This sorrowful life

di Giulz95
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“Dopo un inverno così, la primavera non può che essere un toccasana, no?”
 
Avi cammina affianco a me tenendomi la mano. È la prima volta che passo la primavera con lui a Los Angeles. Ripartirò poco prima dell’estate per sistemare le ultime cose a casa, prima del trasloco. Chissà perché, pensavo che in America le mie allergie potessero scomparire improvvisamente. Starnutisco portandomi la mano davanti al viso.
 
“Sì, come no.” Rispondo sarcasticamente. “La primavera fa comunque schifo.”
 
“Sei negativa, Julie.”
 
“No, sono realista. Se anche tu fossi mitragliato da pollini e graminacee come lo sono io in questi deliziosi mesi, saresti d’accordo con me. E invece no. Hai il sistema immunitario di un toro.” Ironizzo. “Ma prima o poi ti verrà qualcosa. Anche solo un raffreddore invernale e io ti dirò, ‘Oh, e il tuo sistema immunitario? Non ha fatto il suo dovere stavolta?’”
 
Avi ride insieme a me prima di spingermi con la spalla.
 
“Smettila di dire scemenze. Io non mi ammalo mai.”
 
“Tutti ci ammaliamo, Avriel.”
 
“Beh, un raffreddore non ha mai ucciso nessuno.”
 
 
Questo sì però.
 
Osservo i corpi dei due zombie accatastati alla parete all’interno della cabina in legno trovata nei boschi. Rick e T-dog si occupano in genere della prima sterminazione. Successivamente sta a me, Daryl e ultimamente Carl dare un’occhiata in giro, cercando cibo, medicine, e quant’altro possa servirci. Abbiamo passato l’inverno così. Siamo diventati forti, duri come rocce. Affamati, sì. Esausti. Quasi non ci sopportiamo più l’un l’altro, e sono abbastanza sicura che nessuno sopporti più Rick. Il suo nuovo ruolo da leader mi ricorda sempre di più il ruolo che Avi aveva preso. Al comando con il pugno di ferro, pur di tenerci in vita tutti. La differenza? Dopo 217 giorni da quando abbiamo perso la fattoria, nessuno di noi è ancora morto.
 
Cosa stai cercando di dire? Non sono stato un buon leader?
 
E sì, sento ancora la sua voce nella mia testa. Cerco di ignorarla, di dargli poco peso, ma è sempre lì.
 
Sei patetica.
 
Daryl posa una mano sulla mia spalla, stringendo leggermente. Ha trovato un gufo al piano di sopra e ora sta procedendo a spennarlo. Annuisco nella sua direzione, facendogli capire che sto bene, che sono solo stanca. Come ancora se la beva, dopo mesi che gli propino la stessa scusa quando mi chiede se sia tutto ok, quando mi deve svegliare nel cuore della notte chiudendomi le labbra con una mano per evitare che strilli, presa dal panico dei miei incubi, attirando i vaganti, o quando flashback sempre più lunghi e sempre più critici mi fanno perdere i sensi nelle situazioni peggiori, questo ancora non lo so. Potrei dirglielo, potrei dirgli di ripartire e lasciarmi qui, visto che prima o poi li farò uccidere tutti, ma non riesco. Non riesco a dirgli che sto impazzendo, e che penso di soffrire di schizofrenia. Le voci, le allucinazioni, gli incubi.
 
Finirò per farli ammazzare tutti.
 
Forse dovrei semplicemente sparire.
 
Forse dovresti venire a cercare me.
 
Il rumore improvviso della lattina di cibo per cani che Rick ha violentemente lanciato nel camino mi distoglie dai miei pensieri. Carl abbassa lo sguardo sotto quello di suo padre. Ha fame, abbiamo tutti fame, ma siamo ancora persone. Credo.
 
Nessuno parla con nessuno. Il silenzio è ancora pesante quando dopo una decina di minuti T-dog, di guardia alla finestra dell’abitazione, fischia in direzione di essa. ‘Dobbiamo muoverci, ne arrivano altri’. La prassi è la stessa da mesi. Raccolgo l’arco, incocco una freccia e seguo Daryl e gli altri verso la porta sul retro. Prima di chiuderla dietro di me però i miei occhi incontrano quelli di Avriel, seduto al tavolo della cucina e mi si gelano le vene. Mi sorride, e il suo viso è quello di cui mi sono innamorata. La sua pelle è chiara e pulita, i suoi occhi verdi e accesi di quella gioia di vivere che tanto mi aveva catturata all’inizio della nostra relazione.
Stona con l’ambiente circostante, con il marcio, con la morte e il caos. Rimango a fissarlo negli occhi e dopo qualche secondo sorrido anch’io con le lacrime agli occhi. So che non è reale, ma infondo cosa c’è di sbagliato in questo? Non è reale ma ciò che lo è fa schifo. Perché continuare a vivere una realtà così? Sto per rientrare nella casa quando la porta mi si chiude davanti sbattendo e mi accorgo dello sguardo allo stesso tempo incazzato e preoccupato di Daryl, che mi afferra un polso stringendolo quasi a farmi male e mi trascina verso la sua moto, abbattendo due zombie nel frattempo. Quando ci allontaniamo dalla casa mi tengo stretta a lui il più forte possibile. Non posso continuare così. Devo andarmene.
 
Hai vinto tu, Avi.
 

Ebbene, si ricomincia! Perdonate il ritardo, so che avevo detto che avrei iniziato a pubblicare da fine settembre in poi, ma sono successe... beh... cose. Principalmente università.
La tabella di marcia per ora è un po' a caso, ma per questa settimana saremo coperti!

alla prossimaA




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