Per amore si può dire addio...
Oramai si era deciso ad
andare e neppure lei avrebbe potuto impedirglielo: si era deciso a dare
il tutto per tutto per salvare Amestris. Sapeva bene com’era
fatto: testardo fino alla fine. Non avrebbe mai rinunciato, se era per
proteggere i suoi cari.
Ma lei non voleva essere
protetta: voleva solo rimanere ancora con lui, non dover più
attendere invano un ritorno che sapeva non sarebbe più arrivato,
una volta oltrepassato nuovamente il Portale.
Sapeva che non avrebbe retto a
lungo senza la speranza di poterlo rivedere in futuro: Alphonse avrebbe
richiuso il Portale. L’avrebbe richiuso per sempre, sigillato per
non essere mai più riaperto e Edward ne sarebbe rimasto
prigioniero per l’eternità. E lei, Fiamma, non avrebbe
più potuto rivederlo.
Non si sentiva in grado di
affrontare la separazione definitiva: sentiva fin troppo bene la
voragine vuota che si stava aprendo dentro di lei e che la stava
consumando lentamente, nonostante cercasse di mantenere il controllo e
la lucidità.
Il suo sguardo si
soffermò sulla navicella che si stava preparando a ritornare
dall’altra parte e negli occhi della ragazza affiorarono calde
lacrime di nostalgia, mentre nella sua mente riviveva in un vivido
flash tutti i momenti, belli e brutti, che aveva vissuto da quando
aveva incontrato Edward e Alphonse: rivisse alcuni dei momenti che
aveva passato con i due prima del suo esame per conquistare il titolo
di Alchimista di Stato, la lotta fra Edward e gli Homunculus nel
Laboratorio n°5, i lunghi viaggi in treno in giro per il paese, il
clamoroso scontro tra il colonnello e il biondo. Tutte immagini che ora
sfumavano via lentamente, sostituite dall’immenso e profondo
vuoto lasciato nel suo cuore da quella sua decisione di scomparire per
sempre al di là del Portale. Era un vuoto talmente profondo e
significativo che non riusciva bene a descriverlo a parole:
l’unica cosa che le veniva immediatamente da associarvi era solo
una parola che, nonostante fosse una sola, aveva
un’intensità pari a mille altre parole, simili ma diverse.
Abbandono.
Non riusciva ad accettarlo, non voleva accettarlo.
E, nonostante sapesse che
lui non voleva essere seguito, non riusciva a risolversi in altri modi:
non riusciva ad immaginare la sua vita senza Edward, senza il tenue
barlume di speranza che l’aveva animata e che l’aveva
spinta ad andare avanti fino a quel momento.
Ecco perché si era decisa.
Ecco perché ora doveva dire
addio a tutto quello: era duro, doloroso e sapeva che ne sarebbe uscita
distrutta, ma per lui avrebbe sofferto così altre mille volte.
Inspirò a fondo e congiunse le mani dinanzi al proprio petto, all’altezza del seno.
Era normale essere così
nervosi, quando si stava per abbandonare tutto per seguire la persona
con la quale avresti voluto vivere in eterno.
Le puntò a terra.
Non doveva avere paura, perché l’avrebbe rivisto di lì a poco.
Dal punto di contatto si diramarono
filamenti di sfavillanti bagliori rossi, mentre dinanzi a lei si ergeva
un’armatura perfettamente adatta alla sua corporatura.
Riuscire a passare oltre, quello
non sarebbe stato un problema: lei l’aveva già visto il
Portale, l’aveva già aperto.
S’insinuò nell’armatura con rapidità e grazia, calzando infine l’elmo sul capo.
Era ovvio che avesse bisogno
dell’armatura: l’avrebbe protetta da qualsiasi cosa ci
fosse fra il suo mondo e quello dall’altra parte.
Congiunse di nuovo le mani e le puntò sull’armatura, più o meno all’altezza delle scapole.
Doveva riuscirci. Non avrebbe avuto
altre occasioni: avrebbe raggiunto Edward o sarebbe morta nel
tentativo, senza alcun rimorso.
Dalla schiena dell’armatura spuntarono due enormi ali dall’apertura di circa due metri.
Doveva essere risoluta: ormai si era decisa e non doveva rimpiangere nulla.
Se non fosse stato per
Edward, lei avrebbe continuato a vivere nel rimorso per avere ucciso il
suo migliore amico nel tentativo di salvargli la vita, senza avere la
forza di cercare di rimediare al tragico errore che aveva commesso, da
sola con il suo senso di colpa e la sua mezza anima.
Pian piano, le ali iniziarono a
sbattere, sferragliando, staccandola da terra, portandola sempre
più vicina all’imboccatura del Portale.
Non doveva aver timore di niente,
continuava a ripetersi, perché ormai lei era solo metà
dell’essere umano che era stata, se non addirittura meno: aveva
pagata cara la sua presunzione di potersi paragonare a Dio, il suo
tentativo di invadere il territorio proibito agli uomini, il suo
tentativo di portare a termine con successo una trasmutazione umana per
strappare il suo migliore amico a morte certa. Aveva pagato con una
grande parte della sua anima e la cicatrice simile ad un foro da
proiettile situata in prossimità del suo cuore le ricordava
costantemente l’enorme privazione subita per la sua sfrontatezza.
Non era più totalmente umana
e non poteva più temere nulla dal Portale, che si era preso il
suo migliore amico e quasi tutta la sua anima: aveva già pagato
il pedaggio.
Ormai era vicinissima
all’imboccatura del Portale, oltre la quale si era già
dileguata la navicella con Edward a bordo.
Fiamma scoccò un ultimo
sguardo alla città sprofondata nelle viscere della terra dopo
che tutti i suoi cittadini erano stati utilizzati come ingredienti per
creare la leggendaria Pietra Filosofale: quello era l’ultimo
luogo di Amestris di cui avrebbe potuto conservare il ricordo.
Un ricordo amaro, ma pur sempre un ricordo.
Le lacrime di nostalgia che affiorarono nuovamente nei suoi occhi furono nascoste dall’elmo che le copriva il capo.
Era doloroso dire addio al mondo
dove era nata, ben cosciente del fatto che non avrebbe mai più
potuto rivedere niente e nessuno.
Solo i ricordi avrebbero potuto mantenere vive in lei le persone che aveva care.
Non avrebbe più potuto
rivedere i suoi genitori, il colonnello, Winry e tante altre persone
alle quali si era affezionata e che non l’avevano trattata come
una diversa solo perché era una peccatrice quasi del tutto priva
della sua anima.
Quelli erano i suoi
ultimi istanti prima dell’ignoto. Nonostante l’avesse
già aperto, non sapeva cosa l’attendesse dall’altra
parte, sapeva solo che, dovunque quel varco l’avesse condotta,
lì ci sarebbe stato anche Edward e tanto le bastava a darle il
coraggio necessario a compiere il grande passo che l’avrebbe
isolata da Amestris per sempre.
Detto così a parole,
“per sempre” poteva sembrare una cosa da nulla, ma
riflettendo sul più profondo significato di quelle parole,
comprese l’immenso significato celato dietro di esse: “per
sempre” era l’esclusione eterna, senza nessuna
possibilità di ritorno.
E la soglia del Portale
rappresentava la scelta: sarebbe rimasta per sempre con Edward o senza.
Quello era il momento di scegliere.
E la sua scelta ormai era fatta.
Rimase a mezz’aria
ancora per qualche secondo, prima di riportare di nuovo la sua
attenzione sul Portale: rimanere lì ancora a lungo le avrebbe
senz’altro provocato più dolore di quanto già ne
provasse, nonostante il pensiero di Edward attenuasse il dolore di
quella partenza in modo non indifferente.
Presto il Portale sarebbe stato richiuso per sempre.
Preso un profondo respiro, si gettò verso di esso.
Le sue labbra tremavano appena per
l’emozione. Su di esse affiorò un’unica parola, un
ultimo, labile sussurro commosso, l’estremo saluto al suo mondo.
- Addio... -.
Oltrepassò la
soglia quasi con gioia, mentre l’elmo si disintegrava e le sue
lacrime sfumavano silenziose nell’aria.
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