Je
l'aimerai quand je serai
mort
si
c'est donné aux trépassés
È
sempre curioso come i suoni dell'amore si trasformino in fretta in
litigi o in singhiozzi. In una piccola stanza di una casa
alessandrina, Romeo e Arcangelo avevano appena consumato i frutti
del
loro amore proibito quando il secondo aveva annunciato la sua
imminente risposta alla chiamata alle armi. Romeo invece era una
testa calda, un testardo che mai si sarebbe unito all'esercito
senza
sapere esattamente perché andava a combattere
e non l'avrebbe permesso nemmeno al suo amato. Ormai
da un anno la guerra imperversava, una guerra che ormai aveva
coinvolto quasi tutta l'Europa (Arcangelo sapeva, l'aveva letto
nelle
lettere dei suoi parenti belgi). Ora, il Regno d'Italia prendeva
parte a quel conflitto e esigeva i suoi tributi.
No, Arcangelo non sarebbe partito.
«
Perché
partire
poi? Per vedere il nome De Donati su qualche tomba prima del
tempo? Per servire il re? Servo Borsalino tutti i giorni tutto il
giorno e non mi pare che mi abbia coperto d'oro. Al diavolo re,
regine, imperatori e produttori di cappelli!
» aveva
urlato
Romeo, prima che Arcangelo gli tirasse uno schiaffo sulla
guancia sinistra.
«
Cosa
dovrei
fare? Andare
contro
la mia famiglia?
Disonorarla?
Se proprio devo morire, lasciami morire come preferisco!
» Eppure
Arcangelo
avrebbe sacrificato la propria vita per quello scapigliato
dai colori mediterranei che poco si addicevano a un abitante della
grigia città piemontese.
Si
erano
conosciuti
al mercato, un giorno che Romeo
era
andato
a sbrigare delle commissioni per sua madre, la vecchia
Paolina. Mentre contrattava con una pollivendola, un cappello era
arrivato ai suoi piedi. Un Borsalino, si riconosceva a primo
sguardo
da quelli degli altri nella
piazza.
Un cappello da ricchi. Un orchidea tra i fiori di campo. Il
ragazzo lo raccolse subito e se lo rigirò tra le mani e, quando
vide
il possessore di quel mirabile accessorio, rimase a bocca aperta.
Per
un istante pensò fosse un angelo. Alto, capelli biondi
accuratamente
pettinati e il panciotto carta da zucchero che s'intonava
perfettamente con il colore dei suoi occhi. Arcangelo gli rivolse
poi
la parola e col tempo, nonostante provenissero da due classi
sociali
diverse, diventarono amici prima e amanti poi.
«
Io
la
odio la tua famiglia! Vogliono che tutti stiano ai loro comandi!
Anche io vorrei essere imperatore e decapitare tutti quelli che mi
circondano, oppure
papa, per creare peccati sempre nuovi e far dannare i cristiani!
Ma
so chi sono. Sono Romeo, mi tengo il culo rotto e tanti saluti!
» Ah,
non
avrebbe sopportato un minuto di più di quella conversazione. Di
corsa, uscì di casa (se così si poteva chiamare il tugurio in cui
viveva) e prese la sua bicicletta. Dove sarebbe andato, solo i
suoi
piedi lo sapevano.
Si trovò poi sulla riva del Tanaro,
dove
andava quando i pensieri lo tormentavano e
rimase lì a piangere e a sfogarsi per quelli che sembrarono
secoli.
Una voce lo destò dai suoi pensieri.
«
Abbracciami.
» Era
quella
calda
e
delicata di Arcangelo che lo scuoteva dal suo pianto. Percepì
il suo sguardo dolce su di sé, eppure non voltò la testa. Se
l'avesse visto piangere, il
suo
orgoglio ne avrebbe risentito.
«
Come
faccio
ad abbracciarti se mi vuoi abbandonare?
»
«
È
di questo che hai paura? Hai paura che ti dimentichi?
»
«
Andrai
dall'altra
parte dell'Italia. Lì le
donne
sono belle.
Molto più belle di me. Tu...
Penserai
a loro, non a me.
»
Arcangelo
si
sedette accanto a lui sotto il cielo stellato e gli accarezzò il
viso. Gli occhi scuri come l'ossidiana di Romeo erano arrossati
dal
pianto e l'ultima lacrima scorreva sul suo viso ancora giovane. Le
mani gentili di Arcangelo asciugarono quella sola espressione
delle
sue emozioni, che anche senza le parole avrebbe spiegato cosa gli
passava per la testa. Occhi color zaffiro riversarono amore in
quelli
dell'altro, prima ancora che le labbra si unissero. Era il primo
bacio che si scambiavano all'aperto. Ma infondo, chi mai avrebbe
potuto sapere delle loro tenerezze se non la Luna, unica testimone
in
quel cielo scuro? E poi, la Luna si sarebbe mai opposta a
qualunque
tipo di amore?
«
Io
ti
prometto che nei
miei
pensieri tu ci sarai sempre. Anzi, porterò con me una
fotografia di noi due. Ai miei compagni parlerò di te, anche se
dovrò dire che sei una donna. Sai, anche il più grande poeta
italiano nascose il nome della sua amante. Ti ricordi, quando ti
lessi le sue poesie e te le spiegai?
»
Romeo
annuì
silenziosamente. Arcangelo adorava leggergli le poesie, ma
raramente lui riusciva a coglierne il significato senza che
dovesse
essergli spiegato. A malapena sapeva scrivere il suo nome.
«
Parla
di
me chiamandomi Tecla, come una delle mie sorelle. Tecla Cellerini.
Sai... Magari la tua famiglia potrebbe venirlo a sapere.
»
Arcangelo
lo fece sdraiare sulle proprie ginocchia, per potergli accarezzare
le
ciocche di capelli ribelli. A volte, Romeo gli sembrava quasi
Antinoo. Lui si sentiva Adriano, l'imperatore responsabile della
bellezza del mondo. Nel suo amato aveva visto l'artista. Alla fine,
produrre cappelli non era un'arte? Ci voleva manualità per
confezionare quei piccoli capolavori che ornavano le teste di chi
poteva pagarli. Aveva provveduto all'educazione di quell'umile
operaio, insegnandogli egli stesso la storia, la politica e i
basamenti della filosofia, ma non era riuscito a fargli imparare a
scrivere più di tanto. Romeo detestava scrivere. Lo trovava una
perdita di tempo. Avrebbe dovuto esercitarsi, e il tempo che passava
a esercitarsi era tempo strappato dalle braccia di Amore.
Alla
fine,
Arcangelo rivolse il suo sguardo alle stelle.
«
Vedi quell'astro laggiù? Quando sarò
in trincea, volgi il tuo sguardo all'insù e scorgimi nel firmamento.
Se morirò, guardando
quella stella penserai a me. Io ti penserò anche nella tomba, se è
possibile ai trapassati. »
«
Se morirai,allora
le mie lacrime faranno muovere tre mulini e straripare il Tanaro.
»
L'unica
cosa
che poté fare Arcangelo fu sorridergli e promettergli che
sarebbe tornato, ma nemmeno lui era sicuro del suo avvenire.
Se
sarebbe
morto, l'avrebbe fatto rimembrando quella sera e la dolcezza
dell'amore.
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