Il sapore della felicità

di Bali2607
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Nell'aria si sentiva l'intenso profumo delle primule in fiore.
Leggera, quasi indistinta, una fragranza di oleandro.
Era quel profumo che preannuncia l'imminente arrivo dell'estate. 
Quel profumo al quale non si riesce a restare indifferenti.
Rievoca ricordi, emozioni, fa nascere sogni e speranze.
Proprio laggiù, nella piccola radura posta al limitare del boschetto di faggi, non sarebbe stato strano imbattersi in due piccole figure.
Sdraiate sotto la quercia secolare al centro della radura, fissavano la chioma dell'albero, tra le cui foglie si intravedeva una casettina in legno per i merli.
Un po' sgangherata e col tetto leggermente storto, ma comunque la loro casetta. La avevano iniziata a costruire all'avviciniarsi del decimo compleanno di Dean, quando ormai sembrava che gli anni riservati ai loro meravigliosi giochi d'infanzia stessero volando via.
Non avevano voluto essere aiutati nemmeno nel fissare i chiodi, non tanto perché fossero orgogliosi, ma perché era una ragione di principio. 
L'anno seguente Dean avrebbe cominciato a frequentare le scuole medie mentre Jane sarebbe rimasta ancora un anno alle elementari.
Entrambi speravano che le cose non sarebbero cambiate più di tanto, ma in cuor loro sapevano che il loro rapporto non sarebbe più stato così intimo e confidenziale come era stato fino ad allora. Ma un cambiamento , anche il più piccolo, era inevitabile .
Perciò era tanto importante costruire da soli quella casetta. Rappresentava la loro scommessa, era insieme la messa in gioco della loro amicizia e la muta promessa che si facevano non lasciarsi andare solo perché qualcosa si sarebbe messo in mezzo.
Dean e Jane avevano lavorato alla casetta per tutto l'inverno ed era stata per loro una grandissima soddisfazione scoprire che, pochi giorni dopo che l'avevano appesa ai rami, una famigliola di merli si era "trasferita" lì. 
La scelta di appenderla alla quercia aveva significato molto. 
Dopotutto, era lì che si erano incontrati per la prima volta.
Era un pomeriggio assolato di fine estate, si avvicinava il tramonto.
Jane, all'epoca solo cinque anni (e mezzo, teneva lei a precisare quando raccontava la storia), stava rincorrendo Fluffy, la sua gattina fuggita di casa.
Era riuscita a starle dietro fino al limitare della radura, ma l'aveva persa di vista una volta entrata.
Le lacrime stavano già per inondarle il viso quando da dietro i cespugli era sbucato un bambino, all'incirca della sua età, che, senza neppure essersi presentato, si era limitato a indicare la quercia e a dire: "È lassù, ma ha paura di scendere". 
Poi, voltatosi, era corso via e le aveva chiesto di aspettarlo. 
Jane non se l'era fatto ripetere due volte e aveva atteso pazientemente.
Neanche cinque minuti ed eccolo di ritorno. Portava con sè una scodellina di latte.
Inginocchiatosi ai piedi dell'albero, aveva cominciato a schioccare la dita e a fischiettare una melodia, come per invogliare la gatta a scendere.
Non avevano dovuto attendere molto perché la testa di Fluffy facesse capolino dalle fronde e la gattina tornasse a terra sana e salva.
A quel punto Jane, raggiante di gioia, si era voltata verso il suo misterioso salvatore per ringraziarlo, ma solo dopo si era ricordata di non conoscerne il nome: "Grazie... Grazie ehm.." 
"Dean, mi chiamo Dean" le aveva risposto il bambino tendendo verso di lei una mano sporca di quella che ad un primo sguardo sembrava marmellata di ciliegie. 
"E io sono Jane" aveva ribattuto lei, stringendo forte tra le sue quelle dita appiccicose.






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