yuuxlavi-oneshot-mi sveglia e lui nn c'era
Invece di
ricopiare il 6 capitolo di non guardare ho scritto una spece di
one-shot^^ così xkè mi andava di provare^^ allora
diciamo che ho scritto la stesa storia prima Pov Yuu e poi Pov Lavi.
Dopo lunghe riflessioni ho poi deciso che la pubblicherò in
due capitoli, quindi non sarà più una one-shot XD
Poi era tanto k volevo scrivere di questo
pairing ma nn avevo idee x una fic completa, csì..
vabbè.. è un po' deprimente.. penso sia colpa del
libro k
mi ha fatto leggere la mia prof di ita.. mi ha influenzato
negativamenteXD
ok premesso k è la mia prima yuulavi, abbiate
pietà!
x Sa-chan:mi sn accorta k ank qui ci sn trpp pezzi tipo qll sasukanda
perdono!
ps: sappiate che le relazioni tra i pg nn sn x forza le stesse di DGM e
sprtt il Panda nn è il nonno d lavi XD
ok basta adexo scrivo ^^
Mi svegliai e lui non
c'era.
Mi alzai, la poca luce che filtrava dalle mie vecchie e rotte persiane
bastava a ferirmi gli occhi, abituati all'oscurità della mia
piccola stanza.
Era tutto come era sempre stato.
In verità come era sempre stato
da quando avevo comprato quel mini appartamento. Non ci avevo mai messo
niente di mio, non avevo mai comprato un mobile, un elettrodomestico,
non avevo neanche riparato le persiane.
Era tutta grigia e nera, la mia stanza. Forse questa era la prima volta
che ci pensavo veramente, ma era anche un po' deprimente.
Bhè dopo tutto anche io lo ero.
Non avevo mai amato vivere.
Forse perchè da quando ho memoria sono sempre stato solo.
Non motivazioni per continuare questo strazio di vita.
Avevo
pensato più volte al suicidio, ma non avevo trovato
motivazioni
sufficenti nemmeno per quello, così semplicemente vivevo,
come uno
spettatore assistevo al pietoso spettacolo della mia triste esistenza.
Gli occhi nel frattempo si
erano abituati alla luce, che non era poi
così forte come credevo.
Guardando l'ora infatti mi accorsi che
non era più tardi delle 6.30 del mattino.
Mentre finivo le mie riflessioni sulla mia stanza mi cadde l'occhio su
una scomposta massa arancione che giaceva inerte sul tavolo mezzo
mangiato dai tarli.
Guardando meglio mi accorsi che non era una massa, ma un T-shirt
arncione, la sua T-shirt
arancione.
Sorrisi, probabilmente ero stato io la sera prima a buttarla
lì.
E quel baka-usagi come al solito l'aveva lasciata lì
andandosene, con la scusa che in agosto faceva troppo caldo per
vestirsi del tutto, probabilmente era solo un espediente per tornare la
sera dopo.
Idiota non ne avevi affatto bisogno...
Eh già, sembrava tutto come al solito, ma sapevo che non era
così.
Sentivo che quella non era una mattina come tutte le altre, che lui non
se ne era semplicemente andato senza svegliarmi come faceva di solito.
Mi alzai definitivamente e prima di infilarmi nel bagno per vestirmi e
prepararmi diedi un ultimo sguardo d'insieme alla mia stanza.
Era davvero deprimente.
L'unica nota di colore era quella T-shirt ammucchiata, così
come lui era l'unica nota di colore della mia vita.
Mi feci una doccia e mi vestii in fretta. Odiavo dover usare giacca e
cravatta ma stamattina avevo un esame all'università e non
potevo vestirmi casual.
Mi guardai allo specchio solo perchè dovevo pettinarmi,
solitamente evitavo di farlo. Il giovane riflesso sul vetro aveva
lunghi capelli neri spettinati e due occhiaia a cerchiargli gli occhi,
testimoni di parecchie notti insonni.
Poi, notai anche qualcos'altro nello specchio, qualcosa che non avrebbe
dovuto esserci, qualcosa di troppo colorato.
Un foglietto ripiegato,rosso fuoco, se ne stava infilato in bella
mostra nella cornice. Tsk. Come ho fatto a non notarlo prima.
Era la confermai ai miei sospetti.
Lo sfilai dalla cornice e lo aprii. Nonostante conoscessi
più o
meno il contenuto del messaggio mi tremavano le mani. Maledii i miei
sentimenti così umani e mi apprestai a leggere il contenuto.
In una grafia brutta e affrettata era scritto: " Il Panda mi ha
scoperto, devo andarmente immediatamente. Gome, Yuu, gome."
In basso era firmato Lavi, ma l'inchiostro della firma era sbavato. Ci
passai sopra un dito, era ancora un po' umido, probabilmente aveva
pianto.
Lo avvicinai al mio viso e lo annusai, conservava ancora un po' del suo
odore.
La consapevolezza che già avevo mi crollò addosso
improvvisamente, tutta in un colpo.
Lavi se ne era andato, per sempre.
Lo sapevo, dal suo comportamento della sera prima avevo in qualche modo
intuito che sarebbe stata l'ultima volta, ma non avevo compreso
veramente. O forse non avevo voluto capire...
Mi cedettero le gambe, caddi in ginocchio.
Piansi.
Non lo avevo mai fatto prima.
Io ero Kanda, quello freddo, quello sempre impassibile, quello che non
si scomponeva per nulla.
Ma non stavolta, non ci riuscii.
Alcune cicocche dei miei lunghi capelli neri, ancora sciolti, mi si
appiccicarono al volto rigato dalle lacrime.
Mi davano fastidio, ma non riuscivo a muovermi, non volevo muovermi.
Il peso di quella verità mi aveva schiacciato, mi sentivo
soffocare e morire dentro.
Avvertivo il freddo del pavimento di piastrelle sotto di me ma non
riuscivo ad alzarmi.
Prima di conoscerlo la mia vita era fredda e vuota, deprimente, come la
mia stanza.
Poi era arrivato lui.
Un giorno come tanti, mentre frequentavo l'università, mi
era saltato addosso da dietro, abbracciandomi.
Nonostante lo avessi minacciato di picchiarlo, mi venne difronte e mi
guardò con l'unico occhio verde scoperto dai ciuffi di
capelli rosso fuoco, sorridendomi. Rimasi interdetto e non riuscii
più a muovermi, forse arrossì leggermente, non
ricordo.
Mi disse di chiamarsi Lavi, mi chiese il mio nome.
Sbuffai rispondendogli di chiamarmi Kanda. Insistette per sapere anche
il nome e alla fine gliela diedi vinta.
Da quel momento iniziò a chiamarmi Yuu, Yuu-chan,
Chibi-Yuu.. e altre varianti sul tema, anche se gli avevo ripetuto
più volte che odiavo essere chiamato per nome.
Tutti i giorni me ne combinava una nuova.
Si era messo in testa che doveva vedermi sorridere. Io di riflesso
faecvo di tutto per non dargli soddisfazione.
Mi scioglieva la coda, mi scompigliava i fogli di appunti, mi metteva
davanti agli occhi qualsiasi cosa pur di disturbarmi al fine di
raggiungere il suo scopo.
Mi trattava come il suo migliore amico anche se ci conoscevamo da poco.
Aveva aggiunto qualcosa di personale alla mia vita, che fino a quel
momento era rimasta tale e quale a quando me la avevano donata.
Non era trascorso molto tempo dal giorno in cui ci eravamo conosciuti a
quello in cui ci eravamo trovati a letto insieme.
Ci eravamo innamorati così in fretta da non rendercene
neanche conto.
Ma lui non poteva, non doveva
avere una relazione seria.
Non doveva legarsi a nessun luogo, a nessuna persona, doveva fingere
con tutti, ingannare tutti col suo falso sorriso amichevole, ma in
realtà doveva solo fuggire.
Questa volta però non ci era riuscito.
Con me non riusciva a sorridere per finta.
Sapevo che presto o tardi se ne sarebbe dovuto andare per sempre,
sparire dalla mia vita.
Non volevo rendere tutto più difficile a lui, a me, ma fui
egoista e acconsentì alla nostra relazione perchè
lo amavo troppo.
Infine mi rialzai.
Mi ripresi dallo stato di disperazione in cui ero piombato.
Finì di vestirmi e mi pettinai meccanicamente.
Uscii e prima di chiudere la porta diedi un ultima occhiata a quella
massa arancione.
Dovevo fare qualcosa.
Qualunque cosa per riaverlo con me.
Era vero, non avevo trovato ancora abbastanza ragioni per suicidarmi,
ma nonne avevo più abbastanza per vivere.
Me ne sarei andato, lo avrei seguito.
Dovevo salvarlo.
L'unico modo era uccidere il Panda una volta per tutte.
Non mi importava se i suoi
sgherri mi avrebbero ucciso nel tentativo.
Almeno potevo morire sapendo di aver fatto qualcosa di buono in questa
mia inutile vita.
Se invece fossi riuscito nel mio intento avremmo finalmente potuto
avere una storia normale, magari comprare una casa e vivere insieme
come lui desiderava.
Sarei partito così.
Semplicemente.
Stamattina non mi sarei presentato all'esame e oggi pomeriggio non
sarei andato al lavoro.
Avevo già una traccia da cui partire. Una volta avevo
sentito parlare Lavi al telefono. Era stata una chiamata breve, stavamo
passeggiando per tornare a casa quando il telefono aveva squillato.
"Moshimoshi... Ohi! Yo Allen-kun! Genki da ka?.... Nani!!? Kuso... Kore
no bakayero... H-hai... Migeru... Itsu ikimasuka?....Kuso.. Doko ni?...
Ha-hai.. Arigatou. Sayonara Allen-kun."
(Pronto?.. Ohi! Yo Allen-kun! Come va?... Cosa!!? Merda... Quello
stronzo... S-si.. Scappare... Quando verrà?.. Merda..
Dove?.. S-si.. Grazie.. Arrivederci Allen-kun. Nda)
Parlò in giapponese per non farmi comprendere il contenuto
della conversazione. Dopotutto qui eravamo in America. Lui aveva
imparato il giapponese perchè aveva sempre vissuto in
giappone, ed era li che era finito in quel brutto giro da cui ora
voleva fuggire.
Ovviamente non sapeva che anch'io avevo origini giapponesi e che in
realtà avevo capito benissimo cosa si erano detti. Feci fin
ta comunque di non capire, non volevo dargli a mia volta dei pensieri.
Gli chiesi se era importante, mi disse di no ma sul suo viso allegro
come sempre scorsi una smorfia di preoccupazione.
Questo accadde una settimana prima di oggi.
Come prima cosa avrei cercato Allen, dato che Lavi mi parlava spesso di
lui.
Era un suo ex collega, un amico.
Anche lui era stanco di essere sfruttato dal Panda, il loro protettore,
ma non se la era sentita di fuggire come Lavi, così quando
questi aveva bisogno di aiuto non esiava a darlgi una mano e lo
informava sempre sugli spostamenti che il Panda compiva per cercarlo.
Perchè non si poteva semplicemente smettere e uscire dal
giro.
Il Panda non ti lasciava mai andare e se scappavi la pena era solo una.
La morte.
Bisognava essere bravi a scappare e nascondersi, lui aveva spie
ovunque, bisognava cambiare spesso città e non avere legami
su cui poi piangere.
Lavi in questo era sempre sato esemplare, finchè non mi aeva
conosciuto.
Con me si era aperto completamente e io glielo avevo lasciato fare
quando avrei dovuto impedirlgielo.
Era bravo anche a nascondere il suo passato, sembrava sopportarlo e
ricordarlo con leggerezza, come quando ci si ricorda di essesi rotti un
braccio, sembrava fregarsene.
Ma a volte di notte, quando pensava dormissi, piangeva. Probabilmente
aveva degli incubi.
Avrei voluto consolarlo, ma non voleva che mi impicciassi del suo
brutto passato.
Ma ora basta. Lo avrei definitivamente tirato fuori da quel giro di
prostituzione e violenza.
Dovevo assolutamente incontrare Allen.
Quando Lavi mi raccontava qualcuna delle sue storie - perchè
anche se no voleva qualche volta doveva sfogarsi- dipingeva l'amico
come un ragazzo molto carino, un po' femminile forse, coi capelli
bianchi, la puttana preferita dal Panda.
Sapevo anche che lavorava a Londra.
Così presi un biglietto di sola andata e passai tutto quel
che restava della giornata a girare i vicoli per trovare il ight in cui
lavorava.
Quando stavo per arrendermi vidi un ragazzo che corrispondeva alla
descrizione.
Aveva un brutto livido in faccia.
Gli chiesi se era lui Allen, mi rispose di si. Gli dissi di Lavi, del
mio piano, gli dissi che volevo uccidere il Panda.
Subito mi prese per pazzo, ma poi capii che ero serio.
Improvvisamente mi prese le mani e mi abbracciò dicendo che
gli dispiaceva, che era una trappola che avevano teso a lui e a Lavi
-ora capivo il perchè del livido-dicendo che ormai era
troppo tardi, che il Panda lo aveva preso.
Forse all'inizio non voleva dirmelo per farmi credere che fosse vivo e
in fuga, mentre invece ora o era morto o ci era molto vicino.
Nella seconda ipotesi.. bhè allora avrei trovato abbastanza
ragioni per piantarmi un coltello nel ventre e dire addio alla mia
schifosa vita.
Forse il ragazzino capì cosa mi passava per la mente e si
affrettò a dirmi dove si trovava il suo capo, ma mi
pregò di non fargli il suo nome, non voleva ricevere una
punizione peggiore di quella che aveva già avuto.
Dai suoi occhi stanchi, dalle sue occhiaia profonde, capii che anche
lui non ne poteva più di quel lavoro, e l'ultimo sguardo che
mi rivolse fu una preghiera per il mio successo.
Fortunatamente il boss si trovava ancora a Londra e aveva fatto base in
un localaccio di un quartiere malfamato.
Ci andai subito, entrai di corsa sbattendo la porta, non mi importava
niente delle occhiate sbalordite dei clienti.
Ignorai il barista, le ballerine, ignorai il buttafuori e il direttore,
venuti per fermarmi.
Mi diressi subito sul retro del locale e mi accorsi che non mi
seguivano più. Che neanche loro avessero il permesso di
entrare?
Avevo visto giusto, comunque, il Panda era li con due schagnozzi,
teneva Lavi per i capelli con una mano, e con l'altra gli dava pugni.
Gli urlai di fermarsi, di smetterla.
Lavi er ain condizioni pietose, pieno di lividi e sangue.
Estratta con un gesto rapido la mia pistola, Mugen, e sparai ad uno
degli scagnozzi.
L'altro alzò la sua arma e me la puntò contro, ma
io fui più veloce e lo uccisi.
Ora eravamo solo noi tre.
Stavo per sparare anche al boss però lui aveva
già tirato fuori la sua pistola e la stava puntando contro
Lavi. Se gli avessi sparato lui avrebbe sparato al mio ragazzo.
Mi chiese se stavo davvero facendo tutto questo per lui, indicando il
rosso con la pistola, mentre io tenevo la mia puntata a poca distanza
dalla sua testa.
Mi disse che non ne valeva la pena, che era solo un puttana e gli diede
un calcio, facendolo accasciare del tutto al suolo, senza smettere di
puntargli contro l'arma.
Gli dissi che doveva lasciarlo stare, che lo avrei portato via con me.
M lui rispose che era merce sua e che non potevo farne quello che
volevo, ma che era scappato e ora doveva pagare il tradimento con la
sua vita.
Si allontanò un poco, stava per sparargli.
Prese la mira dicendomi che dopo sarebbe stato il mio turno.
Si sentirono tre spari.
Poi il silenzio.
Gli avevo sparato un colpo, lanciandomi contemporaneamente tra la
pistola e Lavi, lui aveva sparato un colpo al rosso, ma lo aveva
mancato. Non sapevo chi avesse sparato il terzo proiettile.
Il Panda cadde a terra con un tonfo. Un colpo al ventre, probabilmente
il mio, e uno più preciso, fatale, alla testa.
Non mi importava chi avesse sparato, ora volevo solo assicurarmi che
quel baka-usagi fosse vivo.
Lo abbraciai, lo scossi.
Non si mosse.
Chiamai il suo nome, gli dissi di non preoccuparsi, che era finita.
Nessuna risposta.
Strinsi gli occhi ma non piansi. Io ero Yuu Kanda. Non piangevo.
La verità però era che ero troppo disperato
perfino per piangere.
Non poteva essere morto, non poteva.
Lo scossi ancora senza successo urlando il suo nome. Nessuna reazione.
Presi Mugen e me la puntai alla testa. Se lui non c'era non c'era
ragione per cui ci fossi io.
Stavo per premere il grilletto quando sentì un adebole voce
dire"Yuu-chan.. mi ami così poco da volermi lasciare?"
Misi giù la pistola, gli sorrisi e svenni.
Ormai avevo perso troppo sangue, il colpo sparato dal Panda, che non
aveva colpito Lavi, aveva invece colpito me.
L'ultima cosa che vidi fu il viso preoccupato di Lavi mentre qualcuno
mi diceva insistentemente di restare coscente, forse quello che aveva
sparato per ultimo.
Non ci riuscii.
................
..........
.....
Dove sono?
Sono morto?
..........
......
Non vedevo niente intorno a me che non fosse il nero.
Poi leggermente la scena iniziò a schiarirsi.
Mi trovavo nello stesso posto dove era avvenuta la sparatoria.
Mi sentii la mano bagnata e me la passai davanti al viso.
Era sporca di sangue. Ma di chi? Era mio?
Mi toccai il ventre con la mano pulita, quando me la misi davanti agli
occhi era cremisi, come l'altra.
Ma non provavo dolore.
Improvvisamente un nome balenò nella mia testa:Lavi. Mi
guardai intorno ma c'ero solo io.
Poi, come se bastasse pensare una cosa per farla accadere, Lavi
comparve accanto a me.
Sembrava essere appena uscito dal bagno.Era pulito, e senza nessuna
traccia del sangue e delle ferite che avevo visto su di lui l'ultima
volta. A guardarlo bene sembrava emanare una specie di aura luminosa
che contrastava con la scena scura e tetra.
Mi guardava dall'alto in basso, con il sorriso sulle labbra.
Ero contento che stesse bene. "Lavi... allora stai bene."
L'eterea figura del rosso non mi rispose, ma si spostò
leggermente ed indicò un angolo particolarmente buio della
stanza. Mi trascinai fin li e vidi il suo cadavere. Era una maschera di
sangue.
Guardai meglio il ragazzo in salute difronte a me. Non aveva i piedi.
"Tu sei... Morto?"
Quello che avevo scoperto essere lo spirito di Lavi annuì.
Poi tese una mano al mio indirizzo.
"vuoi che venga con te?" Annuì nuovamente.
"Se vengo con te... Morirò?"fece di nuovo di si con la testa.
Tesi anch'io la mia mano verso di lui.
Le nostre mani stavano per toccarsi quando sentii una voce urlare il
mio nome.
Era quella di Lavi? Ma ne lo spirito ne il corpo inerte avevano aperto
bocca.
"Non lasciarci.. Yuu! Yuu! Resta con noi!.. Yuuuuu!!"
La voce veniva da fuori.
Lo spiritò mi guardò, sorrise di nuovo e
scomparve. La stanza intorno a me si fece sempre più scura
ed iniziò a ruotare ed avvolgersi su se stessa
finchè non mi inghiottì completamente.
Aprii gli occhi di scatto. Ansimavo. Sentii un forte dolore al ventre.
Non vedevo bene chi erano le persone intorno a me. Indossavano tutte un
camice.
Mi accorsi però di essere in una spece di stanza d'albergo
adibita a sala operatoria improvvisata.
"Menomale si è ripreso... Era in arresto cardiaco."
Non sapevo chi fosse l'uomo che aveva parlato.
"Allen, l'anestesia" disse la stessa voce di prima.
L'ultima cosa che vidi prima di perdere nuovamente i sens fu un ragazzo
dai capelli rossi, preoccupato, ammaccato e fasciato dalla testa ai
piedi, ma vivo.
Mi abbandonai definitivamente agli effetti dell'anestetico.
Quando mi svegliai era tutto finito. Ero su un letto, di fianco a me
Lavi dormiva su una sedia.
"Baka-usagi..."dissi a fatica.
Lui si svegliò e mi sorrise, come faceva sempre.
"Gentile come al solito, Yuu-chan"
Odiavo essere chiamato per nome, ma detto da lui, "yuu" assumeva una
sonorità particolare che mi piaceva, non lo sgridai.
"Cos'è succeso dopo?"
"Tu e Allen-kun avete sparato al Panda, è morto, ora siamo
liberi" Allen, ecco chi era la terza persona...
"Però tu stavi per morire"esitò un attimo "e
anche io ero messo piuttosto male, così Allen ci ha portati
qui, è la stanza di un suo conoscente, il dottor Komui, ecco
sai, non potevamo micca andare in ospedale."
In quel momento entrò nella stanza un uomo dall'aria
trasognata, coi boccoli viola che gli ricadevano morbidi sulle spalle.
Avrà avuto su 25 anni e indossava un buffo cappello.
"Allora Yuu, come andiamo? Ti fa male da qualche parte?" chiese
ispezionando la cartella che aveva in mano. Doveva essere il dottor
komui...
"Kanda."Ribadii io.
"prego?" mi chiese aggiustandosi gli occhiali.
"Non usi il mio nome. comunque credo di doverle dei
ringraziamenti."Guardai in basso, lievemente in imbarazzo.
Appena si accorse che ero sveglio entrò nella stanza anche
un Allen tutto contento.
"Yuu! Grazie a te ora sono libero anche io! E finalmente posso stare
solo con il mio amore!"Mi mostrò la foto di un uomo coi
capelli rossi.
"Dì, Allen-kun, non sarà troppo grande?" gli
chiese Lavi, tornato quello di sempre.
"Ma va la!" gli rispose ridendo Allen. Sembrava che non fosse mai
successo niente.
"Tsk! non devi ringraziarmi. Se non ci fossi stato tu saremmo tutti
morti a quest'ora. E comunque non usare il mio nome."
Risero tutti, poi entrò una ragazza coi codini verdi, che
scoprì poi essere la sorella di Komui, e cacciò
tutti fuori dalla stanza, dicendo che io e Lavi dovevamo riposare.
"Noi due parliamo con calma dopo eh?" mi disse Lavi mentre la ragazza
lo spingeva fuori dalla stanza.
Poi due secondi dopo che questa aveva chiuso la porta, lui l'aveva
riaperta e mi aveva detto"Sai Yuu, sono soddisfatto."
"Bhè, ora sei libero."
"No, non è questo"
"E cosa allora?" lo guardai interrogativo.
"Sai quando pensavi fossi morto e poi ho aperto gli occhi?"
"Uh.. si."Risposi poco convinto
"Mi hai sorriso."
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