Euthanasia

di sofcwrites
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Un urlo spezzatosi in voce. La luce che dalla finestra si rifrangeva verso ogni angolo della squallida stanza. Lo scricchiolio della poltrona al tocco del suo corpo cadente. Gli occhi, che piano si chiudono con un moribondo silenzio dell’anima.

 

La sirena suonava forte per le strade della piccola cittadina, mentre l’ambulanza sfrecciava superando le macchine ferme, in attesa del suo passaggio.

Il sole tramontava lento, lasciando dietro di sé un affresco di colori giustapposti e, poi, solo il buio; il buio di quella fredda sera autunnale, in cui le speranze della famiglia si erano sfumate ancora di più.

 

Il bianco asettico delle pareti non lasciava spazio a sentimento che non fosse negativo, disilluso. Il piede di Silvio continuava a battere velocemente e freneticamente contro la gamba della sedia, speranzoso che l’agitazione che stava provando potesse in qualche modo velocizzare l’attesa inesorabile. Il suo sguardo si posò sulla pila di libri resi a disposizione dall’ospedale per chi, come lui, avesse dovuto trascorrere un lungo lasso di tempo in quelle misere sale d’aspetto; pensò che gli amministratori dell’ospedale non riuscissero a provare abbastanza sensibilità per comprendere l’inutilità, seppur apprezzata, del gesto: quale genitore avrebbe potuto distrarsi così facilmente, mentre la figlia subiva una rianimazione d’emergenza?

 

Immaginò cosa potesse star provando: tedio, tristezza, disperazione, desiderio di morire.

I suoi pensieri vennero. fortunatamente, interrotti dall’improvvisa intromissione nella stanza di un infermiere.

 

“L’abbiamo salvata”

 

 

Non sono sicura di cosa aspettarmi al termine del lungo viaggio chiamato vita. Sarà necessario un ultimo atto di estremo coraggio per lasciarmi andare, che esso duri pochi secondi, molti anni, o una vita intera. Ho la certezza che questo invaderà i miei pensieri negli ultimi istanti, ma mancherà la paura: il destino vuole che l’essere umano, in fondo, sia pronto alla morte. Abbiamo una tale sicurezza innata della percezione del pericolo, che essa riesce a convincermi del fatto che vi sia una predestinazione di essi, e, particolarmente, del fatto fatale.

 

Linda smise di scrivere all’entrata del padre. Il terapeuta le aveva consigliato di mettere per iscritto ogni suo pensiero e così faceva.

“Ciao, papà”

Silvio corse verso di lei e affondò l’ancora debole corpo della figlia tra le sue braccia.

 




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