Il vino che stava
sorseggiando era davvero squisito, anche se completamente diverso da quelli che
era solito bere.
Sospirò soddisfatto
schiudendo appena le labbra, che sfiorarono il cristallo del calice, come un
lieve bacio.
Stava assaporando
un Porto, liquoroso e dolce, che gli carezzava il palato lasciandogli un
retrogusto morbido e avvolgente, quasi come un abbraccio.
L’Arcadia intanto stava navigando placida, in una galassia molto lontana dalla
Terra. Quello che stava compiendo era una sorta di viaggio inaugurale, o così
gli piaceva pensare che fosse.
Si sentiva
appagato. Sereno. Sensazioni ancora giovani nel suo cuore, ma familiari. Era ormai
da tempo che le aveva conosciute e sperimentate.
All’inizio c’era
stata molta paura, quasi un rifiuto, ma poi aveva accolto queste novità
permettendo loro di prendere possesso della sua anima e di alleggerirla,
coccolandola, come una madre fa con un figlio appena nato, piccolo e fragile,
che ha bisogno di sentirsi protetto e al sicuro.
Piano, piano, si era crogiolato in quel nido caldo e quieto, lasciando che i
sentimenti lo vincessero fino in fondo.
Aveva passato la
vita alla ricerca di un qualcosa, che solo ora si rendeva conto non avrebbe mai
trovato, né raggiunto. Un nirvana ingannevole che era solo il riflesso di una
debolezza tutta umana da cui inutilmente era fuggito.
Al tempo si era
raccontato che cercava un mondo nuovo, migliore, ma poi aveva capito che quel
mondo doveva trovarlo dentro di sé.
Era certamente stato
mosso da nobili ideali, ma la verità era che inseguiva una chimera.
Ma cos’era per lui veramente la libertà? Non se l’era mai chiesto, pur
anelandola come ossigeno per i suoi polmoni.
In realtà se ci
pensava adesso, con il senno di poi, era stato solamente un uomo che fuggiva da
se stesso, da un mondo che lo aveva tradito e che non gli piaceva più e che
l’aveva indotto fare uno sbaglio che l’aveva quasi ucciso nell’anima. Soprattutto
era scappato disperatamente da un dolore troppo grande per essere sopportato.
In quella ritirata
raminga a metà tra un’auto punizione e una ribellione a quelle regole, che gli avevano portato via le
persone più care, solcando gli abissi stellati, aveva trovato la soluzione più
facile: isolarsi, non dovendo confrontarsi con nessuno, neppure con se stesso e
il suo dispiacere.
***
Seduto sul suo
scranno, con il calice nel palmo e l’altra mano mollemente poggiata sul
bracciolo la osservava con silente orgoglio.
Lei appariva fiera, austera. Pur essendo ancora molto giovane, si stagliava
superba, dritta e sicura nonostante non possedesse la sua altezza e per ora, neppure
il suo carisma.
Dominava però la Plancia con la statura della sua acerba, ma già forte personalità,
in cui intravedeva un se stesso di un tempo quasi dimenticato.
Teneva saldamente le caviglie e comandava la sua ciurma con competenza ed
autorevolezza. Senza indugiare mai, capace di virare di colpo la sua nave, come
solo lui sapeva fare.
Sembrava fosse nata per essere un Capitano, con doti notevoli, sia nel pilotare,
che nel gestire i sottoposti. Ancora troppo giovane, prematura, ma di sicuro
l’unica degna erede a cui avrebbe affidato, forse, un giorno, la sua Arcadia,
la sua nave madre, nel cui ventre aveva incubato per secoli, prima di rinascere
a nuova vita.
Osservandola, in
quel momento, Harlock seppe senza ombra di dubbio, che cosa fosse la vera
libertà, ovvero poter guardare sua figlia che impugnava il timone della sua nave,
governandola in modo sicuro ed autorevole.
Finalmente era conscio che la libertà che sempre aveva rincorso, senza
raggiungerla mai veramente, in realtà era una cosa molto semplice e per lui significava
essersi concesso il lusso di poter essere un uomo “nomale”, “qualunque” e di mettere
su famiglia.
A modo suo.
Sfidando a viso aperto le leggi sacre del Tempo e dello Spazio, ma scegliendo
una donna da amare, contro ogni logica, contro ogni ragionevolezza e costruire
con lei ciò che aveva temuto più della morte: un futuro, una continuità. Così,
dopo quel figlio “capitato” che non sarebbe mai stato un “figlio normale”, ma
con il quale aveva per fortuna trovato un equilibrio e un punto d’incontro, aveva
scelto e voluto lei, il frutto consapevole della sua unione. La sua sola ed
unica immortalità, il suo sangue, che ora stava governando la sua nave.
Astreia, una parte di sé incarnata, viva, bellissima, così uguale e così diversa da lui.
Forte e risoluta, ma anche fragile e delicata.
Testarda come il
padre, ma saggia come la madre.
La sua bambina,
che quel giorno compiva esattamente vent’anni.
Sua figlia, il
baluardo vivente della sua resurrezione.
Colei che
l’aveva veramente cambiato per sempre.
L’aveva vista crescere e diventare una giovane donna meravigliosa e ora la
guardava solcare sicura il mare delle stelle, ben sapendo che sua madre si
sarebbe infuriata per questo regalo di compleanno, ma poi come sempre avrebbero
trovato la via della pace.
Ecco cos’era al fine la libertà.
Poter essere compagno, padre, senza mai smettere di essere sé stesso. Senza
doversi cambiare, né rinunciare a niente, solo arricchendosi.
Si sentiva completo, per questo presto avrebbe spento per sempre i motori a
Dark Matter, lasciando che finalmente la natura facesse il suo corso.
Voleva
invecchiare e poi morire come qualsiasi essere umano.
Per quello che riguardava il suo mito e le sue gesta, avrebbe lasciato che
l’eco risuonasse, correndo sulle ali della leggenda, passando da una galassia
all’altra, in un giro eterno e perpetuo, portando con sé l’immagine di quell’ideale, che suo malgrado
era diventato, e che sarebbe stato per sempre. Così l’ombra della sua anima
avrebbe accompagnato storie e raccontato gesta di uomo, che nonostante tutto
era andato sempre avanti, lottando per la libertà.
La sua libertà.
Eppure Harlock non aveva mai voluto essere una leggenda, né un esempio, ma lo
era diventato suo malgrado e ora aveva finalmente imparato ad accettarlo.
Era sereno e tutto aveva un peso minore
rispetto a prima, anche la risonanza delle sue gesta.
Intanto che
faceva queste riflessioni si accorse d’improvviso che il suo Porto era
finito, così si alzò dallo scranno girandosi, mentre il suo mantello, come una
compagna di ballo, volteggiò seguendo i suoi passi, accompagnandolo lieve nella
lunga falcata, durante il breve tragitto che lo divideva dalla Plancia ai suoi
alloggi.
In fondo la nave era in buone mani, poteva anche concedersi il lusso di
riposare un po’ e gustarsi un altro bicchiere del suo vino preferito...
Note: Questa One Shot è ambientata un anno dopo la fine di Wonderwall 2
Astreia: Stella in portoghese deriva dal nome greco Αστραια (Astraia),
latinizzato in Astraea e basato sul termine ἄστρον
(astron, "stella") significa "astrale",
"stellare" o secondo altre fonti "stellata" è la figlia di
Harlock e Joy, mentre il figlio nominato è chiaramente lo Yama della mia fic,
così come la madre nominata è chiaramente Joy.
Ho volutamente lasciato tutto molto vago perché anche chi non ha letto le mie
precedenti long, facenti parte della mia serie, possa comunque leggere e spero apprezzare
questa one shot, nel suo significato che non necessariamente deve essere legato
alle storie precedenti
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ツ L’angolo
della scrivente…
Buonsalve gente! Chi non muore si rivede!
Erano secoli che dovevo pubblicare questa one shot. Una specie di chiusa alla
mia serie basata sul film in CG di cui credo che forse non scriverò più, o
forse no. Naturalmente mi riferisco alla serie da me creata, non del o sul film
in CG, o di Harlock in genere. Anzi colgo l’occasione per dire che ho qualche
idea per la testa e che prima o poi credo che vedrà la luce, ma veniamo alla OS
in questione. Avrebbe dovuto essere una cosa completamente diversa, ma si sa,
si parte da un concetto e si finisce con il dire tutt’altro. Non so se
condividerete il mio pensiero, magari no, ma non voglio dare spiegoni, voglio
lasciare ai lettori la libertà (tanto per restare in tema) di leggere e “vedere”
ciò che vogliono, che potranno o non potranno condividere nelle mie parole.
Ringrazio chiunque passerà di qua, e un po’ di più chi vorrà lasciarmi le sue
impresioni, belle o brutte che siano.
Vi lascio con una comunicazione di servizio, la mail legata a questo account è
cambiata, quindi se vorrete scrivermi dovrete farlo a: divergente.t@libero.it
E naturalmente
chi fosse interessato mi può seguire anche sulla mia pagina autore di Faccialibro
Disclaimer: Tutti i personaggi
di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. I personaggi e la trama inerenti
al film sono © Shinji Aramaki e Harutoshi Fukui. Questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro.
Grazie a Yutaka Minowa, il disegnatore
Harlock in CG
Pic from google search. Graphic by me!
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