Spiragli di luce

di Lady_loneliness
(/viewuser.php?uid=627636)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Era una bambina, in realtà. 
Aveva oramai ventun'anni, ma i suoi gesti, il suo modo di pensare addirittura, tutto di lei la faceva risultare una bambina.
Una di quelle sempre sorridenti, strabordanti di curiosità e di amore verso il prossimo.
Forse per questo aveva catturato la sua curiosità, insinuandosi così nei suoi pensieri, annidandosi nelle zone più buie del suo cervello e saltando fuori quando meno se lo aspettava, distraendolo dai suoi doveri.
La osservava correre per i prati, rotolarsi fra l'erba morbida quando ormai il fiato era corto e i polmoni reclamavano aria.
La osservava intrecciare corone di fiori, scegliendoli accuratamente per rendere quelle trecce fatte di steli più belle possibili.
Osservava i suoi lunghi capelli color del rame venir scompigliati dal venticello leggero, osservava mentre li adornava con bacche e piccoli fiorellini e la osservava anche mentre metteva il broncio, quando dei petali decidavano di non voler rimanere al loro posto.
Ed era in momenti come quello che il desiderio di uscire dal suo nascondiglio e correre da lei a consolarla si faceva sentire.
Non poteva, però.
Lo sapeva.
Non poteva uscire come se niente fosse, non poteva camminare su quei prati tranquillamente come al contrario i suoi fratelli potevano fare.
Questo lo rattristava parecchio.
Quei mesi sembravano non finire mai.
Sapeva che la sua sposa aveva il diritto di stare lì, di respirare aria fresca e di passare del tempo con sua madre, ma lui non voleva.
O meglio, lui voleva, ma l'assenza della giovane lo soffocava.
Per questo motivo se ne rimaneva lì, nascosto all'ombra di un albero, a spiarla mentre ridacchiava e giocava con le ninfe sue amiche.
Almeno fino a quando lei non si accorgeva della sua presenza.
Allora si alzava, allontanandosi dalle altre con una scusa, e si avvicinava a lui con cautela per evitare di farlo scoprire.
« Sei qui da molto, amor mio? » domandava con la sua vocina delicata che faceva rabbrividire il Dio degli Inferi.
Lui non rispondeva, semplicemente si limitava a studiarle per l'ennesima volta il viso.
A studiarle quegli occhioni che facevano invidia al più bel cielo sereno, nascosti dalle lunghe ciglia nere.
A studiarle quel nasino colorato dalla spruzzata di lentiggini che arrivavano fino alle guance paffute della giovane donna.
A studiarle quelle labbra piene, rosee, distese in un sorriso carico d'affetto.
Persefone non si scoraggiava, però, di fronte al suo silenzio.
Oramai conosceva bene suo marito.
Quindi, con un risolino, si alzava sulle punte per poter premere le proprie labbra calde contro quelle gelide del maggiore.
« Non è rimasto molto, amor mio. Ancora poche settimane e sarò nuovamente tua. »
Lo rassicurava così, con queste parole, con altri dolci baci e carezze, prima di tornarsene dalle ninfe che iniziavano a preoccuparsi.
E ad Ade non rimaneva che tornarsene a casa sua, negli Inferi, con un'ombra di un sorriso sul viso e ancora il tiepido sapore della sua donna sulle labbra.

Persefone era lo spiraglio di luce che brillava nella sua oscurità.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3560275