Non
avrei dovuto ascoltarli, appropriarmi di quel momento solo loro.
Perché l'ho fatto poi, per scoprire cose che in
realtà so' già da
sempre e che rifiuto di vedere?
"Tu
eri perfetta, perfetta per me".
"Anche
se siamo diversi, saremmo stati felici, l'amore vince su tutto".
"Sei
troppo signora per essere una serva".
Per quanto
tempo,
stupidamente, mi sono illusa che mi amasse, che mi amasse davvero e
che l'avesse dimenticata? Come ho potuto credere alle sue promesse,
ad ogni sua parola quando la realtà è sempre
stata quì davanti a
me. Elizabeth è colta, bellissima, raffinata, una vera
signora che
sa fare inchini e rendere orgoglioso l'uomo che ha a fianco. Sono
sempre stata la seconda scelta, quella arrivata a rimpiazzare un
posto dolorosamente vuoto, una moglie amata a modo suo, certo, ma non
la moglie che lui avrebbe voluto. Non la moglie che vuole ancora
adesso!
Sono una
serva, sarò sempre
una serva ai suoi occhi, anche se forse fatica ad ammetterlo, non
sarò mai come Elizabeth per lui. E se non sono bastati una
figlia,
le difficoltà attraversate insieme, le sue promesse, i suoi
gesti
delicati ad unirci, di certo c'è poco da fare. Lo capisco
pure io,
che non ho avuto un'educazione e sono lontana dal modo in cui lui
intende una vera donna.
Mi
rannicchio nelle coperte
quando rientra in stanza e faccio finta di nulla. Tanto, che senso
avrebbe dirgli che ho sentito tutto? Gli comunico solo, stancamente,
che Judd è miracolosamente vivo e lui pare stupito e
divertito per
questo. Mi chiede come, perché, ma sono troppo stanca per
rispondergli, non mi va di parlargli e guardarlo negli occhi, sapendo
che in lui in questo momento brucia la delusione per il rifiuto di
Elizabeth.
Fa finta di
nulla, come se
quanto successo con lei poco prima, poche stanze più in la,
sia
normale, come se non meritassi nemmeno due parole per spiegare il
motivo del suo ritardo. Non conto nulla per lui, non molto almeno.
Oppure pensa che sia stupida, chissà... In fondo le serve
non sono
mai colte, questo è risaputo.
Alla fine
non resisto, devo
dire qualcosa. "Era bella stasera Elizabeth, non hai smesso per
un attimo di guardarla".
Lui alza le
spalle. "In
fondo è normale per un uomo guardare di tanto in tanto altre
donne.
Così come è normale per le donne guardare di
tanto in tanto altri
uomini".
No, non
è normale, io non lo
faccio, io non ho occhi che per te, anche se tu non sembri
accorgertene.
"Ti ricordi
l'ultima
notte che siamo stati quì?" - chiede Ross all'improvviso.
"Sì.
La prima volta che
mi hai detto che mi amavi, la notte in cui ti ho detto che aspettavo
Julia" – rispondo, mascherando la nostalgia per quei giorni
in
cui, poco a poco, sembrava accorgersi di me.
"Ora
è diverso" –
risponde lui – "Ora un figlio, nelle nostre condizioni,
sarebbe un problema".
Non
rispondo, accarezzando il
mio ventre sotto le coperte. Devo dirglielo ma non so' come fare. Le
cose si stanno spezzando fra noi, non vuole altri figli, non vuole
nemmeno me come moglie ma...
"Demelza".
Mi
richiama, stupito dal mio
silenzio. "Sì Ross". In queste due parole c'è
tutto, se
vorrà capirlo.
Si gira
verso di me, spalanca
gli occhi, ripete il mio nome e io, ancora una volta, gli dico
sì. E
scoppio a piangere, non di gioia, non di felicità. Piango e
basta,
senza motivo, quando dovrei solo essere felice. Riesci a rubarmi
anche questo, ora, Ross, la gioia di essere ancora madre.
"Da quanto
lo sai?".
"Dal
processo" –
rispondo, balbettando. "Non te l'ho detto, so' che non lo vuoi e
non sapevo come... cosa...". Parlo, dico frasi sconnesse senza
senso. "E' troppo tardi per tornare indietro" – concludo,
infine.
Lui per un
attimo resta in
silenzio. Non dice nulla e mi guarda con la faccia di uno messo al
muro e davanti al fatto compiuto. Non può scappare, lo sa
anche lui.
"E' vero, non lo voglio. Ma un conto è un pensiero, un conto
è
un bambino in carne ed ossa. Ora esiste e sta per arrivare" –
balbetta. Cerca uno spiraglio per esserne contento, cerca di
rassicurarmi ma so' che non approva, che non ne è felice. Ci
abbracciamo, un abbraccio diverso da quello in cui mi aveva stretta
quando gli avevo detto dell'arrivo di Julia. E' un abbraccio
disperato il nostro...
Non
sarà facile, non ora che
sento nubi nere incombere su di noi. Lo sento lontano Ross, non mio,
come quando ero la sua serva. Accarezzo nuovamente il mio ventre che
pian piano sta crescendo, arrendendomi all'idea che forse il mio vero
amore è colui che ancora deve nascere.
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