Odino è seduto sul dondolo,
nel giardino dietro la casa. Una donna si ostina a chiamarlo 'papà'
a dirgli fatti che lui non ricorda. Nella sua vita i giorni che si
susseguono senza un minimo di senso, si alza, si veste, mangia, e
si siede sul dannato dondolo o nel divano. Lui però sa
dentro di se che c'è qualcosa di importante a cui è
destinato, che c'è del lavoro da fare urgente che deve
mandare avanti qualcosa. Ma quella che si professa sua figlia
sorride e gli dice che è in pensione da vent'anni, e lui si
domanda cosa voglia mai dire essere in pensione. Una volta l'ha
chiesto, ma lei si è solo messa a farfugliare, senza dargli
una degna risposta.
Alza l'unico occhio che gli rimane al
cielo ormai scuro della sera, sospira per la mancanza di qualcosa
che non ricorda nemmeno. Passa ore a guardare il cielo limpido, a
volte può quasi afferrare il volto di chi ama in
quell'azzurro dolcissimo e limpido. Limpido come lei, di cui non
ricorda più il viso e il nome. La figlia gli ha detto un
nome, ma era tutto sbagliato. Sospira alzandosi controvoglia per
tornare dentro, la casa è ancora avvolta nel silenzio, Mary
è a lavoro. Si siede sul divano e accende la televisione,
sussulta ancora a vedere le immagini, gli sembra così
sbagliato che siano lì... Al telegiornale parlano ancora di
Cracovia, quello che è successo alla cittadina ha stupito
tutti, le immagini della città che galleggiava in cielo sono
state mandate ovunque, e lui se ne domanda il motivo, che ci sarà
mai di così strano. Anche la sua città è così.
Odino sussulta, cosa ha pensato? La sua città è
quella in cui vive e che, da come gli dicono, in cui ha sempre
vissuto... Guarda le immagini riproposte per l'ennesima volta, sua
figlia cambia sempre canale quando le vede, ma oggi lui è lì
da solo. Il giornalista parla di quella battaglia, degli eroi che
hanno salvato milioni di vite. Le riprese cambiano, una torre di
vetro in mezzo alla città, il posto dove vivono quelli che
si fanno chiamare Avengers. Si rende conto che sua figlia non gli
ha mai permesso di vederli, chissà per quale assurdo
motivo...
“Alla conferenza tenuta nel
primo pomeriggio alla torre Avengers c'erano tutti gli eroi della
nostra amata terra, Midgard, per chi vuole chiamarla come il famoso
principe venuto da un altro mondo...”
“Midgard...”Odino prova
una strana sensazione a pronunciare quel nome.
“Il miliardario Tony Stark ha
monopolizzato l'attenzione del pubblico con le sue parole e il suo
fare bizzarro e allegro, mentre le domande dei giornalisti sono
state quasi del tutto sviate. Solo poche domande dirette a Capitan
America e Thor hanno avuto risposte, anche se nel caso del dio,
spesso incomprensibili.”
Odino sente il cuore battere più
forte, il dio norreno che viene ripreso di spalle ha un mantello
rosso che gli sembra familiare, ma è quando l'essere si
volta che lui sussulta. Due occhi azzurri come il cielo, identici a
quelli di lei.
“Frigga...” Si alza dal
divano pronunciando quel nome dolcemente. Lei è morta, lo
sa, ma i suoi occhi sono rimasti in quelli del figlio. Quasi non
capisce cosa sta facendo, si ritrova fuori casa, la maniglia rotta
ancora tra le mani, lo sguardo perso tra quelle cose enormi che
sfrecciano sul manto grigio.
“Frigga e Thor, mio figlio...”
Farfuglia confuso. I suoi ricordi sono lì, a portata di
mano, ma non riesce ad afferrarli tutti e del tutto. Cammina senza
una meta, non ha idea di dove sia, né di chi sia in realtà.
Sa solo che deve muoversi, andare, correre... Sente un rumore
improvviso e acuto, si volta e viene abbagliato da una luce, poi il
botto, il nulla.
Odino torna in se lentamente, steso
su un letto, tutto attorno a lui è una sfocatura di bianco.
Stringe i pugni. Qualcuno parla accanto al letto, ma finge di non
sentirlo, è un curatore midgariano, male non gli può
fare. Si da dello stupido, come ha potuto permettere a quel
traditore di privarlo della memoria? Ancora non si ricorda per bene
tutto quello che è accaduto dopo la morte della sua adorata
Frigga, ha in testa solo frammenti del dopo funerale. Ansima
appena, la sua amata... è morta. Thor e Loki erano andati a
vendicarla, questo lo ricorda, aveva sperato che quel traditore
avesse ancora un briciolo di coscienza, ma poi... Fatica a
schiarire la sua mente. I ricordi del dopo si sovrappongono tra
loro. Una guardia, sì, ricorda la voce che gli diceva che
Loki era morto... ma deve sbagliarsi accanto a lui Frigga sorrideva
come sempre. Sussulta, si ricorda alcune guardie, Frigga e poi
Heimdall che parlava e Loki che appariva, guardandolo come se fosse
sorpreso, quasi spaventato.
Era stato uno sbaglio prendere quel
bambino. Doveva saperlo dal primo momento. Cosa gli era saltato in
testa quando aveva sentito quel piccolo pianto disperato, cosa
quando lo aveva raccolto? Credeva forse di poter redimere la
progenie di quell'essere malato e sanguinario? Laufey era marcio
dentro, lui lo sapeva ancora prima prima di trovare il suo stesso
figlio immolato sull'altare delle Norne. Quello jotun aveva
scatenato una guerra per il suo stupido ego, aveva sacrificato
uomini per una guerra persa in partenza. E lui, stupido, giovane re
del più grande impero dei nove aveva pensato di raccogliere
quel frutto bacato e portarlo a contatto con il suo più
grande amore, sua moglie, l'essere più puro dei nove. Era
stato un pazzo. Lo sa da anni, da quando quel piccolo mostro si era
rivelato per quello che era, un danno. Aveva portato lui stesso
quella piccola mela tra loro, quel piccolo essere che era solo un
fagottino tra le sue mani avvezze all'uso dell'ascia. Aveva messo
la mela marcia proprio al centro del suo impero. L'aveva accolto in
famiglia, stretto a se quando, da piccolo, aveva gli incubi e lo
pregava con la forza di un bambino di non abbandonarlo. Quella mela
era cresciuta, rivelando il suo marciume e ammorbando le altre che
gli erano attorno. Aveva corrotto tutti con il suo veleno, quella
piccola serpe. Una mela marcia fa marcire tutte le altre, bisogna
sempre buttare le mele marce. Si ricorda una scena, all'improvviso,
lui sul trono e molte persone davanti a lui, mentre le condannava a
morte. Aveva iniziato a liberarsi di quelle mele che erano arrivate
a contatto con quella marcia. Sorride, ora deve tornare per finire
la sua opera. Deve salvare il suo popolo, chiunque sia entrato in
contatto con il marcio deve essere epurato. Non sarà
difficile, solo un po' lungo. Quell'essere velenifero è
stato con loro per troppo tempo. Ma sistemerà tutto lui.
“Padre.” Thor lo guarda
sospirando e scuotendo la testa.
“Thor, sei venuto a prendermi?
Abbiamo del lavoro da fare. E dobbiamo farlo entro cena, sai che
tua madre non sopporta che si arrivi in ritardo per i pasti.”
Odino cerca di alzarsi, ma si sente stranamente stanco.
“Padre, mi dispiace tanto
vedervi così.” Il dio del tuono gli va vicino
posandogli le mani sulle spalle. “Non c'è altro modo,
ma vedrete che presto troveremo una soluzione.”
“Dobbiamo andare ad Asgard,
Thor, dobbiamo eliminare le mele marce.” Odino guarda il
figlio con l'unico occhio buono spalancato e dilatato, pazzo.
“Non ci sono mele marce, padre.
Non ci sono mai state, ora calmatevi, ci vorrà poco. Non
farà male, non l'ha mai fatto.” Il dio del tuono
trattiene a stendo una lacrima mentre viene guardato dal pazzo in
cui si è trasformato il suo amato padre, che non si è
reso nemmeno conto di quello che gli è stato iniettato nelle
vene.
“Ora riposate, padre, Loki vi
farà sentire bene, vi manderà in un posto senza
dolore.” Dice sospirando ancora.
Odino si volta e sussulta, il
traditore è lì, accanto a lui che lo guarda. Ma non
c'è odio in quegli occhi, solo tristezza. Perchè? Poi
vede la moglie accanto a lui, forse lei ha sanato il marcio di
quella piccola melina?
“Ora dormite, quando vi
sveglierete sarete in pace, ve lo prometto...” Loki lo dice
piano e poi inizia a tessere ancora una volta l'incantesimo che
priva il re della memoria e della forza.
“Non posso fare altro...”
Sussurra quando ha finito, il vecchio volto è ora sereno e
lui si azzarda ad accarezzargli piano una guancia.
“Vorrei davvero che capisse che
sei sempre stato dalla nostra parte. Mi spiace, Loki.” Thor
abbraccia il suo nonpiù-fratello cercando di rilassarlo.
Loki ha fermato Odino quando ha deciso di uccidere il popolo di
Asgard per chissà quale delirio della sua mente. Diceva che
le mele erano marce, che andavano estirpate, solo il moro si era
accorto che il re non parlava delle vere mele di Idunn, ma di tutti
gli aesir e aveva agito appena in tempo per evitare il peggio. Per
evitare la morte di tutta la razza.
Piccola cosina per La
Flash Challenge indetta dal gruppo fb EFP Fandoms! I prompt dati
erano 2: Mela, e l'età del protagonista, in questo caso per
me era 77 anni, tradotti in età aesi ho finito con il
parlare del vecchio pazzo... hem, re Odino. Visto alcune immagini
di Thor 3 questa storia potrebbe anche starci.
Se avete notato delle
incongruenze tra la storia originale e quello che pensa Odino,
ricordate che lui non è proprio in se, quello che pensa è
deformato dalla sua insanità mentale.
Lasciate traccia del
vostro passaggio <3
A presto
Veleno