Ricordo una figura
mancante,
che si dissolve alla vista
con un bacio sulla fronte.
A volte resta col suo
nome di figlia,
come un ritratto imperfetto
che mastica ombre.
Non so, la ragione
vacilla.
Quando si ferma,
quella sagoma riscalda
la stanza.
Ha qualcosa di me,
perché quando mi
osserva, il dolore
s'arrende.
Sono stanca di tutto:
di me, dei farmaci,
di queste attese vaganti...
se c'è una vita che per me
è una nuvola, non dirò
niente, e aspetterò la mia
ora tra le braccia del nulla.
Dedicata a mia madre
Dal libro "Enigma" di Angela Albano
|