hendrix –Foxy Lady
“Lily”, la chiamò,
con una voce tanto calma e serena da far
rabbrividire. E Mike trattenne una risata quando sentii tanta dolcezza
forzata
uscirle dalle labbra.
La biondina sollevò il
viso e rispose al capo con un sorriso luminoso.
Non era una cattiva
persona, lei, tutt’altro! Era sempre stata tanto gentile, a
volte anche troppo,
ma la cosa che non andava giù a CJ era la sua tendenza a non
avere un freno, un
briciolo di contegno che le impedisse di portarsi a letto almeno un
terzo dei
clienti che avevano scritturato. Poi, ovviamente, il fatto che fosse
una tipica
bellezza californiana, dal fisico che avrebbe bloccato il traffico, non
influiva per nulla, no, certo!
“Ciao CJ”,
rispose Lily, tutta allegra.
“Avrei
bisogno di parlarti seriamente”.
A quelle parole, la
segretaria ebbe il buon senso di posare alla sua postazione il
cellulare e di
prestare la sua completa attenzione alla persona che aveva davanti.
Così, con i
suoi occhioni verdi cominciò a fissare intensamente CJ.
Diamine, quanto
risaltavano i suoi occhi, così contornati
com’erano da quella cascata di
capelli biondi!
“Volevo
parlarti di Matt”, cominciò CJ,
poggiando i gomiti al
bancone della reception. “Dobbiamo
mettere alcune cose in chiaro”.
“Lo so,
CJ, davvero e mi dispiace per ieri, ma non sapevo proprio come
levarmelo di dosso, si era fatto troppo insistente”,
si lamentò lei,
alzando gli occhi al cielo.
Avresti potuto
tenere le gambe chiuse al momento
opportuno, cara,
avrebbe voluto
risponderle, ma poi sarebbe risultata troppo indiscreta… e
stronza! Non se la
sentiva di andarci giù pesante fino a quel punto.
“Non ti
preoccupare per ieri, a me interessa oggi e gli altri giorni che
verranno”, disse poi, CJ, indecisa sul da farsi.
Lily la guardò
confusa, arricciando le labbra dipinte di rosso. “Non ti seguo”.
“Ascolta,
puoi fare quello che vuoi della tua vita, ma devi cercare di
lasciare perdere Matt, te ne prego”,
articolò il boss. “Primo,
perché è un vero idiota e secondo,
perché
ho la sensazione che creerà solamente dei problemi a me, a
te e a tutti gli
altri membri del team, ed io non voglio questo, assolutamente! Quel
ragazzo ed
il suo gruppo hanno talento, ma prima ce li leviamo dalle palle meglio
sarà per
tutti”.
Lily rimase
impassibile per un momento, forse indecisa su come interpretare le
parole del
suo capo, ma un momento dopo se ne uscì con un sorriso
raggiante, un squarcio che
le illuminava l’intero viso. “Grazie
per
averne parlato con me, CJ”, disse, dopo qualche
secondo. “Avevo già
intenzione di levarmelo di mezzo
e, in teoria, lo avevo già fatto la settimana scorsa, ma sa
essere davvero
insistente e persuasivo, quando vuole ed io mi sono ritrovata
impreparata, ma
ora che so che nemmeno tu approvi cercherò di impegnarmi
maggiormente per
dirgli che tra lui e me non potrà mai esserci nulla”,
concluse, lasciando
di stucco CJ. Poté quasi sentire il rumore della mascella di
Mike, ancora alle
sue spalle, che crollava a terra.
“Aspetta
un momento, Lily, non ho detto che non approvo, ma solamente
che non voglio dover risolvere altri casini per colpa di quel tizio”,
cercò
di spiegarsi come meglio riuscì, senza sembrare una perfetta
idiota.
“Lo
avevo capito, tranquilla, ho detto quelle parole solo per farti
sapere che ci sto provando”, si spiegò
meglio, l’altra, facendosi
improvvisamente più timida. “So
di non
essere conosciuta per la mia intelligenza, ma lo avevo capito comunque”,
concluse, con un filo di voce, abbassando lo sguardo sulle sue mani.
“Oddio,
aspetta… cosa!? No, Lily, mi hai fraintesa”,
saltò su
improvvisamente, CJ, provando di salvare il salvabile. “Non volevo offenderti, oddio scusami, sono
un’idiota!”, esclamò,
infine, toccandole leggermente la spalla.
La bionda sollevò
leggermente lo sguardo, incerta, ma, prima che avesse la
possibilità di
rispondere, la porta principale si aprì, facendo entrare un
meraviglioso raggio
di sole nell’ambiente.
E a CJ servì solamente
un secondo per riconoscere la sagoma di Matt, il Don Giovanni del
momento, e
dei suoi tre compari. The Bottoms, che
cazzata!
Vi fu un momento di silenzio
prima che Mike, da ragazzo intelligente qual era, salutò
l’intero gruppo e lo
pregò di accomodarsi nell’ufficio di CJ in attesa
che, proprio lei, finisse di
parlare con la segretaria.
CJ salutò con un cenno
del capo tutti quanti e, non a caso, osservò attentamente
Matt che, come un
gallo in un pollaio, le passò accanto tutto impettito,
lanciando un’occhiata
che poco lasciava all’immaginazione alla bionda dietro il
bancone da
receptionist. E, di certo, non le passò inosservata Lily
che, troppo a disagio
sotto gli occhi del cantante, abbassò lo sguardo
improvvisamente.
Solamente quando tutti
furono nell’ufficio di CJ, Mike compreso, si voltò
ancora verso Lily, ancora
intenta a studiarsi le unghie perfettamente smaltate.
“Ne
riparleremo, Lily, te lo prometto”, la
rassicurò, facendole
nascere un leggero sorriso sul volto, ben poco convinto. “E scusami ancora per prima, non volevo”,
concluse, avviandosi verso
il proprio ufficio, pronta ad affrontare le richieste da prima donna
dell’ultimo
arrivato. Non diede nemmeno la possibilità a Lily di
ringraziarla, voleva
togliersi quella piattola al suo ufficio il prima possibile,
così, assumendo la
sua miglior espressione professionale, aprì la porta ed
entrò, chiudendosela
alle spalle.
Vide Mike poggiato
alla scrivania, davanti ai quattro musicisti, intento a parlare di
futilità,
cercando di prendere tempo.
“Ah
eccoti”, esclamò, non appena la vide,
fin troppo sollevato. “Forza, vieni”,
concluse, dirigendosi
verso l’uscita, ma venne subito fermato da lei per un braccio.
“Prova a
lasciarmi sola e Leto te lo scordi”,
ringhiò, sottovoce,
beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. “Bene”, cominciò,
poi, con un’allegria che non faceva proprio al
caso suo. “Ragazzi abbiamo parecchie
cose
di cui parlare, direi. Da dove volete cominciare?”,
concluse, sedendosi
alla sua poltrona in pelle, dalla parte opposta della scrivania,
davanti a Matt
e combriccola seduti sul divano Chesterfield nero scelto appositamente
per CJ.
Li osservò
attentamente, cercando di studiare al meglio le loro espressioni che
passavano
dal timore, alla noia alla strafottenza di Matt con fin troppa
semplicità. Non
erano per niente omogenei, loro, per niente fatti per suonare insieme,
tuttavia
erano bravi ed avevano talento, CJ lo aveva visto subito, ma cominciava
a
ricredersi, cominciava a pensare di aver sbagliato sin
dall’inizio con loro
perché, un comportamento come quello del loro frontman, non
avrebbe portato
altro che guai.
“Non
vogliamo cambiare nome, CJ”, saltò su,
Matt, con la miglior
espressione annoiata, prendendo la parola. Aveva scelto proprio
l’unico
dettaglio su cui lei non aveva intenzione di discutere.
Poggiò i gomiti al
piano della scrivania, CJ, prendendosi il viso tra le mani e respirando
profondamente, così da poter mantenere il gelido controllo
che aveva assunto
prima di varcare la porta del suo ufficio. Dopodiché,
cercò gli occhi di Matt e
cominciò a fissarlo con un’intensità
tale che, chiunque, sarebbe evaporato
sotto quello sguardo deciso, ma non quel ragazzino impertinente.
“Su
questo non si discute, caro”, cominciò,
intransigente e
addolcendosi di proposito, in modo a dir poco spaventoso. “Avete chiesto il mio aiuto, quindi dovete
sottostare alle mie regole e,
tra queste, c’è il desiderio di cambiare il nome
del vostro gruppo perché,
francamente, è squallido, vecchio, senza alcuna
appetibilità e chi pensi possa
ascoltarvi, là fuori, se ve ne uscite con un nome di merda!?”,
concluse,
più alterata di quando aveva cominciato, senza distogliere
lo sguardo da quello
di Matt, impassibile.
Era stata più sincera
di quanto avrebbe voluto, si era spinta leggermente troppo in
là ed aveva
superato il limite, ma era comunque dell’idea che,
diversamente, non avrebbe
fatto comprendere nulla a nessuno, soprattutto a quel gruppo di
presuntuosi che
si ritrovava davanti. Ne aveva visti di arroganti, ma mai fino a quei
livelli.
“Sto
cercando di fare il vostro bene, di lanciarvi in campo musicale e
ti posso assicurare che, un nome come Matt & The Bottons, non
vi farà avere
alcun successo e, se permetti, credo di potermi muovere meglio di voi,
in
questo campo”.
“E
quindi? Ti sai muovere meglio di noi, certo, e non perdi occasione
per rinfacciarlo al mondo, ma noi vogliamo mantenere questo nome!”,
esclamò
lui, infervorato dalle parole di CJ.
A lei, tuttavia, non
passò inosservato lo scambio di sguardi tra gli altri membri
del gruppo, forse
un po’ troppo agitati di quanto avrebbero dovuto essere,
nervosi e stanchi di
quella situazione, anche. “Tutti voi
non
volete cambiare nome o solamente tu, Matt?”,
domandò, a bruciapelo.
Ricevette una risposta
senza che nessuno disse niente: gli sguardi stupiti di tutti quanti i
ragazzi
davanti a lei parlarono da soli. “Come
pensavo”, mormorò, lanciando
un’occhiata vittoriosa a Mike, con la schiena
poggiata alla porta, che continuava a fissarla soddisfatto. “Allora, dato che mi sembri in minoranza, e
qui dentro decido io per il meglio dei miei artisti, il nome si cambia
e spero
che questa sia l’ultima discussione in merito”,
aggiunse, glaciale.
Il poverino, abbassò
lo sguardo, quasi sconfitto o, molto più probabilmente,
incazzato per non
essere riuscito nel suo intento. Avranno avuto venticinque anni al
massimo e CJ
ne aveva visti tanti come loro, che credevano di avere sempre le idee
migliori,
le migliori proposte, ma non sapevano quanto si sbagliavano, in
realtà, quanto
avessero bisogno di una mano per sfondare.
“Bene,
nome del gruppo sistemato – vi farò avere le
proposte -, avete
altro di cui discutere prima che metta in chiaro un’altra
cosa con voi?”,
domandò. Silenzio di tomba, così poté
andare avanti con i suoi sproloqui. La
presenza di Mike la aiutava enormemente. “Perfetto,
allora vorrei specificare una cosa che, per me, ha enorme importanza:
finché
siete sotto la mia ala protettrice, chiamiamola così, il
resto del personale
del mio team si lascia in pace! È una cosa che ho cercato di
mettere in chiaro
sin dall’inizio, ma evidentemente non vi entra in quella
testa dura che vi
ritrovate e queste continue chiamate a Lily mi fanno imbestialire:
usciti di
qui, quando non sarete più miei clienti, potrete fare
ciò che vi pare e con chi
vi pare, ma fino a quel momento, le persone dentro questi uffici sono
offlimits!”, concluse, decisa, sentendosi quasi una
madre intenta a
sgridare i figlio colti con le mani dentro il barattolo di Nutella.
“Ci siamo capiti? Matt!?”,
chiese,
attirando la sua attenzione. La sua stupida ed annoiata attenzione.
Lo avrebbe preso a
schiaffi per la strafottenza che ostentata. “La
biondina si lascia a casa, ho capito!”, disse, con
tono
saccente.
“Felice
di sentirtelo dire”, commentò CJ,
sostenendo il suo sguardo.
Se il ragazzino voleva giocare, aveva trovato pane per i suoi denti.
“Allora, se non avete altre domande,
direi
che potete andarvene”, concluse, poggiando la
schiena alla poltrona,
cominciando a rilassarsi un po’.
Tutti quanti si
alzarono dal divano Chesterfield, Matt compreso, e si avviarono
silenziosamente
– nemmeno fossero stati ad una processione – verso
la porta dell’ufficio,
tenuta aperta da Mike. E solamente dopo aver sentito anche la porta
principale
aprirsi e chiudersi dietro i quattro musicisti, CJ cominciò
davvero a
rilassarsi, seguita dal suo collega che sprofondò
pesantemente nel divano che
era stato occupato fino a poco prima.
La ragazza sospirò,
massaggiandosi le tempie con forza per scacciare quella sensazione di
pesantezza che l’aveva svegliata quella mattina, mentre Mike
continuò a
scrutarla attentamente, cercando di cogliere qualche segno di
cedimento, ma
sembrava di granito, CJ, in quell’istante. Aveva avuto le
palle, ecco tutto, ed
aveva parlato in modo deciso ed intransigente a Matt ed ai suoi
compari, e
l’aveva ammirata, perché non si era lasciata
scoraggiare dalla stupidità di
quel cantante.
“Tutto
bene, boss?”, le domandò, dopo alcuni
istanti.
“Si”,
rispose secca, con l’ennesimo sospiro, continuando a tenere
gli occhi chiusi. “Mi hanno temuta,
secondo te?”, gli chiese, aprendo un occhio,
timorosa, ma al tempo stesso
curiosa della reazione del suo amico.
“Oh si,
CJ”, la rassicurò, Mike, ridendo.
“Non sarei voluto essere nei loro
panni, te lo posso assicurare”,
concluse.
“Giuro
che alla prossima stronzata, li lascio per la strada”,
borbottò CJ, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi
verso la sala
d’aspetto.
Lasciò perdere per un
momento Lily, appuntandosi in mente che, prima o poi, avrebbe dovuto
parlare
seriamente con quella ragazza e andò verso la zona riservata
al resto dei
membri del suo staff, verso la zona giorno.
Non appena entrò le
arrivò alle narici il magnifico profumo del caffè
preparato da Olivia, la sua
ricetta segreta che la faceva impazzire, poi non appena vide i suoi
colleghi le
spuntò improvvisamente un sorriso, dimenticandosi
nell’agitazione che le aveva
fatto compagnia fino a qualche istante prima. “Buongiorno
a tutti”, esclamò, allegra.
Aveva avuto ragione
Tom fin dall’inizio, da quando aveva cominciato ad arredare
quegli uffici,
dicendo che, proprio quella zona, sarebbe stata il toccasana di tutto
quanto,
la stanza perfetta per un attimo di relax, nonostante ci fossero
materiali ed appunti
ovunque.
“Buongiorno”,
risposero, tutti quanti, sorridendo.
“Quindi?
Li hai masticati a
dovere?”, domandò Joseph, con un
sorrisetto furbo sul volto, riducendo a
due fessure quegli occhi chiarissimi che si ritrovava.
CJ scoppiò a ridere,
sedendosi accanto a lui sul divano, intento a strimpellare qualche
accordo e ad
annotarsi chissà che cosa. Lo osservò un momento,
prima di rispondere, e si
chiese – per la milionesima volta? No, forse di
più – come fosse possibile che
un uomo del genere portasse sulla spalle più di
cinquant’anni. Cinquantadue,
per essere precisi.
I capelli brizzolati
pettinati ad arte, la barba ed i baffi anch’essi perfetti,
tanto perfetti da
sembrare quali scolpiti nel marmo, gli occhietti vispi, da ragazzino,
di un
azzurro innaturalmente chiaro, il corpo ricoperto di tatuaggi, ma
sempre in
ottima forma. Come poteva, un uomo del genere, avere cinquantadue anni?
“Li ha
distrutti, Jo”, rispose Mike per lei, scatenando le
risate di
tutti. “Mi sarei voluto nascondere,
io,
al posto loro”.
“Siamo
in vena di complimenti, oggi”, esclamò
CJ, tra le risate. “Sono stata un
po’ più cattiva del solito,
tutto qui”.
Rimasero così per un
po’, a chiacchierare di quel colloquio, delle prossime
tattiche da assumere con
quei quattro disgraziati, a bere il magnifico caffè di
Olivia e a ridere per le
stronzate che, ogni tanto, saltavano fuori. Si unì anche
Lily, lasciando aperta
la porta per riuscire a sentire comunque qualcuno entrare nella sala
d’aspetto,
e anche lei non attese un momento per dire la sua e per criticare Matt
ed i
suoi modi assurdi, da superstar.
“Ti sei
dimenticata dei nuovi aggiornamenti, CJ?”,
domandò poi,
Olivia, dal nulla.
Era la piccola del
gruppo, Olivia, con i suoi ventiquattro anni e la sua scarsa
esperienza, ma
sapeva il fatto suo, assolutamente.
Era stata assoldata in
quella comitiva circa due anni prima, insieme a Philip –
ovviamente insieme dai
tempi dall’inizio del college -, dopo che
l’etichetta per cui lavoravano aveva
deciso di restringere il personale e di lasciare a casa parecchie
persone, tra
cui loro due.
Due dei migliori
esperti in mercato discografico che CJ avesse mai conosciuto, ed erano
dei
ragazzini, fondamentalmente, ma con una passione per la musica che
poteva far
tranquillamente a gara con quella di CJ. E lei, dal canto suo, non
aveva atteso
un momento per assumerli e portarli sotto la sua ala protettrice!
Incontrò lo sguardo di
Olivia, quei suoi occhi blu, quasi violetti, in perfetto abbinamento
con la
folta chioma di ricci viola. Le origini portoricane si notavano, se la
si
osservava attentamente, se si osservavano quei suoi lineamenti delicati
e la
pelle leggermente imbrunita dal sole, perfetta e bellissima.
Era minuta, Olivia,
piccolina, ma con la forza e la tenacia di un tornado. Era stata lei,
infatti,
a convincere CJ ad assumerla insieme a Philip, a convincerla che,
insieme,
sarebbero stati una squadra perfetta.
“No, non
me ne sono dimenticata, anche perché Mike non me ne da la
possibilità”, aggiunse, sorridendo verso
l’amico e beccandosi, in cambio,
un gesto ben poco amichevole. “Ne
approfitto ora che siamo tutti qui”.
Raccontò tutto per
filo e per segno, pregando ognuno di loro di restare zitto e di
limitare i
commenti, almeno fino a quando non avrebbe terminato di stilare un
resoconto
completo, altrimenti sapeva che avrebbe dovuto ricominciare tutto da
capo.
Cercò di essere il più incisiva possibile,
risparmiando dettagli inutili e
avvisando tutti che, la mattina dopo, sarebbe stato il giorno X.
“Ma non
sai perché Leto vuole incontrarti?”,
domandò Olivia, che
moriva dalla curiosità, seduta sulle ginocchia di Philip.
“Non
esattamente, Tom non è stato chiaro in questo”,
rispose lei,
con un’alzata di spalle. “Sound
vecchio e
nuovo, non ne ho idea”.
“Quindi
domani dobbiamo essere tutti in tiro per accogliere la
superstar?”, chiese Philip, sarcastico, ricevendo
una gomitata tra le
costole dalla sua ragazza.
“No,
niente tiro, Phil”, disse CJ, ridendo della scena.
“Certo, non vi voglio in tuta, ma
nemmeno in
abito da sera: voglio che siate voi stessi, domani, più che
negli altri giorni.
Se dobbiamo essere ingaggiati da parte dei Thirty Seconds to Mars,
voglio che
sia perché piacciamo per come siamo”.
“Sai se
ci sarà solamente Jared Leto oppure l’intero
gruppo?”,
domandò Mike.
“Non ne
ho idea”, l’ennesima alzata di spalle.
“Ma vi chiedo un favore:
finché non ci sarà qualche cosa di certo, acqua
in bocca sulla questione, tutti quanti! Non voglio che venga sparsa la
voce”,
aggiunse, incontrando volutamente lo sguardo di Lily che, stranamente,
non
aveva ancora proferito parola, ma era rimasta immobile sulla sua sedia,
con
un’espressione attonita in volto.
Ah certo, sarà stato
un duro colpo per lei, sapere che il giorno seguente sarebbe arrivato
una star
di fama internazionale. Ci mancava solamente un top più
striminzito di quello
che aveva già addosso e sarebbe stato perfetto,
sì.
*****
NdA.
Eccomi
con
il nuovo capitolo.. Manca poco al giorno X, finalmente, al fatidico
incontro tra le due prime donne.
Qui avete conosciuto praticamente tutto il resto dei personaggi: il
team di CJ (cara Lily compresa) ed il fratellino.
Spero possano piacervi e che vi possa piacere anche il capitolo.
Fatemi
sapere cosa ne pensate (e scusatemi per eventuali errori)..
MarsHugs,
Chiara.
P.S.
Vi lascio le foto dei personaggi, giusto per darvi un'idea.
Tom
Stevens
Mike
Wilson
Lily
Clark
Philip
Carter
Olivia
Perez
Joseph
Sullivan
Matt