Jean e Margot

di Faffa Merckson
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Jean irruppe in stanza: Margot guardava la la luna dalla finestra, un piccolo cerchio bianco che brillava pallido, immerso in un fitto cielo nero. Gli si placò l'animo nel vedere che lei era lì: ella indossava la veste da notte bianca, di seta, quella che indossò la prima notte di nozze; era bellissima. La pallida luce della luna illuminava i morbidi capelli rossi che le cadevano dolcemente sulle spalle. Era lì, fissa; sembrava che non si fosse accorta del suo arrivo. Le si avvicinò lentamente e le posò le mani sulle spalle, lasciandole scivolare lungo le braccia. Lei sussultò e si liberò da quella presa, quasi fosse stata la morte a toccarla. Jean notò che stava piangendo.

:- Perché piangi?-:

:- Quello che tu dici non è vero. -: rispose lei, passandosi freneticamente le mani sulle guance in modo da asciugarsele dalle lacrime.

:- Non è vero, lo sai che ho ragione. -: e così detto le si avvicinò, ma lei cercò di allontanarsi prima che lui potesse sfiorarla; fino a quel momento non lo aveva ancora guardato negli occhi. Era più forte di lei. Jean riprovò a riavvicinarla e appena ci riuscì lei emise un forte sussulto e riprese a piangere. Lui le abbracciò il ventre e poggiò la testa sulla sua spalla, fra i capelli rossi, aspirandone profondamente il profumo. Margot iniziò a rilassarsi e ad abbandonarsi al suo tocco e al suo respiro che le sfiorava il collo; Jean le scostò i capelli in modo da scoprirle il collo, e iniziò a ricoprirlo di leggeri baci. Si accese un forte desiderio in Margot e si girò per guardare quelle iridi castane cosi profonde; ma ritornò in sé e si liberò da quell'abbraccio.

:- Perché continui ad evitarmi, a rifiutarmi? Non voglio farti del male. -:

:- Lo so…-: balbettò lei.

:- Margot, io ti desidero e desidero renderti felice, ma tu...me lo impedisci. -:

:- Perdonami…-:

Jean si avvicinò nuovamente e le accarezzò le braccia.

:- Pensi ancor a Giselle? -:

A quella domanda Margot si girò lentamente e lo fissò negli occhi con aria supplichevole.





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