CAPITOLO
II:
AWAKENING
Angelo
capì: ecco il perché di quelle voglie insaziabili. Molti erano stati i vantaggi
nella sua vita da quando era comparso quel mantello: la sua vista si era
ristabilita completamente, eliminando il bisogno di qualsiasi tipo di lente da
vista; il suo fisico cominciava ad assumere una certa muscolatura accentuata,
soprattutto sugli addominali, quasi a voler sembrare il suo amico Reality; le
sue mani premevano le lettere sulla tastiera ad una velocità impareggiabile.
Era quasi come se fosse... un supereroe. Ne aveva visti molti di film sui
supereroi, da Captain Italy
ad Iron Boom. Ma lui... aveva avverato quella
finzione cinematografica. Era una sensazione bellissima, presto sostituita da
un'eterna inquietudine. «Adesso mi prenderanno e sarò una cavia da laboratorio
per il resto della mia vita...» pensava Angelo.
Fu proprio in quel momento che spinto dall'istinto corse al PC e cercò
disperatamente di provocare flame su tutti i social
network che seguiva. Le sue mani rapidissime, i suoi occhi quasi intrecciati,
una risata inquietante. Gli agenti si fiondarono su di lui per ammanettarlo,
fallendo. Angelo riuscì ad uscire dalla camera in una corsa sovrumana.
«Si fermi, non è al sicuro! Dobbiamo farla controllare da un esperto!» urlarono
gli agenti. «Non ci casco, volete fare esperimenti su di me, lo so benissimo!»
disse ad alta voce Angelo, uscendo sul balcone. «Non permetterò... che mi
catturiate!» urlò il fuggitivo buttandosi di sotto.
Angelo viveva al secondo piano, una caduta forse non mortale ma molto
pericolosa per un essere umano comune. Ma lui non era comune. Lui era... un
supereroe.
Nella sua mente albergavano molti pensieri in quel momento, sembrava quasi una
caduta infinita, come se il tempo si fosse fermato. La T sul petto... adesso
aveva un senso. Angelo si era reso conto che non era più lui. Qualcosa aveva
preso possesso del suo corpo, qualcosa di... tardo. Tardo come tutte le azioni
che, consapevolmente o no, aveva fatto da quando quel costume era apparso.
Tardo come, in fondo, era sempre stato. Era il suo destino. Tutto ora aveva un
senso. Lui era... Tardoman.
La mente di Angelo si bloccò per un secondo, ma il corpo invece ebbe una
repentina evoluzione: la massa muscolare aumentava, i capelli si allungavano,
lo stesso i baffi: era come se l'entità sconosciuta dentro di lui avesse
accelerato tutto d'un tratto il suo sviluppo. Le gambe con un abile piegamento
riuscirono ad attutire la caduta, lasciandolo illeso, mentre gli agenti
guardavano a bocca aperta dall'alto, sapendo però che un altro agente era sotto
ad aspettarli.
Gli sguardi si incrociarono: Tardoman, ormai
diventato Super Tardoman, fissava negli occhi Will,
il terzo agente, in un silenzio tombale; le persone si erano fermate, nessuno
credeva ai propri occhi. Il silenzio, rotto dal rumore di un aereo che passava,
non fermò la guerra di sguardi tra i due, anche se Super Tardoman
sembrava un po' strabico, forse a causa della dose di ritardo ricevuta durante
l'evoluzione. Anche le due macchine in sosta degli agenti cominciarono ad
emettere suoni dalle loro radio. Un tempo infinito, sbloccato da un passo
avanti dell'agente Will. Di nuovo silenzio. Un silenzio nuovamente rotto,
stavolta dalla suoneria del cellulare di Will. Fissando negli occhi Super Tardoman prese il cellulare e molto cautamente vide chi lo
cercava: il nome salvato in rubrica recitava "Jin",
ma Will silenziò la suoneria e rimise il telefono in tasca. E poi l'attacco: il
primo pugno lo scagliò proprio l'agente, ma venne fermato con un solo dito,
disumanamente potenziato per aumentare la velocità di scrittura sulla tastiera
del PC, e poi arrivò la schicchera di Super Tardoman,
dritta sul viso di Will, che venne scagliato via. Quest'ultimo si rialzò,
deciso a vincere la battaglia con qualunque mezzo, e avrebbe addirittura tirato
fuori la pistola... se Super Tardoman non l'avesse
già presa e ridotta in brandelli durante l'attacco di prima. «Eeeeeeh...» farneticò Will, come a voler provocare il
supereroe, e dopodichè tirò fuori un coltello.
Nel frattempo gli altri due agenti erano scesi e appena giunti davanti a Super Tardoman, cominciarono a correre verso di lui con dei
coltelli in mano. La battaglia era intensa, Super Tardoman
cercava di schivare le coltellate che venivano da due direzioni diverse, e
nello stesso momento cercava di colpire gli avversari. Davanti a uno dei due
sferrò due colpi con l'indice della mano destra e uno, leggermente spostato,
con la mano sinistra, come a voler emulare la pressione dei tasti T, T ed S
sulla tastiera. L'agente svenne sul colpo mentre il suo alleato schivò il
successivo colpo di Super Tardoman, e lo ferì in un
occhio con il coltello, lasciandogli una sanguinante lacerazione.
Nello stesso momento altri agenti erano venuti in soccorso, un caos di sirene stordivà i poveri spettatori ignari di cosa stesse
succedendo, ma l'occhio di Super Tardoman balzò su
una macchina diversa da quella dell'FBI: era una macchina di colore verde,
tendente però al giallo, molto piccola rispetto alle altre, e con un lucchetto
sullo sportello. Dentro un ragazzo gli faceva cenno di andare da lui, mentre
dell'altra parte un gruppo di agenti gli stava puntando la pistola addosso. Con
uno scatto improvviso, Super Tardoman corse verso la
macchina verde, probabilmente la sua unica via di salvezza. Le pallottole lo
sfioravano, ma riusciva a schivarle tutte abilmente senza farsi colpire. Entrò
in macchina senza subire danni, e il ragazzo alla guida partì a tutta velocità.
Gli agenti si fiondarono nelle loro auto e partirono all'inseguimento.
«Corri, corri!» urlò Super Tardoman. «Sto correndo
più che posso, fratello!» rispose il ragazzo.
«Eeeeeeh!» si sentiva provenire dalle macchine
dietro; guardando lo specchietto Super Tardoman vide
Will al telefono, mentre l'agente alla guida gli diceva di mettere giù.
«Preparati, adesso ci si diverte, huahuahuahua!»
disse il salvatore di Super Tardoman, mentre
quest'ultimo davanti a se vedeva il nulla:
d'improvviso era cambiato tutto. «Fico vero? Huahuahuahua!»
si vantò il ragazzo.
Gli agenti persero ovviamente di vista la macchina verde del fuggitivo, non
sapendo che c'era un passaggio sotterraneo proprio dopo la curva dove i due
ricercati erano scomparsi.
«Dove siamo? Cosa è successo? Chi sei tu?!» chiese insistentemente Super Tardoman. «Devi sapere che mio padre è ricco e detiene
questo posto, un sotterraneo top secret dove avvengono ricerche sugli
extraterrestri da prima che io nascessi. Siamo scesi attraverso un passaggio
sotterraneo a cui si può accedere solo grazie a questo telecomando, ormai siamo
al sicuro, fratello!» esclamò il ragazzo, sicuro di sè.
Super Tardoman, ancora con l'occhio sanguinante,
pensò subito che il giovane alla guida volesse portarlo in un laboratorio per
fare ricerche su di lui, ma poi si ricredette quando vide la faccia spensierata
del ragazzo, fin troppo innocente per poter star tramando qualcosa del genere.
«Ah, comunque sono un semplice sedicenne al quale non piace far sapere il suo
nome in giro, huahuahuahua! Sul web sono conosciuto
come Bewd96, ma tu puoi chiamarmi Bewd!».