Parabellum

di ten12
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Eredi

 

L'odore di pelo bagnato era vecchio di qualche ora. Lykta inspirò a fondo. Era vecchio di mezza giornata per essere più precisi ed era decisamente il pelo di un licantropo delle steppe. Lykta pregustò il sapore della cena ed il sesso offerti dal fratello. D'altro canto era lui quello ossessionato con le usanze: "Sono un assicurazione. Falle rispettare e saprai sempre come affrontare quel che l'inverno ed il destino ti tirano contro" diceva loro padre. Lykta sapeva che Kerint, suo fratello, era più preoccupato da quello che sarebbe potuto succedere SENZA usanze ed il rispetto per esse. Inutile dire che Kerint era il maggiore che dava l'esempio e Lykta la pecora nera scapestrata agli occhi dei genitori. Il figlio dell'orso seguì le tracce lasciate dalla preda cercando di fare il meno rumore possibile e tenendo la mano destra vicino all'elsa della spada. La foresta gli donava tutti gli indizi necessari per trovare il licantropo fintantoché questi fosse rimasto in una zona ricca d'alberi. Lykta udì e riconobbe il masticare famelico del licantropo cinquecento metri alla sua sinistra. La grotta dello zio Jeth. Schizzò in avanti ignorando tutti gli altri odori. Il cuore pompava sempre più velocemente acuendo la vista, l'udito, il tatto ma appiattendo l'olfatto. Vide che il licantropo aveva lasciato tracce. Molte tracce. Le cortecce degli alberi erano scavate da graffi profondi ed il muschio su varie rocce era stato portato via da zampate sommarie lasciando intravedere striature bianche sulla superficie delle pietre sottostanti. Lykta non si soffermò nemmeno un istante ad osservare i segni lasciati dal fuggiasco. Le cime degli abeti sopra di lui scomparivano prima di essere visibili. Sapeva dov'era la preda e la voleva per se, per la gloria. Pensò di nuovo al cibo ed al sesso. In particolare al sesso. Si distrasse ed inciampò in una radice sporgente. Recuperò buttando le mani in avanti e spingendo verso l'alto con i palmi. Una scossa di adrenalina più grande della prima entrò nel suo sangue. Correva così forte da trasformare la condensa del suo fiato in una scia. D'improvviso Iniziò a rallentare. Il cuore si adattò rapidamente al cambiamento. Lykta estrasse la spada. Gli occhi schizzavano alla ricerca di qualsiasi movimento. Girò intorno alla striminzita radura che precedeva l'entrata della grotta rimanendo nascosto tra gli alberi, il muschio e le rocce. La pelliccia di lupo bianco si era appiccicata al corpo sudato. Il cervello gli tirò una palla curva spiattellandogli l'immagine della madre che si lamentava per la sua salute. Lykta scosse la testa scacciando l'idea infastidito: "Trovato" disse trionfante a bassa voce e con un sorriso sul volto sbarbato. Cercò di capire cosa stesse mangiando prima di attaccare poiché poteva cambiare i tempi di reazione della preda. Il licantropo masticava il ventre dell'animale avidamente. Sangue e pezzetti di carne cruda si mischiavano all'acqua ristagnante all'entrata della grotta. Lykta allungò il collo cercando di vedere oltre il corpo muscoloso e tozzo del licantropo. Il sorriso scomparve dal suo volto. Gli occhi azzurri calcolatori di Kerint lo fissavano freddi e morti da dietro la spalla sinistra del licantropo. Il collo del fratello era aperto, la trachea visibile. Si aggrappò all'elsa della spada. Iniziò a piangere lacrime calde ed amare. Il licantropo si girò. Occhi famelici e rossi come il sangue erano puntati su di lui. Lykta si tirò su ed impugnò la spada a due mani mentre la bestia saltava verso di lui.





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