Friends Or Lovers?

di Kodocha
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La suoneria del telefono si propagò insistente nella camera da letto in cui alloggiavano, facendo imprecare senza ritegno un Akito particolarmente assonnato ed infastidito.
Cercò a tentoni il suo cellulare sul comodino, riuscendo ad afferrarlo solo dopo vari tentativi, sbuffando quando lesse il nome del mittente.
«Matsui, che diavolo vuoi?»
«Razza di imbecille!» urlò lei, costringendolo ad allontare l’apparecchio dall’orecchio, per non rischiare di rimetterci un timpano «Si può sapere che fine hai fatto? Ti avevo chiesto di tenermi aggiornata e tu te ne se completamente fregato!»
Alzò gli occhi al soffitto, scompigliandosi i capelli «Scusami tanto, ma sai com’è… ho avuto da fare»
«L’avete fatto?» gli chiese diretta, facendogli andare la saliva di traverso.
Tossì diverse volte, prima di riuscire a riprendersi e solo dopo, si decise a rispondere «Ma che razza di domande sono?»
«Andiamo, non dirmi che il Dongiovanni di Tokyo si scandalizza per così poco» ironizzò, facendogli arricciare il naso «Allora? L’avete fatto? Com’è stato? Avrò un nipotino a breve?Parla!»
«N-no…non l’abbiamo fatto» momorò imbarazzato, guardando di sottecchi Sana, ancora addormentata con il capo appoggiato sul suo petto.
Ghingò divertito, scuotendo appena il capo…era incredibile, quella ragazza aveva davvero il sonno pesante.
Fece scendere lo sguardo lungo il suo corpo, coperto solo da un misero babydoll e deglutì a vuoto, ignorando la lista di insulti ed imprecazioni che Fuka gli stava lanciando dall’altra parte del telefono.
Era stata davvero dura, la scorsa notte, resistere dalla tentazione di farla sua ed amarla come non aveva mai fatto prima d’ora ma alla fine, per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, era riuscito a mantenere un certo autocontrollo.
Non voleva che facesse qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire visto che, in fondo, era ancora impegnata con quel damerino di Naozumi e poi... c'era ancora una cosa che doveva confessarle, ma che non aveva ancora avuto il coraggio di fare.
«Hayama, mi stai ascoltando?» gli chiese Fuka, distogliendolo dai suoi stessi pensieri.
«Veramente no, ero rimasto a quando mi hai chiamato “uomo senza palle”, dopodichè ho smesso di ascoltare»
La sentì sospirare «Ti avevo chiesto se ricordi che giorno è oggi»
«Dovrebbe essere il nostro nono anniversario» le rispose, senza pensarci un secondo di troppo.
Come poteva dimenticare quel giorno?
Anche volendo, non c’era mai riuscito in tutti quegli anni…
D’istinto sorrise, ricordando quel pomeriggio di nove anni addietro, in cui lui, dopo aver ottenuto la tanto agognata e sudata cintura nera, nel suo modo impacciato ed imbarazzato era riuscito finalmente a confessarle i suoi veri sentimenti, sotto al loro gazebo, il luogo in cui era nato tutto.
«Esatto e dimmi, hai qualche programma in mente? Che ne so... una cenetta romantica, solo per voi due, ad esempio...»
«Matsui, ti ricordo che non stiamo più insieme e al momento non so ancora se sceglierà me o quella fatina che la sta aspettando a Tokyo... quindi, non dobbiamo festeggiare e…»
«Ma vuoi riconquistarla, dico bene?» lo interruppe, ricevendo un flebile «Sì» come risposta.
«E non pensi che potrebbe apprezzare di buon grado, un gesto romantico da parte tua? E poi chissà, se giocherai bene le tue carte, lei in cambio potrebbe anche aprirti le porte del paradiso»
«Per porte del paradiso intendi…»
«Sì Akito, mi riferisco ad una notte di travolgente e sfrenata passione»
Hayama deglutì, avvertendo la temperatura corporea salire alle stelle.
«Diamine Matsui, quando ti ci metti diventi anche più malata del sottoscritto»
L’amica scoppiò a ridere, per poi tornare improvvisamente seria «Hayama, posso farti una domanda?»
«Che me lo chiedi a fare? Sappiamo entrambi che me la farai ugualmente»
«Non sto sprecando tutte le mie forze per poi scoprire che in realtà è successo per davvero qualcosa, con quella Mizu, quando tu e Sana stavate ancora insieme… vero?»
Lui restò in silenzio per diversi secondi, aprendo e riuchiudendo la bocca almeno una decina di volte, indeciso su come risponderle «No Fuka, quando stavamo insieme, non è successo nulla tra me è Mizu»

«E dopo?E’ successo qualcosa?» gli chiese sospettosa, come se avesse intuito qualcosa.
«Ti saluto, Matsui» si limitò a risponderle, chiudendo lì la chiamata e spegnendo il cellulare.
Si sistemò meglio sul letto, stringendo a sé la ragazza dai capelli ramati che dormiva beatamente al suo fianco, non riuscendo ad impedire al senso di colpa di farsi spazio dentro di lui.
Si sentiva un verme per ciò che aveva fatto in passato, ma purtroppo, anche volendo, non poteva tornare indietro ed evitare di commettere quell’errore.
La fissò, mordendosi il labbro inferiore, preoccupato dalla reazione che Sana avrebbe potuto avere, se fosse venuta a conoscenza della verità.
Si portò una mano sul volto, con fare disperato… doveva dirglielo, non aveva altra scelta, non poteva continuare a portarsi quel peso sulle spalle, soprattutto adesso che stavano tentando di ricostruire qualcosa.

 


 
***
 
 
 
 
Quando verso sera, terminati gli impegni lavorativi che l’avevano tenuta occupata per gran parte della giornata, Sana rientrò in camera, rimase piacevolmente sorpresa da ciò le si presentò davanti agli occhi.
La stanza era illuminata da diverse candele sparse un po’ ovunque, al centro del tavolo, apparecchiato per due persone, c’erano diverse pietanze dall’aspetto davvero invitante e come ultima cosa, ma non meno rilevante, il letto matrimoniale che padroneggiava al centro della camera, era praticamente cosparso da patali di rosa.
Si portò le mani sul viso, con gli occhi velati dalla commozione.
In cuor suo sperava che, anche se non stessero insieme, Akito avrebbe organizzato qualcosa per quel giorno, ma di certo non si aspettava tutto questo… soprattutto conoscendo lui, anti-romantiscismo per eccellenza.

«Allora, ti…ti piace?» le chiese lui, impacciato ed imbarazzato come mai prima d’ora.
Lei gli sorrise, gettandosi tra le sue braccia «Non immagini quanto» gli stampò un bacio a fior di labbra, che fece sorridere anche lui «Non l’avevi mai fatto prima d’ora, essere così romantico intendo»
«Si lo so…» arrossì, grattandosi dietro la nuca «E mi auguro che tu non ne faccia parola con nessuno… sai com’è, ho una reputazione da duro da difendere»
Sana rise divertita, per poi rattristarsi improvvisamente, senza un apparente motivo.
«E adesso che ti prende?»
«Io non ti ho fatto nulla…volevo farti qualcosa giuro, ma non sapevo cosa e alla fine mi sono presentata a mani vuote» sospirò, chinando il capo «Scusami»
Lui le posò un dito sotto al meno, alzandole il viso per costringerla a guardarlo negli occhi «Ho un’idea su come puoi farti perdonare»
E prima che lei potesse rispondergli o anche solo capire il significato delle sue parole, la baciò.
Sorrise sulle sue labbra, ricambiando il bacio che, come sempre, da dolce e lento, diventò pian piano sempre più travolgente e passionale.
«Sai, credo di avere un modo migliore per farmi perdonare» sussurrò, ad un soffio dal suo viso.
Sollevò un sopracciglio «Ah si?»
Annuì, sorridendogli maliziosa «Adesso vedrai»
Abbassò le spalline del vestito, lasciandolo scivolare lentamente via dal suo corpo, mostrandosi ai suoi occhi, con solo un misero completino intimo a coprirla.
Una vocina nella sua testa, continuava a ripeterle che era troppo presto, che c’erano ancora tante cose da chiarire, che non poteva fare un torto del genere a Nao, ma non le diede peso.
Amava quel ragazzo, non aveva mai smesso di farlo, nonostante in quegli anni avesse tentato di convincere tutti, lei compresa, del contrario.
Hayama indietreggiò di un passo, per poterla ammirare meglio, eccitato e allo stesso tempo sorpreso dalla sua audacia.
«Ehm sì…in effetti, la tua idea è decisamente migliore della mia»
E senza pensarci due volte, l’attirò nuovamente a sé, imprigionando le labbra sulle sue.
Accadde tutto in una frazione di secondo: si distesero sul letto, lui era sopra di lei, entrambi si guardarono intensamente negli occhi per poi continuare a baciarsi con passione.
Akito iniziò a baciarle il collo e ad accarezzarle il corpo, imprigionandolo con le sue possenti braccia e lei lo lasciava fare… lo voleva, lo desiderava, non aspettava altro.
Sana si aggrappò alla sua camicia e in poco tempo si sorprese a sbottonare pian piano i bottoni, imbarazzata ed impacciata.
Akito, rendendosi conto della sua incertezza le sfiorò le dita tremanti si liberò dall'indumento, permettendole di percorrere con le dita le linee dei pettorali e degli addominali ben scolpiti.
«Fai l’amore con me»
Gli sussurrò, ma la reazione di lui, che s’irrigidì di colpo, la lasciò parecchio perplessa.
«Non… non vuoi?»
Hayama sospirò, alzandosi dal suo corpo e mettendosi a sedere sul bordo del letto «Certo che voglio Kurata… sogno di fare l’amore con te da praticamente tutta la vita»
Si mise a sedere anche lei, guardandolo interrogativa «E allora dov’è il problema?»
Akito cominciò a fissare il soffitto, con il capo tra le mani e solo dopo quella che sembrò un’eternità, si decise a risponderle «Devo confessarti una cosa»
«Ed è tanto importante da non poter aspettare?» gli chiese indispettita, sistemandosi le spalline del reggiseno.
Se c’era una cosa che sapeva con certezza di lui e del suo modo di rapportarsi con l’altro sesso, era che non riusciva mai a trattenersi quando la situazione iniziava a scaldarsi, anche se si trovava in un luogo pubblico, quindi… perché con lei si era fermato?
Possibile che non la desiderasse come lei desiderava lui?
«Non mi sembra che con le altre ti crei simili problemi»
«Perché le altre non le amo, maledizione! Di loro non me ne importa un fico secco, con te…con te è diverso»
Sussultò, intanto che avvertiva i battiti del suo cuore accellerare furiosamente nel petto.
Sperava con tutta se stessa che anche lui ricambiasse i suoi sentimenti ed averne avuto la conferma, le riempì il cuore di gioia.
Sorrise, afferrandogli il viso tra le mani «Anch’io ti amo, Aki e lacerò Naozumi, te lo prometto. E’ con te che voglio stare»
Fece per baciarlo, ma lui si scostò «Sono andato a letto con Mizu» confessò tutto d’un fiato, evitando di guardarla negli occhi.
Trasalì, lasciando scivolare via le mani tremanti dal suo viso e lo fissò come se avesse appena visto un fantasma.
«Ma è successo dopo, non quando stavamo insieme e…»
«Quando?» gli chiese, tentando di mandare indietro le lacrime.
«Circa tre mesi dopo che mi hai lasciato»
E in quel preciso momento sentì il mondo crollarle addosso.
«Quindi, mentre io stavo rischiando di prendere una ricaduta, per il dolore che la nostra rottura mi aveva causato…tu, tu te la spassavi con lei. La causa dei nostri problemi»
Akito si portò una mano sul capo, stringendosi i capelli «Avevo sedici anni, ero immaturo, arrabbiato perché mi avevi lasciato senza un valido motivo e… non so nemmeno io perché l’ho fatto»
Sana strinse le labbra ed annuì, asciugandosi velocemente le lacrime «E invece di cercare di chiarire la questione tra noi, hai preferito arrotolarti sotto le lenzuola con lei» si lasciò andare in una risatina nervosa, alzandosi dal letto «E pensare che mi davi anche della paranoica quando ti accusavo di provare un’attrazione per lei»
«Non ero attratto da lei, l’ho fatto per ripicca, perché sono un idiota, ma se potessi tornare indietro non commetterei di nuovo lo stesso errore, devi credermi» le rispose, con tono quasi disperato.
Si alzò andandole in contro, ma lei indietreggiò, fulminandolo con lo sguardo «Non avvicinarti» si abbassò per raccogliere il suo abito dal pavimento e lo indossò «Comunque sia ti ringrazio per avermelo detto, se non l’avessi fatto avrei commesso l’errore più grande della mia vita, ovvero quello di lasciare un ragazzo fedele, che mi ama con tutto se stesso, per uno come te»
Lo guardò con occhi colmi di rabbia e disgusto e senza aggiungere altro, uscì dalla camera.
Rimasto solo e preso da una scatto d’ira, con un gesto secco spazzò via tutto ciò che c’era sopra il tavolo, provocando diversi tonfi assordanti.
Ancora una volta il destino era stato ingiusto.
Ancora una volta, l’aveva perduta e non sapeva come fare per rimediare.




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