Anders 2.0
Team Blondies
2.0
A Caterina,
Monica e Viviana: un gattaro tutto per voi.
Anders
“Libero
perché ognuno è libero di andare,
Libero da una storia che è finita male.
E da uomo libero ricominciare
Perché la libertà è sacra come il
pane.”
Libero, Fabrizio Moro.
Non era mai stato un
tipo abitudinario, la routine gli è sempre stata stretta,
assieme alle imposizioni provenienti dall’esterno. Nessuno
avrebbe limitato la sua libertà, conquistata a caro prezzo,
almeno così si ripeteva, ma questa sua convinzione andava
sempre più rarefacendosi.
Spesso, in cuor suo, si
chiedeva se potesse definirsi davvero libero, chiuso in
quella topaia che chiamava “clinica”: le pareti
dello stabile cadevano a pezzi, e similmente accadeva alla sua
volontà lottando contro Giustizia, sempre più
simile a un guerriero templare che annichiliva il suo spirito.
Fuggiva, Anders, e nel
suo errare si rendeva conto che, oltre a voler
resistere ai feroci ruggiti del suo ospite, stava scappando persino da
se stesso.
“Vuoi
davvero vivere nell’ombra senza mai
poter vedere la luce, nascondendoti come un verme?”
Alle volte gli
sovvenivano le parole di Solona e, sebbene fossero
passati anni, erano ancora capaci di bruciarlo, scuotendo un orgoglio
sicuramente ferito, ma in un certo senso presente e vivo.
Intanto la risposta che
cercava non sopraggiungeva, amareggiandolo
ancora di più.
Decise di non pensarci,
non per quella sera, e si diresse all’Impiccato, certo di
incontrare Varric; non gli sarebbe dispiaciuto fare due chiacchiere con
lui, per quanto gli capitasse maggiormente di ascoltare le affascinanti
storie narrate dal nano, facendosi ammaliare a sua volta.
Mai si sarebbe aspettato
di trovare tutti – compagni? Amici?
Non era davvero certo di poter dire così –
lì, seduti a uno di quei tavolacci che forse conservavano lo
sporco della Prima Era, tra risate sguaiate e aromi di bevande
mescolate tra loro, conferendo agli ambienti un odore pungente,
caratteristico.
«Bene, Biondino,
finalmente sei arrivato, pensavo non mi avessi ascoltato quando ti
avevo invitato! Avanti, la nostra Rossa si sposa, mancavi solo tu per
il primo brindisi di questo evento epocale!»
«Epocale,
Varric? Cosa c’è di strano?» chiese
Aveline a denti stretti, più seccata che arrabbiata.
«Avevo
scommesso con Hawke che non saresti riuscita
nell’impresa di avere a che fare con Donnic
e…»
«Ha perso,
Aveline, logicamente. E se non ricordo male mi
devi ancora quella vincita» completò la frase
Hawke, mimando il gesto di voler esser pagata.
Murine scoppiò
a ridere, una mano che scivolava sul fianco
di Isabela, contagiata dalla risata della sua ragazza; la bella
piratessa portò la testa all’indietro, lasciando
che gli avventori si soffermassero sulla sua conturbante figura, mentre
si concesse di pizzicare una natica di Hawke, ammiccando ad Aveline.
Le due voci –
una più scanzonata,
l’altra più suadente – si unirono
rafforzando una risata che coinvolse quasi tutti, compreso il futuro
sposo del capitano delle guardie. L’imbarazzo di Aveline era
palese, e toccò ad Anders fissarla con un sorriso carico di
allusioni.
Fenris sorrise
– cosa più unica che rara
– e a Varric la cosa non sfuggì, proponendo
così un brindisi all’elfo brontolone che
aveva piegato le labbra in quello che Anders avrebbe definito
più come ghigno che come sorriso, ma non avrebbe
polemizzato, non quella volta.
Accomodandosi, il mago
diede una pacca affettuosa al nano sulla spalla e si sedette
accanto a lui, mentre gli veniva offerto da bere. Sentiva in lui uno
strano tepore, che lo avvolgeva piacevolmente: assieme a quella
combriccola stava bene, non poteva negarlo.
«Aveline, hai
la compagnia, hai l’amore, hai da
bere... cosa vuoi di più, che sia già la prima
notte di nozze?»
“Ho
davvero fatto una battuta? Da quando non
capitava?”
L’effetto di
quella frase non si fece attendere e non
poté fare a meno di ridere quando Aveline gli
gettò addosso il bicchiere di liquore che avrebbe dovuto
bere. Sicuramente – pensò Anders –
Donnic avrebbe avuto il suo gran bel daffare, con lei.
«Il Biondino,
non ha perso il suo smalto, bravo»
commentò la perspicace volpe
col codino che si
ritrovò a fissarlo «che ne direste di darci un
appuntamento settimanale? Tutti abbiamo bisogno di stare coi nostri
amici, non è vero, Biondino?»
Forse avrebbe potuto fare
un’eccezione per quella specie di
abitudine,
e il suo “sì” non si fece
attendere, mentre un timido sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
La serenità
– passeggera, ma intensa – da tempo
obliata, era ritornata come una vecchia amica che bussava nel cuore
della notte, certa di essere accolta.
[700 parole]
Angolino
autrice: Salve! Alla fine ci sono riuscita, a postare! Certo,
dopo due sabati di ritardo, ma ho avuto parecchio da fare per il lavoro
redazionale che non ho avuto il tempo materiale per mettermi a
revisionare la storia, quindi il tutto è slittato.
Se siete su questi lidi per la prima volta, questo è il
secondo esperimento per parlare dei biondini di Dragon Age, mia
spudorata passione. La prima, Team Blondies, è una raccolta
di triple drabble, mentre qui cercherò di non sforare nel
range delle mille parole, dato che quello di cinquecento è
ormai bello che superato.
Ho citato Solona Amell e se siete incappati in Unbowed,
unbent, unbroken sapete perché la cito e
perché le faccio dire quelle cose. C'è da dire
che non sono andata più avanti nell'aggiornare quella storia
perché il file si è danneggiato e quindi sto
riscrivendo i tre capitoli mancanti da zero, cosa parecchio frustrante,
oltre che triste. Spero che avrete la pazienza di aspettarmi.
La prossima settimana avremo Cole, e state certi che l'aggiornamento
sarà puntuale.
Grazie di tutto e alla prossima!
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