Paperplane.
"Perdonami, non ho potuto mantenere la mia promessa.
Sono
diventato un investigatore perché volevo proteggere le
persone, ma l'esistenza di Makishima ha cambiato tutto.
Di
sicuro quell'uomo continuerà a fare del male al prossimo,
eppure la legge non riesce a giudicarlo."
Legge.
In
quel mondo, la legge non era più soggettiva, ma oggettiva.
Tutto
basato sul Sybil System.
Prendevi
una Dominator, e boom, ti ritrovavi nel mondo della giustizia, sempre
se quella si poteva chiamare.
Akane
si rigirava pigramente tra le mani il foglio di carta.
Il
vento di quel pomeriggio le faceva ondeggiare i corti capelli castani
dal taglio sbarazzino, mentre se ne stava appoggiata alla ringhiera
della balconata della sede centrale della citttà.
« È
davvero necessario allenarsi tanto nel combattimento, quando
normalmente ha in dotazione un'arma potente come il Dominator?»
chiese ingenuamente, mentre osservava il moro rinfrescarsi dopo la
sessione giornaliera di allenamento a mani nude.
Kogami
finì in fretta la bottiglietta d'acqua minerale, e qualche
goccia gli colò dal mento, rigandogli il collo, e scendendo
lungo il petto muscoloso, bagnato di sudore
Akane
deglutì a vuoto, avvertendo le guance arrossire, mentre
l'altro si accendeva una sigaretta, incurante della reazione al suo
aspetto.
Fu
allora che il moro si voltò, cogliendo con le mani nel sacco
la castana, che voltò lo sguardo altrove.
«
Certo
che lo è. Proprio perché è un'arma
potente, chi la impugna ha l'obbligo di essere ancora più
forte e resistente. In fondo chi uccide il bersaglio non è
il Dominator, ma sono io... e proprio per non dimenticarlo mai, devo
poter sentire il dolore qui, sulle mie mani.»
rispose, muovendo una mano, chiudendola in pugno, e poi distendendola.
"Provare
dolore...?"
Sta
forse cercando di trasmettermi un qualche insegnamento?»
alzò il sopracciglio, non riuscendo a capire dove
l'esecutore volesse andare a parare.
Egli
sospirò, buttando fuori la nuvola di nicotina e tabacco.
«No,
dico solo che non ti metterò più in condizione di
dover... »
Kogami si voltò verso di lei, gli occhi stanchi, e
un'espressione che risultava triste «
usare
il Dominator»
"
Sono diventato un investigatore perché volevo proteggere le
persone, ma l'esistenza di Makishima ha cambiato tutto.
Di
sicuro quell'uomo continuerà a fare del male al prossimo,
eppure la legge non riesce a giudicarlo. Finché
sarò un investigatore non potrò toccarlo in alcun
modo: ciò che è successo mi ha fatto capire che
non posso più proteggere le persone attraverso la legge,
perciò non mi resta che pormi al di fuori di essa."
«
Testardo..».sussurrò
Akane, mentre i suoi occhi riprendevano a leggere ciò che
c'era scritto.
Non
puoi porti fuori da un tuo ruolo.
E'
come il gioco degli scacchi.
Pedone,
cavaliere, torre, non importa quale sia il tuo ruolo.
Devi
rimanere al tuo posto, perché è quello che devi
fare.
Seguire
un comando, lasciandoti guidare dal giocatore che ti muove.
«
Questo
non è lavoro di squadra! Insomma, che cos'è
più importante per lei, risolvere le indagini o mantenere
immacolato il proprio Psycho-Pass?»
sbottò l'investigatrice contro Ginoza, suo pari di carica.
Il
moro assottigliò gli occhi, e con una mano si
sistemò la montatura degli occhiali, fulminandola.
Akane
era testarda, molto, quindi non si sarebbe fatta mettere i piedi in
testa così facilmente.
« Dimmi,
hai intenzione di gettare al vento la tua carriera? Vuoi davvero
rischiare di sacrificare tutto ciò che hai costruito finora?»
sibilò con disprezzo, inchiodandola con le sue iridi nero
pece.
L'ispettrice
ingoiò il groppo che aveva in gola, e si guardò
intorno per l'ufficio.
gli
sguardi degli esecutori erano rivolti su di lei, soprattutto quello di
Kogami, che sembrava volerle dare del conforto in quella situazione.
«
È
vero che sono appena arrivata, e rispetto il fatto che lei abbia
più esperienza di me: però non si dimentichi che
in questo ufficio io e lei abbiamo lo stesso grado! So gestire
benissimo da sola la mia tonalità; anche se è qui
da più tempo di me, ispettore Ginoza, la prego di non
azzardarsi più a mettere in dubbio le mie
capacità sul posto di lavoro e di fronte agli
esecutori! »
disse
lei tutto d'un fiato, fulminandolo con lo sguardo, e alzando la voce
più del dovuto.
Il
silenzio calò
Il
collega spalancò gli occhi, cosa che fecero anche gli altri.
Kogami
rimase impassibile, apparte per un angolo della bocca che era tirato
all'insù.
"Akane
Tsunemori, senza dubbio il tuo modo di vivere è corretto:
non devi perdere di vista ciò che sei solo perché
io ti ho tradita."
Avvertì
gli occhi divenire lucidi.
Non
doveva andarsene, non doveva.
Non
doveva lasciaala sola, non lui.
Non
l'avrebbe mai tradita, mai e poi mai.
«
Davvero noi possiamo pensare di aver vinto? »
accavallò
la gamba sul ginoccho destro, molleggiandolo annoiata, mentre aveva
fatto quella domanda a Kogami.
Shinya
sospirò, sedendosi accanto a lei, guardando il display del
computer con l'identikit del criminale dai capelli albini e gli occhi
color topazio.
«
L'attività di un detective è equivalente a una
cura palliativa, perché ha inizio quando ci sono
già state delle vittime: in questo senso perdiamo
già in partenza. Per ora possiamo dire di aver pareggiato
una partita che sembrava compromessa, non è molto ma
dobbiamo accontentarci. disse, mentre porgeva la sigaretta alla
ragazza, che la afferò titubante.
Akane
si rigirò il piccolo cilindro di tabacco tra le dita,
avvicinando il filtro alle labbra sottili e carnose, prendendo una
boccata di fumo.
Dentro
d sé si ritrovò a sorridere, perché
anche se quello era poco, quei momenti per lei sembravano non finire
mai.
"Se
ho scelto una strada diversa dalla tua, è stato solo per
assecondare il mio egoismo e la mia testardaggine; so benissimo che
probabilmente è uno sbaglio, però io non conosco
altro modo di scendere a compromessi con ciò che sono, se
non percorrendo una strada sbagliata. "
No,
lui non doveva scendere a compromessi.
Lui
era una persona forte, l'ancora di tutti, ma mai doveva permettersi di
ridursi in quel modo.
Kogami
non aveva mai percorso la strada sbagliata, se era quella che gli
diceva di seguire il cuore.
Akane
si era appena accomodata sulla sedia grigia che si trovava al fianco
del letto d'ospedale dell'esecutore, tenendo il lembo della gonna a
tubino con entrambe le manine.
« Signor
Kōgami, una volta ha detto che avrebbe preferito lavorare come
investigatore piuttosto che come cane da caccia.»
disse.
Kogami
continuava a guardare il soffitto, e dopo qualche minuto, si
voltò con i suoi occhi grigi in quelli dorati di Tsunemori,
ricambiando lo sguardo decisa.
«
Certo che te ne ricordi, di cose futili...»
ridacchiò lui, tornando poi con la sua solita espressione
indecifrabile.
«
Non
è vero che sono cose futili, sono importanti invece.»
rispose lei stizzita, gonfiando le guance.
Ci
fu un attimo di silenzio, dove nessuno dei due fiatò per
alcuna ragione.
Fu
Akane a romperlo con la sua voce delicata.
«
Per
favore può dirmi, può dirmi che
resterà per sempre un investigatore? Potrebbe farmi questa
promessa, signor Kōgami?»
domandò lei, supplicante, congiungendo le mani in simbolo di
preghiera.
Kogami
si voltò verso di lei, sbuffando appena.
«
Okay.»
"Non
chiederò il tuo perdono, quando ci incontreremo di nuovo tu
sarai nella posizione di dovermi giudicare: se succederà
assolvi al tuo compito senza esitare, non rinnegare le tue convinzioni."
La
castana mandò giù il groppo amaro che le stava
soffocando la gola, mentre un singhiozzo la scosse piano.
Si
asciugò le lacrime, mentre guardava di sotto.
Il
balcone dove si trovava era più o meno al secondo piano, e
da lì poteva intravedere tutta la piazzata principale, con
le diverse persone che camminavano, scherzando e ridendo.
Piegò
la lettera in una parte, poi in due, poi in tre, fino a ridurla in un
piccolo aereo di carta
Si
accorse soltanto dopo, di una scritta dietro alla lettera ormai
spiegazzata.
Il
suo cuore si fermò, e subito, gettò l'aeroplanino
di sotto.
Tutto
quello che avevano passato era andato distrutto come quella lettera.
Si
aggrappò alla ringhiera della balconata saldamente, mentre
si morse il labbro.
Quante
volte aveva nascosto il suo dolore? Eppure, il suo Psycho-Pass non ne
aveva mai risentito.
Ma
questa volta non le sarebbe importato nulla.
Le
lacrime rigarono le sue guance, cadendo rovinosamente di sotto, senza
controllo.
Il
nome di Kogami risuonò per l'intero quartiere, mentre
un'Akane delusa gridò il suo nome, in preda alla
disperazione più totale.
Il
piccolo aeroplano atterrò dolcemente a terra, finendo dentro
una pozza di pioggia.
Ginoza
aveva alzato lo sguardo, quando la sua collega aveva gridato il nome
dell'esecutore.
Raccolse
la lettera, e assottigliò gli occhi alla scritta mezza
sbiadita dall'acqua.
"
Ti amo. - Shinya Kogami."
« Per
quanto è per sempre?»
«A
volte, solo un secondo.»
Angolo
dell'autrice.
Dunque (?) non so questa cosa da dove mi è uscita.
E' stata scritta di getto questa notte, quindi chiedo scusa in anticipo
per degli errori di battitura.
Questa è una mia visione di come Akane poteva, anzi DOVEVA
reagire alla lettera di Kogami.
E niente, spero vi piaccia. (?)
Bye.
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