Andrà
tutto bene
“Nox”
sussurrò
Lily. La punta della sua bacchetta si spense con un guizzo birichino, e
la sua
stanza ripiombò nell’oscurità, smorzata
dalle intermittenti luci dei fari nella
strada sottostante, che come zebre scivolavano rapide sul soffitto.
Era
ormai notte fonda, ma non
riusciva a prendere sonno. Come poteva? Là in fondo alla
stanza c’era il motivo
di tanta agitazione.
Bianco,
vaporoso e con l’aria di
un'enorme meringa assassina: minaccioso e letale, l'origine di tanta
ansia era un abito da
sposa. Anzi, ad essere precisi, era il suo abito da
sposa, scelto non da lei,
come sarebbe logico che fosse, bensì da sua madre, Mrs.
Evans (dolce ma con
gusti discutibili) e Petunia, che non perdeva occasione per metterla in
ridicolo.
Ne
aveva parlato con James, e lui
per tutta risposta gli scrisse: Non
importa se sembri una meringa, Lily; l’importante
è che dentroil vestito non ci sia Sirius:
sai, la barba punge e uscirei male nell'album di nozze!
A
tale pensiero sospirò. Per
quanto ci provasse, James riusciva ad essere romantico solo quando non
ci si
metteva.
Non
riusciva a chiudere occhio, eppure
l’idea di avere le occhiaie l’indomani le faceva
venir voglia di metterci
davvero Sirius, dentro quella trappola di tulle. Si
massaggiò le tempie. Si
prospettava una nottata molto, molto lunga.
“Argh!”
Un flebile pop spezzò il
silenzio pressoché totale
di casa Evans, e Lily fece un salto di dieci centimetri sul letto.
Aveva già
impugnato la bacchetta: in quei tempi la rapidità di difesa
era tutto.
“Che
bella accoglienza! Però, che
stanzetta pulita!” Alice Paciock le sorrise dal centro della
stanza, mentre
girava in tondo su se stessa. Certo che per lei, amante dello stile
punk
babbano, la leziosa cameretta di Lily, che era ancora arredata come
quando
aveva dieci anni – in piena fase rosa – doveva
risultare
stomachevole. Lily le sorrise, poggiò la bacchetta ed accese
l’abat-jour sul comodino,
inondando la
stanza di una calda luce dorata.
“Alice,
capisco che ti ho detto
di venire quando vuoi, ma lo sai che Materializzarsi in casa di questi
tempi
non è consigliabile! Diamine, stavo per farti saltare le
cervella!”
“Lo
so, e mi scuso, ma non sapevo
quando sarebbe tornato Frank; volevo vederlo prima di venire a fare
sostegno
morale alla sposa”. Alice sorrise: era diventata la signora
Paciock solo un
mese prima, il giorno dopo aver terminato Hogwarts. Era stata una
cerimonia
frettolosa: i genitori di lei, la madre di lui, i Malandrini e Lily.
Niente di
sfarzoso, eppure se fosse stato per loro si sarebbero sposati non
appena
compiuti i diciassette anni senza nemmeno dirlo ai genitori. Nonostante
la fretta,
la notte prima Lily era rimasta con Alice, in una camera presa in
affitto al
Paiolo Magico. Lei le aveva promesso che le avrebbe ricambiato il
favore. E
infatti, eccola lì.
“Lily,
la riconosci questa?” le chiese Alice, scuotendole
una boccetta piena di liquido sotto il naso.
“Dammi
un attimo qua…” Lily
annusò con attenzione il liquido, lo guardò
controluce, poi sentenziò: “La base
è sicuramente una pozione soporifera, ma è
più cangiante, forse dovuto ad una
leggera presenza di… sembrano fave di cacao
e…”
“Piume
di pappagallo, per la
precisione ara macao!” concluse Alice gongolante. La riprese
e le spiegò: “È la
pozione soporifera che mi avevi dato tu alla vigilia del mio
matrimonio:
l’avevi preparata di nascosto nel bagno delle ragazze al
secondo piano
sgraffignando gli ingredienti al vecchio Luma. L’ho portata
con me in viaggio
di nozze in Amazzonia, e lì ho conosciuto uno sciamano, un
Veggente… lui ha
visto la tua pozione ed ha parlato di te come se ti conoscesse da
sempre…”
“Solo
guardando una piccola
quantità di una banale pozione soporifera?” Lily
aveva drizzato le orecchie.
Divinazione non le era mai andata a genio, lei era convinta che ognuno
fosse
artefice del proprio destino (non come quella stralunata di Sibilla
Cooman,
cinque anni in più e parecchie rotelle in meno di lei),
eppure questo sciamano
sembrava unico nel suo genere.
“Sissignora,
e quando ha visto
che ti saresti sposata a breve ha deciso di farti un regalo,
perché eri, per
dirla con lui, «una luce troppo diamantina per non essere
omaggiata»” disse,
imitando il tono altalenante di quei popoli così lontani.
“Così ha preso la
boccetta, e me l’ha restituita due giorni dopo, luna piena,
raccomandandoti di
fartela bere tutta il giorno prima del matrimonio. Ha detto che ti
avrebbe
aiutato in futuro. E adesso eccola qui, futura signora
Potter…”
“…
signora Potter…” Lily portò
istintivamente le mani sulle guance infuocate. “Ma ti ha
detto di preciso cosa
provoca questa pozione se ingerita?”
“Non
con precisione, perché
parlava poco inglese, e il mio portoghese è
maccheronico… comunque mi pare di
aver capito che aumenta le tue capacità magiche, e potrebbe
anche farti vedere
il futuro!”
“Mi
ci vorrà un mese di sonno
allora, io in Divinazione ero negata!” esclamò
Lily, ed entrambe si misero a
ridere. La futura sposa riprese in mano la pozione e la
guardò meditabonda,
indecisa se provarla o no: mai scherzare con le pozioni sconosciute.
Dopo un
po’ strinse la boccetta tra le mani e, con la bacchetta,
Appellò a sé una
pesante valigetta di legno e cominciò a trafficare con delle
scatolette al suo
interno, finché da una non estrasse un piccola pietra
raggrinzita.
“Questo
me l’ha regalato
Lumacorno a fine anno…”
“Ma
quello… quello è un bezoar!
Lily, cosa…?”
“Alice,
ho deciso: voglio provare
questa pozione, ma in tutta sicurezza” mise il bezoar nella
mano dell’amica e
le chiuse attorno le dita. “Nel caso tu veda qualcosa di
veramente pericoloso,
non esitare a ficcarmelo in gola. So che non hai paura, ma non farti
travolgere
dalle emozioni, anche perché la mia camera è
insonorizzata, nessuno potrebbe
sentirti. Se emetto qualche grido, lascia andare, reagisci solo se si
tratta di
vita o di morte. E adesso… prosit!” e, senza dare
ad Alice il tempo di
riprendersi da quella mitragliata di ordini, in un sorso
ingollò tutto il
contenuto della boccetta panciuta, che rotolò a terra mentre
Lily si accasciò
nel letto. Alice la coprì, il bezoar ancora in mano, e
aspettò.
La
mattina successiva Lily si
alzò completamente riposata, e lasciando Alice addormentata
sulla poltroncina
accanto alla finestra, cominciò a prepararsi e, in men che
non si dica, era in
chiesa. James era raggiante, anche se sotto sotto si vedeva che stava
cercando
di trattenersi dal ridere davanti a quel tendone da circo che era la
sua sposa.
Sentì un “Oh!” lontano, e per un istante
si guardò attorno, ma non poteva far
attendere oltre il suo James.
“…ed
io vi dichiaro marito e
moglie!” La festa, sebbene intima e svolta in una
trasfigurata Stamberga
Strillante, non poteva essere nulla di meglio; Lily era al colmo della
felicità. James le porse un fagotto argentato e le disse con
un bacio: “Un
regalo per mia moglie. Benvenuta, signora Potter!”
Lily
aprì il fagottino e rimase
senza parole. Dall’involto i suoi occhi la fissavano; erano
incastonati in un
volto che riconosceva benissimo: il volto di James. Gli occhi lucidi,
sfiorò
con le labbra la fronte del piccolo, sussurrando:
“Harry!” e lì comparve una
sottile cicatrice a forma di saetta. Un lampo verde, accecante, la
abbagliò…
Quando
ritornò in possesso della
vista vide James accanto a sé; Harry, ormai cresciuto e
bello come non mai, era
al di là di un velo che Sirius attraversò con un
sorriso: “Però, è in gamba il
ragazzo… quasi quanto te, Ram!”
E
poi, di nuovo nella Stamberga
Strillante, tornata al suo quotidiano squallore. A poco a poco,
arrivò un sacco
di gente che Lily amava, come se ci fosse una festa: Silente,
Moody,… arrivò
persino una superba civetta bianca… e poi Codaliscia, un
elfo domestico, un
giovane robusto e dai capelli rossi raggiante, Lupin, teneramente mano
nella
mano con una giovane donna dai capelli rosa shocking. Tutti
abbracciavano
commossi i coniugi Potter, congratulandosi per il coraggio di Harry.
Già,
Harry… Perché non era lì?
Perché non poteva accarezzarlo, abbracciarlo, dirgli quanto
era orgogliosa
dell’uomo che era diventato? Le scivolò una
lacrima lungo la guancia, che James
prontamente le tolse con un pollice. “Tesoro, non piangere:
noi e lui saremo
sempre vicini, sempre uniti…”, ma la frase venne
interrotta da un fruscio di
vesti ed un passo che Lily avrebbe riconosciuto tra mille.
“Sev!
Ommioddio, Sev!”
“Lily…”
Severus Piton non ebbe
nemmeno il tempo di fare un passo che Lily già gli era
saltata al collo,
stringendolo con affetto, e dopo un po’ anche lui, un
po’ goffamente, ricambiò
l’abbraccio.
“Severus…”
disse James, arrivato
alle spalle di Lily. Lei per un attimo temette il peggio, quei due
lì si erano
sempre detestati… invece, con lentezza, James gli tese la
mano e gliela strinse
con vigore, mormorando una parola inaspettata: “Grazie per
quello che hai fatto
per Harry”
“Dovere”
rispose lui, guardando
fisso negli occhi di Lily, con una dolcezza che lei non aveva mai visto
prima.
“Ha il caratteraccio del padre… ma ha il cuore
della madre!” Prese la mano di
Lily, la mise in quella di James, anche se con uno certo sforzo, e
guardandoli
entrambi assicurò: “Andrà tutto bene.
Dovete essere orgogliosi di vostro
figlio, Harry James Potter…”
Andrà
tutto bene…
Lily
sobbalzò. Era ancora nel
letto di casa Evans, un raggio di sole la colpì sul viso, ed
Alice Paciock,
ancora sveglia anche se assonnata, fece un salto sulla poltroncina che
aveva
portato accanto al letto di Lily. Il bezoar giaceva indisturbato sul
caotico
comodino, ieratico ed inutilizzato.
“Andrà
tutto bene…”
“Cosa?”
“Niente,
stavo solo… Che ore
sono?”
“Sono
solo le sette, non
preoccuparti, c’è tempo. Ma dimmi, come ti
senti?”
“Alla
grande, riposata, e
felice…” Lily fece scivolare lo sguardo alle due
foto magico che aveva sul
comodino: in una erano lei e James, che ballavano al matrimonio dei
Paciock, e
nell’altra, un po’ ingiallita, erano lei e Sev ad
Hogsmeade, durante l’uscita
prenatalizia del quarto anno: erano in mezzo alla strada sotto la neve,
e
ridevano come matti. Possibile che in futuro…?
Una
frase che disse Alice la risvegliò
dai suoi pensieri. “Cosa?”
“Ho
detto che se non altro lo
sciamano aveva ragione sui tuoi poteri: guarda cos’hai
combinato al tuo abito
da sposa!” Solo in quel momento Lily noto che la minacciosa
meringa era
scomparsa per lasciare il posto all’abito che Lily aveva
sempre sognato e non
aveva mai osato sperare di avere, con un diadema d’argento
che riportava le
sagome di un cervo ed una cerva intrecciate in un tenero, infinito
abbraccio.
“Questo spettacolo… l’avrei fatto
io?” disse sfiorando le maniche, il tessuto,
il velo, ma sentiva che era così: l’abito emetteva
una tenue luce bianca,
frutto della magia più grande: quella dell’amore.
“Lily,
mi stavo chiedendo… hai
visto qualcosa nel sogno? Ho sentito che dicevi un nome…
Harry, mi pare… e poco
prima di svegliarti hai nominato pure quello” disse,
accennando con la testa
alla foto con Piton. “Insomma, che è
successo?”
“Niente,
ma ricordati di
ringraziare lo sciamano. Sono sicura adesso: andrà tutto
bene…”
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