InformazioniXAstridXPhoenix
Mi sistemo meglio sul divano, fissando la mia attenzione sulla ragazza
di fronte a me.
Sono passati anni
dall’ultima volta che ci siamo viste, ma lei è
rimasta
quasi completamente uguale a quella volta…
Flashback
La notte, col suo
manto nero d’ombre, trasformava completamente il paesaggio
circostante.
Era una bella notte.
Le stelle
illuminavano il cielo come capocchie di spilli, mentre un vento fresco
smuoveva invisibili foglie d’alberi. Il silenzio era spezzato
solo da brevi e sporadici richiami d’uccelli notturni.
Una risata
s’alzò nel vento, avvolgendo la ragazza
di una luce quasi magica, pericolosa.
- sei riuscita a
raggiungermi, complimenti – esclamò, con
un sorriso sarcastico.
D’istinto,
mi venne da restituirle il sorriso.
- grazie,
è il mio mestiere – ribattei, sorridendole
tranquillamente.
Anche lei era
tranquilla, probabilmente mi sottovalutava. Avevo capito subito che era
una tipa decisa.
- comunque, non ti
restituirò il ciondolo solo perché sei riuscita a
raggiungermi – osservò lei.
Annuì.
- ovviamente, se no
che ladra saresti? –
Peccato che fosse
una ladra e io
una Black List Hunter, se no probabilmente mi sarebbe anche potuta
essere simpatica. Un po’ troppo piena di sé, ma
può
essere un pregio, a volte.
Scoppiò
di nuovo a ridere.
- sei Nimph, giusto?
– mi chiese.
- e tu sei Astrid,
giovane ed
esperta ladra di tesori vari – affermai, sorridendo.
– puoi
anche chiamarmi Tsukiko, se ti va… -
Sorrise in risposta,
attorcigliandosi una ciocca di capelli neri al dito.
- lo
terrò a mente – acconsentì, scrollando
le spalle.
Mi venne da ridere.
Aveva davvero un’immensa considerazione di sé.
Da un certo punto di
vista, mi ricordava la mia piccola sorellina Ninaive.
- sei molto brava,
devo
ammetterlo – osservai, passandomi una mano tra i capelli,
resi
neri come quelli della mia avversaria, spettinati dal vento.
- anche tu, ma non
credere che sarà facile riprendere il ciondolo
– ribatté lei, col suo tono sicuro.
Il mio sorriso si
fece duro, preparandomi alla battaglia.
- vedremo –
Fine
Flashback
Alla fine era
riuscita a fuggire, anche se l’avevo ferita ad un fianco.
Col passare degli
anni, avevo iniziato a rispettarla, anche se poi non
c’eravamo più
“scontrate”.
Rispettavo la sua
bravura, sebbene non approvassi il suo lavoro.
Ma ognuno, alla
fine, fa le sue scelte no?
Mi porto la tazza di
tè
alle labbra, soffiandoci sopra per raffreddare il liquido speziato. I
miei occhi non si staccano dai suoi.
Per un po’
beviamo in silenzio, ognuna aspettando la mossa
dell’altra.
I miei sensi sono
all’erta.
La rispetto e so che non sarebbe mai scesa ad avvelenarmi senza motivo,
ma ciò non vuol dire che mi fido di lei. In fondo
è mia
nemica.
Buffa la vita,
penso, che ti porta ad allearti coi tuoi nemici.
Un piccolo sorriso
increspa le mie labbra. Già, la vita fa strani
scherzi…
- cosa sai sul conto
degli individui con cui stavo parlando prima? – mi domanda,
spezzando il silenzio.
Dalla luce che
è passata nei suoi occhi capisco che è molto
interessata. È importante per lei sapere.
Davvero utile per
me. Mentalmente
ringrazio il mio Kaito, perché è merito suo se so
quel
che so riguardo Feitan e Phinks.
Mi era quasi venuto
un infarto, vedendo Astrid parlare con quei due.
- so qualche cosa,
ma in cambio
voglio un’informazione – ribatto, sorridendo. Non
rifiuterà, dal suo sguardo si capisce che muore dalla voglia
di
sapere qualcosa su quei due.
O forse si tratta di
uno dei due?
Interessante, sempre
di più…
Ci pensa un
po’ su, anche
se le si legge in faccia che accetterà, d’altronde
se fin
dall’inizio aveva intenzione di rifiutare non mi avrebbe
portata
nel suo appartamento.
Sorseggio il mio
tè, guardandola mentre combatte interiormente contro
sé stessa.
Di sicuro nutre
rancore nei miei
confronti, conoscendola. Beh, non la conosco bene, ma i suoi pensieri
sono facili da decifrare per me, abituata a parlare con gli animali.
Okay, non
è la stessa
cosa, non leggo nel pensiero agli umani, ma il mio Nen mi aiuta a
capire meglio qualsiasi essere vivente.
- cosa vorresti
sapere da me? – s’arrende, alla fine.
Sorrido,
sorseggiando ancora il mio tè.
- in
realtà mi piacerebbe
sapere tante cose – confesso – ma
l’informazione che
mi serve è una: dove si trova e chi è Phoenix?
–
- a me sembrano due
informazioni – osserva lei.
Il mio sorriso
s’allarga. Tipa tosta.
- prendere o
lasciare –
- cosa ti fa pensare
che io sappia di questa Phoenix? –
Domanda
più che lecita. In realtà non so bene
perché sono andata da lei.
Quando
l’ho vista in
compagnia di quei due, notando come si comportava lei…come
se
non sapesse chi sono…allora questo piano
s’è
formato nella mia mente.
D’altronde,
le miei intuizioni sono sempre state corrette, per ora.
Forse
l’unico errore
è stato Kaito, ma, se si tratta veramente di uno sbaglio,
sono
più che felice di averlo commesso.
Una parte di me,
ancora, spera di
rivederlo, di riabbracciarlo…per quanto impossibile sembra
alla
mia parte razionale e pratica.
Quando perdi
qualcosa, lo è per sempre.
Ninaive.
La mia vecchia vita.
Kaito.
La mia pace nella
foresta.
Nella mia vita ho
perso sempre
tutto. Eppure mi ostino a costruirmi qualcosa di nuovo ogni volta,
qualcosa che so verrà distrutto, prima o poi.
- tu sei una ladra,
ovviamente,
per il tuo bene, scopri più che puoi sul conto dei Black
List
Hunter – rispondo, optando per la spiegazione più
razionale.
Annuisce,
continuando ad arrotolarsi una ciocca corvina al dito.
- a proposito, che
fine ha fatto la tua comare, Ninaive? – domanda, incuriosita.
Un colpo su una
ferita ancora aperta. Inconsciamente mi ha pugnalato al cuore.
- morta –
rispondo con tono inespressivo.
Un lampo di sorpresa
passa per i suoi occhi viola, per poi scomparire
nell’indifferenza.
- capisco
–
- che fine ha fatto
il ciondolo? – domando. Risposta per risposta.
Sorride.
- è al
sicuro – risponde, con un lampo astuto negli occhi. Sorrido
anch’io.
- Quelli con cui
stavi parlando
quando t’ho vista, Feitan e Phinks, sono due esponenti del
Genei
Ryodan, il clan del Ragno – rivelo, guardandola con
serietà.
I suoi grandi occhi
viola si spalancano per la sorpresa, poi la sua espressione torna
neutrale.
- Phoenix
è una ragazzina,
coi capelli corti e neri, tranne una ciocca rossa. Si veste con una
tuta aderente, davvero esagerata secondo me. Gira insieme al suo
ragazzo, credo, che ha i capelli verdi neri, dall’aria
davvero
infantile. Mi sembra di aver sentito che si stavano dirigendo ad un
incontro nel parco –
Annuisco,
immagazzinando le informazioni. Bene, non credo che ci siano
tante coppie così che girano per il parco.
- grazie,
è stato un piacere fare affari con te – esclamo
con tono ironico, alzandomi e dirigendomi alla porta.
Un attimo prima di
uscire, mi volto verso di lei.
- sai, vero, la
leggenda di quel ciondolo? – chiedo, incuriosita.
D’altronde,
io l’ho scoperto qualche tempo dopo che lei l’aveva
rubato.
- ovviamente
–
Annuisco.
Flashback
Sfogliai il quaderno che tenevo fra le mani, curiosa. Era piccolo,
circa quindici centimetri per dieci, rivestito da una copertina blu
scuro. Niente di che, a prima vista.
L'avevo visto per terra, vicino alle cose di Kaito e mi aveva
incuriosita parecchio.
Così, sentendomi come un'intrusa, avevo preso a sfogliarlo,
trovandoc dentro strani appunti, tutti scritti con la grafia odinata e
spigolosa del mio Kaito.
Tra tutti quegli appunti, che spaziavano da cose della vita di tutt i
giorni a misteri vari, avevo vsto un brano che aveva attirato il mio
sguardo, sopratutto perchè era scritto con una
grafia
differente, più elegante, del resto.
Si narra che le pietre
furono create dai tre più potenti popoli del pianeta
allo scopo di aiutare coloro che non avevano poteri molto forti. I
popoli erano ovviamente Egizi, Greci e Latini.
Ogni pietra custodiva in sè un potere singolo, legato al
possessore, e se unita ad altre quattro permetteva di esprimere una
richiesta di ordine superiore.
I possesssori delle pietre, che all'inizio erano i loro creatori, ne
avevano il controllo dei poteri e vivevano in pace aiutando le persone
coi loro poteri che attivavano appieno trasformandosi, a seconda del
loro carattere in Magici (Fate o Folier, Streghe o Maghi e Elfi).
Erano chiamati Custodi.
Come nel casodella Pizia di Delfi o delle Vestali Romane, la
Pizia e la Gran Sacerdotessa erano le Custodi delle pietre di Apollo e
Vesta.
Tuttavia i grandi poteri sono oggetto di grandi invidie e ben
presto degli Umani, che volevano a loro volta il potere, cominciarono
ad uccidere i Custodi per impossessarsi delle pietre. Inutile dire che
fu un massacro. Fedeli contro bramosi di potere, Custidi da soli
schiacciati venti a uno dalle folle...
I pochi superstiti allora, per impedire un uso sconsiderato del potere,
decisero di bloccare le pietre e di disperderle. Gli unici che
potessero
utilizzarle erano, e sono tutt'ora, i Custodi.
Con la scomparsa di molti di loro si dovette trovare un rimedio al
problema della successione, la soluzione più sempllice parve
di
far scegliere alla pietra stessa a chi legarsi, donare i suoi poteri e
la possibilità di diventare Magici a loro volta. Dato che da
quella decisione le pietre potevano "vedere" a chi legarsi venne
stabilito il nome di Occhi.
Venne inoltre redatto il libro degli Occhi. Perchè
in fondo i Magici non provavano rancore
verso gli Umani e volevano che i meritevoli potessero comunque
usufruire del loro dono-prestito. O quantomeno conoscerlo.
Questo accadde grosso modo nel periodo della seconda Guerra Punica,
nello stesso periodo delle Guerre Macedoniche.
Le
pietresono divise in gruppi ben precisi. Le pietre devono
essere
raggruppate secondo etnia divina, quindi funzionano solo se si
raggruppano le cinque dello stesso popolo.
Sono
inutili, tranne nel caso che ad usarle sono i loro Custodi,
essi sono in grado di sfruttare
le capacità della loro pietra, riescono a riconoscersi tra
loro
anche senza essere trasformati e percepiscono la vicinanza degli Occhi,
siano essi custoditi o meno.
Un
altro modo per trovare le pietre è quello di utilizzare un
ciondlo magico, detto Occhio di Cleopatra.
Circa due secoli dopo la dispersione la regina Egizia Cleopatra volle
rintracciare le pietre per favorire la vittoria di Antonio su
Ottaviano. Non riuscendovi con i metodi di ricerca classici decise di
creare un metodo alternativo: con i suoi poteri creò un
amuleto
in grado di rintracciare gli Occhi. Tuttavia volendo strafare decise
che l'amuleto avrebbe anche potenziato i poteri degli Occhi. E questa
fu la sua rovina. L'amuleto assorbì tutta la sua energia
vitale
stroncandola visto che il potere per crearlo richiedeva più
energia di quanta lei ne avesse. Quella del suicidio tramite il
serpente era solo una fola
creata per nobilitare l'amore della regina per il suo amante.
L'amuleto, chiamato Occhio di Cleopatra, passò poi in mano
alla
famiglia di Ottaviano, il che spiega la potenza di Roma nel periodo
successivo. Non si sa bene quando Roma perse il potere delle pietre, si
sa solo che ora l'amuleto è disperso. E che può
essere
usato solo da chi
"ha animo di regina", così dice il libro.
Scritta
con la grafia di Kato, c'era una nota:
il Clan di Sanne custodisce una delle pietre, ma è a
conoscenza di soli sette Occhi.
- Kiky!
- m'interruppe Kaito, comparso sulla soglia.
Rossa di vergogna per esser stata colta in fallo a curiosare tra le sue
cose, abbassai il capo e mormorai delle scuse, mettendo il libro dove
lo avevo trovato.
Kaito mi guardò in modo strano, ma non disse nient'altro,
limitandos ad andarsene di nuovo. Lasciandomi impalata a rimproverarmi
da sola, finchè non decii di ignorare tutt e tentare di
dimenticarlo...
Fine
Flashback
- solo chi ha animo
di regina potrà servirsi dell’Occhio di Cleopatra
– cito, ricordando la leggenda.
- e il suo compito
sarà di
riunire gli Occhi degli Dei, per far tornare splendente il Grande
Popolo dei Figli di Rah – conclude lei, in tono serio.
- quindi vuoi
riunire questi Occhi? – domando, con un’idea che si
forma in testa.
Annuisce.
- si, ma non pensare
che lavorerò con te – mi apostrofa sorridendo.
- vorresti unirti al
Genei Ryodan? – chiedo, incredula. Ma cosa le passa per la
testa?
Scrolla le spalle in
risposta, continuando ad attorcigliarsi una ciocca di capelli al dito.
Sospiro, rassegnata.
- quindi ci
troveremo ad essere di nuovo avversarie – concludo, aprendo
la porta.
- buona fortuna,
Astrid – aggiungo, uscendo.
- buona fortuna,
Tsukiko -
***
La porta sbatte alle mie spalle, chiudendo definitivamente ogni
contatto con la mia "nemica".
Avversaria, suona meglio.
Cinque minuti e sono di nuovo in strada, tra la massa brulicante di
vita della città.
Mi sento estranea, come un alieno che è precipitato
d'improvviso per errore su un pianeta sconosciuto.
Mi sento fuori posto tra tutti questi estranei. Ognuno di loro ha i
suoi problemi, le gioie e i dolori di una vita normale.
Ma nessuno, nessuno ha mai vissuto ciò che ho vissuto io,
oppure
ciò che ha vissuto Astrid o, ancora, ciò che ha
vissuto
qualsiasi Hunter.
Persone normali. Persone con un tetto sopra la testa, una familiare
sicurezza, una vita opaca e monotona.
No, non fa per me.
Un piccolo sorriso m'increspa le labbra mentre m'avvio al parco,
camminando normalmente, persa nei miei ricordi.
Si, la vita in città non fa per me, preferisco la quiete
della foresta, il silenzio e la tranquillità.
Ciò non vuol dire che disprezzo la compagnia umana o detesto
la città.
Flashback
- Semplicemente, non siete compatibili - concluse Kaito, guardandomi
con un sorriso divertito e affettuoso.Non potei evitare di
restituirglielo.
- più o meno, diciamo che preferisco la pace della foresta
al caos della città -
- la solita eremita incompresa... - mi prese in giro lui.
Ci guardammo per un attimo in silenzio, poi io sbuffai e mi sdraiai di
nuovo sull'erba fresca.
Il cielo, sopra di noi, era d'un azzurro fiordaliso, spruzzato da
boccoli di nuvole bianche. Il sole riscaldava dolcemente il terreno,
asciugando le foglie e l'erba dalla rugiada notturna.
Si sentiva l'odore della primavera, carico di profumi e suoni ormai
familiari al mio udito.
Socchiusi gli occhi, assaporando quel dolce torpore, dimenticando per
un attimo il mondo che mi circondava.
Una carezza sulla guancia mi fece riaprire gli occhi, solo per trovarmi
immersa nell'oceano scuro degli occhi di Kaito.
- scusa, mi ero distratta... - balbettai, arrossendo.
Ma perchè, quando sono con lui, mi sento sempre in imbarazzo?
Kaito scoppiò a ridere vedendo la mai faccia. Si, dovevo
sembrare buffa in quel momento.
- ecco, non mi ascolti mai quando parlo... - mi
accusò schersozamente, passandomi una mano tra i capelli.
Sorrisi, allungando una mano per accarezzargli una guancia.
- è colpa tua, non sai attirare la mia attenzione... -
Non riuscii a finire la frase che le labbra di lui erano sulle mie,
mentre le sue braccia mi circondavano delicatamente.
- adesso ho attirato la tua attenzione? - mi sussurrò ad un
orecchio, facendomi rabbrividire.
- direi di si - risposi, facendolo scoppiare a ridere di nuovo.
Mi unii alla sua risata, senza poter fare a meno di bearmi di quel
suono che adoravo.
Non rideva quasi mai, tranne quando io riuscivo a farlo ridere.
E, quelle volte che ci riuscivo, volevo sentirlo all'infinito ridere.
Se rideva, voleva dire che era felice, che stava bene.
Era la cosa più importante per me.
Un'altra carezza, dolce e leggera come una piuma.
- a cosa pensi, Kiky? - mi domandò lui, guardandomi in modo
indecifrabile.
Sorrisi, sentendomi arrossire. Era più forte di me, mi
sembrava di essere una bambinetta quando stavo con lui.
A fatica distolsi lo sguardo dai suoi occhi che mi fissavano
dolcemente,
volgendomi a guardare il cielo tra le fronde verdeggianti degli alberi.
- penso a te, alla tua risata che vorrei sentire per sempre - risposi,
sincera.
Il viso di Kaito s'addolcì e lui si chinò ad
abbracciarmi, tringendomi a sè, cullandomi, tenendomi
stretta al
suo petto.
Fine
Flashback
Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia, come se con tutto
sè stesso mi stesse proteggendo dal mondo circostante.
Peccato solo che, alla fine, non fosse riuscito a proteggermi da
sè stesso, dal dolore che mi ha causato la sua perdita.
O forse mi sono solo immaginata tutto, forse quel senso di sicurezza
era una mia fantasia?
Sospiro.
Basta perdermi nel passato, non ci ricavo nient'altro che agrodolci
ricordi inutili. Pensieri masochisti.
Un altro sospiro, mentre alzo lo sguardo sul Sole che splende
allegramente.
È una bella giornata estiva, si sta davvero bene. L'ideale
per una passeggiata nel parco.
Eggia, il parco.
Devo concentrarmi e trovare il prima possibile Phoenix
perchè,
se decidesse di partire senza di me, sarebbe più complicato
rirovarla.
Non che io non sia capace, ma preferirei evitare fatiche inutili.
M'incammino, a passo deciso, verso l'entrata del parco, perdendomi ad
ammirare il verde delle foglie, i canti degli uccelli.
Il mondo è pieno di lingue, di melodie nascoste...
Mi lascio trasportare dai suoni della Natura, così come mi
aveva
insegnato il mio Kaito. Solo lui, difatti, era riuscito a farmi davvero
amare la vita selvaggia e incontaminata.
Cammino, beandomi del soleche m'accarezza la pelle, dl fresco vento che
giocherella coi miei capelli, tra le fronde degli alberi.
Improvviamente mi blocco, sentendo un rumore diverso, una melodia
differente, interrompere, eppure legarsi, fondersi, con i canti della
natura.
Suono di voci. Voci umane.
Da di fianco ad un albero osservo la scena vicino alla fontana del
parco: un gruppo di ragazzi, di diversa età, sta
chiacchierando.
In quel momento arrivano altri due ragazzi, un uomo giovane vestito in
modo elegante, dai capelli castani e la camminata sicura di
sè e
una ragazza di circa la stessa età, bionda e allegra. O
almeno,
percepisco la sua presenza allegra di fianco a quella dell'uomo,
più seria.
Uno dei ragazzini del gruppo li nota, quello coi capelli verde scuro,
fiondandosi e facendo cadere a terra l'uomo.
Il ragazzo che accompagnava Phoenix. Bene, l'ho trovata. Una veloce
occhiata me lo conferma: eccola, che fissa innamorata il ragazzino.
Una fitta di gelosia che soffoco con decisione. Che senso ha essere
gelosa dell'amore degli altri? forse perchè loro possono
condividerlo, mentre io sono qui a marcire nel mio brodo, sprando nel
ritorno di qualcuno che forse non tornerà.
Ma lasciamo perdere, mi concentro sulla scena.
- Leorio! come stai? com'è andato il viaggio? - domanda il
ragazzino, somemrgendo di domande Leorio, l'uomo bruno. Sembrano quasi
tutti divertiti dall'esuberanza del ragazzino, come se si fossero
già affezzionati a lui... anch'io, un poco, lo trovo
già
simpatico.
- Gon, per la seconda vota, non soffocarlo - lo rimprovera un altro
ragazzo, più o meno della stessa età, coi capelli
bianchi
e un'aria pericolosa che si vede tiene nascosta.
- appunto. faccelo salutare anche a noi - aggiunge un biondino, un po'
più grande de due ragazzini. Mi sembra pacato, tranquillo
esteriormente, eppure dilaniato da un odio profondo che nasconde.
Il mio spirito è tentato di aiutarlo, di farlo star meglio,
ma
una presenza, come protwttrice, mi rassicura: quel ragazzo è
già aiutato dalla ragazza dai capelli neri e gli occhi
violetti
vicino a lui. Da lei emana anche una certa urgenza, come se dovesse
andare ad un impegno a cui non vuole partecipare ma deve.
Comunque, quindi Phoenix è innamorata di questo Gon.
Probabilmente sono anche fidanzati, da quel che posso dedurre. Ovvio,
le mie sono solo supposizioni...
Gon...perchè questo nome mi risulta familiare?
- Ehi Leorio, ma quella è la tua ragazza? - domanda
l'albino,
con una nota schersoza. Lo sta prendendo in giro, si capisce a
chilometri di distanza. La ragazza vicino a lui, da capelli castani e
vestita seriamnte, gli tira una schersoza pacca sulal testa. Un gioco,
quasi. Eppure a me sembra anche un gesto affettivo.
Oh ecco, sono finita in emzzo ad una riunione d amici con le rispettive
ragazze.
Ma quindi Phoenix cosa sta architettando?
- non fare il maleducato - lo rimprovera la ragazza, mentre lui le tira
fuori la lingua.
Scherzi tra innamorati. Sono teneri, davvero. Perfettamente assortiti,
completamente "giusti" l'uno epr l'altra.
Kiky, concentrati! non devi perderti dietro ragionamenti che potrebebro
portarti ad un punt doloroso che non vuoi sfiorare.
Eppure, non penso sempre, costantemente, al mio Kaito?
Per quello, forse, ho accettato l'incarico di aiutare Phoenix, forse
spero di ritrovare Kaito, se anche lui è partito alal
ricerca
delle pietre.
Ma perchè, poi, non mi ha detto tutto, non mi ha chiesto di
aiutarlo?
Vicino alla fontana, intanto, si stanno presentando. Cos`scopro che
Phoenix si chiama Amy, l'albino Killua, la sua ragazza Myrabel, il
biondino Kurapika e la protettrice del biondo si chiama Yuki.
- Il mio negozio è qui vicino...a chi va una torta al
cioccolato? - domanda Sakura, la migliroe amica i Leorio.
Anche se, dalle sensazioni che emana, mi pare che vorrebbe esser di
più che una buona amica...
affari loro, insomma.
Da quando sono diventata così ficcanaso? Così
gelosa degli altri, dell'amore degli altri?
Eggia, mi sento impazzire...o forse sono già pazza...
Sospiro, seguendo con lo sguardo il gruppo che, intanto, si sta
allontanando.
- scusate, ma io dovrei andare, mi dispiace - sento la voce di Yuki che
lancia anche uno sguardo a Kurapika. - tu resta coi tuoi amici, poi ti
riferirò tutto - aggiunge, zittendo il biondo.
Le costa lasciarlo, ma sa che si trova in buone mani.
Mi sta sempre più simpatica, quella ragazza...
La seguo con lo sguardo, dpo che ha salutat il gruppo e se ne
è andata di corsa.
Vorrei seguirla, parlarle, consocerla, ma il mio compito è
parlare con Amy. Spiegarle chi sono e che devo aiutarla nelal ricerca
degli Occhi.
Quegli Occhi che, ne sono certa, mi hanno rovinato la vita.....
Well,
Well...rieccomi qui ^.^
Comunque, ecco che posto
(tipo il giorno dopo Cry xD ma tanto non ho problemi a scrivere ^^
basta avere tempo ^.^) finalmente xD
Well, so che
è forse un
po' lunghino(stile papiro infinito xD o Rotoloni Regina xDxDxD), ma
dopo una chiacchierata con Danielle, abbiamo deciso di
anticipare
con questo capitolo un pezzo che non era ancora stato deciso quando
postare ^.^''
Per il resto,
spero che piaccia come capitolus xDxD
ah, ho aggiunto
l'ultimo pezzo così x D
spero che Kura non mi linci perchè ho fatto andare via Yuki
senza Kurapika xDxD ma dato che c'ero.....(al massimo
chiedo perdono ^^)
Well, questo
è tutto xDxD
Kisses-Kisses
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