Maybe It's Not So Bad To Be Gay

di Dreamer_Vampire
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 Maybe it's not so bad to be gay
 


"Due pezzi di puzzle.
Fatti l’uno per l’altro.
Da qualche parte del cielo un vecchio Signore,
in quell’istante, li aveva finalmente ritrovati.
“Diavolo! Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi”.
-Alessandro Baricco




“Andiamo non può finire così” disse Castiel, puntando il telecomando in direzione della tv.

“C’era sicuramente un po’ di spazio per Jack. Rose è una stronza” continua, spegnendo finalmente l’apparecchio prima di voltarsi verso il suo ospite, seduto con lui sul piccolo divano azzurro.

“Odio questo film, e poi quella canzone. Dovrebbero eliminarlo dalla faccia della terra”.

Baltazhar si alza sbrigativo, lanciando un occhiata verso il suo amico prima di scrollarsi delle briciole immaginarie dai suoi jeans scoloriti.

“Cassie, sai che apprezzo il tempo passato in tua compagnia ma Anna mi aspetta”

Bastò questa semplice frase per rigettare Castiel nello sconforto, all’inizio amava il suo Paradiso, lo trovava sicuro e molto più divertente della sua vita sulla terra fatta di lavoro e stupide bollette da pagare, ma erano passati ormai cinque anni dal suo trapasso e ogni giorno il senso di solitudine aumentava.

Mentre nei paradisi accanto al suo ogni anima aveva trovato presto o tardi la sua anima gemella con cui condividere “l’eterno riposo”, lui era lì, su quel divano a due posti che mai gli era sembrato grande come in quel momento, a guardare e riguardare film di cui ormai sapeva le battute a memoria.
E pensare che all’inizio, quando si era ritrovato in quel piccolo appartamento con le pareti bianche, la solitudine era tutto quello che desiderava.

Dopo trentotto anni fatti di rumore di clacson, grida di bambini e stupidi damerini in giacca e cravatta che urlavano ordini a destra e a manca, era finalmente solo. Silenzio riempito con i pochi hobby che in vita aveva coltivato e altri, che non aveva avuto il tempo di sperimentare.

Silenzio che a poco a poco aveva riempito così tanto le sue orecchie da farglielo odiare.

Per fortuna, per quanto possa considerarsi piacevole la morte di una persona, era arrivato Baltazhar. Un giorno come un altro di un paio di anni fa, nel piccolo appartamento di Castiel si udì un rumore.

Qualcuno stava bussando alla sua porta e Castiel rimase con la fronte corrucciata e un cipiglio confuso su quella testa mora inclinata a sinistra. Osservava la porta in mogano scossa da leggeri tremiti che sti stavano facendo sempre più insistenti.

Rumore.

Solo dopo qualche minuto Castiel si rese conto che magari era il caso di aprirla quella porta, perché qualcuno stava bussando. Quando i suoi occhi azzurri scorsero la figura che si celava dietro la porta non poté far altro che sorridere.
Un uomo sulla quarantina se ne stava lì, con la mano protesa a mezz’aria e l’espressione un po’ irata.
Era alto, forse un po’ più di lui con gli occhi del suo colore ma senza la sua stessa scintilla. Indossava una maglia con un profondo scollo a v, una giacca nera elegante e un paio di jeans scoloriti.

“Mi spieghi cosa diamine sta succedendo?” gli aveva urlato dopo poco contro, stufo del continuo silenzio e dell’espressione perplessa di Castiel.

“Sei morto, questo è il Paradiso” aveva risposto l’altro, con il tatto e l’ingenuità che solo Castiel poteva mostrare.

Di certo Baltazhar non era una persona come tutte le altre, invece di fare domande o avere reazioni particolari, si limitò a scrollare le spalle e sorpassare l’uomo di fronte a lui entrando nel Paradiso del suo nuovo “vicino”.

“Se questo è il Paradiso spero abbiano la vodka” si limitò a dire, mentre prendeva posto sul divano azzurro con le gambe incavalcate, lasciando la frase sospesa in una muta richiesta nei confronti dell’altro.

“Castiel” quindi rispose il moro, attraversando a grandi passi la cucina per servire il suo ospite.

Quando una ragazzina con i capelli rosso fuoco una sera disse ai due amici quello che aveva scoperto, i due rimasero un po’ sorpresi.

“Charlie, quindi questo vuol dire che ogni Paradiso non è riservato ad una sola persona ma a due?” ripeté confuso Castiel, mentre lanciava uno sguardo preoccupato al suo amico accanto, che aveva appena sputato un po’ d’acqua sul tavolo alla notizia.

“Ho ascoltato gli angeli la scorsa settimana e non credevo fosse vero, ma poi nel Paradiso accanto al mio è arrivato un certo Bobby.”

“Ma non c’era Ellen accanto a te?” domandò con fare lamentoso Baltazhar, già cosciente della risposta di Charlie.

“Si, lei e Bobby ora dividono l’appartamento, non è fantastico?”

Ma nessuno dei due rispose.

Baltazhar non voleva di certo una donna nel suo paradiso, tanto meno la sua anima gemella.
Stava più che bene nel suo monolocale, non doveva dare conto a nessuno e una donna petulante avrebbe solo rovinato la quotidianità che si era creata nell’ultimo anno. Allo stesso tempo si crogiolava nella convinzione che la sua anima gemella non esisteva.

Castiel invece aveva finalmente capito.
Fin da quando era arrivato nel suo Paradiso, c’erano delle cose che non riusciva a spiegarsi. Insomma sapeva che quel luogo doveva essere riempito con tutto quello che gli aveva dato gioia nella sua vita terrena, quindi c’era una grande libreria traboccante di libri, il suo trench sistemato sull’appendiabiti e una fantastica collezione dei suoi film preferiti.
Ma Castiel non si era mai spiegato quell’auto parcheggiata nel garage o tutti quei film sui cowboy che aveva sempre detestato.
Non poté che essere felice della notizia, non vedeva l’ora di conoscere la donna che avrebbe guidato quella bellissima Impala del 67.

Pian piano, mentre lui guardava per l’ennesima volta uno dei suoi soliti film, le case accanto a lui iniziarono a riempirsi.

Prima toccò a Charlie, che tornando in casa una mattina, si era ritrovata Dorothy che si guardava in torno spaesata, poi era toccato a Pamela la cui anima gemella era un tale di nome Nick.
Era frustante per Castiel starli a guardare, mentre lui era lì solo su quel divano azzurro.
Mai cosi ardentemente aveva desiderato la morte di una persona e si odiava per questo ma allo stesso tempo non riusciva a farne a meno.

Si crogiolava nel fatto che almeno c’era Baltazhar, convinto che di sicuro nessuno sarebbe andato ad occupare la casa di quel suo strano amico, ma non ci volle molto per smentire queste sue convinzioni. Ancora ricorda quanto aveva riso nel vedere Baltazhar alla porta con un cuscino e una coperta stretti tra le braccia.

“Io con quella non ci dormo” aveva detto subito, indicando una ragazza minuta e rossa che se ne stava sul giardino con le braccia incrociate e gli occhi socchiusi.

Non poteva che essere felice per l’arrivo di Anna ma sapeva questo a cosa comportava.

Castiel era di nuovo solo.

In casa di Castiel c’era di nuovo il silenzio.

Ed era passato così un anno, dove Baltazhar pian piano si era abituato alla presenza di Anna e ora, anche se non lo ammetterebbe mai, quella ragazza un po’ scontrosa era entrata così affondo nella sua pelle da non riuscire più a farne a meno.

Quindi mentre Castiel guardava il suo amico dirigersi verso la porta dopo avergli fatto un cenno con il capo, non poté evitare di fissare quell’assurdo cappello da cowboy appeso accanto al suo trench e provare una profonda tristezza.

Dopo cinque anni il moro aveva perso le speranze, insomma quanto poteva metterci una persona a morire, si ripeteva spesso. Incurante del fatto che il quella sua casa, fatta di film e libri, ci avrebbe dovuto passare l’eternità.

Fu proprio per questo che quando Castiel sentì l’Impala fare un rumoraccio e delle imprecazioni arrivare lievi al suo orecchio, non si fece molte domande. Probabilmente era di nuovo quello strano uomo biondo che abitava di fronte a lui, che non faceva altro che tenere lecca-lecca colorati in bocca.
Infondo non era la prima volta che si avvicinava all’auto.

“Tanto nessuno la guida, vendimela” non faceva altro che ripetergli Gabriel, incurante di trovarsi in Paradiso, nel quale magari cercare di rubare una macchina o estorcere denaro, non era poi così appropriato.

Castiel infatti non aveva ancora capito come Gabriel fosse finito in posto del genere…

Quindi con un leggero sbuffo, l’uomo dagli occhi azzurri posò svogliatamente il libro che stava leggendo sul tavolino in vetro di fronte a lui e si diresse con calma alla porta, pronto ad affrontate per l’ennesima volta l'uomo delle caramelle.

Immaginate la sorpresa di Castiel quando a bordo dell’Impala se ne ritrovò uno con le lentiggini e gli occhi verdi.

“Figlio di puttana” continuava a ripetere, così intento a cercare di accendere l’auto da non accorgersi nemmeno della presenza dell’uomo accanto al finestrino.

Castiel lo squadrò per qualche minuto, con la sua tipica testa inclinata, cercando di capire il significato di quelle sconnesse frasi abbastanza colorite che fuoriuscivano dalle labbra piene dell’uomo al volante.
Quindi il moro si fece coraggio, un po’ intimorito dalla strana persona che stava cercando di rubare la macchina al coinquilino che non aveva ancora conosciuto, e bussò con cautela sul vetro del finestrino.
L’uomo dagli occhi verdi si fermò, lascio la presa sul volante che prima stringeva con tanta foga e si voltò, pronto a ricoprire di insulti chiunque avesse osato disturbare lui e la sua macchina.
Quando si voltò però, non riuscì a completare quelle parole che gli erano rimaste incastrate in gola. Se l’avesse fatto, Castiel probabilmente gli avrebbe detto che il suo linguaggio non era appropriato.
I due rimasero per un po’ a fissarsi, blu nel verde, verde nel blu.

Ognuno studiava l’altro, Castiel cercava di capire cosa fosse quella strana sensazione nello stomaco che gli aveva tolto il respiro mentre Dean non poteva che rimanere un po’ stranito dal fatto che gli occhi così azzurri dell’uomo appoggiato alla sua bambina, avesse riempito un po’ il vuoto che da sempre si era portato dentro.

Quando finalmente Castiel riuscì ad allontanare Dean all’Impala e scortarlo in casa sua, loro, il moro capì finalmente quello che stava succedendo.

“Dove lo hai preso, questo è mio” aveva detto l’uomo dagli occhi verdi, studiando con perplessità il moro che lo stava fissando. O forse stava fissando il suo cappello.

“Quindi sei tu” disse invece Castiel, facendo alzare pericolosamente le sopracciglia di Dean.

Era così felice in quel momento, che non si curò del fatto che la sua anima gemella fosse un uomo.

Castiel ora non era più solo.

Ora non ci sarebbe stato più così tanto silenzio.
Se solo Castiel avesse saputo quanto rumore quell’uomo avrebbe portato…

Ci volle un po’ di tempo per far capire a Dean cosa stesse succedendo, e ancora di più nello spiegargli che lui era la sua anima gemella.
Questo Dean non l’ha ancora capito.
Non l’ha capito dopo aver visto la prima stagione di Doctor Sexy M.D. o dopo aver trovato inspiegabilmente ma con immensa felicità, una crostata alla ciliegia nell’immenso frigo bianco.

Non riesce proprio a capire perché la sua anima gemella non sia una donna ma ancora di più non riesce a capire perché quello strano uomo, con gli occhi troppo azzurri, lo stia fissando da ormai delle ore, con questa sua strana espressione che, se Dean non fosse un po’ incazzato, magari avrebbe trovato adorabile.

Dean non era poi così arrabbiato con Castiel ma proprio con capiva perché, dopo un po’, accanto all’uomo con gli occhi azzurri ne era arrivato un altro.

Era un po’ inquietante quel Baltazhar in effetti.

“Io con questo non ti lascio, non mi fido. Potrebbe fare qualcosa di strano Cassie, noi non lo conosciamo” continuava a dire Baltazhar, scuotendo la testa come un bambino e facendo ridere Castiel.

“E poi Cassie, non mi avevi detto di essere gay” aveva continuato, osservando l’uomo con le lentiggini che adesso stava guardando uno di quei film sui cowboy che Castiel non aveva mai visto.

“Non lo sono, almeno non credo”

Castiel se l’era spesso domandato in quelle ultime tre ore, pensava a Dean.

Certo l’uomo era indubbiamente attraente con quegli occhi così verdi, quelle labbra piene e quel fisico, per non parlare del suo cu-

Ok, forse Castiel era un po’ gay.

Poi il moro aveva raggiunto il suo nuovo coinquilino su quel divano azzurro che ora era finalmente pieno, porgendogli una birra e sorridendo cordialmente.

“Grazie, Cas” rispose subito il biondo, sorridendo di rimando.

Quando incrociò di nuovo il volto di Castiel, Dean non poté far altro che annegare nuovamente in quei due pozzi azzurri e studiare con curiosità il viso della sua anima gemella, ancora gli faceva stano pensarlo.

Osservò i suoi capelli scuri scomposti, sparati un po’ in tutte le direzioni e poi scese a guardare le lebbra piene e leggermente screpolate.

L’altro quando notò lo sguardo di Dean sulle sue labbra, ci passò involontariamente la lingua, rendendole più lucide e appetibili agli occhi del biondo.

Magari non è così male essere gay



N/A
Salve a tutti :D
Ripubblico la storia per i recenti problemi di Efp (Ho perso tutte le recensioni *Piange in un angolo*)

La storia non è compleata, ho molte idee correlate a questo "universo" quindi probabilemte diventerà una raccolta di Os.
Spero vi sia piaciuta,
alla prossima :*




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