Questo racconto è nato 9 anni fa, ed è sempre
stato dedicato alla mia cara amica Valentina. Lei è stata
una delle poche persone che mi hanno sempre incoraggiato a scrivere, ha
sempre creduto in me, anche se nemmeno io ci credevo.
Oggi, il racconto riveduto e corretto è sempre dedicato a
lei e al suo bimbo o bimba che nascerà fra qualche mese. ^_^
Se il racconto vi sembra assurdo o infantile, tenete presente che
quando l'ho scritto avevo appena 17 anni. Ringrazio anticipatamente
chiunque voglia commentare.
Buona lettura.
Amore impossibile.
1 - I fantasmi esistono?
Che sonno! Non ho nessuna voglia di alzarmi. Forse dovrei disintegrare
quella stupida sveglia! No, e poi come farei ad alzarmi per andare a
lavoro? Lavoro. Chiamiamolo così. Ho fatto un sogno davvero
strano. Volavo, libera come un gabbiano e poi una voce calda e dolce,
mi ha sussurrato “Ti voglio bene.”.
Devo essere al limite della pazzia. Faccio certi sogni! Forse
è solo perché mi sento sola. Ormai sono
già quattro mesi che quell'idiota di Carlo mi ha piantato.
L'ho lasciato io, ma è uguale.
Mi alzo dal letto controvoglia e sbadiglio. Mi sopraggiunge di nuovo
quella sensazione angosciante. Ho sempre la tremenda impressione che
qualcuno mi fissi, mi spii, mi osservi, mi segua e mi stia alle spalle.
Eppure sono sola, come sempre. Forse sto solo diventando paranoica.
Anche se... Entro in bagno, mi spoglio ed entro nella doccia. Adoro il
getto d'acqua calda sulla schiena. È così
rilassante. Resterei qui per sempre se non fosse tardi.
Esco dalla doccia e mi asciugo velocemente. Per caso il mio sguardo mi
finisce sullo specchio che riflette il mio corpo nudo. Accidenti, sono
pure ingrassata. Mi mancava solo questa! Sarà per questo che
non trovo uno straccio d'uomo? Non mi piace stare sola, ma forse
è meglio sola che con un deficiente come Carlo.
Siamo stati insieme per più di un anno e poi un giorno, per
caso, gli ho fatto la domanda sbagliata.
“Perché non ti trasferisci qui?” ho
chiesto con noncuranza.
“Che cosa?” ha chiesto allarmato. “E
perché dovrei?”
“Sei sempre qui, torni al tuo appartamento solo una volta
alla settimana. Tanto vale che...”
“Neanche per idea?” mi ha interrotto irritato.
“Io tengo alla mia libertà. Scommetto che la
prossima cosa che mi chiederai sarà di sposarti!”
Era rosso di rabbia e i suoi occhi blu avevano perso la dolcezza che
adoravo, ma forse era solo opera della mia immaginazione. Carlo
continuava a camminare avanti e indietro, mentre io lo osservavo senza
capire.
“Forse un giorno... Ma ora ti ho proposto di venire a vivere
qui per praticità.” ho risposto con calma e
naturalezza.
“No, tu vuoi incastrarmi!” mi ha accusato.
“Mi spieghi perché dovrei sposarti?”
Cominciai a sentirmi strana, il suo atteggiamento mi preoccupava sempre
più.
“Io non voglio incastrarti. E poi ho sempre creduto che un
giorno ci saremo sposati, non vedo cosa ci sia di strano. Anche se non
ho mai pensato di farlo adesso, mi spieghi che male c'è nel
pensare al futuro con l'uomo che amo e che mi ama?”
Mi ha fissato per qualche secondo e poi si è messo a ridere.
“Non ho mai detto di amarti.”
Rimasi a fissarlo impietrita. Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
Avevo capito bene?
“Io non ti amo.” ha aggiunto infine.
“E allora, perché stai con me?” ho
chiesto sentendomi sempre più disperata.
“Ilaria, credevo fossi cresciuta. È ovvio che sto
con te solo per il sesso.” ha replicato ridendo con
cattiveria.
Ho annuito con tristezza. Ecco cos'era veramente Carlo. Come avevo
potuto pensare che i suoi occhi fossero dolci? Non c'è
calore, tenerezza o affetto in lui.
“Già, sesso. Tu facevi sesso, io facevo l'amore.
È un po' diverso.” ho sussurrato.
“Vattene. Non voglio più vederti. Porta via le tue
cose e restituiscimi le chiavi di casa.”
Mi ha fissato per qualche istante, impassibile come il ghiaccio. Mi ha
ridato subito le chiavi, come per non dimenticarsene. Ha raccattato le
sue cose in giro e, in meno di mezz'ora, senza dire neanche una parola,
se n'è andato.
Inizialmente sono stata male, ho pianto e mi sono disperata. Dopo un
po' ho capito che quello che mi faceva soffrire era il mio orgoglio
ferito e la solitudine, nient'altro. Forse in realtà non
l'amavo.
Mi piaceva avere un uomo che mi baciava e mi abbracciava, che usciva
con me e mi teneva compagnia, ma dubito che quello che provavo per
Carlo fosse amore. Sono già passati quattro mesi..
Vola il tempo. Non mi sono pentita di averlo lasciato. Non voglio stare
con qualcuno che non mi ama. Io voglio un uomo che viva solo per me,
che mi pensi in continuazione e con cui condividere speranze e sogni di
una vita in comune. Sono proprio un idiota! Come se esistessero uomini
simili!
Infilo l'accappatoio ed esco dal bagno. Mentre faccio colazione ho la
sensazione che ci sia qualcuno alle mie spalle che mi osserva. Pur
sapendo che è impossibile, mi volto a controllare, ma
ovviamente non c'è nessuno. Forse dovrei farmi controllare
da un bravo medico.
Corro a prepararmi prima che sia troppo tardi. Detesto quel lavoro, ma
purtroppo è l'unico che ho. Sino a tre mesi fa lavoravo in
banca come impiegata. Ero lì da due anni e mi trovavo bene.
Poi, un giorno, mi ero appena avvicinata al computer quando
è andato completamente in TILT facendo sparire un migliaio
di dati. Ho provato a spiegare al mio capo che non l'avevo
neanche sfiorato, ma non mi ha creduto e mi ha licenziato. Non ho
trovato altri lavori come impiegata e così ho dovuto
rassegnarmi a farmi assumere in un supermercato come commessa al
reparto ortofrutta. Divertente, vero? Detesto quel posto. Devo stare
sempre in piedi, per non parlare dei clienti che sono una vera
seccatura, visto che cambiano idea in continuazione. Mi trovavo
così bene al mio vecchio lavoro! Ma bisogna pur mangiare e
quell'impiego così odioso mi permette di sopravvivere.
Ormai sono vestita e pronta a uscire. Do un ultimo sguardo in giro. Non
c'è nessuno, eppure...
Esco e mi dirigo all'auto. Spero non ci sia troppo traffico. Per
fortuna ora abito in centro e arrivo quasi sempre in orario.
Mi sono trasferita qui sei mesi fa. Prima vivevo in un appartamento in
periferia e, ogni mattina, per andare a lavoro era un incubo. Poi ho
trovato questo stupendo appartamento, grande, luminoso e spazioso. Ho
saputo che l'ex affittuario è morto, chissà di
cosa. Forse di vecchiaia. Anche se, sinceramente, questo non mi sembra
proprio un appartamento adatto a una persona anziana. Ma, in fondo, a
me cosa importa?
Finalmente ho finito le mie stupide e noiose otto ore di lavoro e posso
tornare a casa. Anche lì sentivo quella sensazione. Forse
sono solo paranoica. Oppure sto impazzendo.
Appena arrivata a casa, mi accascio sulla poltrona socchiudendo gli
occhi. Dolce silenzio. Sento i miei muscoli rilassarsi lentamente, sino
ad arrivare ad una stupenda sensazione di torpore. Sono costretta ad
alzarmi a causa del mio stomaco che brontola rumorosamente. Apro il
frigorifero alla ricerca di qualcosa da preparare velocemente.
È rimasto qualcosa da ieri a cena. È freddo di
frigorifero, ma ho fame e non ci faccio caso.
Mangiare da soli fa schifo! Ma che ci posso fare? Invito il primo che
incontro per strada a cenare con me? Non credo sarebbe il caso.
È presto, non mi va di stare a casa. Mi cambio ed esco a
passeggiare. Fa freddo. L'inverno nominalmente è finito ma i
caratteri della primavera tardano a farsi riconoscere. Il vento
è pungente e penetra fin dentro le ossa ma mi piace guardare
il cielo scuro con la mezza luna che sorride.
Camminando, camminando, è passata un ora. Forse dovrei
tornare a casa, comincio a essere stanca. Appena a casa mi corico il
più presto possibile. La passeggiata ha bruciato le mie
ultime energie. Mi sento così sola e vulnerabile... Il mio
letto è così grande e vuoto e questo peggiora le
cose. Vorrei tanto avere qualcuno che mi abbracci e mi conforti con il
calore del suo corpo e il battito del suo cuore. Che razza di stupida
che sono! Continuo a desiderare cose del genere, eppure non dovrei dopo
la brutta batosta presa con Carlo. E invece continuo a sperare che la
fuori ci sia qualcuno di diverso, che abbia bisogno di me come io di
lui. Spreco il mio tempo a sognare sciocchezze!
Non vorrei alzarmi questa mattina. Ho dormito così bene! Era
come se qualcuno di invisibile mi avesse cullato dolcemente fra le sue
braccia. Probabilmente era solo un sogno. Molto realistico, ma pur
sempre un sogno. In ogni caso mi ha fatto sentire veramente meglio.
Dopo una bella doccia, faccio colazione. Sfortunatamente,
c'è sempre quell'odiosa sensazione che mi fa sentire come se
fossi al centro di uno stadio stracolmo di gente che mi osserva. Che
gran seccatura! Neppure in casa mia posso sentirmi tranquilla! Vorrei
solo avere un po' di pace, non mi pare di pretendere troppo.
Dopo una giornata terribile, rivedere il mio appartamento è
un vero sollievo. Oggi a lavoro non me n'è andata una bene!
Sono arrivata in ritardo e, di conseguenza, sono stata sgridata. Per
non parlare della dozzina di vecchiette arteriosclerotiche con cui ho
discusso. Detesto quel lavoro ogni momento di più.
A completare l'opera, ora mi trovo nel mio salotto a sentirmi impaurita
per quella stupida sensazione. Questa casa deve essere maledetta. Da
quando sono qui è andato tutto storto. Prima con Carlo, poi
a lavoro e ora, probabilmente, sto impazzendo. Cos'altro
potrà succedermi?
Mi raggomitolo nella mia poltrona e comincio a piangere istericamente.
Mi sento così male... Se solo avessi qualcuno accanto che mi
possa consolare. Non deve essere per forza un uomo, ma anche un amica o
mio fratello Davide. O magari mia madre, ma per mettermi in contatto
con lei dovrei fare una seduta spiritica. Con papà non ho
mai avuto un gran rapporto di confidenza e, tanto meno con sua moglie
Francesca. Davide è in America e le amiche... Ci siamo perse
di vista quando ho cominciato a frequentare Carlo. In sintesi, sono
completamente sola. Sola e disperata.
Mi copro il viso con le mani, mentre le lacrime continuano a scendere
copiose. Perché devo essere così sfortunata?
Oltretutto ciò che mi è capitato, ora sto anche
impazzendo.
“Non piangere..” sussurra all'improvviso una voce
maschile.
Rimango immobile, pietrificata dalla paura. Chi può essere?
Alzo lo sguardo lentamente e mi trovo di fronte ad un ragazzo che non
ho mai visto in vita mia. Con uno scatto, scendo subito dalla poltrona
e mi allontano il più possibile da lui.
“Chi sei? Da dove sei entrato? Esci di casa mia o chiamo la
polizia!”
“Io... Non avere paura. Non ti farò del male. Non
sono quello che credi!” afferma tendendomi le mani per
indicarmi di stare calma. Inoltre, la sua voce ha un non so che di
familiare.
“Chi saresti?” domando cercare di apparire
tranquilla, calma e coraggiosa.
“Io sono... Ti sarà difficile crederlo, ma sono un
fantasma.”
Lo guardo incredula e mi metto a ridere fingendomi più
rilassata di quanto in realtà non sia.
“Per chi mi hai preso? Per un idiota? Esci di qui!”
“Non ti sto mentendo!”
Non so perché, ma decido di ascoltare le sue spiegazioni. Ha
un aria sincera e gli occhi più neri che abbia mai visto!
“Io non credo nei fantasmi, ma potrei sbagliarmi. Dammi una
prova.”
Mi guarda esasperato e poi, all'improvviso, scompare davanti ai miei
occhi. Dove diavolo è finito? Mi guardo intorno, ma non lo
vedo più.
“Sono qui!” esclama alle mie spalle facendomi
sussultare. “Ora mi credi?” aggiunge con un sorriso.
Devo essere veramente impazzita. Mi sento così sola che mi
invento persone che non esistono. E devo essere anche grave! Lui sembra
così reale! Devo andare da uno specialista.
“Tu non sei pazza.” sussurra fissandomi. Sgrano gli
occhi stupita.
“Come fai a sapere cosa sto pensando?” chiedo
più irritata che sorpresa. “Oh, è
ovvio... Visto che sei frutto della mia immaginazione.”
“Io non sono frutto della tua immaginazione.” mi
interrompe. “Sono un fantasma.”
“Certo, come no! E io chi sono? Demi Moore?”
domando sarcastica.
“No, tu sei molto più carina.” replica
sorridendo.
Rimango impietrita a osservarlo per qualche istante. Forse è
davvero un fantasma, io non potrei mai pensare di essere meglio di Demi
Moore! Razionalizza Ilaria! I fantasmi non esistono, lo sai!
“Non puoi essere pazza se continui ad essere così
dannatamente razionale.”
“Forse, ma... Figurati, non credo a Dio, perché
dovrei credere ai fantasmi?”
“Fidati di me.” mi implora esasperato.
“Perché dovrei? Non mi fido di persone che conosco
da anni, perché dovrei fidarmi di te, chiunque tu
sia?”
“Sei davvero testarda! Vuoi una prova? Tu vuoi prove per
tutto, non è così?”
Annuisco.
“Tu credi che io sia solo un parto della tua mente, allora io
ti dirò qualcosa che tu non puoi sapere. Se corrisponde a
verità, mi crederai?”
Ha una certa logica, forse dovrei accettare anche se mi chiedo cosa
abbia esattamente in mente.
“D'accordo.”
Fa un sospiro e sorride. Accidenti, chiunque sia ha un sorriso davvero
stupendo!
“In camera tua, sotto la carta da parati, c'è un
piccolissimo ripostiglio. Tu non puoi saperlo perché quando
sei venuta a a stare qui c'era già la carta.” dice
con estrema calma.
“Cosa dovrei fare?”
“Controlla, ti indico il punto.”
Entriamo in camera mia e lui indica un punto accanto all'armadio. Do un
colpetto e suona vuoto. Provo in un altro punto per sentire la
differenza ed, effettivamente, lì non c'è alcun
tipo di rimbombo.
“Ok, è vero. Qui sotto deve esserci un ripostiglio
o qualcosa di simile.”
E adesso, cosa dovrei fare?
“Quindi sei davvero un fantasma. Almeno non sono pazza. Come
ti chiami, o meglio, ti chiamavi? Presumo tu sia morto...”
“Mi chiamo Federico. Sono morto sette mesi fa..”
“Cosa fai qui?”
Abbassa lo sguardo con un sorriso triste.
“Devo riscattarmi vegliando su di te.”
“Vegliando su di me? Sei una specie di angelo
custode?”
“In questo caso, sì.”
“Per cosa devi riscattarti?” chiedo sempre
più incuriosita.
“È una lunga storia.” chiude il discorso.
Mi siedo sul pavimento appoggiando la schiena al muro e lo fisso per un
po' mentre lui non dice più nulla.
“Di cosa sei morto?”
“Ecco io... Preferirei non... D'accordo, mi sono suicidato.
È per questo che devo riscattarmi.”
“Da quanto sei qui?”
Fa un sorriso conciliante.
“Vivevo qui. Quando sei arrivata, io c'ero
già.”
“Allora eri tu quello che è morto!”
esclamo sorpresa.
Annuisce. Resto a fissarlo per qualche secondo. È, o meglio
era, un bel ragazzo. Capelli nerissimi, occhi scuri come la notte e
ciglia folte della stessa tonalità di colore. Un bel tipo.
Mi chiedo perché si sia suicidato. Che problemi
avrà avuto?
Mi sorride nuovamente e si siede accanto a me sul pavimento. I miei
occhi rimangono incollati ai suoi.
“Vuoi davvero saperlo?” domanda in un sussurro.
“Cosa?”
“Perché mi sono suicidato.”
Lo guardo incredula con aria interrogativa.
“Posso sapere cosa pensi, così posso
aiutarti.”
“Quindi sai tutto di me, giusto?”
“Sì, certo.”
Non so se questo mi fa piacere. Non potrò più
avere nessun segreto?
“No, non potrai.” risponde con aria innocente.
“Potresti smettere di rispondere a domande che non ti
faccio?”
“Ma le pensi.”
Comincio proprio a innervosirmi. Forse dovrei cambiare argomento.
Faccio un profondo sospiro chiudendo gli occhi per calmarmi.
“Allora, perché ti sei suicidato?”
chiedo fissandolo nuovamente.
“Ero depresso.”
Continuo a guardarlo. Tutta qui la sua spiegazione?
“Vuoi dirmi perché eri depresso?”
“La mia ragazza.. Mi ha tradito. Un giorno tornando a casa
l'ho trovata a letto non con uno, ma con due tizi. Contemporaneamente.
Proprio in questa stanza.”
Lo invito a continuare con lo sguardo. Lui sembra poco propenso, ma poi
acconsente a continuare.
“Io facevo il pittore. Dopo che l'ho lasciata sono entrata in
una brutta fase depressiva e non riuscivo più a dipingere
come prima. Le cose sono peggiorate sempre più, mi sentivo
un fallito. Così una notte, ero di fronte ad una finestra
e... Sono saltato giù. Sono morto sul colpo.”
Mi spiace molto per lui e rimango a fissarlo con comprensione.
“L'amavi molto?”
“Come un pazzo ma.. Janine non è certo tagliata
per la fedeltà. E poi io non le bastavo. A lei piacciono le
porcherie.”
“Che razza di sgualdrina!” dico senza neanche
pensarci. Mi guarda con stupore. Ho esagerato. “Scusa, non
avrei dovuto permettermi!” aggiungo dispiaciuta.
“Non importa. Lo so che è una sgualdrina. Solo che
non mi aspettavo che lo dicessi.”
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto mentre lo guardo incuriosita.
Quella Janine non capisce un tubo di uomini. È proprio
carino, anzi, è proprio bello. Anche più di
Carlo. Lo vedo arrossire. Accidenti! Dimenticavo che può
leggermi nel pensiero. Abbasso lo sguardo e cerco di cambiare discorso.
“In un certo senso, mi ero accorta che qualcuno mi osservava.
Eri tu, vero?”
Annuisce con lo sguardo basso. Che c'è? Si vergogna? Non mi
avrà visto anche nuda? Ora è ancora
più a disagio. Non avrei mai pensato che un fantasma si
potesse imbarazzare.
“Tu sei impalpabile come l'aria?” chiedo per
portare una conversazione meno incriminante tra noi.
“Dipende, se puoi vedermi puoi toccarmi.”
Improvvisamente mi sembra di riconoscere la sua voce. Dove l'ho
già sentita. Comincia a sorgermi un dubbio...
“Per caso tu ieri notte mi hai abbracciato?”
“Ecco... Sì.” ammette senza alzare lo
sguardo.
“E la notte prima, mi hai parlato?”
Arrossisce di nuovo. Avevo capito bene. Era lui nel mio sogno! Ecco
perché la sua voce mi era sembrata particolarmente familiare.
“Grazie, mi ha fatto molto piacere.”
Mi avvicino e lo bacio su una guancia. Lui mi guarda tra lo sbalordito
e l'imbarazzato.
“Non avresti dovuto. Lassù... Non sono d'accordo.
Non avrei neanche dovuto farmi vedere ma non potevo lasciarti credere
di essere pazza.”
Gli sorrido, è proprio gentile. Lo abbraccio. Inizialmente
è imbarazzato, ma poi mi stringe anche lui.
“Spero diventeremo amici. Mi sento tanto sola..”
“Lo so.”
Rimaniamo abbracciati ancora per qualche secondo. È
piacevole avere qualcuno a cui appoggiarsi quando ci si sente
giù. È confortante. Lo lascio e mi alzo. Il mio
stomaco comincia a brontolare. Mentre mi preparo qualcosa da mangiare
lui si siede e mi guarda.
“Senti...” mi blocco di colpo. “Cavoli,
stavo per chiederti se hai fame, ma dubito sia possibile.”
“Infatti, ma grazie.” replica sorridendo.
Mi siedo a mangiare e lui è sempre lì che mi
fissa. Non mi sento molto a mio agio. Lui si alza e mi volta le spalle
per guardare fuori dalla finestra. Spero non ci sia rimasto male.
“Non credo sia giusto. Tu sai tutto quello che penso mentre,
invece, io di te non so nulla.”
“Cosa vuoi che ti racconti?”
“Cosa dipingevi?”
“Di tutto. Paesaggi, ritratti e, nell'ultimo periodo, anche
cose piuttosto astratte.”
“Per esempio?” domando incuriosita.
“Ho dipinto sentimenti come rabbia, odio, dolore,
tristezza..”
Accidenti, doveva essere proprio a terra!
“Nessun sentimento positivo come, ad esempio, la
speranza?”
“Forse se l'avessi dipinto, ora non sarei qui.”
Mi sembra giusto. Mi dispiace molto per lui.
“Quanti anni hai, cioè, avevi?”
“Avevo appena compiuto 29 anni. Ho fatto proprio una
stupidaggine, ora me ne rendo conto.”
“Eri così disperato? Nessuno poteva aiutarti? La
tua famiglia? I tuoi amici?”
Cammina nervosamente aventi e indietro e poi si siede abbassando lo
sguardo. Sembra scosso, forse non avrei dovuto immischiarmi.
“Si dice che i veri amici si vedono nel momento del bisogno.
Evidentemente, i miei non dovevano essere veri amici. Per quanto
riguarda la mia famiglia, mia madre è morta qualche anno fa
di cancro e mio padre era troppo occupato a contare i suoi soldi per
preoccuparsi di me.”
“Come ha preso la tua morte?”
“Chi? Mio padre? Al funerale sembrava che l'unica cosa che lo
preoccupasse fosse il prezzo della bara e del funerale. È
venuta anche Janine, ha pure pianto. Dopo la mia morte i miei quadri
valevano più del triplo. Li ha venduti e si è
fatta una bella somma..”
Rimango a osservarlo. Ha uno sguardo veramente triste. Come si
può essere così sfortunati?
“C'è stato qualcuno che non ti ha fatto
soffrire?”
Mi guarda con dolcezza e accenna un sorriso.
“Mia madre, credo. Ma ho sofferto comunque quando
è morta.”
Mi alzo e mi avvicino a lui. Ha lo sguardo basso. Può un
fantasma piangere? Non credo ma forse vorrebbe. Lo abbraccio. Non ho
mai conosciuto nessuno così triste. Anche lui mi stringe.
Rimaniamo abbracciati a lungo e, non so perché, comincio a
piangere, per lui e per me. Dopo un po' lui mi lascia, sorride e mi
asciuga le lacrime.
“Sei fantastica, lo sai?”
Arrossisco e abbasso lo sguardo. Non ho mai pensato neanche
lontanamente di essere fantastica! Mi viene da ridere a pensarci.
“Grazie.” replico un po' imbarazzata. “Si
è fatto tardi. È meglio che mi prepari per andare
a dormire.”
Mi lascia un po' riluttante. Mi allontano dirigendomi in bagno, ma mi
fermo fulminata da un pensiero.
“Ti dispiacerebbe restare visibile e non entrare in bagno
mentre ci sono io?”
“Ti ho già vista nuda.” risponde
candidamente.
“Sì, ma ora è diverso.”
“Va bene, non preoccuparti.”
Entro in bagno sperando che sia uno che mantiene le promesse. Certo che
è proprio carino! Ha, o aveva, un bel fisico, un sorriso
smagliante e poi quegli occhi! Sono veramente stupendi. Inoltre ha un
piccolissimo neo accanto all'occhio destro che fa risaltare il suo
sguardo dolcissimo. È un vero peccato che sia morto.
È il genere di ragazzo che mi sarebbe piaciuto incontrare e
chissà, poteva nascere qualcosa di bello. Accidenti a me e
alla mia fantasia. Non faccio che sognare questo genere di cose. Sono
senza speranza. È meglio tornare alla realtà.
Esco dal bagno e lui è in cucina che guarda fuori dalla
finestra dandomi le spalle. Sarà quella la finestra da dove
è...
“Sì, è questa.” dice
voltandosi. “Ho sentito il fruscio dei tuoi
pensieri.”
Fruscio? Fa uno strano effetto pensare ai propri pensieri che..
Frusciano? Come dei serpenti? È un bel paragone?
“Io mi sto coricando. Tu che farai?”
“Di solito, sto in camera tua e ti osservo dormire.”
“Davvero?” mi stupisco trattenendo a stento una
risata. “Se ti va, puoi farmi compagnia finché non
mi addormento. Poi... Non so. Fai quello che preferisci.”
Mi sorride e per qualche istante rimango a fissarlo pensando a quanto
è ingiusta la vita. Federico mi segue in camera e mi infilo
sotto il mio piumone mentre lui si siede ai piedi del letto. Mi guarda
per qualche istante e poi abbassa lo sguardo.
“Perché ieri notte mi hai abbracciato?”
“Perché sapevo che ti sentivi sola e pensavo ne
avessi bisogno.” ammette senza alzare lo sguardo.
“E se ti dicessi che ne ho bisogno anche ora?”
Alza lo sguardo e mi fissa seriamente per qualche secondo. Ti prego,
accetta... D'improvviso sorride.
“Non c'è problema.”
Si alza e mi raggiunge sdraiandosi accanto a me. Mi piace stare tra le
sue braccia, mi sento così protetta da tutti e da tutto.
“Grazie.” gli sussurro all'orecchio.
“Di nulla. Se solo ti avessi conosciuto un anno fa.”
Rimango sorpresa di sentirgli dire una cosa del genere. Cosa sarebbe
successo se lui non fosse morto e ci fossimo incontrati per caso?
Saremo stati amici o qualcosa di più? Non voglio saperlo,
non voglio pensarci. Voglio solo accoccolarmi fra le sue braccia come
un gattino indifeso.
CONTINUA
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