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CAPITOLO 13- Non siamo in un
film
Nathan sobbalza
al rumore della pistola, ma rimane fermo dov’è, confuso e spaventato. Continua a
fissare l’uomo di spalle a pochi metri da lui: la testa rasata e il fisico
d’atleta. La sua camicia bianca spicca nella semioscurità della foresta, e i
lampi di luce che fuoriescono dall’arma che ha in mano illuminano per pochi
istanti gli alberi che li circondano. L’ennesimo colpo è seguito da un urlo e da
una serie di imprecazioni.
“Via!” Esclama
l’uomo voltandosi di scatto e spingendo Nathan in avanti.
Il giovane
scuote la testa e cerca di camminare velocemente, senza grandi risultati.
“Dannazione!”
sibila Nathan.
L’altro afferra
una spalla del ragazzo e si guarda per un attimo intorno: “Per di qua!” Esclama
trascinandolo dietro un’ albero tozzo, dalle foglie lunghe e larghe: “Avanti,
riprendi fiato!” Quasi spinge Nathan a terra, prima di sedersi anche lui.
Il giovane si
accascia lungo il tronco e chiude gli occhi: “Mi sento male…” Sussurra mentre
rilassa i muscoli.
“Fa’ con
comodo!”
L’esclamazione
dell’uomo gli fa riaprire gli occhi. Gli lancia un’occhiata obliqua e rimane in
silenzio a guardarlo mentre lo vede trafficare con la pistola.
“Merda, è
scarica!” Con un gesto di stizza lancia a terra l’arma e si passa una mano sul
viso: “Siamo fregati…” Sbuffa e guarda Nathan: “Perché non sento la bambina?”
Chiede indicando con un cenno del capo il fagotto raggomitolato fra le braccia
del giovane.
“Eh… Isabel…
stai bene?” Nathan abbassa lo sguardo per vedere il viso della bambina che però
è nascosto contro il suo petto: “Isabel?” Sussurra all’orecchio della piccola,
che si allontana di poco, e lo guarda con aria spaesata: ha il volto arrossato e
gli occhi ancora lucidi.
Il giovane
avverte una morsa alla bocca dello stomaco, ma sorride: “Ehi, va tutto bene?
Stai bene?” Chiede con voce dolce.
L’altra
annuisce, ma continua a tenersi avvinghiata alla sua maglia.
Il ragazzo le
passa una mano sul viso: “Non ti preoccupare, adesso è tutto a posto!”
Isabel annuisce
di nuovo e torna a poggiare la testa contro il giovane che socchiude le labbra
riuscendo, però, solo ad abbracciare nuovamente la bambina.
“Eravate in
crociera, vero?” Chiede in un sussurro l’uomo, attirando l’attenzione del
ragazzo.
“Sì… eravamo
sulla nave…” Nathan fissa l’altro che ora è intento a guardare la strada dalla
quale sono venuti; lancia rapide occhiate oltre l’albero e più di un a volta
sbircia nervosamente l’orologio al suo polso.
Il giovane si
acciglia e si schiarisce leggermente la voce prima di bisbigliare, fissando
l’uomo: “Perché ci stai aiutando?”
“Vuoi sapere
perché vi sto salvando la vita?”
Nathan si
irrigidisce e accenna appena di sì con la testa.
L’altro si gira
e lo guarda, sospirando; la sua espressione si fa meno dura: “Sono un
infiltrato!” Esclama in un soffio.
“Cosa?” Nathan
lo guarda incredulo: “Sei un poliziotto?”
L’altro alza le
spalle: “Più o meno!”
“Ma… come…
perché…?” Il giovane scuote la testa: “Che ci fai qui?”
L’altro accenna
un sorriso e guarda Nathan come indeciso sul da farsi. Inarca le sopracciglia e
dopo aver respirato a fondo abbassa un attimo gli occhi e poi ritorna a
fissarlo: “Quello che è successo sulla nave non è stato un incidente!” L’uomo
alza una mano per zittire il giovane che alle sue parole si è sporto in avanti
con un’esclamazione di sorpresa: “Fai silenzio! Non siamo al sicuro!” Sibila
avvicinandosi al giovane: “Perché pensi che quelle casse siano su quest’isola?”
“Ca… le casse?”
Balbetta Nathan un po’ spiazzato.
“Esatto, le
casse!” L’agente si allontana e torna a sbirciare oltre l’albero mentre il
ragazzo guarda nel vuoto cercando di trovare un filo logico che possa collegare
le informazioni in suo possesso e quelle appena ricevute. La sua mente comincia
a lavorare furiosamente cercando di far combaciare i tanti pezzi di un puzzle
ancora lacunoso.
Una nuova
esplosione e un gemito.
“Merda!”
Impreca l’uomo vicino Nathan.
Il giovane si
volta di scatto: “Cos’è succ…” Le parole gli muoiono in gola quando vede la
camicia bianca dell’altro macchiata di rosso all’altezza della spalla.
L’agente preme
con la mano sulla ferita e si gira verso Nathan: “Via! Corri, corri!” Esclama
alzandosi con qualche difficoltà.
Il giovane lo
fissa per qualche istante rimanendo immobile.
“Avanti!”
L’altro lo afferra per un braccio, tirandolo: “Allora, vuoi lasciarci le penne,
ragazzo?”
Le parole
scuotono Nathan che, coprendo la testa di Isabel con una mano, comincia a
correre seguito dall’uomo e dall’eco dei colpi delle pistole.
“Eccoli!” Sente
gridare il giovane mentre i colpi si fanno più vicini.
“Dannazione!”
Urla l’agente quando un albero vicino a loro viene colpito.
“Non ti
fermare, continua a correre!”
Nathan non ha
bisogno di farselo ripetere e sfreccia velocemente fra gli alberi fin quando
qualcosa non gli spezza il respiro.
Il rumore dello
sparo gli riecheggia nelle orecchie, lo sente esplodere nella testa e
nell’intero corpo prima di cadere a terra, lungo disteso sull’erba.
“Ragazzo!”
Si sente
chiamare e cerca di aprire gli occhi, ma il bruciore che avverte su tutto il
lato destro del corpo è troppo forte. Sente la testa scoppiare, non riesce a
muoversi, non riesce a pensare.
Si sente
afferrare per un braccio e spostare di lato; Isabel gli viene tolta dalle
braccia. La sente lamentarsi un po’, ma poi si zittisce.
“Avanti… un
ultimo sforzo!”
L’uomo vicino a
lui lo tira su di peso.
Socchiude gli
occhi ma è tutto troppo confuso perché possa capire qualcosa.
Sente rumore di
scoppi ovunque, vede tronchi d’alberi e lampi, e poi avverte di nuovo dei
rumori… qualcuno che piange…
“Chi piange?”
Si chiede Nathan sballottando qua e la senza un motivo preciso. È tutto confuso,
tutto sembra vorticare intorno a lui, come se fosse in un’enorme lavatrice. Un
ronzio continuo nelle orecchie e poi di nuovo quel pianto. “Isabel!” Pensa come
in un sogno. Stringe gli occhi e scuote la testa. Quando li riapre vede il
terreno davanti a sé. Alza la testa e la foresta ritorna davanti al suo sguardo.
Nathan si riscuote dal torpore e si accorge con meraviglia di star muovendo le
gambe, di star camminando velocemente nella foresta sorretto dall’agente che gli
sta salvando al vita.
Sente il
respiro affannoso dell’uomo. Si volta un istante a guardarlo e nota che Isabel è
in braccio a lui e singhiozza con veemenza.
“Isa…” Sussurra
con un filo di voce, ma l’ennesimo colpo lo fa tornare a concentrare sulla
corsa.
Un’altra decina
di metri e l’uomo gira bruscamente, facendolo sussultare.
“Sei tra noi?”
Si sente chiedere da una voce leggermente sarcastica.
Non riesce a
trattenere una smorfia: “Lo sono sempre stato!” Esclama in un soffio.
“Come no!... Un
altro piccolo sforzo, su!” L’agente aumenta il passo e Nathan si sforza di
rimanere abbastanza lucido da riuscire a tenere il passo senza farsi trascinare
troppo.
La vista
improvvisa della spiaggia fa sentire meglio il giovane: “Siamo arrivati!”
Sussurra con un sorriso.
“Già, speriamo
di sì!” Si sente rispondere mentre l’altro lo spinge a camminare sulla sabbia.
Il rumore
dall’acqua sotto i piedi fa alzare la testa a Nathan: “Dove andiamo?” Chiede con
voce impastata.
“Qui!” È la
secca risposta dell’agente che si ferma e lo accompagna fino a farlo sedere in
trenta centimetri d’acqua, appoggiato scontro uno scoglio.
Il giovane
sospira sollevato e chiude gli occhi.
“Dietro gli
scogli dovremo star sicuri per uno o due minuti… spero che i ragazzi siano qui
per allora…”
Nathan apre un
occhio e guarda l’uomo: “Di chi stai parlando?”
L’altro
sorride: “Chiamo i rinforzi…” e dalla tasca dei pantaloni estrae una torcia. La
punta verso l’oceano e l’accende. Pochi secondi di luce prima di ripiombare nel
buio. Il ragazzo accenna un sorriso e torna a chiudere entrambi gli occhi
poggiando la testa allo scoglio. Si sente afferrare il braccio da due piccole
mani e con un po’ di fatica alza lo sguardo su Isabel.
“Adesso questo
signore ci porta a casa!” Sussurra annuendo con la testa.
La bambina
continua a fissarlo senza dire una parola.
“Che c’è?”
Chiede l’altro alzando una mano a carezzarle la testa.
Isabel rimane
in silenzio per alcuni istanti prima di domandare, con voce flebile: “Ti fa
tanto male?”
Nathan apre la
bocca, sorpreso per quella domanda, e istintivamente va a guardare il fianco
destro: la ferita non si vede, ma la maglia ha una vistosa macchia scura che si
allarga lentamente. Il giovane respira a fondo, cercando di dimenticare il
dolore, e si volta verso bambina: “Sì, un po’ mi fa male… ma ora mi passa…”
Cerca di sorridere con aria convincente.
“Ecco il
segnale, stanno ar…” la frase dell’agente viene bloccata da un nuovo colpo di
postola: “Ma questi non finiscono mai le munizioni?” Sibila a denti stretti
avvicinandosi di più a Nathan ed Isabel: “Ragazzo, tutto ok?” Chiede guardando
il fianco del giovane.
“Sì… credo di
sì…” Nathan fa una smorfia e si volta verso la bambina che al rumore si è
avvinghiata al suo braccio.
“Cos’è
successo?” Chiede una voce dall’oceano.
“La copertura è
saltata!” Esclama l’uomo: “Qui ho un ragazzo ferito e una bambina!”
Nathan cerca di
vedere qualcosa, ma sembra che a parlare sia stata l’acqua. La vista comincia ad
annebbiarsi. Apre la bocca, ma non ha la forza di dire nulla. Senza provare a
far nulla per resistere chiude gli occhi e si rilassa, mentre intorno a sé
comincia ad avvertire voci e rumori. La stretta di Isabel sul suo braccio si
allenta. Nathan vorrebbe aprire gli occhi, ma le palpebre sono troppo pesanti.
Si sente sollevare fuori dall’acqua; qualcuno bisbiglia al suo fianco prima che
perda i sensi, non avvertendo più nulla.
per Araluna: ciao!!!^^ Oddio… stavo morendo quando ho
letto “Gruppo cosplay violento di Chuck Norris” XDD davvero, questa mi mancava!
Comunque pian piano si scopre tutto e con l’ultimo capito verranno chiariti gli
ultimi “misteri”… si spera XD Sarò anche una “doc” ma certe brutte abitudini
rimangono XD Grazie ancora per il prezioso supporto!^^ Baci!
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