Old english myth

di Rosette_Carillon
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                                              Old English myth

 

 

 

 

 

 

Fra le strade deserte la nebbia non le era sembrata così fitta, oppure si era davvero addensata non appena lei si era addentrata fra gli alberi.

Le luci del centro abitato alle sue spalle sembravano così lontane e rassicuranti.

Non era stata una grande idea, la sua: lo sapeva, ma sentiva di dover andare.

<< Lumos. >> mormorò, e dalla punta della bacchetta un fiotto di luce illuminò, per quanto possibile, il suo cammino.

Non mancava molto all’alba, ma quella fitta nebbia la inquietava particolarmente, odiava non potere vedere a due metri dal suo naso.

Con la bacchetta sollevata, Ninfadora avanzò, lentamente e cercando di fare il meno rumore possibile, in attesa di sentire qualche suono, qualsiasi suono.

Un fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare, si voltò di scatto e, fra la nebbia, riuscì a scorgere la sagoma di un gufo che volava via.

Sì, decisamente quella non era stata una grande idea.

Fece un respiro profondo per calmarsi, strinse la bacchetta in mano e proseguì.

Fece in tempo a muovere un altro passo e si trovò seduta per terra con una caviglia dolorante. La bacchetta le era sfuggita di mano ed era caduta chissà dove.

Ninfadora tacque restando immobile in mezzo alla nebbia e al buio che precedeva l’alba. Cercò la bacchetta a tentoni, ma le sue mani trovarono solo sassi e radici.

<< Andiamo, stupida bacchetta. Dove sei? >> si lamentò la strega.

Un rumore non troppo lontano di rami spezzati la fece sobbalzare nuovamente; la strega interruppe la sua frenetica ricerca e rimase in attesa.

Dalla nebbia provenne un debole guaito e, lentamente, davanti a lei cominciò a delinearsi una sagoma che avanzava con passo lento, stanco.

Un altro guaito.

Avrebbe dovuto essere spaventata, intuì che l’intento di quel guaito fosse quello di spaventarla, ma lei, aldilà della debole minaccia, riuscì a percepite un profondo dolore.

<< Remus. >> mormorò.

Ora il lupo era davanti a lei, ed era ferito ad una zampa, ringhiò, ma la strega rimase ferma << Remus. >> lo chiamò, questa volta a voce più alta, mettendosi in piedi lentamente.

Il lupo ringhiò ancora, cercando di apparire più feroce, scoprendo le zanne.

<< Remus. >> gli si avvicinò << Remus, è ora di tornare a casa. >>

L’animale le rivolse uno sguardo carico di sofferenza e, avanzando nella sua direzione, guaì di dolore prima di accasciarsi, scosso da violenti tremiti, fra le braccia di Ninfadora.

 La strega lo strinse a sé mentre, lentamente e dolorosamente, tornava umano.

 

 

Remus aprì gli occhi e si guardò attorno spaesato.

<< Ben svegliato. >> lo salutò una voce.

<< Sir-? >> provò ad alzarsi facendo leva su un braccio, ma un forte dolore lo costrinse a desistere.

<< Braccio sbagliato, Moony. >> sorrideva, ma il suo sguardo era preoccupato << Come stai? >>

<< È strano, sai? È stato quasi . . . come essere tornato ad Hogwarts. >>

<< C’era Madama Chips? >>

Le labbra si Remus si piegarono in un pallido sorriso << No. No: stavo . . . bene. >>

<< Bene? >> ripeté Sirius.

<< Sì. >> mormorò << Non mi sentivo solo. >> parlare era faticoso << Ma non poteva esserci nessuno, giusto? >> chiese, gli occhi chiusi.

<< Giusto. >> sorrise Sirius << Nessuno. >>

 

 

 

 

 

Note: questa ff è nata dopo aver visto questa immagine su pinterest .

 

 

 

 

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