Pratica macabra

di ten12
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Pratica macabra

Cicerone voleva cambiare il mondo. Era solo un ragazzo quando aveva cominciato a scrivere. Sapeva però che sarebbe andato da qualche parte con quello. Non era abbastanza accorto da pensare ad altre opzioni n'è abbastanza umile da riconsiderare la sua testardaggine. Sapeva, forse sperava, forse tutti e due o nessuno, che ignorando il resto avrebbe raggiunto il suo scopo. Avrebbe reso il volto del mondo più simile al suo e le persone l'avrebbero rispettato ed ammirato per questo. Certo, era bello anche lo scrivere in se e per se. Fatto sta che ad un certo punto quel piacere era stato un po' surclassato dal desiderio che molti hanno di potere. In una forma diversa magari ma non aveva particolare importanza fintantoché il principio era quello. Così Cicerone scrisse, e scrisse di diversi argomenti a cui voleva dare importanza e cercò di snocciolare al meglio la questione su cui voleva puntare il dito. Quello che magari solo lui considerava un problema. Poi arrivò il momento di fare i conti con il palato guasto del mercato, quello che doveva convincere per primo per poter poi cambiare il mondo. Inviò il suo lavoro fatto con un quarto di cuore, un quarto di cervello e due quarti di ego. Il mercato, ovviamente, gli rise in faccia abituato com'era alla legge del cuore del singolomultiforme. "Potevano mettere pure un dito medio sulla copertina ed una minchia a fine manoscritto già che c'erano" pensò Cicerone mentre leggeva "NON idoneo". Quelle parole con cui era stato marchiato già prima almeno una volta. Il punto era che non ricordava nemmeno quando, dove e come era successo. Quello che parlava in realtà era quella metà di ego mandata indietro insieme al resto. Cicerone allora si rimboccò le maniche. Ego sotto i piedi e penna alla mano scrisse un'altra storia, una più sincera che avesse la sua vera voce come narratore. La inviò. Dicitura della risposta? "Siamo interessati". Cicerone pubblicò, crebbe, visse, vide, provò. Arrivo alla cinquantina dividendosi tra letture di testi scritti da novizi, sconosciuti, puntini sulle i e pubblicazioni di libri suoi o curati da lui con il suo nome sopra. La prima cosa la faceva un po' per guardarsi allo specchio e dirsi che era ancora bravo a scrivere nonostante il rincoglionimento ed un po' per non dimenticare da dove veniva. Seppellì la vocina che gli raccontava una storia diversa, secondo cui la sua era solo una presa di coscienza di quanto in realtà lui non avesse fatto altro che COPIARE! Così un giorno decise di incontrare uno di questi novizi perché la pulce era entrata un po' troppo in profondità. Il ragazzo che trovò aveva l'età di quando aveva iniziato e le sue stesse speranze. Tornò tutto indietro. Un boomerang la cui corsa era durata tutta la sua carriera lo colpì in mezzo alla fronte riattivando parti del cervello di cui si era inconsciamente dimenticato. Ricordò cosa avrebbe voluto fare. Il "NON idoneo" riprese a bruciare. Riprese a bruciare forte. Cicerone si guardò allo specchio. Pratica macabra. 

Sento il dovere di precisare che questo testo è stato scritto con il desiderio di definire il punto di vista di un personaggio delineato che raccogliesse una serie di tratti tipici. Desidero aggiungere che è pensato per essere provocatorio ed è stato scritto in un momento particolare senza fare però riferimento ad uno scrittore rinomato specifico ma bensì all'intero mondo letterario con l'obiettivo di far riflettere entrambe le parti("novizi" e "non novizi") su quello che può comportare il successo.





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