Capitolo 18: La tempesta.
Crown.
“Bene! E quindi ora state
insieme?”
Non era molto convinta, Makoto.
Mentre sorseggiava il suo tè
freddo al Crown, ascoltava attentamente Usagi che le raccontava quello
che le
era successo il giorno prima con Mamoru. La ascoltava e sorseggiava il
tè.
Ascoltava e sorseggiava. Il suo sguardo verso l’amica era
abbastanza perplesso.
“Insomma la smetti di fare
casino con questa cannuccia?”
Usagi era abbastanza infastidita dal
suo comportamento. Non
riusciva quasi a comunicare con lei.
“Insomma Mako, fai la
seria!”, sbottò infine.
Makoto la continuò a
guardare ancora in maniera incerta.
“Io, dici? Mica sono io
quella che sta con un ragazzo, vuole
un altro e forse sta con quest’altro?”
Posò la bevanda,
avvicinandosi verso l’amica visibilmente
offesa dalle sue parole.
“Ascolta, Usa. Tu sei mia
amica ed io ti voglio bene..
probabilmente.”
Usagi spalancò gli occhi.
“Probabilmente?”
“Ma scherzavo,
dai!”, esclamò Makoto ridendo.
“Dicevo. Ti voglio bene, ma
questa storia non si può
sentire! Cosa siete? State insieme? Non state insieme? Siete fidanzati?
O siete
semplicemente…amanti?”
L’indecisione faceva parte
di Usagi. Poi c’erano le ferite.
Quelle al cuore. Come le parole di Makoto. Sempre dure. Dure e pesanti
da
accettare.
“Voi vi amate e questo
è certo, ma non potete stare insieme
se prima non dite a Seiya la verità!”
Aveva ragione. Makoto aveva
terribilmente ragione. Usagi si
sentiva un peso addosso. Un altro. Forse il più difficile da
rimuovere.
“Come faccio a dirlo a
Seiya? Lui è a Londra! Il suo sogno è
lì. La possibilità di realizzarlo è
lì.”
Seiya era il suo ragazzo. Quello
ufficiale. Quello che l’aveva
sempre amata profondamente.
E lei era sempre stata quella che si
faceva amare. Quella
che aveva bisogno di qualcuno che la stringesse a sé nei
momenti tristi.
“Non posso dirgli nulla.
Non devo! Lui manderebbe a monte il
suo sogno di diventare un musicista famoso. Questo non posso permettere
che
succeda!”
Usagi era decisa. Voleva davvero bene
a Seiya. Gli voleva
bene e gli era grata. Grata per averla protetta. Per averla aiutata.
Per averle
fatto capire che nella vita sacrificio ed amore sono strettamente
correlati.
“Non permetterò
a nessuno di infrangere il suo sogno!Nemmeno
a te!”
Era arrabbiata. Aveva urlato contro
la sua migliore amica.
Era tormentata, ma non poteva fare a meno di esserlo.
Makoto la stava guardando
intensamente. E aveva ripreso a
sorseggiare il suo tè.
“Non mi
sporcherò io le mani con Seiya, tranquilla. Non è
una cosa che spetta a me. Dovreste farlo voi. Tu e quel dottore da
strapazzo.
Davvero, odio quell’uomo. E’ così
arrogante!”
Continuava ad imprecare verso Mamoru.
Quello stupido uomo
che da quando era tornato aveva fatto sempre più danni che
cose positive. Come
rendere Usagi una stupida ragazzina adolescente. Voleva quasi
vendicarsi. Anzi,
mettere il dito nella piaga l’avrebbe fatta stare meglio. Era
quasi stufa dei
problemi amorosi dell’amica.
“Comunque essere amanti non
deve essere una situazione
facile da gestire!”
Ci riusciva riusciva benissimo. A
colpire in basso era
bravissima. Poteva vedere benissimo il viso cupo di Usagi.
“Voglio dire, Seiya ormai
è già via da un po’. Manca poco al
suo ritorno, ma non così poco. Perdona il giro di parole.
Riuscirai a fare
finta che lui non esista fino a quando ritornerà
qui?”
Freddezza. Makoto emanava una
freddezza assurda. Una donna
senza cuore. Una donna che aveva preso a sorseggiare tranquillamente il
suo tè.
“Per me lui esiste
eccome!”
Usagi era stizzita. Possibile che
Mako non capisse il suo
punto di vista? Perché non era d’accordo con lei
neppure questa volta?
“E’ proprio
perché lui esiste che ho deciso di aspettare!”
Era doloroso. Era sbagliato. Lo
sapeva. L’aveva sempre
saputo.
“Nemmeno io sto bene a
vivere così, senza dire la verità.
Vorrei tanto dirgli tutto! Vorrei urlargli che sono una traditrice, una
persona
vile! Ma non posso. Potrei morire se lui rinunciasse per colpa
mia!”
Le lacrime rigavano il suo volto. Era
spietata, Makoto. E
lei era ancora una vittima. Lo era sempre, anche quando non lo era.
“Come ti comporterai
d’ora in poi quando ti chiamerà? Quando
tu risponderai mentre sei con Mamoru?”, domandò
Makoto, mentre con la mano
stringeva forte la cannuccia della sua bibita. La stava stritolando.
“Vorrei che questa
cannuccia fosse il tuo collo! Dio, Usagi.
Questo comportamento non fa di te un’eroina. Anzi! Sei una
codarda! Ed io sono
peggio di te, perché sono impotente e rispetto la tua
decisione!”
Una vigliacca. Una debole.
Già era proprio così.
“Preferisco essere vile e
mentire piuttosto che vedere un
ragazzo mandare all’aria il suo sogno per una come
me!”, disse allontanandosi e
lasciando Makoto con l’amaro in bocca.
Ma non così amaro come
sentiva lei in quel momento. Come
avrebbe sentito per ancora tanti, troppi mesi.
Avrebbe avuto voglia di sparire, ma
non sarebbe stato
giusto.
Aveva troppa voglia di amare. Di
amare quell’uomo, incontrato
in una calda giornata d’estate.
Casa di
Mamoru.
“Bene! E quindi ora state
insieme?”
Non era molto convinto, Motoki. Il
racconto di Mamoru era
ricco d’amore e felicità, ma tralasciava la cosa
più importante: Seiya.
“Tecnicamente stiamo
insieme, ma ufficialmente non lo siamo.”,
ribadì Mamoru con assoluta fermezza.
Sapeva di stare dicendo una cavolata
immane, ma non poteva
fare altro. Non erano fidanzati né amanti. Erano
semplicemente due persone che
si amavano.
“Tieni, bevi
questo.”, disse offrendo una tazza di caffè
all’amico.
Motoki la prese. Era confuso.
Possibile che Mamoru pensasse
solo a sé stesso?
“Che farai con Seiya? Non
hai intenzione di confessargli
tutto?”, chiese.
“Non è che non
voglio dirgli nulla, ma non posso. Lui ora è
a Londra a coronare il suo sogno. Se io lo chiamassi e gli dicessi che
amo,
ricambiato, la sua ragazza come pensi che reagirebbe? Conosci Seiya..
mollerebbe tutto e verrebbe qui! Non sarebbe razionale!”.
Mamoru credeva in ciò che
diceva. Conosceva troppo bene
Seiya. Non l’avrebbe fatto soffrire prima del tempo. Non
avrebbe permesso che rinunciasse
alla sua carriera a causa sua.
Sì, perchè la
colpa era la sua.
Non avrebbe permesso a nessuno di
rinunciare. A Seiya, il
suo sogno. A lui, Usagi.
“Capisco, ma non
sarà facile. Tecnicamente, siete amanti. Tu
ed Usagi. E Seiya è l’uomo tradito.
Doppiamente.”
Motoki non avrebbe davvero voluto
stare nei panni di Seiya. Avrebbe
superato il trauma causato da un tradimento?
“L’ho
fatta davvero
sporca, Moto. ”
Mamoru sapeva cosa stava pensando in
quel momento il suo
amico. Lo sapeva da come sorseggiava il caffè. Era nervoso.
“Non so come
farà Seiya a perdonarmi. Io non mi perdonerei
mai.”
Rubare la ragazza a qualcuno non era
una cosa da fare. Soprattutto
quella di un amico.
Ma amare qualcuno deve essere davvero
così doloroso? Perchè
l’amore deve essere un sacrificio?
“Avere qualcuno da amare
è bello, Mamo. Ma fa soffrire. E
rende l’uomo codardo. Come te, ora.”
Motoki era una persona sincera. E da
sincero quale era,
preferiva sempre la verità. Anche quella che faceva
più male.
“Io se fossi in te, alzerei
la cornetta e vuoterei il sacco
con Seiya. Non potrei sopportare un peso così grave. So che
non lo farai e
rispetto la tua scelta. Non chiedere di capirti, però. Mi
sono già troppo messo
in mezzo. Non voglio più farlo.”
Era stato onesto. E se ne era andato
con molta umiltà.
Lasciando la tazza ancora mezza piena sul tavolo.
“E’ tipico di te,
Moto.”, pensò Mamoru lasciandosi andare
sul pavimento. Sperava che il soffitto gli avrebbe dato una risposta
più
logica. Sperava di placare un po’ la tempesta che aveva
dentro.
La speranza. Solo questo gli restava?
No, lui aveva l’amore.
Aveva l’amore che feriva. L’amore che
faceva male. L’amore puro, quello che ti fa battere il cuore.
L’amore verso una
donna che ti fa sognare anche solo attraverso un sorriso.
Aveva l’amore di una donna.
Una donna che apparteneva ad un
altro, ma che era sua. Aveva la donna che gli avrebbe fatto perdere il
suo
amico per sempre.
Driiin!
Il citofono. La telecamera che si
accende.
“Chi
è?”
Due codini che sbucano. Un viso
familiare. Un sorriso sul
volto.
Era lei. Quella donna. Quella donna
che aveva troppo voglia
di amare.
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