Buongiorno
fanciulle!
Eccomi ad inaugurare un'altra prima volta insieme a voi! Come vi avevo
preannunciato, la mia testolina si era messa in moto su un nuovo
pairing, e come sempre, non ha trovato pace sino a che non ho messo
nero su bianco, almeno una prima storia che lo riguardasse. XD
Ed ecco, allora, la mia prima Rick/Beth! Prima, perchè ho
già capito che ne verranno sicuramente delle altre, dal
momento che ho tratto molta, molta soddisfazione nello scrivere
questa.
Neanche a dirlo, quindi, sarei davvero felice di sentire un vostro
parere, dato che mi sono cimentata in qualcosa di completamente nuovo.
Prima di lasciarvi alla lettura, vi accenno solamente che la storia si
colloca, temporalmente parlando, nel periodo in cui il gruppo si trova
alla prigione, prima però che il Governatore sia comparso
all'orizzonte.
Detto questo, non mi rimane altro che augurarvi buona lettura e
rimandarvi a qualche ulteriore nota che troverete nello spazietto
autrice che mi ritaglio sempre alla fine della storia.
Baci
Serena
Ogni
volta che mi guardi, io rinasco nei tuoi occhi
(Jorge Riechmann)
- Tieni, stronzo. Il capo vuole che medichi la tua donna.
A lanciargli del disinfettante, delle bende e un rotolo di nastro
medico è
lo stesso uomo con cui ha fatto a botte prima, non appena
sono arrivati in quella casa. Rick è contento di vedere che
sta messo molto peggio di lui, dal momento che naso e occhi gli si sono
gonfiati per bene. Nonostante sia più
grosso di lui, è stato meno svelto però,
così gli
sono bastati alcuni colpi ben piazzati ed è andato
giù
come un
birillo.
Ha capito di aver fatto la cosa giusta, reagendo così come
ha
fatto alla provocazione di quel bastardo, quando nello sguardo
del tizio che tiene insieme quella banda di spiantati, è
comparso del rispetto per lui che prima non c'era. Anche della
soddisfazione, perchè forse si è convinto del
tutto che
nello scambio di ostaggi che ha accettato, ci ha guadagnato davvero,
perchè più un tizio dimostra di essere in gamba,
più
il resto del suo gruppo farà di tutto per riaverlo indietro.
Ancora una volta il pensiero di aver impedito che portassero via Carl
gli
provoca un enorme sollievo, ma nello stesso tempo è
arrabbiato per non essere riuscito a convincerli a lasciar andare Beth,
scelta inizialmente come merce di scambio insieme a suo
figlio.
Nella sua esperienza di sceriffo ha avuto a che fare con diversi tipi
di
criminali, e in questi ci ha riconosciuto dei cani sciolti,
perciò è consapevole che non dovrà mai
abbassare
la guardia con nessuno di loro, nemmeno per un secondo.
Un basso gemito lo strappa da quei pensieri e lo porta a fissare male
il tizio che è ancora lì, in piedi davanti a
loro, lo
sguardo puntato sulla ragazza spaventata seduta di fianco a lui.
- Conviene che te ne vai, se non vuoi che finisco il lavoro che ho
iniziato prima.
Non fa per niente fatica a mostrarsi duro e minaccioso,
perchè
è proprio così che si sente in quel momento.
Potrebbe
uccidere quell'uomo a mani nude, tanto ha voglia di farlo. E non
esclude che lo farà comunque, quando tutta quella storia
sarà finita. Perchè è certo che appena
Daryl
sarà informato della situazione in cui si trovano,
arriverà presto a liberarli insieme agli altri loro compagni.
Un altro gemito della ragazza lo fa scattare in piedi, convinto che il
tizio abbia
davvero deciso di sfidarlo di nuovo. Ma prima che lo possa
scoprire veramente, una voce fuori campo decide per lui.
- Ehi, Jake, la pianti di fare il coglione? Hai sentito cosa ha detto
il capo? Dovevi portargli la roba e andartene subito. Non fare ancora
lo stronzo con la ragazza.
In risposta a quel richiamo, il grasso Jake cerca di
rifilargli
un'occhiata altrettanto minacciosa, ma dato che ha un occhio gonfio e
l'altro quasi semichiuso, non gli riesce per niente bene.
- Sta sicuro che non finisce qui, tra di noi, stronzo.
- Ci conto anch'io.
Mentre lo vede andarsene, richiudendosi la porta dietro le spalle,
sente ribollire dentro di sè quella ferocia disumana che
ormai
lo accompagna quasi sempre in ogni sua azione, e non può
fare a
meno di domandarsi che fine abbia
fatto quella brava persona che era un tempo.
Non riesce più a provare sentimenti come la
pietà, il
perdono, o la clemenza verso nessuno dei suoi simili, a meno
che non sia uno di quei
sopravvissuti che formano la sua nuova famiglia, insieme a Judith e
Carl. E siccome la ragazza a cui si è seduto di nuovo
accanto,
ne fa parte, è pronto anche a dare la vita per lei, proprio
come
farebbe per i suoi figli.
- Non so se mi ispira più paura o odio, quell'uomo.
Ma nello sguardo della piccola Beth, lui ci vede decisamente
più
paura che odio, e la cosa gli provoca una nuova ondata di rabbia, tanto
che
deve inspirare profondamente per far sì che non lo travolga.
Adesso deve occuparsi di lei, e per farlo senza spaventarla
ulteriormente, deve riuscire a far tornare in superficie quella parte
di sè che sa essere ancora dolce e rassicurante.
- Ci penso io a tenertelo lontano, Beth. Non ti devi preoccupare di lui.
Negli occhi azzurri che lo stanno fissando, un pò della
paura
viene sostituita da una consapevolezza che li fa sembrare ancora
più
profondi di quanto non siano già.
- E a te, chi ci pensa se davvero vuole ucciderti?
Rimane spiazzato da quella domanda, perchè per un attimo si
chiede da quanto tempo è che nessuno si preoccupa davvero
per
lui, contando invece solo sul fatto che sia abbastanza forte da
compensare le paure di tutti loro. Poi, però, si
riscuote e
risponde
nell'unica maniera possibile.
- Io non ho bisogno di aiuto, Beth. Me la cavo alla grande.
I lineamenti delicati del suo viso si irrigidiscono in una smorfia che
gli provoca una fastidiosa fitta al cuore. E' consapevole di come
quella ragazzina stia
cercando di lottare contro la sua fragilità sin da quando
l'ha conosciuta alla fattoria, senza però riuscirci. Le sue
parole, in un certo senso, lo hanno appena sottolineato. Solo che,
adesso, non può preoccuparsi anche di come deve risponderle
per
non urtare la sua sensibilità. Magari, le parlerà
quando
saranno fuori da quel casino, dicendole che il coraggio si esprime in
tanti modi diversi, non solo dimostrando di saper picchiare o ammazzare
qualcuno.
- Senti, adesso dobbiamo dare davvero un'occhiata alla tua ferita.
Negli occhi che sta fissando compare subito un'espressione allarmata e
non gli ci vuole tanto a capire il perchè.
- Già che ci hanno offerto così
gentilmente questa roba, sfruttiamola.
Cerca di scherzare per alleggerire l'atmosfera, perchè anche
lui
non è completamente a suo agio all'idea di doverla vedere
mezza
nuda. Immagina che se lo sapesse Hershel non avrebbe nulla da
recriminargli,
lo sta facendo pensando davvero solo al bene di sua figlia, solo che
lei
rimane pur sempre una donna, tra l'altro molto bella anche se molto
giovane, e lui un uomo.
- Non è così grave come può sembrare.
Brucia soltanto un pò. Non ti preoccupare, Rick.
E' palese che stia mentendo, visto che tiene il braccio destro premuto
contro il petto pur di non muovere la spalla ferita, e lui vorrebbe
risponderle sinceramente di non preoccuparsi, che
non ha da mostrargli niente che non abbia già visto molte
volte,
ma sarebbe una risposta troppo dura e cinica. Non è che ci
stia
ripensando sul fatto di
preoccuparsi di urtare, più o meno, la sua
sensibilità,
è solo che su questo argomento ci vuole andare cauto.
L'ha già messa in una situazione difficile, mentendo come ha
fatto, quando ha dichiarato che era la sua
compagna, costringendola così a dover subire una serie di
battute maliziose che l'hanno gettata nel panico, oltre che
nell'imbarazzo più totale. D'altronde,
è stata anche l'unica cosa che ha potuto fare per cercare di
proteggerla il
più possibile nel momento in cui ha capito
che alcuni di quegli uomini hanno intravisto in lei una facile
preda con cui soddisfare i loro istinti più bassi.
Anche
pestare il grassone è stato un ottimo deterrente, oltre che
una
grande soddisfazione, visto che aveva allungato lo stesso le mani su di
lei, nonostante gli avesse appena detto che era la sua compagna. Ora
è sicuro che tutti hanno capito chiaramente che prima di
arrivare a lei, dovranno veramente passare sul suo cadavere, e siccome
il loro capo lo vuole vivo, spera di essere riuscito nel suo scopo.
- Mi dispiace insistere, Beth, ma sarebbe meglio se mi facessi dare
un'occhiata lo stesso. E' meglio non sottovalutare quella ferita.
Glielo dice con un tono gentile, ma fermo. Vuole farle capire che
preferirebbe farlo con la sua approvazione, piuttosto che doverglielo
imporre e basta. Non può proprio rischiare
che le venga un'infezione o anche qualcosa di
peggio, magari.
- Se dovesse tornare quel tizio proprio mentre...
Non finisce la frase, ma è chiaro quello che teme. Forse la
sta
usando come ulteriore scusa anche per non doversi spogliare davanti a
lui, ma
anche se comprende il suo turbamento, insiste.
- Ci spostiamo dietro a quella poltrona. E' abbastanza grande da
nasconderti alla vista di chi dovesse entrare.
Le indica la poltrona che c'è accanto al letto matrimoniale,
e
la vede arrossire ancora di più. Purtroppo li hanno
rinchiusi proprio in una camera
da letto, forse con l'intenzione di fargli credere che si sono
preoccupati di sistemarli in un alloggio che sia il più
comodo
possibile, come se il fatto di trattarli bene, potesse influenzare la
buona riuscita dello scambio.
- Davvero, Rick. Non ce n'è bisogno. Già a tenere
fermo il braccio così, mi fa meno male.
Okay, ha provato ad aggirare l'ostacolo, ma visto che non ha
funzionato, è costretto a fare la sua parte di uomo adulto e
andare dritto al punto.
- Beth, capisco che ti possa sentire in imbarazzo. Ma credimi, non ci
metterò più tempo del dovuto. Guardo la tua
ferita, la
medico e poi ti rivesti immediatamente.
Non solo non lo sta più guardando, ora, ma si è
nascosta il
viso con l'altra mano, rannicchiandosi ancora di più su se
stessa.
- Devo sembrarti così stupida. Potrebbero
ucciderci da un momento all'altro, e io sto qui a preoccuparmi che mi
vedrai mezza nuda.
Le scappa addirittura un gemito strozzato, ma quando riprende a parlare
capisce cosa lo abbia provocato.
- Potrei addirittura essere violentata da quell'uomo, e davvero sto qui
a preoccuparmi perchè rimarrò in reggiseno
davanti a te.
La rabbia che ha cercato di ricacciare indietro, tenta di ritornare in
superficie alla sola idea che qualcuno possa davvero violentarla. Ma si
dice di nuovo che non deve assolutamente pensarci, altrimenti potrebbe
fare qualche sciocchezza, tipo uscire da quella stanza e cercare di
ammazzare chiunque potrebbe pensare di farle una cosa del genere.
- Nessuno ti farà del male, Beth. Te lo giuro sui miei figli.
Su questo può starne sicura, ed è bene che lo
sappia con certezza.
- E non sei affatto stupida nel sentirti in imbarazzo nei miei
confronti. Penso sia una reazione più che naturale.
E' contento che abbia ancora il viso nascosto, gli rende più
semplice il compito di rassicurarla. Un pò deve anche
rassicurare se stesso, in fondo. Dopotutto non potrà evitare
di
guardarla, e non vorrebbe avere qualche reazione inopportuna, ma
altrettanto naturale anche per lui, essendo un uomo ancora nel pieno
del suo
vigore.
A fare questo tipo di pensieri, ora sì che forse Hershel
avrebbe
qualcosa da dirgli, ma siccome non lo saprà mai che li ha
fatti,
cerca di non colpevolizzarsi più di tanto. Quando torneranno
alla prigione, non
saranno costretti a rivelare tutti i particolari della loro prigionia e
dimenticheranno entrambi questo momento imbarazzante.
Nel frattempo la sente inspirare profondamente, proprio come se avesse
appena preso una decisione combattuta.
- Okay, va bene. Mi sposto dietro alla poltrona e poi... ti chiamo.
Quando sono pronta.
Si deve essere convinta che è meglio non rischiare per
evitare
ulteriori complicazioni in seguito.
- Vieni, ti aiuto ad alzarti.
Si è alzato per primo, per poi chinarsi e farle scivolare un
braccio intorno alla vita, aiutandola a sollevarsi a sua volta. Le
scappa
una smorfia di dolore, a riprova che la ferita non è poi
così superficiale come voleva fargli credere.
L'accompagna dietro la poltrona e l'aiuta di nuovo a risedersi. E' una
posizione anche
migliore, tra l'altro, perchè si trovano proprio davanti
alla
finestra, così godrà di una luce maggiore per
medicarla.
- Aspetto che mi chiami.
Si sposta dall'altra parte della stanza, lasciandole la giusta
privacy per spogliarsi. Nel frattempo torna a perlustrare l'ambiente
con attenzione, per vedere se ha trascurato di notare qualcosa che
può utilizzare come arma improvvisata. Passano quelli che
possono
essere un paio di minuti, più o meno, prima che la
voce di
Beth si faccia risentire, sottile ed imbarazzata.
- Da sola non ci riesco.
Intuisce subito quale sia il problema che ha incontrato, e sinceramente
non ci aveva pensato, perciò si trova un attimo spiazzato.
Però si riprende subito, e la raggiunge di nuovo dietro la
poltrona, portando con sè tutto l'occorrente per la
medicazione. Si
siede di fronte a lei, che ha le guance in fiamme e la camicetta ancora
abbottonata.
- Le asole sono strette e con la sinistra faccio fatica.
Può farlo tranquillamente lui, è
ovvio, solo che
avrebbe preferito evitarlo per non metterla ancora più in
difficoltà.
- Dimmi se ti faccio male.
Siccome sta allungando le mani verso il primo bottone, e
lei ha chiuso gli occhi, preferisce avvisarla che sta per toccarla.
- Sì, okay.
Cerca di fare piano, per non provocarle magari dell'ulteriore dolore.
Slacciato anche l'ultimo bottone, potrebbe aprirla, solo che lei sta
ancora tenendo premuto il braccio destro contro il petto. Quando
capisce che sta temporeggiando per rimandare l'inevitabile, torna ad
insistere gentilmente.
- Beth, dovresti spostare il braccio.
Lei
ha alzato lo sguardo
un attimo su di lui, ma probabilmente tra il
fissarlo negli occhi, o fissare le sue mani che stringono i lembi della
camicetta pronto ad aprirgliela, preferisce la terza opzione,
cioè tornare a chiudere gli occhi. Inizia a muoverlo con
cautela, e poi lentamente lo porta lungo il
fianco, permettendogli così di scostare la camicia quel
tanto
che basta per intravedere la spalla. Lo straccio che gli
hanno messo per tamponare la ferita è ormai inzuppato di
sangue
e rimuoverlo è la prima cosa da fare.
- Ti tolgo lo straccio, può darsi che farà male.
Glielo dice perchè almeno si può preparare
all'eventuale
dolore, nel caso si sia appiccicato parecchio alla ferita. Vorrebbe
farlo
delicatamente, ma poi pensa che uno strappo più deciso possa
essere meno doloroso nel caso sia veramente appiccicato.
Così appoggia una mano appena sotto la sua gola, dove sente
il suo
cuore battere come un tamburo, e con l'altra afferra lo
straccio e dà uno strattone deciso. Il tessuto, inzuppato di
sangue
raggrumato, oppone un pò di resistenza. Istintivamente lei
si è sollevata con il
busto per evitare lo strappo, costringendolo a fare forza per
respingerla contro lo schienale della poltrona e permettergli di
staccarlo.
- Scusa.
Gli dispiace veramente di averlo dovuto fare, perchè pur
sapendo di non
avere alternative, non vorrebbe vederla soffrire così per
mano sua.
- Non... non è... niente.
Non è affatto brava a nascondere la verità, che
trapela sia
dalla voce tremante, che da come si sta mordendo le labbra. La ferita
ha
ripreso a sanguinare leggermente e lui ha bisogno di vederla bene, per
valutarne la profondità.
- Ti sfilo la camicia per vedere bene la ferita.
Il suo respiro sta tornando abbastanza regolare, segno che il dolore
provocato dallo strappo si
deve essere un pò attenuato.
- Okay.
Ha sempre gli occhi chiusi, ma non sa se è perchè
teme di
sentire
altro dolore o perchè sta per rimanere mezza nuda, e non
vuole
vedere che effetto abbia su di lui. Gli piacerebbe dirle nessuno, ma
mentirebbe. Perchè solo nell'intravedere i suoi seni
ricoperti
da un semplice reggiseno bianco, un piccolo sussulto c'è
stato
dentro di lui.
Ma deve procedere, così per prima cosa la invita a
sollevarsi leggermente con il busto, aiutandola ad
inclinarsi in avanti verso di lui, per permettergli di sfilarle prima
la manica sinistra, dove non incontra difficoltà, e poi la
destra, dove deve
procedere con più cautela, perchè essendo bagnata
dal
sangue, fa più fatica a scivolare fuori.
La sente tremare leggermente e cerca di essere davvero il
più
delicato possibile. Liberato anche il braccio destro, può
aiutarla a riappoggiarsi allo schienale, allontanandola da
lui.
- Ti fa molto male?
Siccome non la può guardare negli occhi, fa più
fatica a valutare quanto stia realmente soffrendo.
- Abbastanza.
- Ha ripreso un pò a sanguinare.
Nel frattempo lui ha aperto una confezione di garze sterili e ne ha
imbevuta qualcuna di disinfettante.
- Sto per pulirtela. Probabilmente brucierà un bel
pò.
Vede la sua mascella irrigidirsi, segno che ha già stretto i
denti, e non solo letteralmente in questo caso. Appena la sfiora,
sussulta e
geme. Siccome vuole disinfettarla bene, deve spingere un pò
sulla ferita, per far sì che il liquido entri anche dentro
il taglio.
Lei si solleva di nuovo con il busto, per cercare di respingere il
bruciore, ed è di nuovo
costretto a tenerla ferma mettendole una mano appena sopra lo sterno,
per finire così il lavoro.
- Ho quasi finito. Penso sia meglio rifarlo un'altra volta,
però, così saremo sicuri di averla pulita bene.
Il taglio è abbastanza profondo, ma non da richiedere dei
punti,
fortunamente. Non è nemmeno slabbrato, segno che il legno
contro
cui si è tagliata quando è caduta mentre
cercavano di
fuggire nel bosco, era piuttosto appuntito e quindi ha solo inciso la
carne, facendo meno danni che non se l'avessero strappata.
Userà il nastro medico
per tenere vicini i due lembi di carne, così da aiutare la
cicatrizzazione, poi quando
torneranno alla prigione - perchè non vuole dubitare nemmeno
per un attimo
che non ci torneranno - suo padre le farà una medicazione
migliore.
Potrà prendere anche degli antibiotici, per precauzione.
Sta ripassando un'altra volta il disinfettante, continuando a tenerla
ferma per prevenire altri movimeni bruschi, quando diventa
consapevole di un particolare che lo fa sussultare un'altra volta. Le
punte di quel seno che sta cercando di guardare con occhio clinico, si
sono inturgidite, rendendolo molto meno innocente alla sua vista di
quanto dovrebbe essere.
Beth è giovane, ma non è di certo una bambina, e
le
reazioni del suo corpo glielo stanno confermando. Si dice da solo che
non deve assolutamente continuare su quella strada,
altrimenti arriveranno altri pensieri inopportuni, soprattuto
perchè il suo
inguine sta già rispondendo ad alcuni stimoli che il
cervello
gli ha trasmesso in automatico.
- Ti prego, dimmi che hai finito.
C'è un leggero velo di sudore a ricoprirle il viso ed il
busto,
e lui dovrebbe solo pensare al fatto che sta soffrendo, invece di
prendere altre direzioni.
- Sì, ho finito di disinfettarla. Ora metto a cavallo del
taglio delle striscioline di nastro per
tenerla più unita, poi te la copro con la garza.
Fortunamente non è così profonda come
temevo.
Un accenno di sorriso le distende le labbra, leggermente gonfie dato
che le ha morsicate con forza per resistere al dolore.
- Potresti sostituire tranquillamente papà. Sei molto
scrupoloso nei panni del dottore.
- Non ne sono tanto sicuro. Mi sa che lui avrebbe fatto un lavoro
migliore del mio.
Davanti alla sua affermazione, riapre gli occhi e li posa sulla sua
spalla, dove le sta applicando le piccole strisce che ha
preparato.
- Papà è fiero di te e di quello che fai per
tutti noi.
Di colpo si rabbuia in viso e le spuntano delle lacrime che prendono a
scorrerle lungo le guance, arrivando a bagnarle anche il petto.
- Sarà così preoccupato per noi.
All'improvviso è arrivato quello sfogo che si
aspettava molto prima da lei, in realtà. E insieme
alle lacrime,
arrivano anche lunghi singhiozzi a scuoterla.
- Non dovrà esserlo a lungo. Perchè nemmeno noi
rimarremo qui ancora per molto, puoi starne certa.
Ha finito di applicarle le striscioline, gli rimarrebbe solo da mettere
la
garza e fissarla. Ma può anche aspettare la medicazione, ora
per lui è
più importante confortarla, e gli viene istintivo farlo in
un
modo solo.
- Vieni qui.
Stando attento alla spalla, l'ha abbracciata e stretta contro di lui,
appoggiandole il mento sulla testa e cullandola leggermente, come ha
fatto molte volte anche con Carl.
- Scusami... scusami... scusami...
Lei glielo continua a ripetere tra i singhiozzi e le lacrime che
sembrano
inesauribili, tanto che gli stanno inumidendo la maglietta che indossa.
- Ssht... stai tranquilla. E' tutto a posto. Sfogati pure.
Continua a tenerla stretta e a cullarla, anche se sta diventando sempre
più consapevole di come siano diverse le reazioni che gli
sta
provocando il fatto di avere lei tra le braccia e non Carl.
Soprattutto perchè il suo cervello non può fare a
meno di
registrare la sensazione di come sia liscia e calda la pelle che le sue
mani stanno toccando, o di come siano morbidi i seni che sono premuti
contro il suo torace, o di come senta lo stesso un vago sentore di
pesca, nonostante i suoi capelli non siano affatto freschi di shampo.
Si ripete che sono reazioni naturali, perchè nonostante
tutto,
lui rimane un uomo e lei una donna. Solo che nella sua testa si fa viva
una vocina dispettosa, insinua che le cose non stanno proprio
così, dal momento che quando in altre occasioni, ha provato
ad
abbracciare Carol o Maggie, non ci sono state le stesse "reazione
naturali".
Mentre è impegnato a mettere a tacere quella vocina che
sembra
avere un lungo elenco di cose da dirgli al riguardo, lei piano
piano
si calma, sino a che i singhiozzi svaniscono e le lacrime si
esauriscono. Passa ancora un minuto o due, poi la sente irrigidirsi
leggermente.
- Grazie, Rick.
Si è scostata quel tanto che basta per fargli capire che
è diventata consapevole anche lei che quell'abbraccio tra di
loro ha qualcosa di intimo, nonostante sia nato per un motivo del tutto
innocente.
E' ora di lasciarla andare, lo sa anche lui, ma per un attimo vorrebbe
non doverlo fare. Ovviamente alla fine lo fa, perchè non
sarebbe
mai così pazzo da assecondare le insinuazioni di quella
vocina
che è riuscito fnalmente a far tacere, però
intanto
quell'attimo c'è stato e teme che tornerà a
tormentarlo
in futuro.
- Va meglio?
E' consapevole di avere un ruolo ben preciso da portare avanti con
quella ragazza, ed è quello di essere il suo angelo custode
sino
a che non sarà di nuovo al sicuro tra le mura della
prigione,
perciò deve solo interpretarlo al meglio, senza lasciarsi
andare
ad improvvisazioni che sono solo fuori luogo. Tutto qui, semplice e
chiaro.
- Un pò sì.
C'è un misto di gratitudine e imbarazzo nei suoi occhi, ma
non
gli sfugge che c'è anche un'ombra di stupore, come se avesse
appena scoperto qualcosa che proprio non si aspettava di trovare.
Smettila, Rick!
Stavolta è talmente potente l'ordine che gli
risuona in testa,
da sembrargli addirittura che sia la voce stessa di Hershel a
rimproverarlo.
- Allora finisco di medicarti, okay?
Annuisce e torna ad appoggiarsi allo schienale, senza però
richiudere gli occhi stavolta. Anzi, sente che approfitta del fatto che
è impegnato ad applicarle la garza, per studiarlo in
viso.
- Sarebbe meglio che continuassi a tenere fermo il braccio, per non
rischiare che si riapri la ferita.
Parla, ma nella sua testa si sta chiedendo a cosa stia pensando lei,
che continua ad osservarlo. Spera che non abbia intravisto qualcosa in
lui che l'abbia turbata, o peggio ancora, spaventata.
- Strapperò una striscia di tessuto dal lenzuolo per farne
una
fascia, così potrai usarla per sostenere il braccio.
Ha quasi finito con la medicazione, gli manca solo un ultimo lato della
garza da fissare. Poi non avrà più nulla da fare
che lo
costringa a rimanerle vicino. Anzi, no, dovrà aiutarla a
rimettersi la camicetta. Quest'ultima cosa, gli fa venire in mente
però, che potrebbe guardare nell'armadio per vedere se per
caso
ci sono dentro dei vestiti. Non sa da quanto tempo quella casa faccia
da base a quegli uomini, ma magari è rimasto ancora qualcosa
che
non abbiano già saccheggiato.
- Ecco, finito.
Solleva lo sguardo su di lei, che subito lo abbassa sulla spalla, a
guardare il risultato finale.
- Grazie. Hai fatto davvero un ottimo lavoro.
Poi i loro occhi finalmente si incrociano, e lui prova un sollievo
sincero nel vedere che i suoi non esprimono emozioni
negative nei suoi confronti.
- Pensavo di dare un'occhiata nell'armadio, magari c'è
qualcosa che puoi indossare al posto della tua camicetta.
- Sarebbe fantastico.
La sua idea sembra ricordarle di botto che è ancora in
reggiseno, e la vede portarsi di nuovo il braccio destro contro il
petto, sostenendolo con il sinistro, probabilmente anche per
raggiungere lo scopo di coprirsi parzialmente alla sua vista. Si chiede
se sia un gesto riflesso o se sia dettato ancora dall'
imbarazzo. In fondo, adesso veramente ha ormai visto tutto quello che
c'era da vedere.
Questo, però, non lo deve indurre a guardarla più
del
dovuto. Così, si alza e fa quello che le ha
preannunciato, si dirige verso l'armadio a due ante, che insieme al
letto, alla poltrona e ad una piccola scrivania, costituisce l'unico
arredamento di quella stanza.
- Non saranno della tua misura, ma almeno sembrano pulite.
Le sta mostrando le tre camicie a maniche lunghe, chiaramente da uomo,
che ha trovato appese su delle grucce.
- Quale preferisci?
Improvvisamente la vede sorridere davvero divertita, tornando
così ad essere
la Beth di sempre, quella che trascorre molto tempo con lui alla
prigione, mentre lo aiuta ad occuparsi di Judith.
- Non credevo che avremmo avuto anche il tempo per una sessione di
shopping.
Sa benissimo quanto può essere divertente quella ragazza,
perchè è spiritosa ed ironica al punto giusto, e
molto
spesso si è ritrovato a ridere di gusto per una sua battuta
pungente. Ma all'improvviso realizza che lei
non è solo divertente, ma è anche dolce,
comprensiva, paziente, altruista e matura.
Può sembrare molto giovane sotto certi punti di vista, ma
per
altri è dovuta crescere molto più in fretta di
quanto
avrebbe fatto se il mondo non fosse diventato un posto
così duro e pericoloso.
- Rick? Tutto bene?
Si accorge di essere rimasto impalato a fissarla, ottenendo che il suo
sorriso perdesse un pò dello slancio iniziale,
perciò si
riscuote immediatamente.
- Sì, certo. Allora, quale sceglie, signorina? Dicono che
quest'anno vada molto di moda l'azzurro, infatti, come vede, ne
è rimasta soltanto una di questo colore.
Cerca di riaccendere un pò del divertimento che le
è
comparso in viso, e sembra riuscirci, perchè lei ridacchia e
indica la camicia che ha messo in evidenza.
- Vada per l'azzurro, allora.
Ripone le altre e ritorna da lei con la camicia scelta.
- Ti aiuto ad indossarla. Se te la senti di alzarti, sarà
più semplice.
Questo vuol dire toccarla ancora, se ne rende conto anche lei,
però non è che ci siano altre soluzioni, per cui
annuisce. Come prima, deve passarle un braccio intorno alla vita per
aiutarla a sollevarsi, e per un attimo riassapora la sensazione di
toccare la sua pelle. Però non fa l'errore di indugiare, e
appena la
vede stabile sulle gambe, la lascia subito andare.
- Pensi davvero che gli altri riusciranno a trovare questo posto?
Crede che la domanda abbia due funzioni insieme: parlare davvero della
loro situazione, ma anche rompere il silenzio in un momento in cui sono
ritornati entrambi consapevoli che sono vicini in una maniera...
diversa.
Non gli viene in mente una definizione migliore per descrivere l'idea
che quella forzata intimità tra di loro, li abbia resi
coscienti
che non riusciranno a fare finta che non sia mai esistita.
- Sì. Non appena Daryl avrà saputo cosa
è
successo, si sarà oganizzato per venire a cercarci subito.
Non
aspetterà di recarsi all'appuntamento concordato tra un paio
di
giorni.
Intanto la sta rivestendo, effettivamente con meno
difficoltà di
quando l'ha dovuta spogliare, perchè essendo in piedi ha
potuto mettersi alle sue spalle per
reggerle la camicia, così lei ci ha fatto scivolare dentro
le braccia.
E' stato anche bravo, perchè solo per un attimo lo sguardo
gli
è scivolato sul suo sedere fasciato dai jeans, poi lo ha
rialzato immediatamente.
- Lo so che è bravo a seguire le tracce. Ma noi ci siamo
spostati anche in macchina. Abbiamo fatto un bel pò di
strada.
Ne è consapevole anche lui, ma crede ciecamente in Daryl e
sa
che farà tutto ciò che è in suo potere
per
trovarli prima del previsto.
- Daryl può fare miracoli con le sue capacità,
glieli ho visti fare con i miei occhi.
Occhi che adesso deve abbassare per allacciarle la camicia, dal momento
che è ritornato davanti a lei. Vuol dire nascondere
definitivamente
quel seno che sarebbe stato meglio non avesse mai visto così
scoperto, perchè non potrà dimenticare nemmeno
quello.
- Mi fido del tuo giudizio, allora. Perchè ecco... Daryl lo
conosco
poco in realtà. Non si lascia molto avvicinare dalle
persone.
E' arrossita adesso e non ne capisce il reale motivo. E'
perchè
stanno parlando di Daryl o perchè le sue mani la stanno
sfiorando mentre le allaccia i bottoni?
- Penso tu abbia ragione. Daryl tende ad essere abbastanza schivo.
Nonostante l'apparenza, però, è una brava persona.
Ecco, ha finito, per ultimo le ha arrotolato un pò le
maniche,
ovviamente troppo lunghe per le sue braccia. Ora Beth è di
nuovo Beth Greene, la figlia di Hershel e la sorella di Maggie. Meglio
ripeterselo per avere le idee chiare su chi abbia di fronte.
- Anche stavolta, mi fido del tuo giudizio.
Il fatto che si fidi di lui così ciecamente gli provoca una
piacevole fitta allo stomaco. Troppo piacevole. Sente il bisogno che
tutto torni presto come prima tra di loro, quindi prega mentalmente che
davvero Daryl faccia un miracolo.
- Cosa facciamo, adesso?
- Aspettiamo.
Non ci sono alternative. Pensare di scappare è escluso. Se
fosse
stato da solo, avrebbe anche azzardato l'idea di provarci, ma con lei,
per giunta ferita, non se ne parla proprio. Poi vuole che lei entri il
meno possibile in contatto con quegli uomini, e che soprattutto non gli
fornisca una buona scusa per metterle le mani addosso di nuovo. Intanto
si avvicina al letto, che è rimasto perfettamente rifatto,
come
era rifatto anche quello di casa sua, quando ci è tornato
dopo
che si è risvegliato in quello che credeva essere solo un
incubo, e
non la realtà.
Scosta il copriletto e afferra il bordo del lenzuolo, rompendolo con i
denti e strappandone poi una grossa e lunga striscia. Beth sta
guardando fuori
dalla finestra, ma deve esserci qualcuno che l'ha vista,
perchè
la vede arretrare di scatto e impallidire.
- Chi c'era?
Si trattiene dall'andare a vedere, perchè non vuole che
riemerga proprio adesso la sua rabbia impotente.
- Due di loro. Sembrano di guardia all'ingresso del giardino.
- Sarà certamente così.
Quella
banda di stronzi
ha trovato una sistemazione che gli
dovrà sembrare una reggia, dal momento che è una
grande
casa coloniale, proprio nello stile di quelle originarie della
Louisiana, con intorno un grande giardino cintato da un'alta cancellata
in ferro.
- Mi dispiace di aver insistito, Rick. Forse senza di me a rallentarvi,
le cose sarebbero andate diversamente per voi.
Le si è riavvicinato per aiutarla a legarsi quella fascia
improvvisata, e lei, senza guardarlo, sputa fuori quella confessione
con voce davvero colpevole e dispiaciuta. D'istinto le prende il viso
tra le mani per sollevarlo e poterla guardare così negli
occhi.
- Non dirlo neanche per scherzo, Beth. Se c'è qualcuno
colpevole
qui, quello sono io. Non sono stato abbastanza svelto da intuire il
pericolo. Il fatto che c'eri anche tu, doveva essere solo un
motivo in più per prestare maggiore attenzione.
E' vero, all'inizio non voleva portarla con lui, Glenn e Carl, ma solo
perchè non voleva che Hershel stesse in pensiero per lei.
Solo
che poi, anche Carl ha insistito perchè venisse, visto che
con
lei si trova bene, e lui si è fatto convincere. Ma questo
non c'entra niente con quello che è capitato, sarebbe
successo
lo stesso, anche senza di lei.
- Sul serio, non devi pensarlo, okay?
Ha mai notato davvero quanto siano azzurri ed espressivi i suoi occhi?
Ombreggiati dalle lunghe ciglia, lo osservano con attenzione per capire
se le sta dicendo la verità, e lui
sente tutto il peso di quello sguardo addosso.
- La verità è che non sono fatta per vivere in
questo nuovo mondo. Sono solo un peso per tutti.
Le sono tornati gli occhi lucidi, ma lui non vuole vederla di nuovo
piangere, gli provoca un'emozione che non è fastidio, ma
nemmeno
semplice tenerezza. E' più una pena che tocca corde molto
profonde dentro di lui.
Le sta tenendo sempre il viso tra le mani e con il pollice le asciuga
una lacrima che le è appena sfuggita.
- E invece sei una ragazza molto coraggiosa, perchè
nonostante
tutto non ti sei arresa. Magari con più fatica di altri, ma
stai
andando avanti.
Si sta forzando di trattenere le lacrime, lo vede benissimo, e questo
gliela fa apparire ancora più... desiderabile.
Cristo, deve essere impazzito, ma è proprio
quello che
sta pensando in questo momento! E' così piccola e fragile,
eppure è vero, sta comunque cercando con tutte le sue forze
di
resistere.
La vuole baciare, ecco cosa gli si agita dentro all'improvviso.
Stringerla e baciarla, per farle scoprire che in quel mondo devastato,
c'è ancora qualcosa per cui vale davvero la pena di vivere.
E deve essere impazzita anche lei, perchè gli sembra che pur
avendo capito che direzione hanno preso le sue intenzioni, non
ne è respinta, ma attratta. Lo capisce da come ha dischiuso
leggermente le labbra, sollevandosi sulle punte per avvicinare di
più i loro visi e le loro bocche.
Rick non lo fare!
E' un insieme di voci, stavolta, a risuonargli in testa:
quella
della sua coscienza, di Hershel, di Maggie, persino di Carl. Hanno
tutti ragione, sarebbe la sciocchezza più grande che
potrebbe
fare, eppure lo desidera sempre di più, ogni secondo che
passa.
- Rick...
E' come pronuncia il suo nome, con un misto di trepidante attesa, ma
anche cauta incertezza, che lo fa rinsavire quel tanto che basta ad
allontanarla un pò da lui, per rimettere la giusta
distanza
di sicurezza tra loro.
- Ora parli così di te, Beth, perchè sei stanca,
ferita e spaventata.
Ecco, è tornato ad essere il giusto Rick con lei. Deve
cancellare qualsiasi altro pensiero che ha fatto. Sul serio, lo deve
fare punto e basta.
- Cerca di riposare un pò. Vedrai che poi ti sentirai meglio.
L'ha lasciata andare del tutto, allontanandosi ancora di più
ed indicandole il letto.
- Io rimarrò sveglio e di guardia. Per cui, non ti devi
preoccupare.
Vede
ancora sentimenti
contrastanti nel suo sguardo: amara delusione per come
lui si è tirato indietro, ma anche sollievo per non aver
fatto
qualcosa che non sa bene nemmeno lei dovre li avrebbe condotti.
- Sì, forse hai ragione tu. E' meglio se mi riposo un
pò.
Gli volta le spalle e va verso il letto, su cui si siede, per poi
distendersi cautamente sul lato sinistro, quello della
spalla sana. Nessuno dei due ha il coraggio di dire più una
parola, chiudendosi nei rispettivi pensieri.
Immagina che anche i suoi siano caotici, ora, ma spera che al suo
risveglio, riescano entrambi a riportare quell'episodio alla sua giusta
dimensione: un momento di sbandamento dovuto allo stress della
situazione in cui si trovano.
§§§§§§§§§§§§
Quando si sveglia è confusa. Non sa bene dove si trova e
perchè sente dolore. Solo che poi, i ricordi le piombano
addosso
piuttosto ferocemente e allora si solleva a sedere di scatto.
- Rick?
Dal tipo di luce che entra, capisce che deve essere pomeriggio
inoltrato ormai. Ha dormito diverse ore, quindi.
Ma Rick non è nella stanza, perciò il panico sale
velocemente dentro di lei. Il primo pensiero è che lo
abbiano
portato via per ucciderlo. Quasi non riesce a respirare all'idea che
possa essere davvero così.
Rimane paralizzata per qualche minuto, come se si sentisse dentro ad un
incubo da cui non può uscire. Poi, un pò di
ragione si fa
strada dentro al caos che ha in testa, e capisce che deve trovare il
modo di scoprirlo.
L'unica cosa che può fare è attirare l'attenzione
di
quegli uomini per chiedergli cosa ne hanno fatto di lui. Al solo
pensiero che possa presentarsi quel Jake, viene colta da un'ondata di
nausea che quasi la fa vomitare.
Cerca di inspirare profondamente per respingerla e quando ci riesce,
deve comunque arrendersi al fatto che non ha altre soluzioni da
prendere in considerazione.
Deve sapere di Rick, assolutamente.
Così si alza, facendo attenzione a non picchiare la spalla
che
ancora le fa male. La medicazione di Rick ha tenuto,
perchè la camicia non è sporca di sangue.
Dio, ti prego, fa che
sia vivo!
Ha iniziato a pregare senza quasi nemmeno rendersene
conto.
Ripete quella preghiera dentro la sua testa incessamente, come se
potesse avere davvero il potere di farla esaudire.
Raggiunge la porta e respira ancora profondamente, raccogliendo tutto
il coraggio che riesce. Poi tira un primo pugno.
- Ehi, mi sentite?
Non ha proprio gridato, però nemmeno ha parlato sottovoce.
Si
mette in ascolto, ma le sembra che fuori dalla porta ci sia soltanto
silenzio. Allora tira un pugno più forte, sempre col braccio
sinistro, anche se le costa lo stesso una fitta alla spalla ferita e
grida anche
più forte.
- Ehi, mi sentite?
Si rimette in ascolto, ed è talmente tesa nella sforzo, che
quasi perde l'equilibrio quando una voce impastata le risponde.
- Che cavolo hai da gridare! Cazzo stavo dormendo anch'io e mi hai
fatto prendere un colpo!
C'è qualcuno, allora. La voce che le ha risposto
è appena oltre la porta e non le sembra quella del grassone.
- Dov'è Rick?
Ha il cuore in gola e sente del sudore colarle lungo la schiena. E'
terrorizzata, letteralmente.
- E' dal capo. Ha detto che voleva parlargli. E adesso rimettiti buona,
cazzo.
Quasi sviene dal sollievo e si deve appoggiare alla porta con la
schiena, perchè le gambe le sono diventate di gelatina. Poi,
però, realizza di botto che si sta fidando della risposta di
uno
che potrebbe averle mentito tranquillamente.
- Come faccio a sapere che è vero?
Il cuore è tornato a batterle come un tamburo.
- Non rompere il cazzo, bellezza. Il tuo uomo tornerà, stai
tranquilla.
Le sembra che il tono di voce sia sincero, o forse lei vuole crederlo
sino a che non avrà prova del contrario, quindi non le resta
che
aspettare. Probabilmente impazzirà nel giro di qualche
minuto,
se non trova il modo di calmarsi.
Prende a passeggiare avanti e indietro, per cercare di allentare la
tensione, ma le fitte d'ansia che le stringono lo stomaco non si
placano affatto.
Dio, ti prego, fa che
sia vivo!
Ha ripreso a pregare, qualcosa che di solito l'aiuta
molto. A
volte lo fa insieme a suo padre, traendone davvero conforto. Sta
pregando e pensando intensamente a Rick, quando le torna alla mente
come lo ha definito quell'uomo.
Il tuo uomo.
Nonostante la paura di quei momenti, si sente le guance
andare a
fuoco, mentre rivive tutta la gamma di emozioni che ha sentito solo
qualche ora prima. Ricorda perfettamente tutto, da come le ha slacciato
i bottoni della camicia, a come l'ha stretta tra le braccia per
consolare il suo pianto.
Ha tutto stampato a fuoco nella mente, soprattutto come sono arrivati
quasi sul punto di baciarsi.
Dio, stava per baciare
Rick!
La fitta nel suo stomaco, ora, non è solo
d'ansia. E'
qualcosa che le fa tremare le vene, tanto è sconvolgente. Ma
che
cosa le succede? Dio Santo, quell'uomo è il padre di Judith
e di
Carl! E' l'uomo su cui conta tantissimo anche suo padre e sua sorella!
Su cui contano praticamente tutti!
E lei lo voleva baciare! Ma anche lui la voleva baciare, lo ha capito
benissimo anche lei, che non ha tutta questa grande esperienza in fatto
di uomini!
Deve sedersi, perchè è sopraffatta da troppe cose
tutte
insieme: il terrore di non sapere veramente se è ancora
vivo, il terrore che potrebbe succedere qualcosa di molto brutto anche
a lei e... il terrore di scoprire che prova degli strani sentimenti
verso di lui!
Non può che essere sottoshock, non c'è altra
spiegazione
per la piega che hanno preso certi suoi pensieri. Sino a stamattina,
Rick era solo un uomo che lei ammirava per il suo coraggio nel guidare
tutti loro, per la sua dedizione verso i figli, per la forza con cui ha
superato prove difficilissime.
E ora, invece, si trova a... desiderarlo?
No, non è possibile! E' solo spaventata da
morire, quindi
non è nel pieno delle sue facoltà mentali. Tutto
tornerà a posto quando questo incubo sarà finito.
Cerca di respirare profondamente, riempiendosi la mente di bei ricordi,
per scacciare la paura. E non solo quella.
Passa il tempo, ha provato anche a contarlo, ma alla soglia dei cinque
minuti, ha smesso. Perchè più ne passa,
più fa
fatica a credere che l'uomo fuori dalla porta le abbia detto la
verità.
Ricomincia a passeggiare avanti e indietro. Poi si piazza proprio
davanti alla porta e rimane lì, indecisa se richiamare
ancora
l'attenzione dell'uomo. Passa altro tempo ed è ancora
davanti
alla porta, quando sente un rumore soffocato. Tende subito l'orecchio
ma non sente più niente, sino a che il rumore inconfondibile
della serratura che si apre, le fa schizzare il cuore in gola.
Si allontana immediatamente dalla porta e si rifugia dietro alla
poltrona, in attesa di vedere chi sta entrando. Una bruttissima
sensazione le fa venire la pelle d'oca su tutta la pelle, mentre la
nausea torna a rovesciarle lo stomaco.
La porta si è aperta, e la sagoma che intravede sulla soglia
non è affatto quella di Rick.
Dio, ti prego, aiutami.
E quella preghiera è l'ultimo pensiero coerente
che riesce a formulare, prima che precipiti in un inferno.
§§§§§§§§§§§§
Quel
Kurt gli sta raccontando un sacco di stronzate, l'ha capito
subito, ma purtroppo non può farci molto, deve stare ad
ascoltarlo. E' in pieno delirio di onnipotenza, ma dal momento che
è lui quello con la pistola, se lo può
permettere,
ovviamente. Se solo fossero ad armi pari, anche lui potrebbe dire la
sua.
Così si estrania, mentre quello si vanta dell'ennesima
impresa
ai danni dell'ennesima vittima, e pensa a Beth. Spera vivamente che
stia sempre dormendo, perchè se si dovesse svegliare,
immagina
la paura che proverà nel ritrovarsi sola.
Nel frattempo, si aggiungono altri due tizi, e adesso pare proprio un
raduno di stronzi che non fanno altro che vantarsi di essere dei
superuomini, quando invece, sono solo dei ladri e degli assassini.
Probabilmente lo erano anche prima, solo che adesso non devono
più preoccuparsi del fatto che stanno infrangendo la legge.
Vede dell'ironia nella cosa, perchè per questi tizi, lui
è più pericoloso adesso che non veste
più i panni
di sceriffo. Una volta li avrebbe solo arrestati, ora li vuole
uccidere. Non prova nessuna pietà per loro, li vede solo
come
una minaccia da eliminare.
E' diventato giudice, giuria e boia, tutto insieme.
Giusto o sbagliato, è così che adesso la sua
mente
ragiona. Conta solo proteggere se stessi, e le persone a cui si
è legati. Tutto ciò che attenta a questo, lo
considera un
nemico.
Ovviamente
non viene
coinvolto direttamente nella conversazione, a
quegli uomini basta che stia lì ad ascoltare, per farli
sentire
ancora più in gamba, dal momento che sono riusciti a
catturarlo.
Pensano di avere già in tasca le armi e le provviste che
hanno
chiesto in cambio di loro due, ma è uno sbaglio che non
dovevano
commettere. Se lui lo è diventato, spietato, ha
l'impressione
che Daryl lo sia sempre stato in un certo senso, e che lo sia ancora di
più ora che si sente parte di un gruppo che vuole proteggere
ad
ogni costo. Forse lo stanno diventando un pò tutti spietati,
anche chi nella sua vita precedente è sempre stata una
"brava
persona".
Forse è per questo che improvvisamente si
sente attratto da
Beth. Perchè lei sembra capace di tirare fuori ancora
qualcosa
di buono da lui. Solo che è pura follia essere quasi
arrivato a
baciarla.
Sta pensando che deve assolutamente fermare questa cosa sul nascere,
quando gli sembra di sentire un grido lontano che gli fa gelare il
sangue nelle vene. Si alza in piedi con tanta irruenza, da rovesciare
la sedia. Le chiacchiere si azzerano istantaneamanete,
perchè
tutti hanno puntato gli occhi su di lui per capire cosa ha intenzione
di fare. L'attimo di silenzio gli permette, questa volta, di sentire
meglio un altro grido e nella sua mente tutto si azzera, tranne un
pensiero: deve raggiungere Beth.
- Che cazzo stai facendo!
Il trambusto che segue a quella esclamazione è il risultato
della sua fuga verso la grande scala che porta ai piani superiori, dove
c'è la stanza in cui li hanno rinchiusi. Il primo uomo che
ha
tentato di fermarlo, quello seduto più vicino a lui, l'ha
abbatutto con un calcio sferrato dritto nelle palle. Il secondo,
è riuscito a brancarlo per una spalla, ma lui si
è girato
con tanta rapidità, da sfruttare lo slancio per colpirlo
violentemente sul naso. Il terzo e il quarto sono arrivati insieme, e
sono riusciti a bloccarlo quasi alla fine delle scale, tenendolo
giù a fatica, nonostante siano in due.
E' come se ci fosse un mostro dentro di lui, qualcosa che si agita con
una forza disumana. E sta cercando di liberarsi ancora, quando sentono
tutti e tre un altro grido che invoca un nome ben preciso: Rick.
- Merda, che cazzo sta succedendo? Tenete giù questo
bastardo, io vado a vedere.
Li ha raggiunti anche Kurt, che prima gli rifila un violento calcio
nelle costole, poi si dilegua in direzione del corridoio, mentre gli
altri due continuano a tenerlo inchiodato a terra con sempre
più
fatica
Dio, ti prego.
Non ha il coraggio nemmeno di pensarlo quello che teme
stia
succedendo, mentre è scosso da dei brividi violenti, come se
fosse
in preda alla peggior febbre possibile. Ha la testa che sta per
esplodere, tante sono le immagini darmmatiche che gli scorrono davanti
agli occhi chiusi.
Dio ti prego.
- Sei un fottuto pezzo di merda! E sei pure un vigliacco
del cazzo!
Riapre gli occhi giusto in tempo per vedere atterrare poco lontano da
lui il corpo del grassone. Potrebbe notare mille altri particolari, ma
l'unica cosa che vede veramente sono i graffi che ha sulla guancia.
Segni rossi, inconfondibili, che gli fanno perdere quel barlume di
ragione che gli è rimasta, ma che moltiplicano
però le
sue forze. Ha la sensazione di riuscire a scrollarsi di dosso le mani
di quegli uomini come se non fosse nemmeno lui che lo sta facendo
davvero. E' il mostro dentro di lui che si è liberato
definitivamente.
E' come se vivesse tutto dall'esterno del suo corpo, perciò
è come se vedesse un altro afferrare il grassone per
rialzarlo e
poi colpirlo, già mezzo stordito dal pugno che deve
aver ricevuto sulla bocca da Kurt. Cade ancora, ma lui lo rialza e gli
sferra un altro pugno, talmente violento, che sente le ossa delle dita
scrocchiare.
- Lasciatelo fare. Questo stronzo se lo merita.
Sente vagamente quelle parole, come pensa vagamente che forse lo
volevano fermare. Ma lui non ha nessuna intenzione di fermarsi, non
prima che la sua vittima abbia esalato il suo ultimo respiro.
Non sa bene quando hanno iniziato a sanguinargli le nocche, ma deve
essere stato quando ha fatto saltare i denti davanti di quel bastardo.
Ormai è come colpire un sacco da boxe, perchè non
c'è più nessuna reazione o sussulto da parte
dell'uomo.
- Amico, più morto di così non può
essere.
Qualcuno, ad un certo punto, lo afferra per le spalle, che gli fanno un
male cane adesso, come le braccia e le mani. E' stravolto, e ci mette
un pò a capire che il grassone è davvero morto.
Lo ha
ucciso a mani nude, proprio come avrebbe voluto fare.
- Voi due, portatelo via quel pezzo di merda.
Beth.
E' il primo pensiero coerente che riesce a riformulare la
sua
mente. Deve andare da lei, subito. Sul pianerottolo sono rimasti solo
lui e Kurt, adesso. Gli altri due stanno trascinando il grassone
giù per le scale, tenendolo ognuno per un piede. Vede la
testa
rimbalzare ad ogni scalino e per un attimo prova ancora il desiderio di
colpirlo.
- Devo ammazzare anche te?
E' l'unico ostacolo che rimane tra lui e Beth. Non sente niente,
nè paura, nè pietà. Ha in mente solo
di andare da
lei.
- Non ce n'è bisogno.
Gli fa cenno di andare e lui non si ferma nemmeno un secondo di
più, sta già correndo verso la porta che un tizio
con un
occhio gonfio, sta aprendo per farlo entrare.
§§§§§§§§§§§§
Non riesce a smettere di tremare. La spalla quasi sicuramente ha
ripreso a sanguinarle, ma le fanno talmente male le braccia, che non
riesce nemmeno a sollevarle per toccarsela. In realtà sente
male
dappertutto, talmente è stata la forza che ha usato per
difendersi in ogni maniera possibile. Solo che lui era troppo forte, ed
è riuscito a strapparle la camicia e anche il reggiseno.
Ha urlato, più che poteva, sino a raschiarsi la gola. Ha
chiamato anche Rick, ma lui non è arrivato. E il pensiero
che
sia morto, si aggiunge alla disperazione che sta già
provando.
Stava per essere violentata.
Se non fosse intervenuto l'altro uomo, sarebbe successo. Il grassone
aveva già iniziato a cercare di slacciarle i jeans, non
potendoli strappare facilmente come ha fatto con la camicia.
Si rannicchia ancora di più sul letto, sperando quasi di
poter
sparire o dissolversi, per non sentire più quella
disperazione
che la paralizza al punto da non riuscire nemmeno a piangere.
Rick è morto.
C'è come un urlo che vorrebbe uscire dalla sua
gola, ma
che invece rimane soffocato, facendole ancora più male. Non
può pensare che stia succedendo tutto davvero. Non
rivedrà più Maggie e papà, come Carl e
Judith non
rivedranno più Rick.
Dio, perchè
ci hai abbandonato?
Non può smettere di invocare almeno lui,
perchè a
qualcosa deve potersi aggrappare. Sente il sangue rombarle nelle
orecchie, tanta è la paura che l'ha invasa. Tiene gli occhi
talmente strizzati, che pensa davvero che non sarà mai
più in grado di riaprirli.
Voglio morire.
Pensava di volerlo davvero quando ha tentato di farlo, ma
ora si
rende conto che non era vero. Per voler morire non bisogna
più
avere nessuna speranza, e lei adesso è veramente
così che
si sente, senza nessuna via di scampo.
Ma
come in un incubo senza fine, all'improvviso sente la porta riaprisi.
E' tornato!
E' paralizzata e gli occhi non vogliono davvero saperne di
riaprirsi. E poi, a cosa servirebbe? Non ha più forze per
difendersi.
- Beth, sono qui.
Sente il materasso cedere sotto il peso di un corpo, ma crede che la
sua mente le stia offrendo l'unica scappatoia possibile: immaginare che
chiunque sia entrato, sia Rick.
- Dio, Beth, che cosa ti ha fatto?
Sente una carezza sfiorarle la testa, e poi un tocco ancora
più delicato sullo zigomo, che ha iniziato a gonfiarsi .
- Beth, ti prego, dimmi qualcosa.
Un sussulto la scuote, mentre il cuore arranca dietro a quella che teme
davvero sia soltanto un'illusione.
Ha chiamato Rick con
quanto fiato aveva in gola, ma lui non è arrivato.
- Beth, mi dispiace di non aver mantenuto la mia promessa.
Quelle parole sono così piene di strazio, così
vere, che
non può non aprire gli occhi e illudersi di incontrare
davvero
ancora quelli di Rick.
Eccoli lì,
belli e profondi proprio come li ricorda.
- L'ho ucciso, Beth. Qualsiasi cosa ti abbia fatto, non
potrà più rifarla.
- Rick! Sei proprio tu!
Quasi non riconosce nemmeno lei la sua voce, talmente è
rauca e spezzata.
- Sì, sono qui.
Ha sangue fresco sul viso, sulle mani, sulle braccia, sulla maglietta,
ma è vivo! Ed è di nuovo lì, con lei.
Sente la speranza riaccendersi come un fuoco. Le divampa dentro e la
scalda, tanto che sente finalmente i muscoli reagire all'ordine che gli
sta
impartendo il cervello. Così, dopo qualche secondo appena
è avvinghiata a lui.
Lo stringe talmente forte che potrebbe arrivare a soffocarlo. Le sembra
uno scoglio a cui aggrapparsi in mezzo a quella tempesta fatta di
paura, dolore, impotenza.
- Cre... credevo... fossi... morto.
Continua a tremare come una foglia, ma non può farci niente.
Trema così forte che sta scuotendo anche lui, che la stringe
a
sua volta.
- Mi dispiace, Beth.
Glielo ripete ancora, ma lei non ha più la forza di parlare.
Si
sente davvero stremata, vorrebbe solo chiudere gli occhi e dimenticare
tutto.
- Lui ti... lui ha...
Capisce subito cosa le sta balbettando in un orecchio, quasi non avesse
davvero la forza per domandarlo.
- No.
Riesce a dirgli soltanto questo e poi lo sente ringraziare Dio, sempre
con un basso sussurro, prima di inspirare profondamente. Rimangono
abbracciati stretti, poi lui però cerca di allontanarsi
almeno
un pò, ma lei lo stringe di nuovo, non vuole lasciare il suo
scoglio sicuro.
- Beth, la tua ferita è tornata a sanguinare.
Lei sente il dolore fisico, ma ancora di più quello che le
si agita dentro.
- Non lasciarmi.
Sente che torna a stringerla, depositandole anche un bacio sulla testa.
- Non ti lascio, Beth. Voglio solo vedere la tua ferita.
- Giuramelo.
Non può fare a meno di chiederglielo, perchè la
paura ha ancora i suoi artigli ben piantati su di lei.
- Te lo giuro.
La voce di Rick le risuona in testa forte e chiara. Abbastanza da
convicerla che non le sta mentendo. Perciò accetta di
scostarsi
da lui e di farsi aiutare.
§§§§§§§§§§§§
Sente che Beth si è finalmente addormentata profondamente,
perciò osa alzarsi dal letto, dove è rimasto
seduto
sinora. Ha voluto che la tenesse per mano, per essere certa, crede, di
non vederlo svanire davanti ai suoi occhi.
Non è
riuscito a proteggerla.
Quel pensiero è un pugnale piantato dritto nel
cuore.
Ogni volta che posa gli occhi sul suo zigomo, o sul labbro spaccato, lo
sente rigirarsi e pugnalarlo di nuovo. Le ha chiesto scusa
un'infinità di volte, anche dopo che lei gli ha detto che
non
aveva nulla di cui scusarsi, perchè non avrebbe potuto
evitarlo
lo stesso. E poi lo ha ringraziato, per aver ucciso quell'uomo. Mentre
glielo diceva, lui ha capito che un altro pezzo della sua innocenza se
ne
stava andando e ha pregato Dio di non arrivare a togliergliela tutta,
perchè sarebbe la morte di ogni speranza anche per lui.
Ha capito soltanto ora, lì con lei, che per continuare a
lottare
come sta facendo, deve avere qualcosa da salvare. Possono essere i suoi
figli, ma possono anche essere le speranze di un futuro migliore per
quella ragazza.
Immobile davanti alla finestra, guarda fuori nel buio che è
sceso già da un pò, cercando un pò di
tregua da
tutti quei pensieri. Vorrebbe sentire anche lui la stanchezza
costringerlo ad addormentarsi, ma ogni volta che ha provato a chiudere
gli occhi, ha rivissuto quella giornata fotogramma dopo fotogramma,
sino a ricondurlo a quel momento in cui ha capito che non sarebbe
più potuto tornare indietro.
Qualcosa è
cambiato tra loro due.
Lo sa già che quando torneranno alla prigione,
tutto
dovrà tornare come prima. Lei tornerà ad essere
Beth
Greene, la figlia di Hershel e la sorella di Maggie, ma in cuor suo,
rimarrà quella ragazza che lui vorrebbe poter... amare.
Non può più mentire a se stesso,
perchè ha
scoperto che Beth gli si è insinuata dentro, ancora prima
che
lui se ne accorgesse realmente. Si è innamorato di lei ogni
volta che l'ha
vista parlare con Carl, ogni volta che l'ha sentita cantare per Judith,
ogni volta che l'ha vista medicare una ferita, ogni volta che l'ha
vista ridere con Maggie, ogni volta che l'ha vista pregare con suo
padre, ogni volta che l'ha vista preoccuparsi per un compagno, ma
soprattutto, per ogni volta che ha guardato lui negli occhi,
sorridendogli felice per il semplice fatto di essere ancora viva.
Se si guarda indietro, si rende conto di come l'abbia sempre cercata,
accampando con se stesso scuse diverse: cercava Judith, cercava Carl,
cercava Hershel, cercava Maggie, cercava chiunque le stesse accanto in
quel momento, perchè in realtà cercava sempre e
solo lei,
insieme al suo sorriso, o ad un semplice saluto, o ad un "tutto bene?"
che lo faceva davvero stare subito meglio.
Ora sa che continuerà a fare tutte queste cose, ma lo
farà con una nuova consapevolezza dentro di lui, che
terrà soltanto per sè. Sarà difficile,
ma non
impossibile, perchè lo farà per lei, che si
merita di
trovare un uomo decisamente migliore di lui.
Quel flusso di pensieri viene interrotto da un gemito che lo porta
immediatamente accanto a lei. La vede agitarsi e gemere ancora. Ha
paura che possa di nuovo riaprirsi la ferita, per cui le stringe una
mano, sperando che quel contatto possa raggiungerla comunque nel sonno,
rassicurandola.
Sembra funzionare, perchè si tranquillizza. Aspetta qualche
minuto, poi fa per alzarsi, ma viene trattenuto.
- Non te ne andare.
Glielo chiede a bassa voce, mentre gli stringe di più la
mano.
- Okay, resto qui.
Sente quegli occhi puntati su di lui e vorrebbe tanto sapere a cosa sta
pensando. Dopo qualche minuto di silenzio, sente ancora la sua voce.
- Dovresti riposare un pò anche tu.
- Non ci riesco.
Le risponde sinceramente, tanto non deve confessarle il
perchè non ci riesca.
- Hai paura che... che possa venire qualcuno?
La rassicura stringendole la mano.
- No, non è per quello.
Sente che lei lo sta sempre fissando e non è una brutta
sensazione, ovviamente.
- Stai pensando a Judith e Carl? Perchè io ci penso a come
staranno papà e Maggie.
- Saranno preoccupati, ma staranno bene, Beth. Sicuramente.
Sa che ci sarà Carol, o la stessa Maggie, ad occuparsi dei
suoi
figli. Potranno riabbracciare presto i loro familiari. Non ha dubbi su
questo. Tornano in silenzio per un pò, poi è
sempre lei a romperlo.
- Potresti sdraiarti un pò, anche se non vuoi dormire.
Viene preso in contropiede dalla sua proposta e istintivamente si
irrigidisce perchè non sa che scusa accampare per non
doverlo
fare. Solo che non ne trova nemmeno una decente, così non
risponde e basta.
- Non vuoi per quello che è successo oggi?
Stavolta non riesce a non sussultare davanti a quella domanda diretta
ed inequivocabile. Si chiede dove sia finito tutto il suo imbarazzo, ma
forse c'è, è solo che al buio le sembra
più facile da
superare.
- E' stato solo un momento, Beth.
E' lui l'adulto che deve trovare le giuste motivazioni per quello che
è successo, anche se si tratta di una bugia da parte sua.
- Però è stato bello.
Si domanda se non sia Dio stesso che lo sta mettendo alla prova, forse
per ripagarlo di tutti i peccati mortali che ha commesso sinora.
- E avrei voluto... che non finisse così come è
finito.
- Beth...
Ma lei lo interrompe prima che possa continuare.
- Aspetta, fammi parlare.
Lo sa che dovrebbe troncare subito quella conversazione, ma
è un
uomo anche lui, non un Dio, perciò cede alla tentazione e la
lascia continuare.
- Ogni volta che mi torna in mente come mi ha... come mi ha toccata
quell'uomo, io penso a come sarebbe stato se lo avessi fatto tu. E
allora, la paura e lo schifo che ho provato, diventano... desiderio e
piacere.
Giura sulla testa dei suoi figli, che sta cercando di ricordare dove si
trovano in quel momento e quali pericoli stanno correndo,
perchè
le parole di Beth lo stanno portando quasi a dimenticarsene.
- E' perchè mi conosci, e sai che non ti farei mai del male
in quel modo.
La sente sospirare come se dovesse affrontare la parte più
difficile del suo discorso e si domanda cosa gli possa dire ancora di
più, di quanto non gli abbia già detto, per far
vacillare
il suo autocontrollo.
- Me lo sono detta anch'io. Allora ho provato a mettere Daryl, o Glenn
al posto tuo, ma non ho provato le stesse cose, Rick.
E se li immagina anche lui, Daryl o Glenn, al posto suo. E quello che
sente gli fa ribollire il sangue.
- Sei sottoschok. Quello che stai pensando ora, lo dimenticherai nel
momento in cui sarai di nuovo al sicuro, con la tua famiglia.
Lui, intanto, cerca di pensare intensamente ad Hershel e Maggie, e a
come potrebbero reagire se sentissero quella conversazione tra
di loro. O peggio, se potessero leggergli nel pensiero.
- Se dici che dimenticherò tutto, allora potresti anche
baciarmi. Perchè sarà come se non fosse mai
successo.
Deve allontanarsi, sul serio. Solo che lei non lo lascia andare, anzi,
gli afferra anche il polso con l'altra mano, sollevandosi a sedere.
- Si riaprirà la ferita, Beth, se non fai attenzione.
Cerca di ricondurla alla ragione, ma lei sembra non ascoltarlo.
- Ti prego, Rick. Lo sai che non dimenticherò il ricordo di
quell'uomo. Regalamene uno che sia più forte e
più bello.
Sa di aver perso la battaglia contro se stesso nel momento in
cui le ha permesso di trattenerlo. Solo sentire il calore delle sue
mani su di sè, lo ha fregato. Adesso lo sta addiruttura
pregando
di baciarla, e solo immaginare come potrebbe essere, annulla tutte le
sue difese.
Così lei non deve aggiungere nient'altro, perchè
le ha
già passato un braccio intorno alla vita e appoggiato una
mano
dietro alla nuca, per sostenerla.
- Dopo... sarà davvero come se non fosse mai successo, Beth.
La sente annuire e sa con sicurezza che sta mentendo, perchè
lo
sta facendo anche lui. Si ricorderà di quel bacio, e lo
ricorderà anche nei minini particolari.
Però, ormai, è davvero troppo tardi per tornare
indietro,
così le sfiora le labbra e da il via ad un bacio che
custodirà gelosamente dentro di sè, tra i ricordi
più
preziosi della sua vita.
§§§§§§§§§§§§
Tre mesi dopo
Daryl
è appena rientrato alla prigione, dopo qualche
giorno di assenza, e la prima cosa che fa, è andare a
cercare
Rick. Siccome non lo trova, cerca Glenn per chiedergli dove sia.
L'asiatico sta parlando con Maggie, ed è proprio lei a
fornirgli
la risposta.
- E' sul retro, con Judith e Beth.
- Okay, grazie.
- Ehi, tutto bene, amico?
Glenn l'ha osservato con attenzione, notando la sua espressione
più cupa del solito.
- Sì, certo, tutto okay.
Prende e se ne va, non è certo tipo da dare troppe
spiegazioni e lo sanno tutti.
Quando è quasi arrivato, sente una risata inconfondibile,
seguita da alcuni versi altrettanto inconfondibili: è Beth
che
gioca con Judith. Dopo essere sbucato da dietro l'angolo, vede anche
Rick. E' appoggiato al muro della prigione, ad una certa distanza da
loro, che le osserva intensamente, come se da quello dipendesse la sua
stessa vita. Ovviamente lo sente arrivare e gli rivolge un cenno di
saluto. Anche Beth si accorge di lui, e prendendo la manina di Judith
tra le sue, lo salutano entrambe. Lui riserva alla bambina, forse anche
un pò a Beth, uno dei suoi rari sorrisi. Aspetta di essere
vicino a Rick, appoggiandosi anche lui al muro e accendendosi una
sigaretta, prima di parlare.
- Li ho trovati.
L'amico non sposta lo sguardo dalle due donne, che continuano a giocare
tra di loro, però si irrigidisce.
- Dove?
- Sono tornati lì, perchè devono essere
maledettamente stupidi sul serio.
Lo pensa davvero. Ne ha vista di gente stupida, ma quelli li battono
tutti.
- Ci sono tutti e tre?
- Sì.
- Allora usciamo stanotte.
Si prende il tempo di fare qualche tiro, prima di rispondere.
- Ne sei sicuro?
- Io sì. E tu?
Rick lo guarda con una di quelle espressioni che non crede mostri molto
spesso alla ragazza che adesso sta recitando una filastrocca sentita e
risentita fino alla nausea.
- Nessun problema.
- Okay.
Ritornano ad osservare in silenzio le smorfie che la piccola spaccaculi
cerca di imitare dalla ragazza più grande. Quando ha finito
la
sigaretta pensa di andarsene, ma poi non riesce a non dirlo.
- Proprio non lo so perchè continui a torturarti
così.
Non ha bisogno di aggiungere altro, perchè Rick sa benissimo
di
cosa sta parlando. E lui è l'unico, tra l'altro, a sapere il
suo
segreto.
- Perchè non ho scelta.
- Ma se anche lei...
- Daryl, non c'è altra scelta. Punto.
Lo fa incazzare questa cosa. Se c'è uno che si merita un
pò di felicità, quello è proprio Rick.
- Io penso che il vecchio ne sarebbe contento.
L'amico si stacca dalla parete e si gira verso di lui.
- Tienti per te, le tue opinioni al riguardo.
Lo sa che non è detto con vera cattiveria, è solo
che Rick non ne
vuole parlare in quel momento. Ma lui non è tipo da
arrendersi,
per cui ci riproverà più avanti.
- Come vuoi. Intanto, allora, goditi il tuo inferno personale.
Si avvicina alle due donne prima di andarsene. Non è certo
per
fare ingelosire Rick, è solo per dare un bacio alla piccola
spaccaculi. Anche lui, in fondo, ha il suo piccolo segreto ed
è
che adora quella bambina. A saperlo sono solo Rick e Beth, ovviamente,
visto che molto spesso è lei ad occuparsene.
- Di che cosa stavate parlando?
Ha l'impressione che quella ragazzina abbia sviluppato davvero un sesto
senso
quando si tratta di Rick, ed è ovvio il motivo. Non riesce a
capire come gli altri non possano accorgersene, visto il modo in cui
quei due gravitano uno intorno all'altro, sebbene sempre con qualche
scusa più che plausibile.
- Niente di importante.
Si sente osservato da entrambi, adesso. La ragazzina tra l'altro, da
quando
è ritornata, pare abbia sviluppato un sesto senso anche nei
suoi
confronti, dal momento che passando molto tempo anche lui insieme a
Rick, ha avuto modo di conoscerlo meglio.
- Sei sicuro?
Se soltanto si lasciasse sfuggire qualcosa, pensa che Rick potrebbe
arrivare a togliergli la pelle di dosso.
- Mai stato più sicuro di così, ragazzina.
La piccola spaccaculi ha voluto subito venirgli in braccio, per cui
è a lei che dedica le sue attenzioni, mentre parla con Beth.
- Scusa se insisto, ma sembrava che gli stessi dicendo davvero qualcosa
di importante.
Stavolta le rifila un'occhiata delle sue, di quelle che fanno desistere
molta gente, ma non lei, che continua a fissarlo.
- Se ne sei così convinta, vallo a chiedere a lui, allora.
Solo
accennare a Rick,
le provoca un rossore che le infiamma le guance.
Crede che sia perchè ha capito che lui sa molto di
più,
rispetto agli altri, di quello che è successo durante la
loro
prigionia.
- Non credo che me lo direbbe.
- E
allora, ragazzina,
lascia perdere. Se deve dirti qualcosa,lo farà di sua spontanea volontà, prima o poi.
Anche se non crede che le confesserà mai che con i tre di
stanotte, non rimarrà più nessuno di quegli
stronzi che
li hanno presi in ostaggio tre mesi prima. Lui lo sa, perchè
la
vendetta di Rick è diventata anche la sua.
- Ora devo andare. Ciao spaccaculi, fai la brava, mi raccomando.
Rivolge un saluto anche a Beth, poi si volta e incrocia per un attimo
lo sguardo di Rick. Gli basta un cenno per fargli capire che lei ha
chiesto, ma che lui ha tenuto la bocca chiusa.
Quei due lo faranno
impazzire sul serio.
E sulla scia di quel pensiero, stavolta se ne va davvero.
§§§§§§§§§§§§
Sette mesi dopo
Lui e Beth hanno corso a perdifiato per non sa quanto
tempo e
quanta strada. Sa solo che finalmente riescono a tirare il fiato,
sdraiati sull'erba. Vede passare delle nuvole in cielo, e pensa che in
una giornata così bella entrambi hanno perso tutto.
Accanto a lui, Beth inizia a piangere.
La prigione è caduta ed insieme a lei, anche tutte le loro
illusioni di essere al sicuro.
Vorrebbe consolare la ragazzina al suo fianco, ma lui non è
molto bravo in queste cose.
Lui non è
Rick.
Il pensiero che non lo rivedrà mai
più lo devasta
al punto che deve chiudere gli occhi per non urlare. La ragazzina
accanto a lui singhiozza sempre più forte e allora non
può fare a meno di ricordare.
- Devo chiederti una
cosa.
Quando Rick usa quel tono, c'è di mezzo la ragazzina, lui lo
sa già.
- Sentiamo.
Non crede che stia per chiedergli di portarle un bigliettino o roba del
genere. Per cui si immagina che sarà una cosa seria. Ancora
non
si capacita di quello che gli ha confessato l'amico a distanza di una
settimana dal loro ritorno. Ha smosso mari e monti per trovarli, e
quando ci è riuscito, rivedere Rick è stata la
cosa
più bella che abbia mai provato nella sua vita.
- Ho bisogno di una promessa.
Roba seria, come immaginava.
- Quale?
- Devi tenerla al sicuro, se non potrò esserci io a farlo.
E' ovvio che lo farà, ma decide di tenerlo sulle spine,
giusto per divertirsi un pò.
- E i tuoi figli? A loro non devo badare?
Lo vede sorridere, segno che ha già capito che lo sta
provocando.
- Riformulo meglio. Devi tenere al sicuro i miei figli e anche Beth.
Annuisce.
- Ecco, così mi sembra più corretto.
Ma Rick è tornato serio e lui pure.
- Lo farai per me, Daryl?
- Certo che lo farò, Rick.
E ci ha provato a farlo bene. Perchè ha cercato
i suoi
figli, ma della piccola spaccaculi ha trovato solo il seggiolino vuoto
e di Carl nemmeno l'ombra. Però ha trovato la ragazzina e
l'ha
portata via con sè, anche se ha tentato di opporre una
minima
resistenza.
Cercava
Rick,
ovviamente, in mezzo a quell'inferno. E ci scommetterebbe la sua stessa
vita, che lui avrà fatto lo stesso con lei.
Solo che sa come è finita per Beh, ma non per Rick.
- Dobbiamo andare, ragazzina.
Devono trovare un riparo migliore prima che faccia buio.
- Non ha più senso scappare.
Capisce subito che vorrebbe arrendersi, ma lui non se lo può
permettere, ed il motivo è che ha fatto una promessa e la
manterrà fino a che gli sarà possibile farlo.
- Ce l'ha, invece. Per cui alza il culo da lì e andiamo.
Forse glielo dirà, prima o poi, quello che Rick gli ha
confessato su di lei. Per il momento però, se lo tiene per
sè. Lei è già troppo sconvolta
così, e non
ha senso gravarla di quell'ulteriore dolore.
Continua....
*Spazietto Autrice*
Eh,
sì, mie care lettrici! Quello che avete appena letto, potete
considerarlo tranquillamente il prologo di una storia che, in futuro,
approderà sicuramente nel fandom. Per me è stato
davvero emozionante scrivere di loro due, mi ha fatto venire un nodo in
gola, in alcuni passaggi, e quando succede così, significa
che ho ancora molto da dire, soprattutto perchè non
è assolutamente finita qui tra Rick e Beth.
Spero,
quindi, che abbia emozionato almeno un pò anche voi lettrici.
Però...
come avete visto, non sono stata capace di non riservare anche un
piccolo spazio per Daryl! Lo dico sempre, e lo ripeto ancora, lui
rimane il primo amore, quello che non si scorda mai!
Però,
nella storia che verrà (e che scriverò quando
avrò terminato le altre in corso) ovviamente lui
avrà un ruolo ben diverso nel periodo che i due
trascorreranno insieme dopo la fuga dalla prigione, e qui mi fermo.
Perchè saranno eventi che, appunto, leggerete in futuro, se
ne avrete voglia.
Vi invito nuovamente a lasciarmi un vostro parere, dal momento che mi
renderebbe davvero felice.
Ora vi saluto e ci risentiamo presto.
Baci
Serena
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