A Promise is a Promise.

di Juliet Leben22
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A Promise is a Promise.
 
Ho i pensieri confusi. Ho pensieri cattivi. Ho pensieri che non dovrebbe fare una persona normale.
Adoro il sangue, il dolore, tutto ciò il mondo e la società tacciano come immorale e sbagliato. Ma c’è molto di più. C’è sempre stato molto di più.
Avete presente quando vedi una persona e la prima cosa che pensate è “quanto posso farle male”?
No? Non vi capita mai? Bè, a me succede sempre.
Oh, non fraintendetemi, non mi dispiace che succeda… però sento che qualcosa non va. Ho provato poche volte questa cosa. Ora è così intenso, così folle.
Lei è così intensa, è così folle. Folle come volevo quando l’ho creata.
Ora la sto guardando e lei è bellissima. Ha il rossetto rosso sangue sbavato, gli occhi accesi di divertimento e un sorriso folle stampato sulle labbra. È così simile al mio per certi versi, ma ne ha ancora tanta di strada da fare.
La vedo giocare con quella sua mazza da baseball che sembra troppo grande per una donna fragile come lei.
Fragile più di quando l’ho conosciuta. Ma io l’ho spezzata. Io l’ho conquistata e l’ho resa mia. Mi appartiene.
 
 
-Perché vuoi farmi del male?
-Voglio vederti soffrire. Ma non voglio ucciderti.
-Perché non vuole uccidermi? Lei non si è mai fatto problemi nel togliere la vita… cos’ho io di speciale?
“Che cosa ho io di speciale.”
 
 
Non avevo risposto, ma sapevo che non potevo ucciderla.
Non era amore quello che provavo, ma volevo che fosse mia. La mia Regina, un oggetto dal quale non potevo separarmi.
Sono andato via -lo so, Harley-. Il tuo pudding ti ha lasciata da sola molte volte e non ha fatto nulla per salvarti.
Ma credimi se ti dico che ora vorrei fermare quella pallottola che sta per arrivare da te e ti sta per prendere.
Credimi se ti dico che non posso pensare di perderti. Tu sei mia. E solo io posso decidere quando e come vivi.
Ricordi? Me l’hai promesso.
 
-Sei disposta a vivere per me?
-Sì.
 
E volevo distruggere la tua bontà, Harley. Ho voluto distruggerla tutta perché il mondo è cattivo.
Quando però ti sei buttata nell’acido… ho dovuto seguirti. Perché? Perché quel gesto ti ha legata a me indissolubilmente.
Ti ha resa mia.
Un giorno però hai preso coscienza di ciò che significasse realmente quella decisione, quel “sì” che non puoi rinnegare.
E hai pianto. Non ero lì. Ma lo sapevo e ne gioivo.
Ma ti sto perdendo, Harley. Lo vedo dalla paura nei tuoi occhi. Lo vedo da come mi guardi e lo vedo da come la tua migliore amica -nonché amante- piange e ti tiene tra le sue braccia.
Lei ti ama, Harley.
Tutto questo però non ha più importanza e osservo il tuo sorriso folle che lascia spazio a delle lacrime.
La paura ti rende viva, mia regina. Anche questo è un regalo che non avresti potuto provare senza di me.
-Puddin’ – sussurri, ma per me è come se avessi urlato.
Il tuo sguardo mi sta accusando, ma sapevi cosa significasse quel “sì”, sebbene ora cerchi di dimenticarlo.
Vivere per me? Morire per me.
No, babe, non piangerò per te. No, non ti dirò che ti amo.
-Joker! – sento che la tua amante dalle doti verdi mi chiama, ma io mi guardo attorno e rido, rido follemente.
Tu mi guardi e ridacchi, ma stavolta non ridi.
Poison Ivy ti sfiora il viso, ti tiene ancorata al suo petto e io… io non posso fare altro che immaginarmi il modo in cui mi tenevi ancorata al tuo dopo che ci fondevamo, dopo che ti prendevo di forza e tu ridevi dicendo che ero il tuo puddin’.
Ripenso alla tua pelle liscia, vellutata e sporca del mio trucco. Il tuo seno tra le mie mani in una stretta decisa e dolorosa, il mio muovermi dentro di te in maniera frenetica e necessaria.
Non mi hai mai negato niente e ero capisco, mia piccola Harley, che era il tuo modo di amarmi intensamente e con tutta te stessa.
Tu vivevi per me. Proprio come avevi promesso.
E allora ti vedo mimare tra le tue labbra il nomignolo che hai scelto per me, come un mantra, come un addio.
Harley, però, non mi stai dicendo questo. Harley ti rimetterai, lo so. Harley sei forte, ma sei più fragile della Dottoressa Squinzel.
Ed è per questo che ora, è come se mi stessi lasciando la mano come quel giorno sull’aereo… quando mi sei scivolata. Come correvi, babe. Oh, come lo ricordo! Con quei tacchi a spillo e quei pantaloncini corti corti! Per non parlare del collare… il segno che mi appartenevi e mi apparterrai sempre!
La tua mano ora è pregna di sangue mentre tenti di fermare l’emorragia.
Sei bella, Harley. Sei bella come nient’altro e nessun altro. Anche quando il rosso cerca di avvinghiarsi a te.
Ora, mia Regina, il tuo Re deve andare.
Tornerà e ancora una volta tu dovrai aspettarlo.
Una promessa è una promessa, Babe.
 
 
 NB: Lo so, non doveva accadere... ma è successo. Lo so, è piccina piccino... ma non aveva la pretesa di essere nulla. Spero vi sia comunque piaciuta! Fatemi sapere!
Un abbraccio,

Juliet
 
 




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