= IL COINQUILINO =
«… se trovo un altro insetto nel letto riempio casa di PESTICIDA!!! Hai capito?!»
La gola di Pitch aveva iniziato a bruciare per colpa di
tutte quelle urla, ma era giustificabile: sentir camminare una
scolopendra sul
volto, scolopendra che aveva provato a
entrargli in una narice, non era precisamente tra i modi
più piacevoli per
risvegliarsi.
«non l’ho certo messo io lì, e poi chi
ti dice che sia uno dei miei?
Potrebbe anche essere
entrato da fuori, per quanto ne sai!»
Il suo interlocutore non aveva tutti i torti, avrebbe potuto
essere entrato dalle centinaia di ingressi presenti, ma trovare un
insetto in
casa non era qualcosa che accadesse spesso -non prima che loro due
avessero
iniziato a convivere. «se ricapita…
anche
solo una volta!…»
«seeeh, seh. Ho capito. Quanto sei schizzinoso… tu
sei
quello che dovrebbe fare paura agli altri, e invece strilli come una
ragazzina
per un insettuccio».
«una scolopendra di
quindici centimetri mi è entrata nel naso, Bau! NEL NASO!!!»
«…e ringrazia che
fosse il naso! AH-AHAHAHAHAH!»
L’Uomo Nero si mise le mani tra i capelli, trattenendo a
sento un’eruzione di improperi che minacciava di verificarsi
da un momento
all’altro.
Quando aveva iniziato a cercare un coinquilino non era
questo che aveva immaginato. Proprio no.
«come ho potuto pensare anche solo per un istante che farti
vivere in casa mia
potesse essere una buona idea?! Come?! Come?!»
«perché non avevi molta scelta, amico mio! Con la
crisi gli
affitti diventano più cari e qui, sotto Venezia, anche un
buco come questo costa
un fottio!»
«“buco” un corno, non confonderlo col
seminterrato di quella
tua brutta catapecchia sull’albero, questo è un
posto di classe!... e a tal
proposito, grazie mille per avermi avvertito per tempo che avresti
portato qui
tutto il ciarpame che avevi là sotto!» aggiunse,
sarcastico «scheletri e
pipistrelli fluorescenti, slot machine modificate che sparano, e
quell’affare
che tu hai la faccia tosta di chiamare “forno”!»
«ci cuocio da mangiare, come dovrei chiamarlo?»
Ecco, le sue discutibili
abitudini alimentari erano un argomento che era meglio non
trattare. Pitch
aveva qualche sospetto sul genere di cibo che finiva nel suo forno,
anche
qualcosa più di un sospetto
a dire il
vero, ma per la sua stessa salute mentale non aveva alcuna intenzione
di
approfondire.
«ah, comunque non c’è di che, Pitchey».
«ero sarcastico, e non
mi chiamare in quel modo!»
«io invece non ero affatto sarcastico, Pitchey».
Pitch sentì tremolare la palpebra dell’occhio
sinistro,
preda di un tic nervoso. Cominciava seriamente a detestarlo, aveva una
voglia
pazzesca di strappargli dalle mani -se tali si potevano definire- quei
suoi
maledetti dadi e ficcarglieli giù in gola, prima di dargli
allegramente fuoco.
Se non fosse stato per l’affitto.
[……]
Quando qualche mese
prima aveva
saputo del pesante rincaro dell’affitto mensile si era
disperato: non aveva
soldi a sufficienza per affrontare quella spesa, sarebbe stato
sfrattato!
Poi si era
arrabbiato, ed era
andato persino a protestare con un addetto della società
proprietaria dell’immobile
- la FlyJex S.p.A., che aveva il monopolio su tutti gli immobili per creature strane in genere-, per quella
grandissima ingiustizia senza ottenere risultati.
A quel punto aveva
concluso che
c’era una sola cosa da fare: cercare un coinquilino col quale
dividere la
spesa. Non era stata una decisione presa a cuor leggero, Pitch teneva
molto
alla propria libertà di movimento, ma era stata necessaria,
e per tale motivo
aveva fatto mettere un annuncio sulle riviste più quotate
tra spiriti e
compagnia bella, o meglio, che lui riteneva tali - “Mannity
Fair”, “Oggi
KAFFÈÈÈ” e
“Feticisti Dei Piedi 2000”.
Per due settimane
aveva atteso
con ansia una risposta da parte di chiunque,
ma non ne erano arrivate, e lui era arrivato a catapultarsi
in qualunque
luogo frequentato dai suoi simili per farsi pubblicità
personalmente - “sono una persona
ordinata, ho un sacco di
alcolici in casa e so pure cucinare! Giuro!”- ma
non c’era stato nulla da
fare: nessuno voleva vivere con l’Uomo Nero.
Il tempo era agli
sgoccioli e
alla fine, volendo tentare il tutto per tutto, aveva tentato di giocare
in un
casinò alcuni dei soldi che gli restavano. Con un
po’di fortuna avrebbe potuto
anche decuplicarli, e avrebbe
risolto
il problema, almeno in via temporanea.
“AH-AHAHAHAHAH!
Undici! Di’ ciao ciao ai tuoi soldi,
bello!”
“ma
no, ma cosa, non è possibile! Hai barato!”
“chi?
Io? Mai!”
Nemmeno a dirlo era
andata
malissimo: quel tale nel sacco verde -o lui era
il sacco verde?!- di cui non conosceva il nome
lo
aveva ripulito
completamente giocando a dadi, per poi andarsene al piano di
sopra,
dov’erano le camere da letto, con la prima strega che gli
aveva detto “ok”.
Sconfitto e ancor
più disperato
di quanto fosse già, Pitch era uscito dal casinò,
ed era rimasto a vagolare in
giro per un paio d’ore, decidendo infine di tornarsene a casa
in uno stato di
completa depressione.
Poi il suo cellulare
aveva
vibrato.
Un messaggio su
WhatsApp,
incredibile ma vero.
“Salve,
sono Mr. Bau Bau. Cerco casa, e avendo letto il suo
annuncio su una rivista sarei interessato a incontrarla. Mi faccia
sapere!”
L’Uomo
Nero aveva gridato di
gioia: quella che era sembrata una serata sfortunata si era rivelata,
invece,
la migliore di tutto il mese!
Aveva dato la
propria
disponibilità ad un incontro, anche immediato, e quando
aveva letto la risposta
“tempo mezz’ora e arrivo” si era messo
persino a saltellare.
Mezz’ora
più tardi però i salti
erano finiti, precisamente quando lui e il suo futuro coinquilino si
erano
incontrati faccia a faccia.
“AH-AHAHAHAHAH, non credo ai miei occhi! Sei TU?!...
sei proprio tu!”
Mr. Bau Bau.
Il
tizio che gli aveva quasi portato via anche le mutande
neppure tre ore prima.
La voglia di
sbattergli la porta
in faccia era stata veramente tanta, ma la spada di Damocle
dell’affitto
oscillava sulla sua testa, ed era bene far sì che il crine
di cavallo non si
spezzasse; dunque lo aveva fatto accomodare e, ignorando le sue risate
e le sue
prese in giro più o meno velate, gli aveva spiegato in poche
parole la propria
situazione, per poi domandargli della sua.
Sembrava che Bau
-gli aveva
detto di chiamarlo in quel modo per comodità- fosse stato
costretto a lasciare
la città nella quale aveva vissuto per anni a causa di
problemi con un tal Jack
Skeletron, “un mucchio
d’ossa che si
crede il re pur non essendo minimamente adatto. BAH! E ora, dopo aver
perso i
miei assistenti, sono pure costretto a sbaraccare!”.
Capendo fin troppo
bene i
problemi con i vari Jack, Frost o Skeletron che fossero, Pitch gli
aveva
concesso di restare dopo poche altre domande su introiti ed abitudini.
Troppo
poche.
[……]
«arriverà
il giorno in cui
troverò un coinquilino che non sia un sacco pieno di
insetti, non si scoli
tutto il mio whisky e non riceva denunce per molestie sessuali dalle
bambole di
pezza vive, puoi starne sicuro!» borbottò Pitch.
«oooh,
ancora con quella vecchia storia?!
Non è colpa mia
se quella si è scucita una gamba e l’ha messa
lì a fare cucù! Lo ha fatto
apposta, poi non può lamentarsi se ci sono cascato.
Capirai… adesso, se la fidanzatina
di Jack Skeletron denuncia
qualcuno, il sindaco si muove subito! Ah!»
sbottò, versandosi il quarto bicchiere di whisky di fila.
«al diavolo Halloween
Town, non si possono nemmeno mangiare le
persone o cercare di rimorchiare le donne in pace! Fanno tutte le difficili!»
«evita
almeno di ricordarmi le
tue strane abitudini alimentari, ti prego,
è già difficile così»
sbuffò Pitch.
«le sole
che ci stanno, non sempre, sono le
turiste» continuò
lui, imperterrito, sbattendo il bicchiere sul tavolo
«…e alcune è meglio
tenerle a distanza! Ti ho già raccontato di quella volta con
la Trinciastoffa?»
«non ho
avuto il piacere di
ascoltare quella storia, no» disse Pitch, alzando gli occhi
al soffitto.
«Sam Hain! Capelli rossi ricci fino alle
spalle, lunghe gambe snelle
e un fondoschiena sodo, tondo, bello come un ventuno a black jack:
quando i
miei ex assistenti me l’hanno portata non ci credevo.
Sembrava un po’svitata e
non era per nulla spaventata, ma visto che ci stava mi sono detto
“chi se ne frega!”…Giustamente,
no?!»
«ah-ah».
«e invece no! NO!!!»
afferrò direttamente la bottiglia «dopo cinque
volte - cinque!,
quella specie di incrocio tra un vaffanculo e un incantesimo
non
ne aveva ancora abbastanza!»
Pitch non
riuscì a trattenere
una risata strozzata: il suo coinquilino aveva un milione di difetti,
non
ultimo quello di mangiare le persone, ma a volte tirava fuori certe
storie e
certe definizioni che facevano crepare dal ridere.
«sì ma a me in tutto questo
sfugge una cosa…»
«alla tua
età non sai ancora
come si fanno i bambini, boogeyman
dei poveri?» gli domandò ironicamente il Bau Bau con
la sua voce roca.
«proprio
perché so come si fanno
mi domando come tu faccia a fare cose
con chicchessia, non avendo l’attrezzo giusto!»
disse Pitch, acido «sei fatto
di stoffa e insetti!»
Il suo interlocutore
a quel
punto sogghignò, per poi fare una risata gutturale.
«pensi spesso al mio attrezzo, eh
Pitchey?»
«ma che
diavolo vai dicendo?!»
sbraitò l’Uomo Nero, mentre l’altro
continuava a ridere. «non me ne importa
nulla del tuo attrezzo, nulla! NULLA!!!»
Tra
un’imprecazione sua e una
risata del suo coinquilino, mentre il principio di mal di testa che
aveva già da
prima iniziava a trasformarsi in una vera emicrania, Pitch
giurò a se stesso
che un giorno avrebbe trovato il modo di liberarsi di quello scassa
balle di
tela.
“e maledetti gli affitti troppo
cari!”
Buonasera!
Questa
è la prova del fatto che rivedere "The Nightmare Before
Christmas" ad Halloween mi ha fatto male, molto molto male, tra affitti
troppo alti, scolopendre in giro e Mr. Bau Bau che ha conosciuto Hallows
molto intimamente :'D
E niente, se avete voglia di lasciare un commento a questo concentrato
di demenza ne sarò felice :'D
Alla prossima (con un capitolo di qualcosa),
_Dracarys_
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